Torna a sorridere Matteo Donati: “mi sento nuovamente in forma e spero di giocare con continuità tutto l’anno per puntare alla top 100”
Il 2017 di Matteo Donati non è iniziato nel miglior modo possibile. Il solito problema alla schiena ha costretto il piemontese classe 1995 ai box per circa tre mesi, interrotti dalla brevissima apparizione al torneo di Bergamo. Tuttavia a Barletta, nel primo challenger italiano dell’anno su terra, l’alessandrino è tornato a ruggire, soprattutto in doppio.
“Diciamo che non è stato l’inizio di stagione che ci aspettavamo, dopo una preparazione lunga e basata sulla parte fisica” – afferma il giovane tennista azzurro. “A pochi giorni dal primo torneo dell’anno, infatti, si è riacutizzato il problema alla schiena, un dolore con tempi di recupero lunghi. Le conseguenze dell’infortunio mi hanno tenuto fuori per diversi mesi, è stata davvero dura. Per fortuna, però, ce l’abbiamo fatta e da Barletta, il primo torneo dell’anno in cui mi sono sentito al cento per cento, ho avuto segnali incoraggianti e in più ho portato a casa il titolo di doppio con Cecchinato. Come rientro direi che non è stato male…”
Ciao Matteo e benvenuto su livetennis. Nelle ultime preparazioni invernali hai lavorato molto sull’aspetto fisico, forse il tuo tallone d’Achille che ti impedisce di raggiungere il livello più alto del tennis mondiale. Pensi di aver migliorato questo aspetto?
“Un saluto a tutti gli appassionati di tennis. In questi anni a Bra, a dire il vero, abbiamo lavorato molto sulla parte fisica, non solo durante il periodo invernale, ma nel corso di tutto l’anno. Anche nelle poche settimane libere tra un torneo e l’altro lavoravamo su quell’aspetto. Devo dire che è servito, nel senso che ora in campo mi sento più a mio agio, più forte e mi muovo meglio negli spostamenti laterali, anche se mi rendo conto che c’è ancora tanto su cui lavorare».
Hai iniziato a giocare a tennis a 5 anni e da subito hai mostrato di avere un talento innato per questo sport. Come hai vissuto gli anni che ti hanno portato al professionismo? Vedevi il tennis come un gioco o eri già convinto che sarebbe diventato il tuo lavoro?
“Ormai sono 15 anni che gioco a tennis e mai ho vissuto questo impegno come un peso. È sempre stato e continua ad essere una cosa che faccio divertendomi, con piacere e con il sorriso. Per me il tennis non ha smesso di avere il fascino di un gioco, anche se sono consapevole che si tratta della mia professione e per questo ci metto il massimo impegno”.
Il 2015 è stato l’anno della consacrazione. La finale al Challenger di Napoli e la vittoria al primo turno del Foro Italico contro Giraldo ti hanno catapultato nel tennis che conta. Come hai gestito le aspettative nell’essere considerato il talento che l’Italia tennistica invoca da tempo?
“È stato l’anno dei primi risultati di un certo rilievo e delle mie prime partite a livello Atp. In quei mesi ho vissuto momenti bellissimi, che non dimenticherò mai. Ancora adesso mi capita di pensare alle partite al Foro italico e alla prima finale a Napoli: sono ricordi molto vivi e forti, che di certo mi aiuteranno anche nelle prossime esperienze su palcoscenici del genere. Per quanto riguarda le aspettative, non ho mai sentito la pressione più di tanto, perché mi impongo sempre di entrare in campo pensando a dare il cento per cento, senza lasciarmi distrarre da tutto il resto”.
Sei un ottimo contrattaccante da fondo con due buoni fondamentali. Su quali aspetti stai lavorando maggiormente con Puci e il suo staff?
“Con Massimo (Puci, ndr) stiamo lavorando tanto sul servizio, dal momento che è un colpo molto importante per il mio tipo di gioco e, naturalmente, curiamo sempre la parte fisica. Poniamo attenzione anche al rovescio, per fare in modo che diventi un fondamentale più offensivo e proviamo a spostare il mio gioco più avanti, per andare a prendere punti anche a rete”.
Chi è Matteo Donati lontano dall’universo tennis?
