Open Court: Khachanov, Medvedev e Rublev, tris d’assi russo (di Marco Mazzoni)
Il tennis su erba non può lasciarti indifferente. Sarà per quella meravigliosa scossa cromatica, dopo settimane di rosso fuoco, con battaglie spesso feroci all’ultimo scambio… sarà per quel suono ovattato, dolce, che rende l’atmosfera più “mistica”. Sarà per quei rimbalzi irregolari, non più velocissimi come un tempo (sic…) ma ancora abbastanza rapidi da consentire tagli e schemi di gioco con tempi accorciati. Sarà questo mix di caratteristiche innate che rende le poche settimane di tennis sui prati qualcosa di affascinante ed irrinunciabile. Tanto che dopo troppi anni di tour “verde” ridotto al minimo, ed un tennis impoverito, standardizzato ed omologato, è tornata fortissima la voglia di erba, di tennis sui prati. Di assistere ad un gioco meno muscolare e più vario. Stoccarda, Maiorca, anche Antalya dalla prossima settimana, novità molto gradite, tutte sui prati. E c’è già chi sogna anche un post-Wimbledon su erba, magari con un Masters 1000 in Germania, chissà…
Questa settimana di erba si avvia alla conclusione, con Halle e Londra pronte a bei match e spettacolo, sognando magari un Federer vs Zverev, sulla carta sfida top. Ma la nota forte di questi giorni è stata certamente l’impronta dei giocatori russi. Khachanov, oggi in campo in Germania; Rublev e Medvedev, sconfitti nei quarti ma in netta ascesa. Il diciannovenne Rublev con i punti di Halle entrerà lunedì nella top 100, e tutto lascia pensare che l’ascesa sarà continua, verso i piani alti. Medvedev strapperà il best ranking dentro la top60, come Khachanov, a ridosso della top30.
Forti, giovani, in ascesa. Tecnicamente molto diversi l’uno dall’altro, ma uniti da talento, velocità di esecuzione, tennis propositivo su tempi di gioco rapidi. Qualità che infatti l’erba ha esaltato.
Il gigante Russia, che dopo il crollo di Davydenko ha passato annate assai grige, sembra uscito dal torpore, pronto a riprendersi un ruolo importante nel tennis che conta. La prossima settimana saranno 6 i top100, ma più che la quantità, quello che intriga è la qualità dei tre più giovani.
Vista la difficoltà media di tutti i “NextGen” a salire verso i piani alti, è oggi difficile ipotizzare quanto i tre talenti cresceranno e dove si spingeranno, ma è sicuro che di qualità ne hanno da vendere, e la sensazione è che siano piuttosto vicini ad esplodere.
Nel tris d’assi russo, Khachanov sembra quello più “pronto”. Lo dicono non solo la classifica, ormai importante, ed i buoni risultati medi nell’ultimo periodo. Lo dice il suo stare in campo, quel tennis esteticamente non bellissimo ma assai potente e efficace, ideale per come si gioca oggi mediamente sul tour. Col servizio può strappare punti importanti; col dritto può farti molto male e non ha mai paura a verticalizzare prendendosi rischi importanti. Dovrebbe riuscire a migliorare gli spostamenti, soprattutto quando è preso in contro piede (principale difetto, questo non facile da migliorare vista la stazza importante…), ed a mio avviso dovrebbe anche migliorare la posizione in campo dopo la prima accelerazione. Infatti dopo aver lasciato partire il braccio per un affondo in spinta, tende a restare fin troppo dietro, quando invece potrebbe avanzare e chiudere. Rispetto agli altri due connazionali, sembra già “più fatto” come giocatore, forse quindi con margini di crescita inferiori ma con il tennis più “giusto” per imporsi ad alti livelli. Nella fase di difesa il contenimento non è il suo forte, aspetto questo che accomuna tutti i NextGen russi, nati e cresciuti con l’idea di chi attacca, di chi vuol imporre il proprio tennis, le proprie traiettorie.
