La prova del nove: nove interviste tra tennis e teatro
“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo” E’ rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”.
Così Pier Paolo Pasolini definiva il calcio, lo sport che amava più di tutti arrivando anche a praticarlo con buona tecnica, a detta di chi lo conosceva. Addirittura lo paragonava alla tragedia greca, con il suo potere catartico che esercita sugli spettatori. Io non so se Pasolini abbia mai visto un incontro di tennis, probabilmente ne sarebbe rimasto affascinato in egual modo. Che sia la terra rossa tunisina di Hammamet o l’erba pregiata di Wimbledon, si tratti di un ITF 15000 o dello Slam più prestigioso del mondo, la rappresentazione teatrale è la stessa: due atleti, separati da una rete, che si sfidano con corpo e mente, in un’epopea di sensazioni che li porta dall’euforia allo scoramento. Pallina e racchetta sono solo strumenti di una lotta che avviene nella reciproca solitudine, ciascuno prigioniero dei propri pensieri, del possibile successo o delle occasioni perse. Unico contatto possibile, per corpi sudati e provati dalla fatica, è quello con un asciugamani di spugna, quasi una coperta di Linus per molti, gettato per terra nel primo teatro, quello più povero ma non per questo meno affascinante, o invece retto da un solerte raccattapalle nel secondo teatro, sotto le luci potenti della ribalta. Uno scenario simile non può che produrre storie da raccontare: spesso partono dall’infanzia, dai mille sacrifici fatti per arrivare, e arrivano all’ultimo match, oltre il quale ce n’è un altro ancora, in uno sport dove, ogni settimana, pochissimi vincono e quasi tutti perdono. E le storie da raccontare, Socrate ce lo ha insegnato, si raccolgono con le domande: interrogando l’uomo possiamo coglierne l’essenza che, in questo caso, va oltre rete, righe e palline, ma tocca la visione del mondo e della propria esistenza che ogni tennista ha. Per questo ringrazio livetennis, per l’opportunità che mi ha dato di soddisfare un bisogno, legato alla mia professione, di scavare nell’animo umano, nel rispetto della persona, attraverso le interviste finora realizzate con alcune tenniste, ad oggi 9. E ad ognuna di loro ho pensato di dedicare una piccola pennellata, raccolta nel “dietro le quinte dell’intervista”, nella speranza di comporre un affresco gradevole.
Natasha Piludu
E’ l’unica che conosco davvero. L’ho incontrata la scorsa estate a Sezze Romano, in un 10.000K vinto dalla russa Marfutina. Mi colpivano il suo sorriso, la sua naturale socievolezza, ma anche la capacità di concentrazione, pur in un bar affollato, quello del Tennis Club locale, dove si preparava all’incontro giocando a sudoku. Quando la contatto per l’intervista mette le mani avanti e frappone tantissimi “però”: l’allenamento, lo studio, la famiglia. Ma in realtà è solo timidezza, poi mi manda degli audio lunghissimi, godibili. Se ne accorge d’un tratto anche lei:“Quanto sono logorroica” mi scrive. E quando l’intervista viene pubblicata, commenta con spontaneo candore: “che figata” ma poi si schernisce dicendo che si vergogna, che la sta leggendo mentre prepara i biscotti di Natale e che tanti la stanno aggiungendo su facebook, dopo averla vista su livetennis. Quasi divertendomi ad imbarazzarla, le mando poi lo screenshot di un commento positivo: “ma sono cose troppo belle” mi scrive. E una scimmietta che si copre gli occhi completa il suo messaggio.
Magda Linette
Il contatto è con il suo preparatore atletico Matko Jelcic, un ragazzo croato simpaticissimo, che lavora nell’Accademia tennistica di Guangzhou e accompagna Magda in alcuni tornei. Provate ad ascoltare un’intervista della Linette su Youtube: ha una vocina che descrive tutta la tenerezza del personaggio. Sensazione ritrovata nelle sue parole di sostegno ai bambini leucemici, per i quali è impegnata attivamente in Polonia. Sono certo che nessuna tennista mai mi racconterà di un gesto di solidarietà come primo desiderio del fine carriera. Appena finito con il tennis Magda ha giurato a se stessa di voler donare il midollo, non essendo compatibile ora questa pratica medica con l’attività agonistica. Nessun viaggio in Polinesia o matrimonio con figli, ma una mano sul cuore ed il sorriso per un bambino aspettano Magda. Matko a Guangzhou lavora anche con italiani: mi fa sapere che Magda è contentissima per come abbiamo interpretato alla lettera il suo pensiero. Non sa che la sua vocina raccolta su youtube ha fatto il resto…
Aleksandra Krunic
Con ogni tennista, indipendentemente dal ranking, c’è da lottare per avere le risposte nei tempi concordati. Anche perché si aspettano 5/6 domande e gliene arrivano 30… Con la Krunic ormai disperavo di avere risposta, è a Miami, quando cominciano ad arrivare all’alba una miriade di audio sul cellulare. Ancora assonnato, li giro uno per uno alla traduttrice, ma ad un certo punto sbaglio ed un messaggio vocale lo rinvio alla Krunic. A questo punto ci sono trenta lunghissimi secondi in cui il cellulare è muto…poi mi arrivano delle emoticons con la forma degli occhi sgranati, della serie “che combini, che devo fare?”. Aleksandra è questa emoticon: uno scricciolo dagli occhi sgranati, ma con una fierezza che abbineresti a ben altra stazza fisica. Di lei non posso dimenticare l’emozione provata quando racconta, a proposito dei sacrifici di una tennista, che non le appaiono così tremendi, tranne che per un piccolo particolare che quasi nasconde in fondo all’audio, con voce sommessa: “Forse è questa che ci viene portata via: la nostra infanzia”.
