Troppi challenger e future in Italia?
La domanda potrebbe sembrare provocatoria, la solita polemica tutta italiana nata sul web e che gioca a mettere pepe in una discussione che non dovrebbe nemmeno esistere: eppure siamo sicuri che tutto questo proliferare di tornei future e challenger che si disputano in Italia facciano bene al movimento tennistico tricolore?
Ogni federazione, ogni nazione, prova a incoraggiare i propri tennisti, regalando wild card ai propri prospetti provando a creare una certa confidenza nei propri giovani rappresentanti, al fine di farsi le ossa nel circuito, tentare chissà il grande salto e guadagnare magari punti “facili” e utili per la classifica: il problema a mio modesto modo di vedere è che tali tornei si disputano al 95% su terra rossa e questo rischia di essere il più grande degli autogol proprio per quei tennisti che dovrebbero essere avvantaggiati.
Tennisti che dovrebbero mettersi alla prova e tentare la strada della polivalenza rischiano infatti di impantanarsi sulla terra rossa, dimenticando sull’altare di una wild card federale attitudini che li porterebbero a fare bene anche sul cemento ad esempio, portando quelle stesse attitudini a disgregarsi passo dopo passo, giorno dopo giorno, torneo dopo torneo, semplicemente perché non vengono più non solo sfruttate ma neppure sollecitate.
Penso al curioso caso dei future made in Santa Margherita di Pula? A chi fanno bene se vivono all’insegna della ripetitività rossa? Penso ai tanti, meravigliosi challengers che il nostro Paese può vantare: è così complicato immaginarne un paio su un altro terreno di gioco?
Non va nemmeno sottovalutato il rischio di sovraffollamento di tennisti azzurri nei tornei: i tanti derby fratricida a chi giovano, soprattutto quando in questi stessi eventi sono presenti giocatori esperti che sulla terra battuta hanno sempre fatto più che bene e che nei challenger sono ancora ossi duri da battere? Non sarebbe meglio prendere coraggio e andare in “trasferta”? A me sembra il solito fattaccio all’italiana.
Alessandro Orecchio
TAG: Circuito Challenger, Circuito Future
@ sasuzzo (#1694368)
…92 minuti di applausi!!
Tutte seghe mentali che cercano inutilmente di giustificare i 40 anni di mancanza di un italiano nella top 10. Magari all estero ci invidiano le decine di challenger italiani e se sapessero che ci lamentiamo che sono troppi? Sai le risate. E ci preoccupiamo pure che dei modesti quasi 22enni possano diventare dei terraioli alla Volandri? È un pericolo o una speranza?
Sottoscrivo al 100 per cento
Cambierei quasi tutti questi challenger inutili in cambio di un atp 250…..
Per tua informazione: la gestione del Forte Village è RUSSA.
Sono i RUSSI che stanno dando soldi alla FIT e all’ITF per organizzare i tornei.
Potrai discutere su tutto il resto. Ma la premessa da cui parti e la prospettiva che vuoi dare al tuo intervento è totalmente sbagliata.
@ Braccino (#1694153)
Berlocq viene proprio a prendersi punti alla portata! Il cacciatore è lui e altri simili mentre il giovane nostrano non abbastanza forte prende briciole per classifiche interlocutore.
Alla nona partita con Berloc nel challanger sotto casa, bisognerebbe aver vinto almeno 7 o 8 delle precedenti…
Rilassati eh 😯 , ho fatto delle domande “da ignorante” in materia (non gestisco un circolo) e c’è chi in maniera precisa ed educata(Gabriele da Ragusa) mi ha spiegato come stanno le cose, senza dover dare risposte prive di argomentazioni come te!
Per organizzare un 250 efficacemente occorrerebbe superare una visione localistico-comunale ed è per questo in Francia molti 250 vengono intitolati ad una macroarea se non ad una regione intera. Fino a che saremo una Italia di circoli e comuni una visione così polverizzata ci porterà a ben pochi tornei maggiori ATP.
