Paolo Lorenzi: sacrifici e passione
L’essenza pura del sacrificio, amico fraterno del sudore in campo e dell’allenamento continuo, immagine della dedizione al lavoro, della passione sfrenata che a 35 anni ti permette di raggiungere i migliori risultati nella tua carriera sportiva, incurante degli anni che passano allontanando sempre di più il giorno di un fantomatico ritiro: stiamo parlando ovviamente del nostro Paolino Lorenzi (nato nel mese di dicembre del 1981), un giocatore che stagione dopo stagione riesce a innalzare sempre di più l’asticella delle sue prestazioni, proponendosi una crescita che continua in nome di risultati degni di nota e una saggia programmazione.
È sempre stato un animale da terra battuta Lorenzi, ma nel tempo ha saputo trarre il meglio dal suo gioco anche sul cemento: questo 2017 è l’anno della prima vittoria sull’erba di Wimbledon, risultato che gli ha permesso di passare almeno un turno in tutte le prove del Grande Slam, anche se brilla di luce propria il terzo turno raggiunto l’anno scorso a New York, lui che fino a qualche anno fa soffriva della sindrome Slam, vero e proprio tabù.
Ha vinto tanto in carriera e se per anni si è distinto con classe e sagacia più che altro nel circuito challenger (18 vittorie per lui in singolare), grazie a una crescita esponenziale raggiunta dopo i 30 anni, ha saputo togliersi le sue soddisfazioni anche nel circuito dei grandi, potendo vantare ad oggi un successo tanto in singolare (Kitzbuhel nel 2016) quanto in doppio (Viña del Mar 2013): a stonare sono le tre finali perse in singolare, tutte sulla terra battuta che adora senza se e senza ma, ma siamo di fronte a un giocatore che in campo dà sempre tutto e che quando perde non lo fa certo per demeriti propri ma più semplicemente perché l’avversario ha giocato meglio.
Se il mondo del tennis attuale è infarcito di personaggi che sembrano farci il favore a scendere in campo e arricchirsi nei vari tornei sparsi in giro per il mondo, non si può che apprezzare un giocatore come Lorenzi, un esempio di chi non si dà mai per battuto, che si mette comodo a un tavolo, si studia e cerca di capire quale sia la strategia migliore per puntare sui propri punti forti colmando quelle lagune che per essere gestite devono essere soprattutto conosciute.
Ciò che colpisce di Lorenzi è anche l’arguzia con cui programma le sue stagioni: saggiamente l’italiano sa dove andare a prendere punti più o meno facili per mantenere una classifica che gli permetta di giocare gli appuntamenti più importanti del circuito, quelli che rimpinguano il portafogli e ti permettono di avere un gruppo di collaboratori fidati e con cui lavorare al top.
Ci vorrebbero più Lorenzi e meno piagnucoloni che odiano il tennis, ci vorrebbe sicuramente più passione in uno sport che non è solo lo scendere in campo: se un bambino sogna di diventare un giorno un campione non deve pensare solo al talento immenso di Roger Federer ma anche alla capacità di lottare e crescere del nostro Paolo. Chapeau.
Alessandro Orecchio
TAG: Italiani, Paolo Lorenzi
Vere molte cose sul paolino ma i nostri giovani dovrebbero prendere esempio dalla sua professionalita un (campione)perche arrivare a 35anni a questi risultati fa riflettere tutti I NOSTRI GIOVANI spero che prendano almeno un po della fame che ha lorenzi(di risultati)
@ pazzodicamila (#1911458)
Vero,ma Lorenzi è questo un serio professionista che ha ottenuto più di quanto ,ci si aspettava visto il suo mediocre livello tecnico;ha costruito un’ottima classifica giocando tantissimi challengers ,dove incamerava punti e qualche soldo.
straquoto
@ Reax (#1911435)
Se la tua passione fosse anche un lavoro di sentiresti sacrificato?
@ LuchinoVisconti (#1911218)
Pallettaro? Errani (ex top 5) pallettara? Mi sembra ingeneroso, soprattutto considerando che per ributtare e/o contrattaccare a questi livelli servono tantissime componenti che, o hai, o non hai. E’ chiaro che Lorenzi non giocherà mai come Federer, ne come Murray, ne come Isner, per evidenti ragioni tecniche, fisiche, tennistiche, di stile, e per il semplice motivo che ogni tennista è diverso da altri.
Ma per arrivare a certi livelli, o tiri forte, o sei fisicamente strepitoso, o servi bene, o non arrivi. Forse confondi il tennis amatoriale, dove tante volte si colpisce la palla da sotto per far sbagliare l’avversario, con un livello di tennis dove se accorci mezzo metro, qualsiasi TOP 500 o 1000 che sia ti buca.
E magari non hai mai visto la capacità di tocco e la sensibilità in tutte le parti del campo della Errani, che magari avessero altre giocatrici. Poi chiaro, Sara ha limiti di stazza, fisico e potenza che un pò ne hanno limitato la carriera, ma dove è arrivata lei, passeranno almeno 30 anni senza che nessuno si avvicini.
Lunga vita…tennistica ovvio al nostro Paolino.
Ma cosa ridi….di Lorenzi non si parla mai abbastanza…..
