Open Court: Bolelli, sarà l’anno dello “scatto”? (di Marco Mazzoni)
Buon 2016 tennistico a tutti! Dopo qualche settimana di riposo e “salutare astinenza”, il tour è ripartito con diversi eventi tra Asia ed Australia. I big scaldano i motori in vista degli Australian Open, i giovani cercano di strappare primi punti pesanti; altri non hanno alcuna voglia di farsi da parte anche se l’anagrafe inizia a segnare numeri “importanti”. Qualcuno è già ai box infortunato, come Kokkinakis, appena operato alla spalla e costretto a saltare la stagione down under (ed era uno dei più attesi dal pubblico aussie); idem Gasquet con la schiena KO dopo aver preso parte alla discutibile IPTL. Assai curiosa la situazione di martedì scorso sul WTA tour, con tutte le top players ritirate di colpo, alcune senza nemmeno giocare, a seminare tempesta in un ambiente già di suo molto effervescente… C’è voglia di tennis e di competizione vera, tra alte aspettative e speranze di un 2016 più movimentato e sorprendente, magari ancora a forti tinte azzurre dopo le magie di Flavia & Roberta.
Per questo primo approfondimento stagionale faccio un piccolo passo indietro al periodo natalizio, quando sui social molti giocatori si sono divertiti a postare video e foto dei loro allenamenti, alcuni divertenti o bizzarri. Tra questi Djokovic, che ha condiviso molti scatti tra momenti di intimità familiare, incredibili sessioni di stretching (davvero impressionanti!!!) e serie di colpi sotto il tiepido sole di Monte Carlo insieme ad altri Pro. A pochi metri dai campi monegaschi, anche Simone Bolelli era impegnato in dure sessioni di allenamento, inclusa una molto curiosa sulla spiaggia. Il “Bole”, a pochi metri dalla riva, scattava tra i birilli allenando il primo passo fino all’esecuzione (senza racchetta) di uno dei fondamentali; quindi scatto indietro e ripartenza repentina verso un’altra direttrice. Un lavoro apparentemente semplice, di base, ma è proprio la semplicità che porta i risultati migliori, il non trascurare niente focalizzandosi sui particolari. Questo piccolo video di Simone mi ha colpito. Non per il luogo particolare del suo allenamento, il bel contesto monegasco, o per l’esercizio in sé, discretamente semplice. In quella manciata di secondi, ripresi probabilmente da un telefonino, ho intravisto un’intensità, una dedizione ed un’attenzione ai movimenti, ai passi ed alle sequenze davvero notevole. Forse molti penseranno “beh, che ci sarà mai di speciale in un allenamento di base come quello…”. Forse niente. O forse no… Guardandolo più volte, con attenzione, si nota come il “Bole” sia estremamente attento, preciso. Intenso. E’ solo una mini-sessione, che chissà quante volte avrà ripetuto insieme ad altri esercizi sotto gli occhi attenti di Stefano Baraldo, allenatore inserito nel suo team da qualche mese. Per chi non lo conosce, Stefano è un coach e trainer molto stimato, che ha lavorato con moltissimi tennisti italiani e non ottenendo eccellenti risultati. Con tutti. Per non andare troppo indietro nel tempo, ha portato Zarina Diyas dall’anonimato a ridosso delle migliori, con un salto di prestazione qualitativo e quantitativo mostruoso, e che si porterà con sé per tutto il resto della carriera.
Conosco Stefano, i suoi metodi, quanto sia stimato nell’ambiente e quanto sia pronto a mettersi in gioco introducendo negli allenamenti dei suoi assistiti tante piccole novità, in continua evoluzione, per elevare il livello di prestazione senza stravolgimenti, costruendo mattoncino dopo mattoncino delle basi nuove e solidissime. Basi grazie a cui spiccare il volo. E’ una persona schietta, che ha girato moltissimo e che sa osservare, apprendere e mettere in pratica, adattandosi alle situazioni ed adattando le situazioni. Un coach che riesce ad abbinare e rendere sinergico il lavoro atletico con quello tecnico in campo, perché solo quando le due fasi vanno a braccetto è possibile attivare un circolo virtuoso di crescita. Quando l’estate scorsa fu ufficializzata la collaborazione tra Bolelli e Baraldo, la notizia mi stuzzicò terribilmente. Non immaginavo un profilo professionale (ed umano) migliore di Baraldo per affiancare Simone e spronarlo a spingere a tutta per superarsi, perché le qualità in cui Stefano ha dimostrato di eccellere facendo crescere i suoi assistiti sono proprio quelle in Simone ha assoluta necessità di migliorare. Tanto lavoro atletico di qualità abbinato alla parte tecnica, in modo da rendere ancor più fluido, continuo e resistente il tennis potente ed offensivo del bolognese. Per questo spero che se Simone sarà assistito da buona salute atletica (nel 2015 finalmente ha potuto vivere una stagione senza grossi intoppi) e se i due avranno un tempo abbastanza lungo per lavorare insieme e dare continuità al progetto, potrebbero arrivare risultati molto interessanti.