Concordo con Gisva , tanti tornei nella propria nazione consentono a tanta gente di iniziarsi al professionismo. Io abolirei gli OPEN per tutti gli under 30 con classifica 2.1 2.2 2.3 . Aggancerei una premialità pecuniaria AUTOMATICA ( la FIT sperpera milioni di euro per una TV che propone 5 tornei decenti l’anno ) in relazione alla classifica mondiale e all’anno di nascita. I tornei sul veloce sono pochi ma sufficienti. Manca qualche Futures sul rapido , basterebbe incentivare le Academy e si risolverebbe il problema invece , si pensa di tesserare alla FIT tutti quelli che passano di fanco ad un campo da tennis .
@ Becuzzi_style (#1693844)
ma, secondo me si migliora di più giocando con Berlocq che con Tepavac, Duck Hee Lee e compagnia bella
Le superfici si somigliano ormai tutte. Tranne rare eccezioni mi pare che i risultati dei tennisti non cambino poi così tanto da superficie a superficie. Andiamo sul concreto. Se posso fare 20 tornei a casa mia spendendo un quarto perché non dovrei? Se son forte batterò Almagro a casa mia. Se ci vado vicino prendo comunque fiducia (o ne prenderei di più giocandoci contro in Thailandia o nella Columbia Britannica ?).L’Italia storicamente non produce giocatori forti. Due top ten negli ultimi 50 anni. Facciamocene una ragione e teniamoci stretti i nostri tornei. Non siamo forti nemmeno a baseball eppure non ci facciamo tutte ste menate
Troppi no, troppi su terra assolutamente sì.
sulla presunta volontà di non rischiare le trasferte, occhio però, spesso non è un discorso di volontà, ma di impossibilità oggettiva, economica ovviamente.
Se parliamo dell’aspetto tecnico sono d’accordo con quelli che dicono che i Challenger sono parzialmente probanti e con delle caratterostiche ovattate, da ‘comfort zone’
Se parliamo pero’ dal punto di vista economico beh, allora si sappia che la nostra società non esprime un benessere e una cultura sportiva tali da assicurare introiti per tornei più grandi e prestigiosi (ricordo che i consumi alimentari sono attualmente quelli di un paese che è appena uscito dalla guerra) .
Negli anni 70 ho visto nascere il torneo di Milano, con Stan Smith, Bjorn Borg, John McEnroe e poi decadere per mancanze varie, soprattutto di interesse e di pubblico.
Quindi e’ meglio che rimangano due tornei in Italia: quello di Roma per il Centro Sud e…quello di Montecarlo per il Nord.
@ Becuzzi_style (#1693891)
Recanati è su cemento e outdoor.
Abbiamo alcuni future a su cemento outdoor (Piombino ad esempio ma almeno altri 3 o 4)
Ortisei è credo cemento indoor (molto rapido vista la quota).
Brescia e Andria sono mi pare su PlayIT che è una resina velocissima.
Su Bergamo non sono certo.
@ Evolution (#1693826)
Vai tu nei circoli e offriti tu di pagare la trasformazione così qualcuno in più si attiverà.
Oh son ben contento della tua risposta, finalmente qualcuno ha avuto modo di rispondere alla mia domanda, almeno c’è una spiegazione plausibile a tutto ciò. Ti ringrazio.
I tanti tornei in Italia secondo me hanno più aspetti positivi che negativi.
E’ vero che possono essere un limite per i nostri a confrontarsi con il vero mondo del tennis, ma possono servire a far emergere i migliori.
Chi vale vince ed alla fine emerge, se non si accontenta di provincializzarsi e vivere nella comodità del torneo vicino casa.
La presenza di questi tornei fa sì che chi matura più tardi possa comunque emergere. Casi Lorenzi o Vanni sono più frequenti in Italia che all’estero.
In stati dove ci sono pochi tornei o sfondi rapidamente oppure fai altro.
Siamo sicuri che i nostri giovani, se non ci fossero questi tornei andrebbero all’estero?
Donati ha provato ad affacciarsi fuori. E’ tornato con le ossa rotte e per adesso ha rimediato con i tornei italici.
Spero ci riprovi, ma non è scontato che ad uscire arrivino i risultati e la crescita.
Concordo che diminuire la percentuale dei tornei su Terra contribuirebbe a rendere più internazionale il modo di giocare a tennis dei nostri giovani. Questa è l’unica azione che mi sembra giusto intraprendere.
Gli ATP250 forse farebbero bene agli appassionati, ma non penso che siano troppo utili ai nostri tennisti.
