Quel giorno a Todi, in ricordo di Federico Luzzi (di Marco Mazzoni)
Riproponiamo l’articolo scritto lo scorso anno dal nostro Marco Mazzoni per ricordare l’amico Federico Luzzi, scomparso esattamente otto anni fa.
Il calendario dice 16 settembre 2008. Ricordo perfettamente quel martedì. Cielo terso, leggero vento settembrino, temperatura perfetta. Una luce clamorosa rende il paesaggio ancor più spettacolare, da cartolina, tanto che scorrere dolcemente nel cuore della nostra Italia più bella (da Firenze a Todi, passando per Perugia) è un vero piacere. Ancor più se l’input al viaggio è l’amatissimo tennis. La giornata è una di quelle che aspetti tutto l’anno, così bella da maledire di non aver portato la macchina fotografica “buona” per accostare l’auto e scattare meraviglie, ricordi da custodire gelosamente. “Infatti…” annuisce il mio fido compagno di viaggio in tante esperienze sportive.
Prima fermata a Corciano, nei pressi di Perugia, per i 50 anni di Ellesse, brand storico e icona del Made in Italy, quello buono. Cerimonia toccante, visita al museo dei cimeli sportivi, pranzo (ottimo) in mezzo a tanti personaggi del mondo della racchetta, incluso un irresistibile Ion Tiriac in grande spolvero con i suoi aneddoti unici. Però l’orologio segna già le 14.30, e nella vicina Todi c’è un altro evento che ci ha spinto in Umbria: il torneo Challenger. Oltre al buonissimo campo di partecipazione, con vari giovani da osservare (tra cui Matteo Trevisan), il programma è arricchito dal ritorno in campo di Federico Luzzi dopo un periodo di stop.
Arriviamo al club insieme al mitico Rino, anche lui presente a Corciano. Chiediamo poche info agli addetti, un paio di programmi e via in campo. Ramirez Hidalgo mulina con totale sicurezza i suoi colpi, passiamo oltre. Saluto l’amico Claudio Grassi, vedo Di Mauro che parlotta fitto fitto con Rizzo, meglio non disturbare. Sul campo adiacente scorgo Luzzi che attende in risposta, siamo a metà del primo set. Al servizio lo spagnolo Menendez Maceiras, che prova da sinistra un kick vigoroso. Fede si avventa su quella palla spavaldo, avanzando oltre un metro in campo con il massimo dell’anticipo. Boom! Impatto secco, a tutta velocità, e palla che taglia il campo cross, quasi imprendibile. Questo è Luzzi. E’ velocità, adrenalina, rischio. Spettacolo. L’aretino sembra elettrico, carico come mai. Guarda dietro, verso di noi. L’intensità del suo sguardo vale più di mille parole. E’ l’immagine della voglia di giocare, di riprendersi tutto, di divertirsi e divertire. Il suo servizio non va ancora al meglio, qualche colpo scappa lungo, ma c’è un abisso di talento e di manualità tra i due. Prova di tutto Fede, e molto gli riesce. Le sue corde alternano frustate a tutta velocità a tocchi improvvisi che fanno sobbalzare i presenti, compiaciuti dai suoi ricami, dalla fantasia e facilità del suo tennis. Arriva una “smorza” delle sue, giocata con una velocità di esecuzione ed eleganza superiori. L’altro neanche ci prova ad andarci, sa che non ci riuscirebbe mai, ed è giusto così. La partita fila via bene, le sensazioni crescono, ed anche l’intensità del suo tennis. E’ evidente che la condizione non sia ancora al meglio, ma le sue doti tecniche non l’hanno affatto abbandonato, ed è pure abbastanza veloce, scattante, reattivo. Corre leggero, ringhia e diverte. Chiude lasciando solo cinque giochi all’iberico, ma lasciando in tutti i presenti la sensazione che questo “talentaccio” toscano abbia ancora qualcosa di importante da dire e da dare su di un campo da tennis. Esce dal campo con un sorrisone compiaciuto dopo la bella vittoria, felice di esser tornato in campo e di essersi divertito. Saluta tutti, stinge mani, non si nega a nessuno perché lui ama la compagnia. Ama assaporare la vita. Passa anche vicino a noi, un cenno di saluto e via in doccia. Riappare dopo poco, vestiti casual, occhiali da sole d’ordinanza e borsone in mano. Abbraccia la compagna e volano via insieme, a bordo della sua auto cabrio. E’ l’immagine della salute, di un giovane uomo di nuovo felice.
