Intervista a Davide Pontoglio prima della partenza in Sudamerica: “Quest’anno ho disputato più tornei Open per guadagnare un po’ di soldi, così da poter svolgere l’anno prossimo una stagione di soli Futures e Challenger”
In molti, prima del 26 settembre, non conoscevano affatto il nome di Davide Pontoglio. Il bresciano, classe 1992, è uno dei tanti tennisti italiani che con fatica e sacrificio prova ad emergere dalle sabbie mobili del circuito Futures. Quel lunedì di ormai un mese fa Davide stupì la platea presente a Roma battendo al primo turno del Challenger romano Bastian Trinker per 4-6 6-0 6-2 e regalandosi tre giorni dopo una sfida di assoluto fascino contro l’olandese Robin Haase, ex top 40 e attualmente al n°60 della classifica mondiale Atp.
Oggi, a distanza di un mese esatto dal successo contro l’austriaco, abbiamo contattato Ponto, come lo chiamano affettuosamente nel circuito.
Ciao Davide, a Roma, il mese scorso, hai ottenuto il risultato più importante della tua carriera, vincendo la tua prima partita a livello Challenger contro Trinker. Raccontaci quella partita e cosa significa per la tua carriera quel successo.
Ciao Antonio e grazie dell’intervista. Approfitto subito per fare un grande saluto a tutti i lettori di livetennis. È stata una bellissima emozione vincere quella partita. Devo ammettere che prima della partita ero molto teso perché ero consapevole che, tra tutti i giocatori in gara, ero stato sorteggiato con il più “abbordabile”. Ho iniziato bene il match. L’ho breakkato subito, solamente che non sono riuscito a mantenere il vantaggio, forse per la fretta o per la tensione e quindi mi è sfuggito il set. Nel secondo sono entrato più carico e deciso cercando di imporre maggiormente il mio gioco e limitando molto gli errori non forzati. Continuavo a vincere punti e man mano che andavo avanti nel punteggio prendevo sempre più fiducia e consapevolezza. Finito il secondo set e vinto 6-0, vedevo lui molto abbattuto ed io ho continuato semplicemente a giocare come nel secondo set, riuscendo nell’impresa. Questo match, oltre ai punti ottenuti e la bellissima emozione che ho provato, mi ha dato moltissima fiducia in me stesso. Questo risultato per me significa molto ma soprattutto è una grande soddisfazione dopo tanto e tanto lavoro. Non è sicuramente un punto di arrivo ma un punto di partenza e spero di poter iniziare da ora la mia carriera tennistica
A seguire la sfida contro Robin Haase. Che cosa si prova a giocare con un tennista di quel livello?
Dopo aver vinto il campionato italiano di seconda categoria, che mi ha dato l’occasione di ricevere la wc al Challenger andato in scena la settimana successiva sui campi dello Sporting Club Due Ponti di Roma, e il primo turno ero contentissimo di poter giocare contro il numero uno. Haase è un campione, per stare al suo ritmo ho fatto molta fatica, lui giocava molto sciolto ed era tranquillissimo e nonostante giocasse sotto ritmo per me era troppo. Sul 2-2 al primo set sono crollato fisicamente, ma nonostante la sconfitta è stato un match che mi ha dato ulteriore fiducia.
Il 2015 e il 2016 hai giocato molto poco. A cosa è dovuta questa scelta?
Si, nel 2015 e quest’anno ho giocato molto poco a livello internazionale, ma non per problemi fisici bensì economici. Ho preferito improntare una programmazione di tornei Open per guadagnare un po’ di soldi, così da poter svolgere l’anno prossimo una stagione solo di tornei Futures e Challenger.
Come è nata la passione per questo sport?
Ho iniziato a giocare all’età di sette anni, grazie a mio padre che era un grande appassionato, e trasmise a me e alle mie due sorelle più grandi la passione per questo sport. Inoltre ci ha aiutato anche il fatto che mio nonno materno aveva due campi in cemento dove giocavamo sempre.
Dove ti alleni solitamente e da chi sei seguito?
