Considerazioni sul tennis spagnolo dopo la fine del Roland Garros
Tempo di Roland Garros, tempio della terra battuta dove i nodi della stagione sulla terra rossa vengono al pettine.Analizzando il campo dei partecipanti,ma soprattutto tenendo in considerazione gli atleti approdati al terzo turno (buon termine di paragone per la competitivita’) è evidente che ci troviamo di fronte ad un dato evidente, ovvero la scarsa rappresentanza del tennis iberico rispetto agli anni passati e piu’ in generale.
La fine del regno di Nadal è anche la punta dell’iceberg di un’entrata in crisi di un modello?
Si nota come ormai gli specialisti della terra siano davvero una razza in via d’estinizione ad alti livelli;mera coincidenza o sono segnali che qualcosa sta cambiando?
Domanda che dovrebbe essere girata agli esperti del settore,pur tuttavia vorrei dare elementi per l’aprirsi di una discussione tra appassionati analizzando ilmovimento che ha fondato sulla terra rossa il suo territorio di conquista negli ultimi 20 anni:il movimento iberico ,l’inizio della generazione degli “Arrotini”.
Per quanto riguarda la Spagna ho annotato i tennisti spagnoli approdati al terzo turno del Roland Garros dall’anno 1992 in poi,non scegliendo questo anno a caso,ma memore dell’impennata incredibile di atleti ad alto livello dell’intero movimento sportivo spagnolo in coincidenza o appena dl’Olimpiade Barcellona ’92.Dall’anno 1993 gli spagnoli inizieranno a dominare,il primo re della terra sara’ Sergi Bruguera ma tra lui e Nadal in piu’ di 20 anni la lista dei risultati degli iberici è impressionante:
1992-C.Costa-E.Sanchez / 1993- Bruguera(W)-C.Costa-Arrese/ 1994- Bruguera(W)-Berasategui(F)-Corretja / 1995- Bruguera(Semi-F)-Clavet-Corretja-C.Costa-A.Costa-Berasategui-Carbonell/1996-Clavet,Mantilla,Berasategui/ 1997-Bruguera(F)-Corretja-A.Costa-Blanco/ 1998-Moja(W)-Corretja(F)-Mantilla(Semi F)-Clavet-Berasategui /1999-A.Costa-Berasategui-Moja-Mantilla-Corretja /2000 Ferrero(Semi F)-Corretja-A.Costa-A.Portas-Vicente
2001-Corretja(F)-Ferrero(Semi-F)-Robredo-Diaz-Blanco-Montanes-D.Sanchez
2002-A.Costa(W)-Corretja(Semi-F)Ferrero(F)-Moja-Montanes-Vicente-Robredo-A.Portas
2003-Ferrero(W)-A.Costa(Semi-F)-Moya-Robredo-Mantilla-Vicente-Blanco
2004-Moja-F.Lopez-A.Costa-Robredo-Blanco-Corretja
2005-Nadal(W)-Ferrer-Vicente-Moja-Mantilla-Robredo-Ferrero-D.Sanchez
2006-Nadal(W)-Robredo-Ferrero-Moja -Montanes-A.Martin-Ferrer-R.Hidalgo
2007-Nadal(W)-Moja-Ferrero-Robredo-Verdasco-Ferrer-Hernandez-Moja-Montanes
2008-Nadal(W)-Robredo-Ferrer-Almagro-Verdasco
2009-Nadal-Ferrer-Almagro-Verdasco-Robredo
2010-Nadal(W)-Almagro-Montanes-Ferrer-Ferrero-Verdasco
2011-Nadal(W)-Verdasco-G.Lopez-Montanes-Ferrer
2012-Nadal(W)-Ferrer(Semi-F)-Almagro-Verdasco-Granollers
2013-Nadal(W)-Robredo-Ferrer-Almagro-F.Lopez
2014-Nadal(W)-Ferrer-G.Lopez-Verdasco-Bautista.A.-Robredo-Granollers
2015-Nadal-Ferrer-Andujar
Dai dati emerge che la Spagna ha avuto cosi’ pochi rappresentanti al terzo turno come nel 2015,solo nell’annata 1993 e 1994 e li’ comunque trionfo’ Bruguera,poi nel 1996 dove pero’ si realizza un cambio generazionale che portera’ ad una nuova infornata di fenomeni da terra che è durata fino ai giorni nostri,attualmente se andiamo a vedere dopo la generazione Nadal si apre un impressionante vuoto.
Scorriamo ora il ranking e andiamo a vedere l’eta’ dei giocatori spagnoli attualmente nel circuito considerando quelli dentro i 200
Ranking Live 03-06-2015
7-D.Ferrer / 33 anni
10-Nadal /29 anni
14-F.Lopez /33 anni
20-Robredo /33 anni
21-Bautista Agut /27 anni
34-G.G.Lopez /32 anni
35-Andujar /29 anni
42-Verdasco /31 anni
54-Pablo Carreno Busta /23 anni
63-Albert Ramos /27 anni
64-Gimeno Traver /31 anni
67-M.Granollers /29 anni
111-Menendez Maceiras /29 anni
134-M.De la Nava /33 anni
142-Almagro /30 anni
147-Montanes /34 anni
151-Cervantes /24 anni
173-Carballes Baena /22 anni
190-R.Hidalgo /37 anni
E qui di seguito le posizioni dei giovani e under 21 entro i 600:
338-David Perez Sanz /21 anni
489-Mario Vilella Martinez /19 anni
508-David Vega Hernandez/ 20 anni
522-Albert Alcaraz Ivorra/ 20 anni
525-Pablo Vivero Gonzalez 7
è ovvio che avere ben 12 giocatori nei top 100 sarebbe un traguardo impensabile per la stragrande maggioranza delle altre realta’ tennistiche(Italia inclusa ovviamente)pero’ la tabella è piuttosto impietosa nel segnalare l’eta media oltre i 30 anni di quasi tutti gli spagnoli nella top 200 e come dietro ci siano piu’ o meno il vuoto assoluto.I pochi giovani compresi nella top 200 o 100 nel caso di Carreno Busta hanno limiti tecnici troppo evidenti per far pensare anche solo ad una top 30.