@ Fabio (#1693838)
Bergamo, Recanati, Ortisei, Brescia e Andria sono comunque tutte sul sintetico indoor…insomma abbiamo zero tornei sul cemento…la superifice per me più formativa
@ Verita (#1693877)
É impressionante ragazzi miei…
@ virescit85 (#1693811)
Concordo con il fatto che i ns. atleti dovrebbero confrontarsi di più all’estero e su altre superfici ma il fatto delle wc è normalissimo…i ragazzi francesi o USA ad esempio le prendono nei tornei Atp invece che nei challenger..
Un po di pazienza, edesso che verra rieletto binaghi, ci Pensera lui a fare nuovi campi veloci.
io non sottovaluterei il fattore economico
Avere tanti tornei in Italia permette di ridurre i costi a chi cerca di sopravvivere ed emergere nel mondo del tennis
E non credo che faccia male incontrare i “vecchiacci”, c’è solo da imparare
Lo dicevo ormai da secoli da quando usavo ancora il Nickname “aboliamo la terra battuta”… adesso pian piano qualcuno comincia a capire. DEVONO ESSERE ORGANIZZATI IL 70% DI TORNEI SUL VELOCE ED IL 30% SULLA TERRA, allora forse cominceremo ad avere giocatori seri.
ATP al nord e poi fate quello che volete!
Sono d’accordo con l’articolo.
I tornei di Santa Margherita poi, a pochi km dalla casa di Binaghi, sono scandalosi.
Fare di ogni erba un fascio è una specialità italiana di sicuro.
Ci sono 3 quesioni sul tavolo;
1)Numero troppo elevato di futures e challenger
2) Troppa terra Rossa
3) I tennisti italiani vanno poco in trasferta sul cemento
Le risposte:
1) il tessuto socioeconomico dell’Italia fatta di piccole aziende si riflette sul tipo di Tornei organizzati. Visto che il “migliore” dei Challenger , Genova ha incassato 34 K€ è evidente che senza sponsor nulla è fattibile
2)Storicamente i circoli di Tennis in italia sono nati con la terra rossa ed a questa il circolo fa riferimento.Poco importa, al circolo, se ai giovani tennisti italiani servirebbe piu varianza.
3) Ogni tennista è sì, seguito anche dalla FIT, ma anche da un team “privato” che decide dove e cosa fare. Io vedo un problema dei team , non una colpa della FIT
Le colpe della FIT sono su come spende i soldi, concordo con la FIT per il supporto economico ai singoli circoli che organizzano eventi, mi sembrano invece soldi buttati al vento l’organizzazione a SMDP.
Redirezionare quei soldi ( che comunque sono pochi però) sia a finanziare un tour su hard per una serie di prospetti, sia per aiutare i circoli che cambiano superficie mi sembra l’unica cosa sensata da fare
3)
@ Rubik (#1693837)
In effetti sarebbe opportuno avere un paio di 250 a latere degli Internazionali, ed eventualmente ridurre Ch/Fut, le risorse si trovano
Se non ci fossero staremo qua a dire che i nostri non hanno classifica perché non hanno soldi x fare le trasferte…
Il pgt campi veloci della FIT? Tu lo sai che le tasse, sub tasse e micro tasse, affiliazioni varie hanno raggiunto livelli clamorosi per un piccolo circolo? Lo sai che al 90% sn strutture comunali e che i comuni nn hanno una lira da investire? Lo sai anche che molti circoli, parlo x esperienza diretta, sn arrivati al punto di nn affiliarsi per la stagione appena iniziata? Nn te lo dico polemicamente verso di te, ma solo x evidenziare che bisogna confrontarsi cn la realta della FIT. Grande merito dal punto di vista politico e finanziario per il rilancio degli internazioni e il risanamento della federazione stessa che anni fa era a rischio commissariamento. Ma idee e scelte di investimento sbagliate. la verita’, salvo il pgt over 18 che sara’, se li sara’, i suoi fruti nn prima di un paio di anni, e’ che evidentemente ci sn mille parole, mille proclami ma i nostri maestri e coach sn scarsi. Scarsi! Punto. Senti mille piani, progetti, iniziative, io sn qua e sn la, ma poi nn hanno prodotto uno straccio di tennista. E ripeto, siamo una federazione che tenuto conto del paese che siamo, e’ ricca, forse pure molto ricca. E i migliori nostri tecnici nn sn certo quelli che lavorano x la federazione.
