Marat Safin, genio compreso
Se penso al russo Marat Safin, uno dei miei idoli degli anni 2000, mi vengono in mente due immagini: la prima, indicativa del suo stile di vita e della sua forma mentis, mentre entra in campo con avvenenti ragazze in divisa, leggermente scosciate, che vigilano su di lui come se fossero prestanti bodyguards, le Safinette, ribattezzate così dai media e che in un certo qual modo hanno contribuito a fare la storia dei costumi tennistici del nuovo millennio.
Lo penso però anche come esempio di rara potenza in campo, un dritto esplosivo e una completezza di colpi inaudita, a lottare con Hewitt e Federer, a sclerare e spaccare racchette prendendosela soprattutto con sé stesso, anello di passaggio ideale fra i primi numeri 1 di questo secolo e i Fab4, monopolio assoluto del tennis contemporaneo. Marat Safin in effetti è stato tutto questo: puro divertissement ma anche sopraffino gesto tennistico.
Un giocatore che indiscutibilmente ha messo d’accordo ogni tipo di tifoso: lo si amava per quello che produceva in campo, lo si amava per i suoi show (eredità dell’altro cavallo pazzo Goran Ivanisevic) decisamente più apprezzati e apprezzabili rispetto ai malcostumi delle nuovissime generazioni.
Primo giocatore al mondo per solo 9 settimane, Safin ha iniziato la sua carriera da pro nel 1997 e dal suo ritiro nel 2009 a soli 29 anni, ha cominciato una carriera da dirigente sportivo (per lui Comitato Olimpico Russo e vice presidente della Federtennis del suo Paese): da giocatore ha ottenuto i suoi più importanti successi nel 2000 e nel 2005, quando alzò al cielo il trofeo degli Us Open battendo in 3 set netti l’allora re Pete Sampras e quello degli Australian Open, dove sconfisse sempre in 4 set l’idolo locale Llleyton Hewitt (per lui a Melbourne altre due finali perse, contro Johansson nel 2002 e contro Federer nel 2004). 15 titoli in totale in singolare nel circuito maggiore (più 12 finali perse), fra cui 5 Masters Series (Toronto, Madrid e Parigi – Bercy per 3 volte), facendo segnare però ottimi piazzamenti anche al Roland Garros nel 2002 (semi finale) e sull’erba di Wimbledon, un tempo indigesta, nel 2008 raggiungendo sempre il penultimo atto del torneo.
Avrebbe potuto sicuramente raccogliere di più nel circuito ma, fra qualche infortunio al ginocchio e un temperamento che lo portava a concepire la sua vita evidentemente anche senza tennis, Safin ha appeso la racchetta al chiodo in anticipo rispetto ad altri grandi campioni della sua generazione, neppure 30enne, età che una volta rappresentava la soglia critica del tennis maschile.
Ciò che è sicuro è che Safin è uno che si è goduto il circuito, i viaggi, gli hotel, le conoscenze, i guadagni, l’affetto dei fan, le risa del pubblico quando imprecava in russo, il disappunto quando invece spaccava una racchetta o lanciava oltre l’infinito una pallina per rabbia, giocatore che ha amato e a tratti odiato il tennis: Marat ha ballato per poco tempo, ma le sue danze hanno sicuramente segnato un’epoca.
Alessandro Orecchio
TAG: Marat Safin, Safin
@ DYLAN1998 (#1432847)
Non ha mica detto una scemenza. Eccetto fine 2012/ inizio 2013, la carriera di Murray non é minimamente sovrapponibile.
😆 😆
Figologo si è espresso. Il prossimo che parlerà di Fab Four se le vedrà con la giustizia
Orecchio, i Fab4 non esistono, non sono mai esistiti.
Federer, Nadal e Djokovic sono su un piano, Murray su un altro.
E’ un dato scientifico, non un’opinione.
Saluti
Sempre un bel vedere Safin
il classico genio che doveva giocare come si sentiva, senza schemi ne tattiche 🙂
se avesse avuto la testa avrebbe vinto e ottenuto meno secondo me.
la pazzia e la scriteriatezza tattica lo esortavano a tirare sulle righe anche se bastava appoggiare la palla di là. se “inquadrava” il suo estro non avrebbe battuto sampras.
No scherzavo aveva detto che il match più bello che abbia mai arbitrato è stato un match di Safin… Però mi sembra di aver letto da qualche parte anche che adorava arbitrarlo!
Il buon Grillotti mi ha detto che adorava arbitrare safin!! Grande Romanooo
un mio amico che gioca a tennis vedendolo allenarsi mi disse che sembrava una “macchina da guerra”. Tutti i colpi a potenza massima a un dito dalle linee
@ radar (#1432677)
Altro Russo un po’ speciale è stato Kafelnikov. Quando vinse il RG ’96 battè Sampras 76 62 61 in semi, Pete aveva battuto Jim Courier nei quarti.
Anche lui si ritiro’ a 29 anni.
2 tipi fuori dal coro.
Se Marat avesse avuto voglia sarebbe stato il giocatore “definitivo”.
Gli riusciva tutto in maniera facilissima, peccato cheavesse più voglia di godersi la vita che di giocare a tennis.
p.s. l’unico a dare una “severa” lezione a Sampras in una finale Slam, ma anche ennesima dimostrazione che la testa conta come, e forse più, di tutto il resto..
Grande Marat!
Tanto tanto talento non sfruttato a pieno, ma con lui in campo era sempre uno spettacolo.
Mezzi atletici e tecnici fuori dall’ordinario, così come come era il personaggio, fuori dall’ordinario.
Il Maradona del tennis..di lui Chesnokov diceva che se si fosse allenato avrebbe potuto tranquillamente tenere testa a Federer nel lustro d’oro dell’elvetico, quando Roger era praticamente imbattibile: del resto erano quasi coetanei.
Lo adoravo, ma il suo colpo migliore non era sicuramente il dritto, anzi direi il peggiore, rovescio lungolinea e incrociato direi i due colpi migliori, soprattutto il lungolinea, mi ricordo botte da 160 all’ora.. Comunque resta un idolo, nella finale con Hewitt mi ricordo che gli aveva fatto i complimenti per la moglie.. Avrebbe potutto vincere di piu’ di sicuro..