Attualmente non ho un allenatore che mi segue. Fino a due anni fa mi allenava Daniel Panajotti a Verona. A lui devo molto, mi ha sempre spronato a far meglio e a credere in me stesso. Ora mi alleno a Brescia nel Centro Tennis Franciacorta di O. Zanotti. Devo ringraziarlo enormemente per tutto quello che sta facendo per me.
Descriviti come giocatore, i colpi migliori e quelli da migliorare e la superficie preferita.
Sono un giocatore quasi esclusivamente da terra rossa. Mi piace giocare molto lontano dalla linea di fondo per poter giocare palle molto cariche mettendo così pressione al mio avversario. Il mio colpo migliore è il dritto con il quale riesco ad ottenere molti punti. Devo migliorare molto il servizio se voglio fare un ulteriore salto di qualità, ma soprattutto la parte mentale, fondamentale negli sport singoli.
Quali sono i tuoi interessi lontano dai campi da tennis?
Quando sono a casa e ho del tempo libero aiuto i miei genitori nel panificio di famiglia. Inoltre amo ascoltare musica elettronica e uscire con i miei amici. Sono anche un grande appasionato di calcio e tifo per la Juve.
Cosa cambieresti nel mondo del tennis?
Nel mondo del tennis cambierei i montepremi dei tornei Futures o quantomeno garantirei l’ospitalità. Le spese che vengono effettuate per giocare questi tornei sono delle volte più del doppio di quello che si guadagna. Secondo me un giocatore che prova a fare il professionista dovrebbe avere dei benefici che lo possano aiutare a svolgere nel migliore dei modi la propria attività.
Quindi è molto complicato sopravvivere nel circuito Futures?
Non ho mai fatto una stagione solo di tornei Futures, perché penso che sia impossibile soppravvivere perchè le spese superano sempre i guadagni. Per poter riuscire ad auto-finanziarsi devi giocare tornei Open e competizioni a squadre o salire almeno a livello Challenger. Non è facile però delle volte è l’unica strada. Quest’anno ho giocato tantissimi Open in Italia e il campionato a squadre di A2 per il Tennis Ca’ del Moro al Lido di Venezia. Solo così sono riuscito a guadagnare qualche soldo per provare a fare qualcosa di più serio l’anno prossimo a livello internazionale.
Gli obiettivi per questo finale di stagione e per il 2017?
Tra pochi giorni partitò per la Colombia, in compagnia di Giorgio Portaluri, dove proverò a firmare per il Challenger di Bogotà e successivamente giocherò tre Futures consecutivi sempre in Colombia. L’obiettivo principale è quello di prendere più punti possibilI che mi consentano l’anno prossimo almeno di essere nel main draw direttamente. Per ora non ho ancora degli obiettivi precisi per il 2017, spero di concludere nel migliore dei modi questo finale di stagione e dopo si vedrà.
Ti sei dato una data di scadenza nel mondo del tennis?
Per ora no. Amo troppo giocare a tennis, andare in posti sconosciuti e conoscere tanta gente nuova, finchè mi diverto e posso farlo continuo. Ho tanta passione per questo sport, anche se delle volte è l’unica cosa che ti fa andare avanti, perché per il resto i sacrifici sono enormi.
Antonio Galizia
TAG: Davide Pontoglio, Italiani, Pontoglio
eviterei il termine razzista che non c’entra in questo contesto.
così come eviterei i paragoni con la lega pro nella quale falliscono una decina di squadre ogni anno, dove ci sono imprenditori che cacciano i soldi e dove fanno dai 1000 ai 10000 spettatori paganti ogni partita, mentre leggo commenti scandalizzati quando un challenger di livello fa pagare 10 euro per l’ingresso.
ma davvero pensate che il turismo tennistico vada sovvenzionato?
perché se leggo i tabelloni di smdp di questo si tratta nel 90% dei casi (e il restante 10% non gioca gratis); intendiamoci, meritevole di grande considerazione e che apre le porte a diverse possibilità di lavoro nel mondo del tennis, ma non all’eccellenza degli slam che è altra cosa.
@ biglebowsky (#1720927</a@ biglebowsky (#1720927)
Discorso un po’ razzista e strampalato il tuo ,davvero.
