Intervista speciale ad Andrea Vavassori: “la finale in Egitto mi ha dato una bella iniezione di fiducia”
Questa settimana ho contattato per voi lettori di livetennis il piemontese Andrea Vavassori. Un ragazzo squisito, educato e con la testa sulle spalle. L’inizio di carriera non è stato assolutamente semplice, perchè Andrea, a differenza di molti suoi colleghi, non ha mai abbandonato la scuola pubblica e si è diplomato, con un dignitosissimo 74/100, al Liceo Scientifico Statale “Marie Curie” di Pinerolo nel luglio del 2014, dovendo dividersi per cinque anni tra scuola (dalle 8 alle 13) e allenamenti (dalle 14.30 alle 19) per poi correre a casa a studiare in vista delle verifiche e delle interrogazioni del giorno dopo.
“Ho dovuto rinunciare a moltissimi tornei junior e futures a causa degli impegni scolastici perchè, essendo una scuola pubblica, non potevo fare molte assenze” – afferma Andrea – “ma non ho rimpianti, i miei genitori mi hanno insegnato che non ci sono scorciatoie nella vita e hanno sempre insistito sul fatto che i cicli una volta iniziati vanno conclusi fino alla fine, certo è stata dura ma non mi avrebbe dato la stessa soddisfazione concludere in maniera diversa. C’erano sere che studiavo anche fino alle 2-3 di notte, ma sono molto contento di essermi diplomato”.
Vavassori sta dimostrando, negli ultimi due anni, che i sacrifici pagano e sta recuperando velocemente il tempo “perso”, dedicando tutte le sue forze al fine di realizzare il sogno che ha sin da bambino: diventare un tennista professionista!
Ciao Andrea e grazie per la tua disponibilità, iniziamo con la classica domanda di rito: a che età hai iniziato a giocare a tennis e qual è il tuo staff attuale?
Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 4-5 anni. Mio padre, che come professione fa il maestro di tennis, mi ha trasmesso la passione per questo sport fin da quando ero piccolo; è sempre stato il mio coach ed è la persona che mi dà più stabilità sia dentro che fuori dal campo, fortunatamente abbiamo un bellissimo rapporto e questo ha sempre facilitato le cose, anche se non nego che a volte può essere complicato. Quando sono a casa, oltre a mio padre spesso mi segue anche Gabriele Dutto, maestro che fa parte dello staff da due anni. Per quanto riguarda la parte atletica mi segue da quattro anni Massimo Libardoni, abbiamo iniziato a lavorare insieme quando mi sono trasferito a Pinerolo e mi sono trovato fin da subito molto bene. Paolo Moro è il responsabile della mia attrezzatura e gli sono grato per l’impegno che dedica ogni giorno. I gioiellini che ho adesso me li ha fatti lui su misura e ho notato subito la differenza, uso una Babolat pure drive. Nell’ultimo mese è entrato a far parte del team anche una persona speciale come Gianfranco Santiglia, amico di lunga data di mio padre e molto competente su tutto ciò che riguarda il migliorare l’aspetto mentale in una prestazione sportiva e mi sta aiutando molto. Questo lavoro secondo me sarà molto importante. Dall’inizio dell’anno sono entrato a far parte del gruppo over 18 della federazione e per tre settimane sono andato ad allenarmi a Tirrenia. Mi è servito molto, ho lavorato tanto sul rovescio, colpo con cui facevo più fatica a tenere un certo livello e sinceramente già dalla trasferta successiva in Inghilterra l’ho sentito diverso e poi abbiamo fatto molti esercizi sul cercare di verticalizzare il gioco il più possibile che in questo momento per me sono fondamentali. Devo ammettere che il centro è perfetto per potersi allenare e misurarsi ogni giorno con i migliori giovani di tutta Italia è un aspetto molto positivo. Mi sono trovato molto bene con Umberto Rianna e sono contento di aver iniziato questa collaborazione. Per concludere ringrazio la Mizuno per aver puntato su di me e sono contento di entrare a far parte del loro team dal prossimo mese.
Il 2015 è stato l’anno della svolta della tua carriera. Ci sono dei motivi particolari o è stata soltanto una conseguenza del lavoro fatto?
Con mio padre, prima dell’inizio della stagione, avevamo deciso di fare una preparazione invernale piuttosto lunga visto che per la prima volta, dopo la fine del liceo, avrei potuto iniziare ad allenarmi con continuità mattino e pomeriggio, scelta che di sicuro ha premiato e ha alzato notevolmente il mio livello tennistico. A marzo sono andato in Turchia a giocare i primi due tornei della stagione, dove sono riuscito a superare le qualificazioni a 128 e prendere il mio primo punto vincendo per 7-6 al terzo con Bastian Trinker, in quel momento n°346 atp. E’ stato un grande inizio di stagione che mi ha fatto prendere subito fiducia. La cosa più importante comunque è stata quella di giocare tante partite di livello.
