Open Court: Dimitrov, Stoccolma e “l’ultima chiamata” (di Marco Mazzoni)
Stoccolma, una delle capitali europee più ricche di fascino, vivace e molto interessante per chi ama design e dinamiche sociali, novità gastronomiche e tecnologia. Un nome significativo anche per chi ama il tennis, visto che rievoca l’impressionante epopea vikinga dall’era Borghiana fino ai primi anni del nuovo secolo. Per chi non ha vissuto quel periodo, una manciata di numeri spiegano il dominio svedese negli ’80s: in alcune settimane tra 1984 e 1988 si contavano 5 svedesi tra i primi 10 della classifica, 10 dei primi 20 e almeno 20 dei primi cento; nel 1988 la Svezia realizzò un clamoroso “Grande Slam” con le vittorie di Wilander ed Edberg nei 4 Majors. A questi ne potremmo aggiungere molti altri, altrettanto significativi. A Stoccolma si è disputato per anni uno dei tornei indoor più spettacolari nella bellissima Globe Arena. Ricordo partite memorabili tra Becker (…che spesso beffava in trasferta i beniamini locali!), Edberg, Lendl, Wilander e tanti altri, match clamorosi per bellezza stilistica, agonismo ed intensità. Bei tempi. Da una decina d’anni lo scenario è molto cambiato. Dopo quei fasti il tennis in Svezia ha vissuto un periodo di vera crisi, tecnica e commerciale, tanto che il Masters1000 non si disputa più da tempo ed a Stoccolma è rimasto un più modesto ATP 250, con pochi campioni al via. Quest’anno sarà un torneo importante per Grigor Dimitrov, chiamato a difendere la finale 2014 e soprattutto cercare di dare un senso ad una stagione per lui disastrosa. Solo un paio di quarti di finale in Masters1000 e due semifinali in 250. Pochissimo negli Slam, praticamente nessuna vittoria contro i big (eccetto un paio vs. Wawrinka). Una miseria di risultati che l’ha relegato ben fuori dalla top20, dopo un 2014 che l’aveva visto disputare la prima semifinale Slam a Wimbledon ed entrare nella top10.
Stoccolma per Grigor pare la città del destino. Una vera “sliding door” che per lui si è aperta con grandi prospettive (e speranze) per poi chiudersi verso una strada buia e pericolosa. Nella capitale svedese Dimitrov alcuni anni fa aveva cercato di dare una svolta alla sua carriera entrando nella neonata GTGT Academy del trio Norman Tillstrom Kulti. Un progetto ambizioso, molto attento alla persona oltre che al giocatore, basato sull’esperienza di questi ex giocatori e fondato su metodi di allenamento nuovi ed interessanti. Dimitrov veniva da anni burrascosi, con molti cambi di coach e scarsi risultati nonostante un talento evidente. A Stoccolma ebbe la forza di rimettersi in gioco, ripartendo per molte cose letteralmente da zero. Il suo tennis era fluido, intrigante, ricco di qualità; ma anche pieno di difetti fisici, tecnici e tattici. Mancava di struttura, di solidità, di una base su cui aggrapparsi nei momenti difficili, quelli di tensione o quando era messo sotto da un rivale più forte. Riusciva in giocate splendide quanto estemporanee, ma non a tenere alto il livello abbastanza a lungo per esser competitivo nei grandi tornei. Un percorso complesso lo aspettava, fatto di uno stravolgimento totale da svolgersi a piccole dosi, da affinare in allenamento e provare in partita. Lo aspettava una crescita lenta, ma continua secondo il programma di lavoro della GTGT, che intanto iniziava a mietere successi con la clamorosa scalata di Wawrinka (i due Slam vinti oggi parlano da soli…). Dimitrov dopo qualche mese di lavoro era diventato “un tennista” nel senso pieno del termine, non solo “un talento”. Era migliorato nettamente nella gestione del