Quel 16 settembre è stata l’ultima volta che l’ho visto. Assurdo quel che è capitato un mese dopo. Assurdo che ad un ragazzo così pieno di vita la vita sia stata strappata via, lasciando in tutti coloro che gli volevano bene un vuoto che non si può colmare, una ferita che non si potrà mai rimarginare. Sono passati 7 anni, ma il freddo della cattedrale di Arezzo strapiena per l’ultimo saluto mi provoca ancora i brividi. Il cielo piangeva, all’interno un silenzio assordante fatto di centinaia di grida soffocate dal dolore, dal non accettare quel film che stava andando in scena. Non dimenticherò il dolore scolpito nei volti di Flavia, Potito e tutti gli altri. Non posso dimenticare la lacrima che scorreva sul volto di un coach conosciuto da tutti come “sergente di ferro”. Non posso dimenticare i tanti ricordi personali di Luzzi in campo, tra vittorie e sconfitte, esplosioni di rabbia e lampi di genio. Uno come Luzzi non lo puoi dimenticare.
Ciao Fede.
Marco Mazzoni
@marcomazz
(Sostenete la Fondazione FedeLux, che in ricordo di Federico raccoglie fondi per la lotta contro il male che ce l’ha portato via).
TAG: Federico Luzzi, Italiani, Luzzi, Marco Mazzoni, storie di tennis
L’unica volta che lo vidi dal vivo fu alle qualificazioni del challenger a Milano, che allora si giocavano allo Sporting Milano 3. Perse con due tiebreak col numero uno del tabellone, Marc Kevin Goellner, a cui entrava sempre la prima di servizio. Aveva, credo, 14 anni. Avete fatto bene a ricordarlo.
Era un bellissimo ragazzo, caspita
rip
Non l’ho mai visto giocare, purtroppo e purtroppo c’è sempre il destino maligno che toglie a chi non deve…Con questo articolo, davvero toccante, Mazzoni si dimostra ancora una volta una grandissimo scrittore, che con poche parole ti lascia un segno indelebile di ciò che scrive e questo qualità di pochi! Chapeau
RIP
@ Samuel (#1720613)
No era un incontro di serie A
rip
Ma è vero che ha giocato un challenger fino a due giorni prima della Morte?
Anche lui in orbita castellani, ci ho palleggiato quando si era piccoli, ragazzo simpatico e al tempo della prima adolescenza grandissima promessa (come quinzi). RIP
bellissimo.
Bellissimo ricordo per questo bellissimo ragazzo.
Da buddista praticante sono convinto che questo ragazzo rinascerà con un karma che lo condurrà sicuramente al successo.
Nella sua vita ha lottato prendendosi la responsabilità dei suoi errori e con stoicismo ha imparato a dare il massimo per elevarsi e non restare nella mediocrità. Chissà se come Vanni e Lorenzi, passati i 30 anni, non sarebbe riuscito a tornare tra i top 100?
Non lo sapremo mai. Posso solo fantasticare che in tal caso avrebbe sicuramente dovuto posticipare la carriera d’attore che lo aveva già prenotato una volta appesa la racchetta al chiodo!
TANTI AUGURI, FEDERICO!!!!!
Sia in pace in un mondo migliore
grazie
Bellissimo ricordo…
Straordinario e commovente ricordo di un grande ragazzo
Marco, sei un grande.
La bellezza salvera’ il mondo… e lui ne era un fiero rappresentante. Ciao Fede
Commovente davvero.