Il problema non è tanto la presenza di tutti questi tornei minori, ma le conseguenze che producono.
L’ideale sarebbe avere come si fa in altri paesi un’equa distribuzione delle superfici, perchè l’effetto è di terraiolizzare tutti i nostri ragazzi.
Inoltre tutti questi tornei creano una sorta di bamboccionismo all’italiana che è un disinvestimento culturale per la futura carriera dei giocatori più emergenti (insomma questa struttura di tornei può andar bene per un giocatore mediocre che riesce a crearsi una classifica internazionale senza spendere troppo, ma per i prospetti migliori rischia di essere una politica controproducente in termini di crescita soprattutto umana, di chi deve fare del professionismo un obiettivo)
Altro aspetto importante e controproducente, è che in questi tornei giochi praticamente sempre con gli stressi, la truppa italica, argentina e spagnola, e qualche ragazzo emergente dell’est…insommma cosa c’è da imparare alla 9 partita con Berlocq nel chellenger sotto casa?
IN definitiva tutti questi tornei sarebbero una buona base affiancata a una programmazione internazionale che faccia capire sin da subito ai giocatori più interessanti cosa vuol dire fare il tennista per non farsi cogliere impreparati quando si sarà obbligati a fare il salto, sempre che le cose vadano per il verso giusto.
Ma qui non vendo affiancare nessuna programmazione alternativa, quest’anno i nostri giovani sono partiti a Marzo a giocare il challenger italico sul rosso e a Settembre sono sempre e ancora li…da Barletta a Genova girando tutta l’Italia, ma senza altre esperienze….e come si vuol crescere così? il tennis è uno sport molto duro e complesso, ci si deve abiuare a fare una vita dura e piena di sacrifici sin da subito, rimandare questa prospettiva non serve a nulla….nessuno dici che Mager (prendo un nome a caso) non debba giocarsi i challenger sotto casa (e ci mancherebbe!!!), ma a questi tornei va affiancata una programmazione più coraggiosa….poi per carità giocatori alla Sinicripi o Bortolotti fanno benissimo a giocare i torni Italiani…perchè giocatori di terza fascia che obiettivamente più in la di un certo livello non si possono spingere….e più o meno tutti devono fare i conti col portofoglio e di certo non gli si può chiedere di andare a giocare il challenger di Bombey.
IN definitiva, è sempre una questione culturale e diprogrammazione che continua a vederci indietro e impantanati…possibile che la Svezia (seppur attualmente in crisi profonda tennisticament eparlando) sia riuscita dagli anni 80 ad avere 17 top ten e noi zero…può essere sempre e solo la sfiga? Penso di noi..siamo terribilmente provinciali in uno sport che non telo consente…forse sono idee,programmi che andrebbero bene per le bocce, ma non per il tennis.
Orecchio l’articolo contiene qualche buono spunto, però pecca come al solito di superficialità.
In realtà il numero di tornei sul veloce in Italia sta crescendo, sia pure lentamente, e la percentuale dei tornei su terra non è del 95% ma è più bassa.
Per i challenger, sui 24 organizzati (tantissimi e oggettivamnente utilissimi) ce ne sono 5 sul veloce (Bergamo, Recanati, Ortisei, Brescia e Andria). Quindi la percentuale di challenger su terra è del 79% e non del 95%
Va tenuto presente peraltro che, in valore assoluto, 5 challenger sul veloce non sono pochi: la Francia, per dire, complessivamente nel 2016 ha organizzato 7 challenger sul veloce (solo 2 più di noi), nonostante una dotazione di impianti coperti molto superiore alla nostra.
Il problema della superficie riguarda semmai i futures, dove oggettivamente sul veloce ne abbiamo solo 5 su 37.
E’ anche vero però che a livello future il rischio della specializzazione terraiola è meno forte, sia perché vi sono tante possibilità di trovare futures sul veloce in Europa con costi non elevati (es. Sharm el Sheik, Heraklion, Hammamet), sia perché un giocatore con ambizioni vere di agonismo nei futures dovrebbe restarci circa un anno, massimo due, per poi passare ai challenger.