Sul piano squisitamente tecnico Bolelli non ha molto da imparare, è uno dei tennisti più completi e “belli” da vedere dell’intero circuito. Certo, si può affinare, migliorare ed esaltare ancora ogni fase di gioco; soprattutto la risposta, la palla interlocutoria difensiva ed il back di contenimento. Deve diventare più flessibile, migliorare le fasi in cui da attacco viene messo in difesa Ma l’aspetto su cui il bolognese deve assolutamente crescere è quello dell’intensità e della continuità dell’intensità, nella capacità di elevare la spinta nei momenti decisivi (prendendosi rischi calcolati) e nel tenere quei ritmi ed il massimo rendimento più a lungo. Questo sarà possibile abbinando una crescita tecnica ad una crescita fisica e mentale. Dovrà migliorare ulteriormente la velocità generale e la reattività del primo passo sulla palla; continuare a crescere alla risposta (dove già ha fatto un salto di qualità notevole), trovare ancor più continuità con la prima di servizio per strappare punti “gratis” nei momenti top, e soprattutto sostenere una posizione in campo mediamente più aggressiva. Un progetto mica facile… ma necessario per sfondare il muro dei top50, e poi quello dei top40 inseguendo un nuovo best ranking, e vincere finalmente uno (o più!) tornei ATP.
L’ultimo punto trattato, la posizione in campo, è davvero fondamentale nel tennis di oggi, sempre più veloce ed intenso, ed è proprio uno dei focus di Stefano Baraldo. Sull’importanza della posizione in campo e di come lavorare per migliorare quest’aspetto, ne ho parlato con lui recentemente. Vi riporto qua un breve estratto del suo pensiero: “Tutto parte dalla posizione in campo. È inutile perdere tempo allenando la velocità e la reattività quando poi il giocatore non ha un grande senso della posizione e gioca troppo arretrato. Per prima cosa si lavora sulla posizione, poi sul footwork, e quando c’è abbastanza ordine si cerca di velocizzare il tutto per farlo mantenere più a lungo possibile. Molte volte si rischia di far confusione nel tennis tra esercizi di reattività, rapidità, agilità, esplosività e velocità. Sono aspetti compatibili, ma diversi tra loro, che se miscelati bene aiuteranno a costruire un gioco sia più “consistente” che aggressivo. Ricapitolando, ecco come ritengo sia giusto approcciare il lavoro: fase 1: ordine/posizione; fase 2: footwork con e senza palla; fase 3: velocizzare; fase 4: resistenza specifica. A sostegno di questa metodologia, esistono vari macchinari di supporto, alcuni dei quali sviluppati anche in Italia, che sono eccezionali, molto utili più in fase di specializzazione giovanile che con gli atleti già formati. In generale penso che nel tennis dei prossimi anni saranno sempre più determinanti il ritmo e le accelerazioni, colpi al volo per chiudere e tanto servizio”.
Se portiamo questa visione al tennis di Bolelli, e se immaginiamo una sua crescita nella gestione della posizione in campo abbinata ad un miglioramento atletico in aspetti come reattività e velocità, personalmente immagino un grandissimo giocatore. Uno capace di aggredire la palla e scaricare drive veloci e precisi, spesso vincenti. Uno che può farti il punto da ogni posizione ed in ogni situazione. Su tutte le superfici. E’ un percorso di crescita ambizioso, per nulla scontato, che richiede molto in termini di impegno, tempo e fatica, il tutto con l’incertezza del risultato. Tuttavia solo con obiettivi così importanti e con la perseveranza nel perseguirli nel medio periodo è possibile raggiungerli.
Bolelli può diventare un tennista ancor più offensivo e soprattutto più tosto in difesa, con una costanza di rendimento superiore e meno pause. Non sarà mai un grande scattista, ma se riuscirà ad affinare le sue doti atletiche potrà anche evolvere verso un tennis ancor più completo, meno legato al picchiare la palla in modo offensivo facendo “a sportellate” a tutta velocità, ma inserire anche fasi di gioco più tattiche, con qualche momento di attesa seguito da cambi di ritmo micidiali. Avere più velocità, più fluidità e più resistenza potrebbe dargli molta fiducia, ed attivare una crescita in tutte le fasi di gioco, anche in quelle in cui oggi si sente meno sicuro.
