La difesa di Laura Arruabarrena: “Prima di manomettere una partita, romperei una racchetta in mille pezzi”
Lo scorso giovedì, Laura Arruabarrena ha assicurato di non avere “niente da nascondere” perché non ha mai venduto un incontro di tennis nella sua carriera.
“Prima di manomettere una partita, romperei una racchetta in mille pezzi con le mie mani. Non sono una ‘venduta’. Non ho mai venduto un match in vita mia. Sono qui, pronta perché indaghino da cima a fondo, se necessario. Non ho niente da nascondere”
“E poi mi sono resa conta di essere comparsa sul New York Times che la storia aveva fatto il giro del mondo, assieme alla mia immagine ed al mio nome.
Ero consapevole, come ci avevano detto due giornalisti del quotidiano in sala stampa, che il nostro match aveva generato una flusso notevole di denaro a favore dei nostri avversari. Ma noi che colpa ne abbiamo?… Abbiamo perso perché loro sono stati più bravi, molto più bravi di noi” – ha dichiarato la giocatrice nativa di Guipúzcoa (Spagna) a TennisTopic.
Edoardo Gamacchio
TAG: Laura Arruabarrena, Scandalo Scommesse
6 commenti
Quoto in pieno!!
secondo me invece bisogna fare come con il passaporto biologico: non serve trovare la sostanza dopante per fermare un atleta, basta verificarne l’anomalia fisica.
lo stesso principio va adottato per le scommesse: flussi fuori da ogni logica devono essere considerati prove schiaccianti e sufficienti per denunciare il fatto.
SACROSANTO
ribadisco un concetto già da me espresso all’inizio di AO: chi scrive queste cose, se è un giornalista serio, ci metta faccia e firma accanto a nomi e fatti. Il torbido, il chiacchiericcio, il mi hanno detto o peggio i si dice vanno bene solo per i mentecatti.
Post esemplare, sia per forma che per contenuti.
97 minuti di applausi! Finalmente un po’ di respiro. Sottoscrivo su tutta la linea
Premesso che io la mano sul fuoco non ce la metterei per nessuno, credo che a questo punto si debba necessariamente invocare un principio elementare di civiltà giuridica: chi parla deve avere le prove, altrimenti se ne stia zitto.
Siamo su una china pericolosa: questo stillicidio di nomi senza riscontri, oltreché essere immorale, rischia di gettare fango su persone innocenti. E alcuni di questi potrebbero anche non risollevarsi più; perché una volta che hai sbattuto il mostro in prima pagina, il mostro eventualmente “assolto” farà comunque una grande fatica a “riabilitarsi” agli occhi del pubblico. Rimarrà sempre la patina del dubbio: per affrancarsi completamente occorre una forte personalità, e non tutti ce l’hanno.
Credevo che il giustizialismo fosse una prerogativa tutta italiana ma, evidentemente, mi sbagliavo: certi atteggiamenti pruriginosi sono diffusi anche all’estero. E, in questo caso, penso proprio che non si possa affermare “mal comune, mezzo gaudio”. E’ uno scadimento culturale che chi ha a cuore lo stato di diritto dovrebbe in tutti i modi cercare di contrastare.