“sa dove andare a prendere punti più o meno facili…”Non è un gran complimento, anche se è ovviamente vero, rispecchiando perfettamente ciò che fa Lorenzi.
Però stride un po’ con gli elogi al centro dell’ articolo,
@ frafra (#1911423)
Per me sacrificio è sinonimo di fatica e duro lavoro. Quindi per favore che la parola non c entri nulla con Lorenzi…suvvia..
Se uno fa della sua passione un lavoro non fa nessun sacrificio
Lorenzi è migliorato tantissimo in questi ultimi due anni, principalmente dal punto di vista tecnico (come dici tu ad esempio un buon servizio), ma anche da quello dell’atteggiamento in campo, meno attendista e rinunciatario (anche se l’indole è rimasta) ma la sua vita tennistica è quella di un pallettaro (senza una connotazione assolutamente negativa), come del resto lo era Barazzutti.
@ ema80 (#1911297)
Finalmente qualcuno che la pensa come me…
@ LuchinoVisconti (#1911218)
pallettaro Lorenzi? io l’ho visto giocare su cemento e terra, sì regolarista, ma gran servizio, diritto penetrante spesso alla ricerca del vincente e buon gioco a rete.
Io di pallettari nel senso lato del termine nei primi cento ne vedo pochi, se poi dai del pallettaro anche a Ramos e Bautista io mi arrendo
Bene, solo sul termine “sacrifici” non concordo: hanno fatto questa scelta di vita per il piacere del tennis, hanno risolto i loro problemi economici e delle persone vicine per il resto della loro vita. Credo che i sacrifici di molte altre famiglie siano di maggior attenzione.
Non mi sembra un grande pensiero argomentato per controbattere!
E poi, caro Fabiofogna, ognuno qua dentro parla sempre per se stesso, mi sembra un’ovvietà non degna di nota.
@ LuchinoVisconti (#1911218)
Parla per te
È lo stile di Orecchio, un mix di sensazionalismo e retorica. In quest’articolo ha prevalso la retorica.
Spirito di sacrificio,determinazione,voglia di superare i propri limiti…tutto questo è Paolo ed anche molto altro. Speriamo ci regali altre due stagioni al top perché è un piacere vedere in campo un tennista come lui.
Paolo Lorenzi, un esempio da NON seguire.
Prima di attirarmi gli strali dei suoi fans dirò subito che, come tennista, ovviamente metterei (e molti metterebbero) la firma a fare una carriera come la sua. Però come italiano, speranzoso di trovare tennisti uguali o migliori di Pietrangeli, di Panatta, di Fognini, ovviamente Lorenzi è un esempio da non seguire (come tennista, e non certo come persona, argomento che esula da questo commento).
Una vita da pallettaro, costruita (come quella della Errani) a puttare la palla alta al di la della rete, sperando che l’avversario prima o poi sbagli il vincente. Lorenzi ha avuto il merito di cercare di migliorare,sia nel prendersi maggiori rischi cercando il vincente, sia nel servizio, sia nella velocità di palla, ma purtroppo ormai ad una certa età (cosa che la Errani invece non cerca neppure di fare).
Di pallettari ne abbiamo avuti già abbastanza, e i risultati (scarsi) sono stati sotto gli occhi di tutti, invogliamo invece i giovani a ricercare un tennis di qualità e non di puro sacrificio, sia sulla terra che sul cemento, se vogliamo dei risultati degli di nota a livello di vertice.
Aver giocato 4 finali ATP vincendone 1 è comunque un ottimo risultato, considerando che il più dotato (tecnicamente) Fognini ne ha perso 8 di finali, direi che il ragazzo sta nella stessa media, quindi in bocca al lupo per le prossime finali!
Commento con finale da viva il parroco…… 😥
Ricordo che Paolo ha vinto 19 challenger, non 18.
Io che ho avuto la fortuna di conoscere credo che il suo più grande talento sia l’intelligenza.
Lo considero il più grande tennista italiano di tutti i tempi per volontà, passione, voglia di non mollare mai e se perde perché proprio ha dato tutto.
Un appunto: i punti sono facili solo quando si vincono le partite. Paolo Lorenzi le vince. Non è sufficiente una programmazione “arguta” per raggiungere i suoi risultati.
Pur rischiando una trita retorica,esprimo tutta la mia ammirazione e rispetto per questo generoso e bravo campione.Vedendolo anni fa al Challenger di Torino con quel servizio macchinista mai avrei immaginato i suoi incredibili progressi. Più Lorenzi x todos!!!
il giorno dopo aver vinto il suo 5 titolo si pensa di fare un articolo a Lorenzi,hahahahahahah redazione siamo davvero alla frutta
Ragazzi concordo su tutto
Lavoro lavoro e ancora lavoro
Paolino è un mito
Però non si diventa 30 del mondo solo con quello…ci vuole anche del gran manico
Se così non fosse tanti di questo forum avrebbero vinto slam a ripetizione
Quindi di base bisogna avere il famoso X factor…cosa che Paolino ha e tutti noi no
sagge e vere parole, Lorenzi è unico e può rappresentare un faro per i giovani. c’è bisogno di prenderlo ad esempio per avere dei nuovi tennisti di valore
Paolino esempio per tutti di come con lavoro e dedizione si possono raggiungere traguardi importanti anche senza essere Roger. A@
lagune -> lacune