Flavia Pennetta: una favola moderna in cui non manca l’happy ending
Gli ingredienti per scrivere una favola ci sono tutti: la bella principessa che incarna i valori positivi della storia, che subisce gli attacchi delle cattive ma che riesce a spuntarla. C’è il principe azzurro che magari le altre fingono di non guardare ma che invidiano per l’affiatamento che con la sua bella ha saputo creare. C’è il lieto fine che in questo caso fa rima con trofeo e matrimonio. La fiaba newyorchese di Flavia Pennetta può dirsi quindi completa.
E proprio di fiaba si deve trattare, basta guardare gli occhi luminosi di una gioia incredula che Flavia porta con sé nella premiazione subito dopo la sua vittoria contro l’amica Roberta Vinci in finale agli Us Open: l’happy ending per lei non è il trofeo più importante della carriera, l’happy ending per lei è l’addio al tennis, perché “chi non vorrebbe ritirarsi dopo un successo del genere?”. E forse, sebbene ci faccia male perché ciò che ci piace vorremmo avesse i crismi dell’eternità, è giusto così.
Fra tanti anni questa finale tutta italiana sarà impressa ancora indelebilmente nella nostra memoria e forse, daremo il giusto merito a una campionessa unica: siamo Italiani, popolo che ama il pallone e non ci rendiamo conto pienamente dei tesori che altri sport ci sanno donare. Perché nel caso di Flavia proprio di questo si tratta, di un tesoro.
Ha vinto tanto in carriera la Piccola Penna, così come la chiamava durante le sue telecronache Gianni Clerici: a tornei minori del circuito ha affiancato Indian Wells l’anno scorso e, quando meno se lo aspettava lei e neppure i tifosi lo ipotizzavano, questo incredibile e scintillante Us Open. Aveva già accarezzato un successo Slam, quando da doppista numero 1 del mondo insieme all’argentina Gisela Dulko aveva portato a casa un Major, quello australiano per l’esattezza. Con la Vinci ha dato vita a una generazione di fenomeni che ha vinto tanto nel circuito, monopolizzando la Fed Cup con l’Italia, sua (e delle compagne di squadra) per 4 volte.
Se ne va mentre tutti vorremmo restasse. Se ne va da numero 8 del mondo, con un best ranking ritoccato e con una forza esplosiva che forse lei non si riconosce più. È un happy ending perché a essere felice è proprio lei: e se negli ultimi mesi era evidente la sua voglia di fare altro a 33 anni, è giusto smettere di essere egoisti e gioire adesso con lei. Non dovrà essere per forza Rio, non dovranno esserci ripensamenti: deve esserci la tua felicità Flavia perché a noi di felicità ne hai regalata già abbastanza.
Alessandro Orecchio
TAG: Flavia Pennetta, Italiane, Pennetta, Us Open, Us Open 2015
che noia, che barba, che barba, che noia 🙂
@ andreandre (#1450812)
Guarda che ‘sta storia della res.fiscale è vecchia. sono anni che ha la res.fisc. a brindisi. E visto che quando non è in giro per tornei in realtà vive in spagna, sarebbe casomai più giusto che l’avesse a barcellona. Per cui… flavia benemerita del fisco italiano!! casomai si inc…ranno a ragione gli spagnoli!! 😆
in svizzera la portò ai tempi della storia con moya perchè lui la risiedeva. poi chiuso con moya tornò alla residenza italiana. Saluti, e padoan ringrazi!!!
@ Luca_nl (#1450925)
Io lavoro per un’azienda irlandese ed il mio stipendio viene da una conto corrente in UK. Vivo a Roma e le ritenute sul mio salario sono quelle italiane.
Come è osceno lo sperpero di risorse fatto dal nostro paese e non di meno vergognoso utilizzare residenze e società di comodo per non pagare le tasse nel paese in cui si vive.
Non trovo, sai perchè non ritengo strida, perchè i soldi che ha vinto a New York, ed anche tutti gli altri glieli hanno dati gli Statunitensi e le altre nazioni in cui ha vinto non ha levato nulla agli italiani, e non mi risulta che lo stato italiano gli abbia regalato nulla.
Mi chiedo perchè ne dovrebbe regalare la metà allo Stato?
Se lo Stato gli chiedeva il 30% come fa la Svizzera sarebbe rimasta qua.