Non c’è da aspettarsi alcuna rivoluzione, e nemmeno in tempi rapidi. Sono certo che il lavoro impostato da Baraldo con Bolelli è un percorso di medio-lungo periodo, con tante piccole cose che saranno cambiate per migliorare il suo rendimento senza alcun stravolgimento, per non fargli perdere sicurezze ma per dotarlo di nuove sicurezze. Il primo match a Doha non è andato bene, ma la stagione è appena iniziata. Cosa aspettarsi da Bolelli nel 2016? Spero una crescita, uno scatto importante nel gioco, nella fase atletica e nella sicurezza. Con una crescita del genere, migliorare il proprio best ranking e vincere il primo ATP sono obiettivi ambiziosi ma realistici. Il 2015 è stato un anno importante, con successi e continuità di lavoro senza intoppi. Adesso sta a lui scattare, spingere, crederci, provarci, con ancor più determinazione. Avanti tutta ed in bocca al lupo “Bole”.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: 2016, Baraldo, Italiani, Marco Mazzoni, Open Court, Simone Bolelli, Stefano Baraldo
Cioe, uno si guarda un video di un minuto da casa e pretende di giudicare una preparazione invernale. Di un giocatore che compirà 31 anni. Che non ha mai fatto un ottavo di finale in uno Slam. Prevedendo chissà quali meraviglie. Avete mai visto come si allena Murray? O Nishikori? Sapete quali carichi fa Raonic? Eddai, su. Questo è bar sport.
Veramente un bel articolo ma quante di queste cose scritte sono vere ?? Nel senso sai su cosa ha lavorato effettivamente Bolelli in questa preparazione invernale ?? Sotto la guida di quale coach ?? Io penso che si distrae solo dal analizzare il vero problema di Bolelli che non è il primo passo il secondo la difesa o L attacco ma semplicemente lui stesso. Speriamo nei miracoli di Baraldo unica certezza in tanta confusione!
no
Ma quando mai…
@ Marco (#1503401)
Se e’ per questo , anche Gaudenzi e Sanguinetti e Furlan hanno ottenuto risultati migliori in singolare , forse in doppio la vittoria all’ AO di Simone vale di piu’.
Lo dico da tifoso di Bolelli. Chi ripone speranze nel salto rischia di rimanere deluso e tirare giù tutti i santi dal paradiso ad ogni occasione buttata… vi ho avvisati!! 🙄
Mi permetto di osservare che come braccio, pure meglio di Bolelli c’era Camporese.Il quale ad onta di un fisico anche meno atletico, ha infatti ottenuto risultati migliori e che credo ormai Bolelli non eguaglira’ piu’.
ne aveva 33, comunque sono d’accordo con te
Complimenti per l’analisi di Mazzoni: Fotografa la realtà del binomio Simone e Stefano che hanno posto delle basi solide per un ottima stagione ATP! A chi vede il bicchiere mezzo vuoto,ricordo che Flavia ha vinto gli US OPEN a 34anni e che i primi 30 top hanno mediamente trent’anni, chi più chi meno!
Mazzoni è un ottimo giornalista, ma troppo amico di Bolelli!
Mi spiace leggere questa negatività su Bolelli. Vorrei ricordare che ormai a 31 non si è per niente vecchi e che lui in carriera ha perso molte stagioni tra infortuni e problemi vari. Come ben dice l’articolo (molto dettagliato) se la salute lo aiuterà dopo un anno di buoni risultati potrebbe vivere un momento d’oro e vincere un torneo
NO.
Ma nessuno ha scritto che batterà Djokovic e Murray e conquisterà Wimbledon! Nell’articolo si parla di una vittoria ATP e di un best ranking. Mi sembrano obiettivi realizzabili, anche se non facili da raggiungere.
Sì, lo farà lo scatto quest’anno, ma all’indietro. Felicissimo di essere smentito.
A parte che personalmente fatico a pensare che un video d’una manciata di secondi basti a scatenare tutte queste riflessioni e deduzioni, mi sembra che parola più parola meno questi siano gli stessi ragionamenti che si facevano su Bolelli (singolarista, il doppio è un’altra storia) un anno fa. E non mi pare che il 2015 abbia a tal riguardo dato grandi frutti. Il timore, quindi, è che il famoso attimo fuggente, nella carriera di Bolelli, sia già passato e non torni più.