gioco di gambe e degli appoggi, prima totalmente errato e disordinato; era migliorato nel rapporto rischio-rendimento dei suoi colpi; era migliorato nella fase di difesa e nella capacità di prendersi il rischio al momento opportuno. Era migliorato nei tempi di gioco, nel servizio. Tanto lavoro ancora l’aspettava con la GTGT, per crescere nella intensità, nella convinzione del proprio tennis; nel trovare una vera strada che lo portasse il più lontano possibile da quella scomodissima etichetta di Baby Federer che gli ha portato precoci denari ma anche un fardello così pesante da schiacciarlo. Il progetto del trio svedese era chiaro: trasformare Dimitrov in …Dimitrov! Non più un clone dell’immenso Roger, ma aiutarlo a far emergere la sua personalità ed il suo gioco. Il percorso era lungo, ma era ben avviato. Non avremo mai la riprova se avrebbe portato a successi importanti come è stato per Stan Wawrinka, perché il buon Grigor nell’autunno del 2013 ha mollato tutto, aprendo quella “sliding door” molto pericolosa che dopo 2 anni l’ha fatto sprofondare nella mediocrità. Una decisione che mi lasciò molto perplesso ai tempi, che stigmatizzai anche con forza, come la maggior parte degli osservatori attenti. Purtroppo quella scelta fu davvero errata, perché non solo gli ha fatto perdere due anni fondamentali di carriera, ma perché ha interrotto un percorso virtuoso, insinuando nel suo tennis e nella sua testa dubbi e debolezze, che potrà scacciare solo con enorme fatica e tempi incerti.
Difficile ed oggi forse inutile ricostruire il perché di quella decisione. Non avendo parlato con lui (non ha mai approfondito con la stampa quei tempi), si può solo tentare di ricostruire, lanciando qualche ipotesi. C’è chi parlò della volontà di esser il primo attore e non “uno del team” dietro a Stan; chi disse che Grigor volesse a tutti i costi far base negli USA per via della super-fidanzata Sharapova (col sennò di poi…); c’è chi afferma che Dimitrov non condividesse alcune linee guida dei metodi svedesi. Non lo sapremo mai. Sappiamo che scelse forse uno dei coach più deboli su piazza: Rasheed. Niente contro l’australiano, persona sicuramente perbene; ma più che un coach Rasheed è soprattutto un preparatore, ed il campo ha confermato che non era la persona adatta a gestire un percorso di crescita ambizioso e complicato come quello necessario a Dimitrov. Poteva essere molto interessante servirsi di un Rasheed per rafforzare la base atletica, la forza, la resistenza nel tennis del bulgaro, fasi realmente carenti. Questo è stato anche realizzato, visto che nella prima parte del 2014 la sua fase difensiva è diventata realmente più consistente, come fu ad esempio ad Acapulco, e pure a Wimbledon, il suo climax finora. Tuttavia il rapporto con Rasheed ha portato Dimitrov a snaturare il suo talento, il suo istinto di creativo e di giocatore brillante, spostando l’asse e la filosofia del suo gioco verso una consistenza dal fondo che non è nel suo DNA. Trasformare Dimitrov in una sorta di Hewitt dei bei tempi era un piano scellerato, privo di fondamenta. Scontato che il piano crollasse, e crollo è stato. Incredibile come per settimane, mesi e tornei, Grigor abbia approcciato i match remando da fondo campo, giocando di fatto contro natura. Scarsa brillantezza, pochissima creatività per produrre un gioco monotematico di pressione, senza aver la fisicità e la cattiveria agonistica sufficiente a reggere questo tipo di tennis, molto efficace nei tempi attuali ma solo possedendone le qualità. Qualità in cui Dimitrov non potrà mai diventare dominante.