Stride invece che questo Stato sia una voragine senza fine che prende dai cittadini una montagna di soldi, quasi 900 Miliardi all’anno e che non si sa dove finiscano, la smettessero di coprire le loro magagne con le storiella falsa delle false elemosine d’invalidità(290 euro per invalidità 100%, si dovrebbero vergognare, sempre che non abbia un eventuale rendita propria, in quel caso cumulo pensione + rendita non deve superare +- 7.000 euro anno), mentre invece l’accompagno (14 miliardi annui, contro 3,5 delle pensioni invalidità) circa 520 euro mensili viene concesso a tutti anche ai miliardari, alla faccia dei poveracci.
di certo stride l’essere considerata simbolo dell’italia e avere la residenza fiscale in Svizzera..non trovi?
Vorrei andare a vedere quanti giorni all’anno ci passasse in svizzera…. Misteriosamente sia lei che la schiavone una volta messe sott’occhio sono tornate alle meno esotiche milano e brindisi. Non si è benefattori a risiedere dove si vive si è semplicemente delle persone civili.
pensavo di leggere tutto ma non che ci si possa legare al dito il fatto che un’atleta italiano (che trascorre più di 250gg all’anno fuori dall’italia) sposti la residenza fiscale in un altro stato. Mica c’hanno scritto in fronte la scritta benefattori.
Peccato lasciare ora….stava giocando cosi’ bene da poter entrare benissimo tra i primi 5 al mondo.
Concordo..infatti io ho ancora l’amaro in bocca per quel tie-break che secondo me è stato decisivo.Poi dopo l’impresa di battere la Williams sarebbe stato il TOP. Ma va bene anche così..per una volta si è parlato di Roberta come singolarista e non solo come doppista
per fortuna che non tutti la pensano come te…io mi tengo stretta la schiavone per esempio…la vera n 1
Sono pienamente d’accordo con quanti sostengono che non si debba ritornare sulla questione. Mi raccomando Flavia, hai ponderato ha lungo su questa scelta. Non cambiarla per gli interessi di quella Triade. Se poi qualcosa dovesse andare male, tutti a criticare e la tua immagine ne risulterebbe sbiadita. Lascia le cose come stanno.
La vittoria agli USopen da parte di Flavia è la giusta ricompensa per la MILGIORE giocatrice italiana dell’era moderna.
altro che cichas o schiavone!!!
per me la decisione di ritirarsi a fine anno è giusta!
Grazie Flavia!
…Non so ma per me si sarebbe potuto parlare di favola per la Vinci. Tra le due quella che ha sempre avuto piu’ successo e’ stata la Pennetta. Flavia e’ sempre stata piu’ glamour, invitata a sfilare, presente sui giornali con Moya o Fognini e con la residenza fiscale in Svizzera (io questa me la sono legata al dito…).
Aggiungi che tra le 2 l’intrusa era palesemente Roberta meno famosa e con il suo stile di gioco non ortodosso.
Alla fine siamo tutti contenti per la Pennetta ma la favola sarebbe stata se una sconosciuta (…on po’ come Anderson per la CNN) avesse vinto questo slam…
aggiungerei che quest’anno è stata protagonista in FedCup, nella sua Brindisi, dell’eliminazione degli USA di Serena Williams, con una grande prestazione in doppio insieme a Sara rifilando un netto 6-0 6-3 lasciando la squadra in Serie A. Non avrebbe potuto scegliere un momento migliore per uscire in grande stile.
Un enorme grazie a Flavia come tennista e come donna 🙂
A me di Rio non importa se a Flavia non importa.
Peccato colo che difende davvero poco da qui a Wimbledon e con questa qualità poteva magari issarsi lassù, dietro solo a Serenona e alla Halep
credo anch’io abbiano parlato della triade, ad un certo punto Roby si è messa l’asciugamano davanti alla bocca 😉
non ti conosco caro Alessandro, ma questo articolo basta e avanza per farci capire due qualità che hai. Sei una persona intelligente e molto sensibile. Ti ringrazio perchè è un piacere leggere queste poche righe.
Altro che Binaghi e Malagò…
Vero e bravo Alessandro
Bellissima dedica condivisa al 100% bravo Alessandro.
Bisognerà vedere come la penserà la triade inquietante che era in tribuna, in particolare Malagò. Gli altri due erano più che altro saliti sul carro per prendersi il beneficio dell’impresa e le riprese televisive.
L’immagine più bella della finale è stata il sincero abbraccio a fine partita tra le due ragazze. Per non dire della meravigliosa chiacchierata post incontro, come se fossero due giocatrici di circolo che chiacchieravano amabilmente a fine torneo. Certamente una parolina sulla triade se la sono detta.