Angelica Moratelli
Angelica è impegnata ad Hammamet con la Piludu in doppio, quando la contatto. E’ molto seria, matura ben oltre la sua età, ha un modo di scrivere che indugia poco allo slang giovanile, pochi smiles, molta sostanza. Si vede che ha dovuto faticare molto per tornare competitiva dopo l’infortunio alla spalla, e quella costanza, quella metodicità traspaiono dalle sue parole. Esce un po’ fuori da questo schema soltanto quando parla dei ragazzi che per divertirsi si rendono autori di comportamenti estremi, come il balconing ad esempio: “Non ci sono giustificazioni”. Pensare che mentre lei faticava duramente con la fisioterapia, altri suoi coetanei si lanciavano dai balconi degli alberghi saltando di tetto in tetto, la fa davvero irritare. Ma poi, d’un tratto si scioglie quando le chiedo, per la copertina, una foto in primo piano, magari di una conferenza stampa. “Niente foto di conferenze stampa…non le ho, non sono così forte” mi scrive. Mai dire mai Angelica….
Lesia Tsurenko
Ho sempre ammirato la serietà di questa tennista ucraina che sorride pochissimo, anche quando vince. Il mio contatto e Dmitriy Brichek, il suo coach, praticamente un ragazzo. Lesia è ad Acapulco, Dmitriy ha ricevuto da tempo le mie domande ma da alcuni giorni è calato il black out tra di noi. Guardo la finale messicana che oppone Lesia a Kiki Mladenovic e decido uno stratagemma: posto subito un filmato del match point registrato dalla mia televisione insieme ad un commento di complimenti sulla pagina di Dmitriy. Lui visualizza il filmato, forse è la prima volta che rivede il punto, capisce e mi scrive: “nei prossimi giorni arriveranno le risposte di Lesia”. E così è stato…ma i complimenti postati erano sinceri Dmitriy!
Deborah Chiesa
Deborah è tra le più veloci a rispondere seppur dopo aver commentato spaventata. “Quante domande!”. Mi manda una mail perfetta, generalmente qualcosa tocca ridefinire per dare fluidità alle risposte, ma nel suo caso è un taglia e incolla perfetto. Deborah ha un piccolo vezzo: non le piacciono le foto che ho scelto per il servizio. “te ne mando due migliori dai” mi scrive con uno smile che ride. Ci tiene particolarmente a quella che la ritrae con Gianluigi Quinzi e in effetti me ne invia una davvero bella. Mi ringrazia dopo la pubblicazione del servizio ed è divertita quando le scrivo che c’è chi ha chiesto quanto è alta: “Non ci credo dai…ahahaha, comunque puoi scrivere 1,70”. I lettori di livetennis vogliono sapere davvero tutto!
Rebecca Sramkova
La slovacca è di una simpatia irresistibile. Già nell’articolo ho scritto di come le sue risposte siano infarcite di battute ed emoticons…Le mando l’intervista e tempo qualche ora mi arriva una serie di screenshot con i commenti degli utenti: “What people think about it? I don’t understand too much…ahahaha (immancabile)” Le traduco qualche commento e in particolare mi soffermo su un utente che chiede se tra i nonni di Rebecca c’è magari un italiano in modo da poterle far ottenere la cittadinanza del nostro paese. “ahahaha…not bad comment?”. No, Rebecca niente commenti cattivi, tutti hanno apprezzato la tua spontaneità…e pure la tua bellezza anche se quei commenti non glieli traduco…Ma il suo chiodo fisso è se Francesca Schiavone o anche Tathiana Garbin hanno letto l’intervista e il suo messaggio di pace post Fed Cup, vorrebbe una risposta, un segnale, che non arrivano. A un certo punto la sua intervista si trova impaginata sul sito tra una notizia su Nadal ed una su Federer. Questa volta le mando io lo screenshot e le dico che sta in mezzo a due grandi campioni. E’ solo un attimo e arriva la risposta: “Pleasure” con un emoticon che fa la linguaccia. Questa è Rebecca.