“Sono un ragazzo come tutti gli altri e cerco di passare più tempo possibile con la mia famiglia e la mia fidanzata. Purtroppo tra allenamenti a Bra e tornei non ho tante occasioni, ma ogni spazio disponibile che ho lo dedico a loro o ai miei amici di Alessandria e a quelli di Bra, che comunque vedo di più, anche in settimana. Per il resto, mi piace andare al cinema e fare passeggiate con il mio cane”.
Credi sia possibile coltivare amicizie vere nel mondo del tennis nonostante ci sia la competizione?
“Quando passi più tempo nel circuito che a casa è inevitabile che si creino amicizie. Ci sono tanti momenti morti, in cui poter stare in compagnia aiuta. Gli italiani giovani che girano per tornei come me sono tanti e ci troviamo piuttosto bene tra di noi. Io ho stretto amicizia con Marco Cecchinato, Lorenzo Sonego, Gianluca Mager, oltre ovviamente a Edoardo Eremin, con cui mi alleno Bra. Per Stefano Napolitano, con cui ci conosciamo da quando avevamo 8 anni, il discorso va oltre l’amicizia: siamo cresciuti insieme, sia come persone che come tennisti”.
Il doping e le scommesse sono due dei problemi del mondo del tennis. Cosa pensi vada fatto per arginare questa piaga?
“Sul doping non ho da dire più di tanto, non avendo molti elementi per entrare nel merito, ma posso dire che di controlli antidoping ce ne sono molti. Sulla questione delle scommesse, invece, bisognerebbe davvero fare qualcosa. È un mondo brutto, fatto anche da persone che arrivano persino a minacciare i giocatori. Sarebbe opportuno agire in qualche modo, se non abolendole, almeno bisognerebbe fare in modo che chi scende in campo sia più tutelato e non rischi di essere tirato in mezzo a situazioni che con lo sport non hanno nulla a che fare”.
Quali sono gli obiettivi per questo 2017?
“Mi piacerebbe giocare da ora sino a fine anno con continuità, senza stop legati a infortuni. Negli ultimi anni non sono mai riuscito a farlo e intoppi vari mi hanno costretto a interrompere una buona striscia positiva. Parlando di classifica, il mio obiettivo è, se non entrare nei primi 100, avvicinarmi almeno il più possibile, per puntare l’anno prossimo a sfondare quel muro e compiere un primo balzo molto importante e non facile a livello agonistico”.
Qual è il tuo torneo dei sogni?
“Il torneo in cui vorrei fare meglio è Roma: intanto perché è un torneo magnifico, specie per un italiano e poi perché ho già provato l’emozione di vivere in prima persona il fascino del Foro Italico”.
Antonio Galizia
TAG: Italiani, Matteo Donati
Forza Matteo! Niente calcoli e avanti tutta!!!
Un grosso in bocca al lupo a Matteo per il prosieguo della stagione, ho visto il match con Bedene e mi é sembrato mobile e in buona forma.
È ora diamogli là WC per il foro italico 😛
È sicuramente il più dotato dal punto di vista tecnico… non solo tra i giovani! Solo Fognini e Bolelli hanno un braccio superiore al suo
In bocca al lupo, speriamo che i risultati possano subito cominciare a venire
Auguro ogni bene al mio concittadino Matteo .. a cominciare da questo 2017 per lui appena iniziato
Caro Matteo, ricordati che due anni fa a Todi hai battuto Pouille. Continua ad avere consapevolezza di quello che vali.
Forza Matteo!!!
Come ho già scritto decine di volte, a mio avviso nettamente il nostro miglior prospetto tra i giovani.
È però bene che sia chiaro, che, a parte rari casi, gli infortuni non sono mai casuali, quindi su quell’aspetto bisogna lavorare bene, curare elasticità ed agilità, che Matteo da sempre si presenta rigido come un pezzo di legno ed è chiaro che poi è soggetto a continui infortuni.
Ad ogni intervista ci dicono che lavorano tanto sulla parte fisica, sarebbe però interessante sapere che tipo di lavoro fisico fanno, dato che sono già due anni consecutivi che il ragazzo esce infortunato alla schiena dalla preparazione invernale.
Idee chiare, bravo Matteo, onore e gloria…e scatena l’inferno ad ogni partita!!!
speriamo bene TEO 😉
Allora con Stefano va tutto bene?
Grande Teo.Avantiiii