Dopo il disastroso Wimbledon 2015 e la valanga di critiche ricevute, Dimitrov ha deciso di tornare sui suoi passi, interrompendo il rapporto con Rasheed e prendendosi un minimo di tempo per trovare una nuova strada. E nel frattempo… la scelta (finalmente) più saggia: tornare provvisoriamente ad allenarsi alla GTGT a Stoccolma. Probabilmente perché era la scelta più comoda, ma forse anche per riassaporare quelle sensazioni totalmente smarrite. A fine settembre ha approfittato immediatamente della separazione tra Del Potro e Davin per ingaggiare il coach argentino, con cui ha iniziato l’ennesimo rapporto di collaborazione. Vedremo che cosa accadrà nel tennis di Dimitrov. A Stoccolma questa settimana, forse per le condizioni indoor dell’evento, si è tornati a vedere un tennis più offensivo, più pronto ad assecondare la sua velocità di esecuzione e fantasia. Si vedono ancora le scorie di due anni passati “a remare”, troppo ancorato alla riga di fondo, o addirittura ben dietro… Con la stagione agli sgoccioli, sarà difficile trovare importanti novità nel suo tennis. Sarà molto interessante osservarlo all’avvio del 2016 in Australia e quindi sul cemento USA in primavera, con diversi mesi della nuova rotta sulle spalle. Vedremo.
Proprio all’avvio del torneo svedese, forse grazie all’atmosfera di questa città per lui importante, ha parlato apertamente con la stampa, facendo per una volta una severa autocritica. Si è detto dispiaciuto per il suo 2015, in cui niente è girato bene. Ha sofferto di alcuni acciacchi fisici, ma si è preso la colpa per scelte errate, sul piano sportivo (Rasheed?) e non solo. Ha affermato di non aver lavorato al meglio, di aver intrapreso un percorso che non funzionava e di non aver avuto la forza per cambiare prima. Ha confermato come per un bel po’ di tempo la sua testa fosse focalizzata su faccende extra tennistiche, che l’hanno distratto e sopraffatto… Radio gossip nella prima parte di 2015 ha parlato di una proposta di matrimonio alla bella Maria, rifiutata, fino alla rottura estiva. Gossip, probabilmente spazzatura, ma è stato evidente che per mesi Grigor non fosse davvero focalizzato sul tennis. Un bravo coach serve anche a questo…
Che ne sarà adesso del suo futuro prossimo con Davin? L’argentino ha fama di persona schietta, di gran lavoratore, di uno capace di far ragionare le persone seguendo il vangelo del lavoro e della dedizione. Con DelPo (in bocca al lupo a Juan Martin!) ha ottenuto grandi risultati. Il lavoro col bulgaro sarà ben diverso, probabilmente più difficile perché la storia del suo assistito è davvero travagliata. Impossibile riavvolgere il nastro della sua carriera, serve umiltà per ripartire trovando pochi obiettivi chiari, su cui impostare la risalita, tecnica e mentale.
Personalmente credo che Dimitrov debba ripartire da una cosa forse scontata, ma basilare: il piacere di giocare. Nel periodo con Rasheed è stato evidente come Grigor fosse pochissime volte libero. Libero di esprimere il suo gioco, di creare tennis, di lasciar andare il braccio a trovare traiettorie insidiose. Tra uno schema troppo rigido e la tensione creata dall’insicurezza, per troppo tempo ha prodotto un gioco povero, estremamente povero per il suo talento tecnico. E’ sempre indispensabile dare una struttura ad un gioco; ma quando si ha di fronte un tennista creativo, non è mai una scelta vincente quella di piegare l’istinto ad un piano tattico troppo rigido. Davin e Dimitrov dovranno essere bravi e pazienti nel ritrovare sensazioni, quella facilità di gioco che può permettere al bulgaro di inventare un buon tennis. Senza esagerare, senza dimenticare che l’attacco si crea anche con la difesa. Dovrà anche ritrovare la massima efficacia nei colpi di inizio gioco, proprio uno degli aspetti che alla GTGT aveva iniziato a far girare, e che poi, come tutto il resto, si è perso per strada. Questi sono solo alcuni aspetti, staremo a vedere.