Dall’alto di quale scranno ti permetti di decidere chi deve giocare e chi no?Dovrebbero quindi giocare solo i primi 20 secondo te?
E la cosa mi sembrava lapalissiana.
Anche se dai commenti non si direbbe.
Ad ogni modo, negli sport la tassazione dell’event maggiore per sovvenzionare l’evento di base è pratica comune.
Meri esempi sono la Lega di Serie A che sovvenziona la Lega Pro e la Lega Dilettanti, o persino nelle leghe americane ora la NBA è diventata proprietaria della NBDL, e la NFL si sta interrogando sull’ipotesi di aprire una lega minore come poteva essere la vecchia Arena League.
Senza contare il classico “Totocalcio”, che veniva usato dal CONI per sovvenzionare i cosiddetti, incautamente, “sport minori”.
Tutti coloro che giocano gli Slam prima di arrivare agli Slam han giocato dei futures/ITF da 10.000$.
pensa pancaldi che si è fatto tre tornei a taipei senza ospitalità e senza punti, chissà quanto può aver speso per una trasferta del genere
bella intervista ad un ragazzo sicuramente intelligente e umile che prima di darsi solo al tennis ha pure lavorato quattro anni da panettiere facendo orari impossibili per poter giocare. quest’anno le vittorie contro geens e trinker hanno dimostrato che può far bene. speriamo che la coraggiosa e dispendiosa trasferta in colombia gli possa regalare qualche punto per affacciarsi intorno alla 800 atp di modo da entrare nei md dell’anno prossimo
per continuare l’interessante discussione dovrebbero quindi essere i giocatori stessi (se parli di detrazione sui premi) a sovvenzionare l’attività di altri giocatori.
quindi stai dicendo che quelli “più bravi” dovrebbero sostenere l’attività dei meno dotati?
e ancora, per capire; quali tra i partecipanti ai future e itf 10000 di smdp di questa settimana (per fare un esempio), quindi maschile e femminile, sarebbero fondamentali per la sopravvivenza degli slam?
L’ITF organizza i futures e gli Slam, basterebbe una tassazione sui premi dei secondi.
Anche perché senza futures non ci sarebbero Slam.
“Per poter riuscire ad autofinanziarsi, devi giocare Open o tornei a squadre”.
Frase che bisognerebbe mettere come disclaimer di ogni torneo ITF o anche challenger, visto che in OGNI articolo c’è il “””””genio””””” di turno che sbraita: “ma perchè il giovane Tizio De Semproni gioca l’Open/la Serie A/sta fermo invece che giocare il 15.000 in Burundi che è sul cemento o le quali del challenger in Kyrgizistan che ha un cutoff al n. 360 del mondo???!!!??? Svegliaaaaaa!!!!!”.
sono curioso: questi soldi che dovrebbero permettere il mantenimento ad un numero maggiore di tennisti chi li dovrebbe investire? federazioni nazionali, atp/wta, itf, organizzatori dei tornei, sponsor, benefattori? che significa “i futures”?
è quello che sostengo da anni…basterebbe obbligare i futures a dare l’ospitalità e tanta gente si potrebbe permettere di provarci sul serio
In bocca al lupo Ponto!!!
Mi fa sempre piacere leggere di questi ragazzi che credono nei propri mezzi e provano una carriera da tennisti professionisti in giro per il mondo! Non lo conosco tennisticamente, non saprei dire quali prospettive possa avere, ma il mitico Lorenzi ha fatto capire a questi ragazzi che con la serietà, professionalità,duri allenamenti ed un intelligente programmazione si può arrivare molto in alto!
L’idea di andare in Colombia mi sembra ottima… secondo me ottimo il consigLo… un inizio potrebbe essere imporre a tutti gli organizzatori di futures di garantire l’ospitalità… Non so se la cosa sia fattibile…
Ps. Peccato solo sia l’ennesimo juventino….eh eh eh!
Bellissime parole, forza Ponto!!
Grandissimo Ponto!!! Forza
miii che coraggio,e i nostri giovani col piffero che vanno in sudamerica….