Wimbledon Story: Borg – McEnroe e quel tie break lungo una vita
Prima di Nadal – Federer, prima di Agassi – Sampras, c’è stata una rivalità che in pochi anni ha appassionato gli spettatori e monopolizzato i trofei più importanti: lo svedese Björn Borg e lo statunitense John McEnroe, giocatori che non sono stati solamente due fra i tennisti più forti di ogni epoca ma che hanno ben incarnato due stili diversi, due mondi paralleli ma non destinati a incrociarsi, tanto sul campo quanto nella vita di tutti i giorni off court, sempre nel pieno rispetto che conservavano l’uno nei confronti dell’altro e della sincera stima che traspariva in campo. Almeno come tennisti.
Una rivalità che in soli 14 incontri (pochi rispetto alle ben più numerose sfide degli altri sopra citati ad esempio) spalmati in 4 anni (1978 – 1981), ha segnato l’immaginario collettivo e dato vita ad alcune delle più belle pagine di questo sport: 7 vittorie per parte, la calma e la freddezza dello svedese da una parte e l’istrionismo e gli scatti d’ira dalla parte dell’americano. Fuoco e ghiaccio,” Fire and Ice” così come li definì la stampa e che il nostro poeta Gianni Clerici tante volte ha reso vita vissuta attraverso le sue parole.
C’è un incontro però, che più di ogni altro i tifosi ricorderanno, legato alla loro prima finale Wimbledon: nel 1980 Borg arrivava sull’erba londinese forte di 4 vittorie consecutive e da favorito assoluto. Solo che non aveva fatto i conti con McEnroe, già vincitore Slam a New York l’anno prima.
Lo svedese deciso più che mai a continuare il suo filotto comincia evidentemente contratto e in un attimo vede il suo avversario conquistare il primo set per 6/1. Ma se c’è una cosa che a Borg riesce bene è il saper voltare immediatamente pagina dopo un momento negativo e ricominciare dal primo punto del gioco o del set successivo come se nulla fosse accaduto. 7/5 – 6/3 in suo favore e una finale che comincia a pendere dalla sua parte, forte di un vantaggio di due set a uno. Ed è a questo punto che si è consumato forse l’apice della loro rivalità: i due arrivano appaiati al tie break e danno vita a qualcosa di irripetibile.
Un tie break lungo una vita che sembra non finire mai, una sfida di nervi, di movimenti, di attimi, quando un nastro fortuito può condizionare uno Slam e quando il carattere gioca un ruolo fondamentale: 5 palle match per Borg, per il record. 6 palle set per McEnroe, per andare al quinto. Finì 18 punti a 16 per lo statunitense ma IceBorg si riprese per l’ennesima volta in quel match, vincendo il suo quinto Wimbledon per 8/6 al parziale decisivo. Poche settimane dopo McEnroe si prese la sua rivincita dolce amara, battendo l’acerrimo rivale nel suo feudo newyorchese, sempre al quinto set, sempre sul filo di lana.
Ci sono stagioni di tennis che vivono dell’abbondanza di grandi campioni con alcuni ottimi giocatori che non riescono a ottenere traguardi che avrebbero meritato perché ci sono i super campionissimi appunto come Borg e McEnroe a prendere ogni trofeo che conta, riempendo copertine, pagine intere di quotidiani sportivi, con tifoserie che si rispettano ma che sembrano vivere per i loro idoli. Non è un caso che ancora oggi i loro video in rete generino dibattiti e visualizzazioni a profusione, come se il tempo si fosse fermato per i tifosi di ogni singola fazione o giocatore proprio a quel non troppo lontano 1980.
Alessandro Orecchio
TAG: Bjorn Borg, Borg, John McEnroe, Wimbledon Story
il tennis di oggi a confronto é sicuramente piú monotono e com meno fantasia , e poi le rachette di legno le sapevano usare chi veramente aveva talento , io ho nostalgia di quel tennis per mé il piu bello di sempre
ricordo anch’io molto bene quella partita. eravamo al mare, quindi la guardavamo nella sala comune dell’albergo. mio fratello, più grande di me di 4 anni e buon giocatore di tennis era tifoso di McEnroe (aveva le “sue” scarpe”). a fine incontro era distrutto, credo di averlo visto così solo il giorno in cui tornato da scuola dovettero portarlo in ospedale per operarlo d’urgenza d’appendicite.
grandissima partita, non mi sarei staccato dalla tv x nulla al mondo 🙂
ricordo ancora perfettamente l’ultimo punto del match:
passante di rovescio dello svedese…..GAME, SET, MATCH
ho ancora ben conservati gli articoli della gazzetta dello sport e della rivista matchball 🙂
Erano la reciproca antitesi umana. Mac faceva trasparire ogni sua emozione, anche quelle eccessive, ma si vedeva anche quando aveva paura o era teso. IceBorg no, era di ghiaccio. Qualsiasi punto facesse se ne tornava tranquillo a servire o a rispondere. Tanta tranquillità era in realtà la forzatura di mille manie e fissazioni che costringevano Borg a dover fare le stesse cose e le stesse scaramanzie per non rompere le sue sicurezze. Tante manie lo portarono ad essere esaurito già a 25 anni e tali malesseri sfociarono in un tentativo di suicidio. Altri tempi.
Fu un match pazzesco,ero davanti alla tv ( in bianco e nero ) e tifai borg.
Quel match fu il prima di una lunga serie di match pazzeschi a wimbleodon
Stessa cosa. Avevo 10 anni e non seguivo molto il tennis.(giusto Panatta e la coppa Davis). Mi ci sono voluti anni per accettare che non era Borg a battere strano ma Mcenroe 😀
Fu la partita che mi appassionò al tennis, avevo 8 anni e mezzo e la vidi in una TV in bianco e nero.
Grandissimo tennis
Sui miti non c’è bisogno di scrivere nulla.