Molti appassionati hanno sperato di trovare in Dimitrov una sorta di continuità con Federer, forse una scappatoia per soffrire di meno il futuro ritiro di Roger. Questa speranza era vana fin dal principio, perché Dimitrov può assomigliare al gigante svizzero in alcune movenze, ma il loro talento è assai diverso. Inoltre il tempo corre. L’anno prossimo il bulgaro avrà 25 anni, il momento migliore nella carriera di un tennista. Dimitrov al contrario sta vivendo uno dei momenti peggiori. Il 2016 rischia di diventare l’ultima chiamata, pena perdere il treno. Da dietro i giovani spingono, pronti a spazzare via la generazione al momento incompiuta dei classe ’90-’93. Grigor sarà pronto a riprendersi un ruolo da protagonista? Chi ama il tennis classico e la varietà di gioco se lo augura, anche se la strada appare lunga e terribilmente accidentata.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: analisi tecnica, ATP Stoccolma, Dimitrov, Grigor Dimitrov, GTGT, Marco Mazzoni, Open Court
7 commenti
Bell’articolo del sempre ottimo Mazzoni, argomentato, circostanziato, con tanti esempi pratici “cretin proof”, si può anche non essere d’accordo ma occorrerebbe argomentare qualcosa in più che la “Balotelli way of life” o il suicidio tattico assistito, e mi pare che nell’articolo spunti ce ne siano.
Io, nella mia ignoranza, mi trovo d’accordo, ma non ho ancora letto Dagospia per farmi un’opinione corretta….
Troppi soldi dagli sponsors senza aver vinto mai qualcosa di veramente importante gli hanno dato alla testa!!
Recentemente ha detto che se non vincerà mai uno Slam non succederà niente di chè per lui perchè dice che lui ha tanti altri interessi al di fuori del tennis!!
Ergo, per me si è già fatto i suoi calcoli: stare in Top 20/25 ATP comunque ti permette un buon tenore di vita visto anche che nel suo caso gli sponsors sono generosi, più rimanendo comunque nel giro che conta ( top 20/25 ATP ) intorterà qualche riccastra ( star dello sport, top model o semplicemente figlia di papà multi milionario!! ) e quando si ritirerà avrà tutti i soldi che vuole per fare quello che vorrà fare!!
Mica scemo il ragazzuolo!!
Certo, ovviamente non una mentalità da campione sportivo, tutt’altro!!
Saluti.
Fabrice
Mazzoni, amante deluso dal bulgaro, ma quel rovescio sarà anche bello però è troppo DEBOLE per un giocatore Top5/vincitore Slam.
x me questo si è rovinato proprio dall’impostazione di gioco,si è fissato con federer e nell’imitarlo..
Se fosse stato impostato in maniera diversa sarebbe un giocatore molto diverso,…magari più forte..o magari più debole.Io dico più forte.Ma la colpa nn è sua ma del suo primissimo allenatore,il gioco si può cambiare e migliorare,ma l’impostazione è e rimane quella.
Ma se nn sei adatto a giocare cosi c’è poco da fare a questi livelli,ma ormai è troppo tardi x cambiare
magari se vedesse qualche bella ragazza in meno, e magari se stesse piu’ focused con un agenda molto rigida…allora si che potrebbe tornare a livelli che merita.. ora non lo vedo assolutamente vincente.. anche il primo degli australiani…nel ranking che 12–15 mesi orsono non faceva + di qualche game, ad oggi lo ha ampiamente superato ma non cosi’, di +. spiace x il tennis ovv, ma anche x lui. mi rimetto al suo sponsor, a trovargli qualche generale di ferro alla brad gilbert, lendl che sicuramente lo possono solo fare migliorare..resto sulla piazza non lo vedo attrezzato x gestire sto tipo…
Grigor è un tennista limitato…troppo poco agile per fare un tennis spumeggiante con altissime percentuali e non abbastanza potente da spaccare in 3 colpi.
Non ha un servizio veramente determinante e di certo non può stare a remare da fondo.
Non ha una caratteristica solo sua in cui eccelle, mentre tutti i top ce l’hanno.
Penso che il suo massimo sia stare nei 10 dietro al gruppo di testa, però uno slam ci potrebbe anche scappare! 😉
Io continuo a pensare che mandare via Rasheed sia stato un suicidio, è stato l’unico ad aver avuto il coraggio di dire che i colpi non sono tutto ma devi anche correre dietro la pallina per vincere.
Vicende personali a parte, naturalmente…