I nostri tornei sul
Il problema in Italia non sono i troppi challenger e futures, è che mancano 250 che permettano ai nomi stranieri medio-grossi di venire, anche solo questo potrebbe avere l’effetto benefico di stimolare la crescita del numero dei tesserati. Però per un 250 non vedo al momento risorse disponibili…le migliori sedi in questo senso sarebbero Milano o Genova
Più che altro, chi tira fuori i soldi? Quale tipo di ritorno economico hanno gli sponsors da tornei in gran parte disertati da pubblico e media?
Pienamente d’accordo: essere il primo del pianerottolo non serve.
Totalmente daccordo…dov’è finito il progetto campi veloci della Fit?se si vogliono creare buoni giocatori è l’ora di fare una programmazione anche di challenger più vicina possibile al circuito maggiore, è che bisogna avere il coraggio per farlo, che forse manca anche ai piani alti, non solo ai giocatori.
Articolo OK, sono anche d’accordo che ci sono troppi challenger, che ripropongono spesso sempre le stesse sfide, un po stucchevoli.
Non si capisce però la frase “A me sembra il solito fattaccio all’italiana”. Non mi sembra che esprima il senso dell’articolo.
Prendi la Francia che ha ll torneo più importante sul rosso ma anche una miriade di campi e tornei in cemento
Prendi l’Italia è vedi il solito provincialismo dove al vecchietto al club gli dai il campo rosso così non si fa male alle ginocchia ed i fanciulli possono rispondere a 4 metri dalla linea di fondo
Please
Io trovo che ci siano troppi tornei sulla terra rossa e troppo pochi sulle altre superfici. Con uno sforzo potremmo recuperare un altro torneo ATP e un altro WTA, da giocare sul veloce. Stanno nascendo nuovi tornei sull’erba, anche se è molto dispendioso costruire e gestire i campi, è un vero peccato non averci pensato come hanno fatto in Germania e in Spagna.
Nel complesso fa bene, basta vedere negli usa dove pullulano non solo i Challenger ma anche i 250 500 1000 oltre uno slam che ci sono talmente tanti giocatori con classifica secondo me sopravvalutata che vanno avanti da una vita dentro o a ridosso della top 10 (Isner) o in top 100 (Young) raccogliendo punti facili e garantiti in casa
Tutti che parlano della carenza del tennis femminile,io credo che siamo molto scarsi in quello maschile e la colpa è da ricondurre a questa enorme follia di tornei in Italia.
Mi spiego meglio.
I ragazzi praticamente iniziano a giocare in Italia a inizio anno e finiscono a novembre.
Gli aerei? I cambi di clima? I cambi di abitudini ? I cambi di cibo ?la lontananza dal proprio ambiente? Ecc ecc.
Solo qualche viaggio in treno e poi in macchina fino a diventare dei giocatori di parrocchia(passatemi il termine) nel senso che una settimana sei a Recanati l’altra a Brescia e quella dopo a Barletta ciò non corrisponde al tennis professionistico di vertice.
Quindi non si creano i giusti adattamenti
Alla fine ci ritroviamo degli ottimi seconda fascia che quando arrivano a dover per forza iniziare il tennis vero (ovvero girare come trottole) devono ricominciare tutto da capo perché completamente disadattati e abituati a un quotidiano troppo facile che non corrisponde assolutamente alla realtà del tennis di vertice
Saluti
Se tolgono tutti sti challenger e future in italia ci ritroviamo con nessun giovane tra i 400
Ma non diciamo fesserie…
Risposta: no non sono troppi, sono gli italiani che dovrebbero comunque confrontarsi fuori dagli italici confini.
(con tutte le WC che prendono dovrebbero essere almeno 100-200 posizioni avanti ai coetanei stranieri e invece… 😥 )
Caro Alessandro…..a chi giovano i tanti Futures a Santa Margherita di Pula? 🙄 🙄 🙄 Ma sono domande da farsi? Davvero non lo hai capito? 😯 🙄
Perché ci sono tanti Futures e challeger su terra? Semplice perché nonostante tutti i proclami da parte della Fit non ci sono circoli con i campi in sintetico…..perché, semplicemente perché la Fit non ha veramente incentivato i circoli…