In questo è ancor più spinto il tennis di Daniil Medvedev. Il ventunenne è un giocatore che ancora non “capisco” a pieno. Mi stupisce perché vedendolo in campo sembra non fare niente in modo eccezionale, eccetto colpire molto forte e senza compromessi; è ancora assai acerbo come gestione tattica del punto, nel capire il momento dello scambio e giocare il colpo più adeguato alla situazione. E’ un colpitore puro, uno di quelli con la dinamite nelle corde, che chiude gli occhi e spara, senza pensarci troppo. Questa è una qualità eccezionale, ma anche un limite estremo se non riuscirà ad instradare quella potenza e spinta in un piano tattico più razionale, perché al salire del livello non puoi pensare di vincere un set 24 punti a 0 di soli vincenti… Tecnicamente non ha grandi limiti, e soprattutto ha enormi (sottolineo enormi) margini di miglioramento fisico e di adattamento dei colpi alla situazione dello scambio. Lavorare di più qualche colpo (tecnicamente può farlo), cambiare ritmo, rispondere anche di contenimento e poi aggredire la prima palla più corta. Tanti piccoli aspetti che fanno la differenza tra il campione ed il buon giocatore. Anche mentalmente necessita uno scatto, per riuscire a capire questi aspetti e reagire di conseguenza, in modo più razionale ed efficiente.
In questo assomiglia al più giovane Rublev, uno dei talenti tecnici più puri di tutto il tour mondiale. Con un fisico da “nerd” più che da atleta, è misterioso come dalle sue corde escano accelerazioni di una velocità e precisione assolute. Il segreto si chiama tempo di impatto: perfetto. Quando spinge, lascia andare il braccio a tutta trovando un timing magistrale, sfruttando al massimo la velocità della palla incidente e generando una velocità incredibile. Il tutto in grande anticipo, abbinato ad angoli fantastici con cui esplora tutto il campo e coglie il rivale impreparato. La difficoltà arrivano quando deve adattare il suo impatto a palle molto lavorate, perché il suo modo di aggredire la palla è assai diretto, veloce, corto, ma non esattamente flessibile, probabilmente più per pigrizia mentale che per reali limiti tecnici. Serve bene, ma ha ancora difficoltà e trovare il ritmo e mantenerlo. E lui sì che ha difficoltà a tenere al massimo il picco di qualità nel match, sia per limiti mentali che fisici. Sarebbe un delitto se un ragazzo con così tanto talento tecnico, con un bagaglio di esecuzioni in spinta pressoché infinito, non riuscisse a sfruttare al top le sue qualità per difficoltà nel crescere fisicamente e di testa, ma il rischio è concreto. Ha passato un 2016 opaco, con troppe sconfitte brutte, in cui ha “mollato”. Miglioratissimo quest’anno, cede meno nella pugna, ci prova anche se non sempre esce vincitore. Ha ancora il grave difetto di voler a tutti i costi imporre il suo gioco, le sue trattorie, i suoi cambi di ritmo, non accettando di dover scambiare a volte di rimessa, contenere per poi contrattaccare. Non è nel suo DNA, e non lo sarà mai, ma per salire è necessario anche scendere dal suo “piedistallo ideale” e sporcarsi le mani nella palude della lotta.
Tre giovani russi, tre potenziali ottimi giocatori. Ragazzi che amano costruire e spingere, con grandi accelerazioni e tennis ad alta adrenalina, che si esaltano quando le condizioni sono rapide e possono far correre il braccio con tempi di gioco accorciati. Tennisti che non pensano troppo, istintivi, mentalmente un po’ complicati, figli di quel movimento russo che ha creato giocatori complessi, a volte incomprensibili ma molto affascinanti. Marat Safin – idealtipo perfetto della categoria – oggi non segue moltissimo il tennis, però di recente gli è stato chiesto che ne pensa di questi nuovi talenti. La sua risposta racchiude alla perfezione il feeling su di loro: hanno qualcosa di speciale, hanno molto da dare e potenziale enorme, però il tennis di oggi è forse troppo standard e consistente per loro. Oppure la loro diversità riuscirà a superare i limiti? Li seguiremo per il resto della stagione, e poi tireremo le somme. Sperando di esserci divertiti nei loro match.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Andrey Rublev, Daniil Medvedev, Karen Khachanov, Marco Mazzoni, Open Court, Russia
Concordo in pieno
In fondo anche Zverev è russo. A me, questi quattro (compreso Zverev) impressionano tanto e mi sembrano almeno un gradino sopra gli altri next di belle speranze (Coric, Chung, Kokkinakis, Kirgios) e due gradini sui nostri Donati, Quinzi, Berrettini, Napolitano etc.