Oleksandra Andreieieva
La giovanissima tennista di Odessa usa whats’app per mandare dei messaggi audio. E’ una forza della natura velocissima: in 20 minuti risponde a circa 30 domande parlando velocissimo, il che crea qualche problema con la traduzione al punto che non capiamo con la traduttrice i nomi di tre tenniste che ha indicato come promesse di successo: Marta Kostyuk, Sofya Lansere, Katya Zavatska. La decodifica è complicata ma alla fine la spuntiamo e Ole ci dà l’approvazione. Sembra spavalda con la freschezza dei suoi 16 anni. Su Instagram ci appare una sedicenne come tante e non una ragazza che ha sconfitto la ben più blasonata Maria Marfutina. Posta storie, su Instagram, spontanee, a volte geniali e molto divertenti per i travestimenti che mette in atto. Ma una nota, appena triste, ci colpisce: viaggia da sola fino in Australia, ci sembra di capire che ci sia stato un lutto familiare importante. Con il maggior garbo possibile le chiediamo se abbiamo interpretato correttamente questa grave perdita, se magari non ci siamo sbagliati: “Everyting is okay” è la sua risposta, che non lascia dubbi. Questa volta non è un audio ma un sms, forse non è un caso.
Martina Colmegna
E’ la più recente delle interviste. Mentre scriviamo ha appena giocato il secondo turno delle prequalifiche a Roma, perdendo ma strappando un set alla meglio classificata Di Giuseppe. Anche lei, come la Moratelli, è reduce da un infortunio alla spalla e questo la rende decisa, asciutta e per questo vera nelle sue risposte. E’ molto gentile, mi ringrazia molto per l’intervista: una bella persona che vive anche una vera storia d’amore con il suo coach. Consapevole dei problemi che questo comporta, appare felice in ogni foto con lui. Il problema con Martina è che non ha foto che la ritraggono da sola: alla fine sono costretto, per avere un suo bellissimo primo piano, a tagliare una foto con Alice Matteucci. “si si, va bene” scrive lei un po’ intimidita. L’intervista è pubblicata: mi chiede subito di postarla sulla sua pagina: un emoticon con i cuoricini compare sul mio cellulare. E’ per livetennis e per l’attenzione che le ha dedicato: “bellissima, soprattutto l’introduzione e la chiusura”. Martina, è bello innanzitutto quello che c’è in mezzo ossia quello che hai scritto tu, con la forza e la sincerità dei tuoi 20 anni.
Grazie a queste ragazze, le magnifiche nove. La storia continua…ed è una storia affascinante, che non finirà mai, perché: “puoi spendere anni a vivere, ore a leggere libri, miliardi a farti allenare dallo psicoanalista, ma alla fine la palla è in rete che finisce. L’errore annulla qualsiasi passato nell’istante in cui arriva a bruciarti qualsiasi futuro. L’errore azzera il tempo, qualsiasi tempo. Vedi cosa riesce a spiegarti il tennis, senza dare nell’occhio: che quando sbagli, nel preciso istante in cui lo fai, sei eterno.” (Alessandro Baricco)
Antonio De Filippo
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Un’intervista che mi ha lasciata senza parole! Coglie , per ciascuna delle tenniste, piccoli pezzi del loro animo.
Mi ha permesso di capire come, anche dietro grandi campionesse, ci siano piccole crepe che le rendono più “umane” ai nostri occhi.. e per questo da supportare ancora più !
Complimenti,splendida intervista!
Bellissimo articolo, complimenti! E’ stato un piacere leggerlo!
Piccoli retroscena e chicche inedite delle interviste a queste ragazze che abbiamo imparato a conoscere meglio grazie allo splendido lavoro di Antonio e della/e traduttrice/i.
Grazie e…aspettiamo la decima! 🙂
Complimenti!
Articolo ben fatto e (finora) nessuno che commenti dicendo che “tanto non arriverà tra le prime…”
Titolo non ispirato, ma ottimo articolo!
Complimenti, sembra un romanzo! E bello cogliere la dimensione umana di tenniste, troppo spesso giudicate solo per quello che fanno un campo.
bellissimo antonio!! complimenti vivissimi me lo sono kettovtutto d un fiato!!!!
@ andika (#1838527)
Sono in ordine di intervista da sinistra a destra, dall’alto al basso.
magari non tutti riescono a collegare le foto alla giocatrice, qualcuno le può mettere in ordine ?