Descrivici il tuo modo di giocare e quale superficie prediligi. Ti ispiri a qualche giocatore in particolare?
Se dovessi usare un termine specifico mi definirei un aggressivo da fondo tendente al tutto campo. I colpi su cui baso il mio gioco sono senza dubbio il servizio e il diritto. Gioco il rovescio a una mano che spesso vario con il back. Cerco sempre di prendere in mano lo scambio e, appena riesco a costruirmi le occasioni, di andare a chiudere il punto a rete. Mi piacciono molto sia Roger Federer che Stan Wawrinka: il primo per la classe, il secondo per la potenza che riesce ad esprimere ad ogni colpo. Ultimamente mi ispiro anche a Feliciano Lopez per l’estro e il tennis a rete, uno degli ultimi giocatori serve and volley.
Lontano dai campi da tennis, quali sono le tue passioni?
Mi piace molto uscire con gli amici e ogni tanto, lontano dai tornei, andare in discoteca. Adoro andare al cinema e quando sono a casa guardare serie TV, mentre in giro per tornei porto sempre un libro da leggere e cuffiette per la musica e il mio gruppo preferito sono i Coldplay.
Un tuo pensiero su due temi scottanti nel mondo del tennis: scommesse e doping.
Le scommesse e il doping sono senza dubbio una piaga del nostro sport. Mi ha impressionato molto la dichiarazione e tutto quello che si è susseguito sul caso Sharapova. Sinceramente non avrei mai sospettato che proprio lei prendesse sostanze illecite e questo mi ha fatto riflettere su quanti altri tennisti e sportivi in generale ne facciano uso. Quello che è certo è che la ricerca sul doping per trovare nuovi farmaci più “performanti” spesso è più avanti rispetto a quella che combatte il fenomeno, per questo motivo resta da chiedersi quale sia il numero di sportivi che sfugge alle maglie dei controlli. Nell’ultimo periodo si è addirittura parlato di doping genetico, spero davvero che non si arrivi a tanto. Anche le scommesse sono un fenomeno molto diffuso ed è importante che se ne parli e non contamini le nuove generazioni.
Quanto è dispendiosa la vita di un tennista a livello fisico, mentale ed economico?
Devo dire che la vita del tennista ha molti lati positiva ma sicuramente è parecchio dispendiosa. La cosa più importante è che ti deve piacere viaggiare e spesso stare in solitudine. Spesso stiamo fuori di casa per lunghi periodi e cambiamo posti di settimana in settimana, a meno che non si scelga di andare a giocare tornei nei resort. Questo alla lunga è molto dispendioso sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Girando da solo poi è tutto un po più difficile perché spesso devi far affidamento solo su te stesso e oltre che a giocare ti devi preoccupare di molte altre cose come viaggi, hotel e ristoranti, il tutto cercando di contenere le spese il più possibile. L’aspetto più snervante, infatti, è senza dubbio quello economico. Al nostro livello è veramente difficile far fronte a tutte le spese, visto che il costo dei voli è molto alto e i prize money dei tornei futures troppo bassi ed è molto difficile potersi autofinanziare. Fortunatamente riesco a bilanciare un po’ le spese grazie agli introiti della serie A2 e a qualche Open che gioco sporadicamente, ma devo ancora ricorrere all’aiuto dei miei genitori che ringrazio infinitamente per tutto quello che fanno per me.
Quali sono i tuoi obiettivi per il resto del 2016 in termini di classifica e programmazione?
Non mi piace darmi obiettivi in termini di classifica perché generano spesso ansie che sono difficili poi da controllare. L’obiettivo principale è sicuramente quello di alzare il mio livello di gioco, la finale in Egitto mi ha dato una bella iniezione di fiducia. Adesso, per due mesi, sarò impegnato con la serie A2 e molto probabilmente farò avanti e indietro dalla Sardegna, dove giocherò il futures di S. Margherita di Pula. Dopo questi due mesi non mi dispiacerebbe provare a giocare qualche qualificazione nei challenger.
Bravo Andrea e in bocca al lupo per la tua carriera tennistica.
Antonio Galizia
TAG: Andrea Vavassori, Italiani, Vavassori
193 cm
Grande Andrea hai l’umiltà e la testa sulle spalle a differenza di tanti altri tuoi coetanei
Grande Andrea hai l’umiltà e la testa sulle spalle a differenza di tanti altri tuoi coetanei
Sembra un ragazzo “a posto” e con la testa sulle spalle.
Sembra avere anche un fisico da tennista.
Quanto è alto?
@ Shuzo (#1570666)
@ drummer (#1570677)
Grazie ! 😉
mi associo, bravo!
Assolutamente!!!!
Bella intervista. Ragazzo con la testa sulle spalle. In bocca al Lupo 😉