Sempre un piacere leggere le ottime analisi di Marco Mazzoni, complimenti!
Da bravo pignolo mi permetto solo di far notare una imprecisione linguistica: quando si usa “[sic!]”, o anche solo “[!]”, non è per esprimere dispiacere o scoramento come usato nell’articolo, forse per somiglianza grafica con l’inglese “sigh” che è usato in quel senso anche nei fumetti nostrani. “Sic” invece viene dal latino, significa semplicemente “così” ed è usato in filologia o in citazioni inserite all’interno di articoli e saggi in presenza di errori o grafie particolari della fonte, per indicare che la parola precedente viene riportata così com’era e non si tratta di un refuso.
Scusate l’off topic! 😀
Eventualmente non quanto Bublik, questo è steacerto
E allora forza orsi! 😛
Donati potrebbe essere una via di mezzo tra Rublev (stesso fisico) e Khachanov (buona prima e buon dritto ma scarsa mobilità): peccato per l’integrità fisica assai carente.
Anche l’Italia ha 6 top 100 però (almeno per ora) nessun giovane con le potenzialità dei 3 che hai analizzato.
Speriamo in un futuro prossimo!
Ancora con il famoso ‘talento di Kyorgios’ che sembra ormai diventata una specie di favola immaginaria o luogo comune.
Intanto il grande Kyorgios è arrivato a 22 anni senza vincere ancora nulla, mentre un 19enne-per dire- vince Roma…
L’australiano l’ho visto giocare a Roma contro un Nadal limitato dall’infortuno al polso e non mi ha per nulla impressionato: gran potenza nel braccio e grandi badilate, ma come tennis puro pochino. 0 variazioni, ragiona poco, e non è neppure elegante nei movimenti. Poi per carità è bravo a picchiare, ma bastò un Nadal appena decente per irretirlo
Tutto sto talento non lo vedo sinceramente.
@ Marco Mazzoni (#1880300)
@ Marco Mazzoni (#1880300)
In che senso Bublik se ne è andato?
I tre russi sono bravi, ma il talento puro di Kyrgios se lo sognano… e il talento non si insegna.
Davidenko era eccezionale a tratti, questi nuovi russi sono come i francesini di belle speranze, arridateci kafelnikov
Articolo eccezionale,concordo in toto:
Kachanov il classico picchiatore con gran servizio, fisicamente già una bestia e per questo esploso prima degli altri. A me personalmente non entusiasma, ma attualmente sembra quello più sicuro di ‘arrivare’
Medvevev lo conosco poco,anch’io fatico a trovare qualcosa di speciale nel suo gioco
Rublev invece mi ha entusiasmato e mi ha fatto gridare al fenomeno. Il talento probabilmente più cristallino dei tre, ma con la grossa incognita di un fisichino non proprio da tennis professionistico
Bublik è un peccato se ne sia andato, Safiullin ha talento ma è indietro come crescita in tutti i sensi.
è un cognome molto diffuso in russo, deriva da “medved'” che significa “orso”. Quindi si può tradurre il cognome come Orsi o Dell’Orso. Col premier e col tennista non c’è nessuna parentela.
La federazione russa ha guadagnato sicuramente
Ma questo Medvedev è il figlio del premier russo o di quel Medvedev che perse la finale Roland Garros col mitico Agassi?
Rublev a me non piace! Secondo me, troppo “pompato”
Mentre Karen è un futuro top 5
Veramente è Bublik che si è venduto…
È vero che al momento i top Player sono tutti giocatori molto solidi , fortissimi fisicamente , Djokovic, Murray, nadal, ma in futuro con queste caratteristiche non ce ne sono molti , a parte coric e Chung ,ai vertici per me ci sarà spazio per questi picchiatori poco ‘pensanti’ ,i russi comunque hanno degli ottimi giovani sicuramente ,anche avidzba e skatov da seguire
Avrebbero anche Bublik ma l’hanno venduto
Marco, non dimentichiamo Safiullin, anche lui arriva in alto!