Caro Mazzoni, sono da sempre un grande estimatore di Bolelli, tennista, come hai scritto tu oggi, “bello” da vedere e dalle enormi potenzialità, purtroppo in gran parte (ancora) inespresse. Ho 48 anni, pratico e guardo il tennis da più di 35 e, quindi, ho fatto in tempo a vedere in azione Adriano Panatta: dopo di lui, l’unico giocatore italiano dotato di “braccio” e talento avvicinabili al mitico Adriano a mio avviso è stato proprio il tennista di Budrio. Di qui il rimpianto mio e, credo, di tanti altri appassionati di tennis, per una carriera che non è (ancora…?) decollata: il tuo articolo odierno mi ha ridato fiducia, dopo la sconfitta di inizio anno a Doha, se non altro perché ho appreso, a dispetto di alcuni commenti ironici su queste frequenze, che nella pausa Natalizia Simone non era in quel di Bologna a fare scorpacciate di tortellini…, ma svolgeva i severi allenamenti che hai descritto. Io ci credo ancora: perciò, forza Bole!!
Non dimenticando il doppio in quel caso può fare il nestor…..:))))
Sono d accordo…..
Al limite può ritoccare il best ranking con qualke sorteggio fortunato,nulla più…
Cmq può tra un 2 3 anni puo tentare di fare il lorenzi (challenger a go go)e restare nei 100 fino ai 35 ANNI,se ne avrà voglia
articolo molto centrato. Io credo che Simone abbia ancora, infortuni permettendo, qualche anno buono per centrare il proprio best ranking: vederlo a ridosso o dentto i top30 sarebbe un ottimo risultato, magari finalmente con una vittoria nel circuito maggiore. Inciderà molto la forma fisica, per non vederlo più in versione “gatto di marmo”. Sul piano della reattività e del movimento in campo, non credo che ci sia più la possibilità di vederlo migliorare, avrebbe dovuto pensarci prima.
Mi fa ridere “…è un percorso di medio-lungo periodo”. Per un tennista che va verso i 31 anni non ha senso. Se ne avesse 25 lo capirei. Questo tipo di allenamento si fa ad inizio carriera, quando si passa da juniores a pro. Fatto adesso trova il tempo che trova
@ superpeppe (#1503106)
Esatto, cambio molto poco. Poi perde sistematicamente le partite che può vincere e che lo porterebbero in quarti e semifinal, non ultima quella contro il modesto Gabashvili (non scriviamo ora che è un campione, restiamo seri).
La sciagura vera di Bolelli è quella di aver ricevuto l’etichetta di “potenziale top10”, che magari ha col servizio e il dritto, talvolta col rovescio, ma non ha nè fisicamente (lento nei movimenti laterali in particolare, Baraldo permettendo) nè mentalmente.
In realtà ne ha battuti 2. Cambia poco però
Zedarioz…..analisi perfetta
Sono tifoso del Milan ed è come sperare che vincendo a Roma ci sarà la svolta. Il Milan, come ha detto Bonaventura, vale i punti che ha. Dopo 18 giornate i valori sono quelli. Bolelli ha 30 anni suonati, il suo valore è quello, ipotizzare che quest’anno faccia vedere quello che non ha fatto vedere mai in carriera mi sembra fare un articolo sul mondo dei sogni. Come ipotizzare Fognini centrato, determinato, senza cali di tensione e che diventi top 10 stabilmente. Sogni. Scusate il paragone calcistico.
Per me Bolelli è questo, niente di più, niente di meno.
Il fatto che in 10 anni di carriera abbia battuto solo 1 top10 significa che il suo valore è più vicino ai giocatori 50/100 che alla prima metà di classifica.
@ Marco (#1503075)
si,scatto anzianita’ogni 2 anni ne prendi uno in azienda
Articolo ben scritto e di buon auspicio, anche se purtroppo sono tra quelli che credono che Bolelli il meglio lo abbia già dato da anni.
l’anno dello scatto?
Bolelli scattante?
No. si manterra’ li’ dove si trova. nient’altro.
Mah…se e’ vero che da un match (per altro nn visto) a inizio anno e’ difficile avanzare ipotesi o altro e’ anche vero che certamente ha iniziato da dove aveva lasciato. Ovvero un livello nn suo visto che potrebbe giocare meglio e togliersi maggiori soddisfazioni, ma da sempre l’idea di accontentarsi troppo del livello raggiunto. Vedremo in seguito. Molti si prodigano in valutazioni tipo “avrebbe il tennis da top10” e via dicendo. Secondo me vale almeno i top40
Bell’articolo!
È bello che qualcuno ci creda ancora ma… ehm no, non aspettiamoci nulla di diverso dalle passate stagioni
Purtroppo passiamo dall incosciente Giorgi,ai “cuor di leone”…..
Si Bell articolo,ma il problema principale e’ke nei punti decisivi spesso crolla!a 30 ormai il livello e’ quello,secondo me bisognerebbe lavorare sull emotività del Bolelli (x non parlare di fogna e seppi)