Una delle opinioni che mi sono fatto è che sia cambiato il modo di giocare,non a caso lo spagnolo piu’ atipico di questa tabella e quello che sta ottenendo i risultati migliori in carriera è Feliciano Lopez che tutto ha fuorchè del terraiolo.Solo remando da dietro forse si continuano a vincere partite,soprattutto a livello piu’ basso,ma non si vincono piu’ i tornei piu’ prestigiosi e soprattutto non si cresce.
La terra educa la mano e magari insegna anche a dare una varieta’ di gioco ma nel tennis di oggi i colpi di inzio gioco sono fondamentali per la crescita di un tennista e non c’è nulla da fare,ma quel tipo di gioco lo apprendi e lo metti in pratica fuori dalla terra come lessi anche in un’intervista fatta a Roberto Commentucci dal sempre fondamentale Marco Mazzoni su questo sito un paio di mesi fa.
Il punto è in che direzione vogliamo andare noi italiani alla luce di questo nuovo modo di intendere il tennis.
L’embrione del famoso Progetto Campi Veloci per dotare l’Italia finalmente di un sistema che ci porti oltre la terra battuta vide la luce nel 2010,ma quanto si sta facendo per dare vita e corpo alla splendida idea di Commentucci.
Qualcosa si muove a livello di giovani,credo per esempio che si sia molto piu’ avanti della Spagna come modalita’ di insegnamento,in Spagna prevedendo anche loro di andare verso una diversificazione delle superfici hanno effettivamente fatto un lavoro straordinario di riconversione dei campi pero’ dai risultati è evidente che la mentalita’ dei maestri spagnoli sia ancora troppo ancorata ai vecchi precetti(non facile cambiare dopo un modello cosi’ vincente e una tradizione cosi’ lunga).Al contrario mi pare che si possa percepire nei nostri piu’ giovani la voglia e la capacita’ sia nei colpi di inzio gioco che nell’attitudine a giocare sul “veloce”,giovani come Napolitano,Donati,Sonego,Berrettini sono piacevoli diversioni al ruolo di specialista della terra,al contrario abbiamo visto quanta fatica si faccia senza un servizio all’altezza nonostante le aspettative(Quinzi)e quanta strada abbia fatto la strada sudamericana old-style perseguita dal nostro ex numero 1 juniores.In effetti non solo gli spagnoli hanno sofferto ma piu’ in generale sta scomparendo anche il tennis argentino a grande livello e quello sudamericano.
Qualcuno faceva notare come il nostro progetto Campi Veloci sia una bellissima idea che pero’ nella pratica della riconversione dei campi sta facendo un po’ a botte con la realta’ dei fatti esistenti,esiste davvero questo desiderio di rinnovamento da parte della federazione?
Come andare incontro alle resistenze dei dinosauri dei circoli?
Perche’ se esiste questa’ volonta il 90%dei futures è su terra e la Federazione benedice ubi et orbi un progetto come quello del Fort Village a Santa Margherita?
Non sarebbe un’idea premiare una citta’ che abbia dei campi in cemento per creare almeno un 250 Atp in Italia che sia fuori dalla terra?
Danilo Carboni (Potoandavi)
TAG: Considerazioni Tennis Spagnolo, Ferrer, Nadal
Rafa negli ultimi anni ha cambiato stile di gioco. Anche a Roma lo scorso anno cominciò a scendere a rete con ottimi risultati. POi certo l’età avanza.
La Federazione benedice il Forte Village perché Binaghi va al mare ad alcuni km di distanza.
se la spagna ha numeri impressionanti, forse la svizzera ne ha di ancora di più specie in rapporto ai soli 8 milioni di abitanti,
però come modello mi sembra meno replicabile specie da noi italiani.
il binaghi svizzero racconta: “la federazione svizzera è diretta da un consiglio di 10 persone, più un presidente, tutti eletti e di varie tipologie: un’anziana tennista, un giurista dei più noti in Svizzera, un vero esperto di marketing, un gruppo di persone che hanno vere competenze distinte; gli Swiss indoor di Basilea sono un torneo privato e senza rapporti ufficiali con la federazione; abbiamo investito 6,5 milioni nella costruzioni di nuove strutture per il centro di allenamento. Va detto che diversi milioni ci sono stati donati da un mecenate molto ricco. Se non avessi ricevuto questo regalo non so se avremmo avuto un centro di allenamento così efficace e performante”.
sono a 50 km da casa mia ma sembrerebbe un altro pianeta.
Si,ma come giustamente fa notare l’articolo sono molto vecchi.
Fra 3-4 anni quando i vari Ferrer,Lopez,Robredo si ritireranno chi avrà la Spagna?
Guarda invece l’ Australia:solo nei primi cento hanno gente come Kokkinakis,Kyrghios,Tomic,Duckworth che vanno dai 19 a massimo 23 anni!
Prendi anche l’America: ha solo Sock (classe 92) tra i primi 100 come giovani,ma nei 200 ci sono ragazzi come Harrison,Kudla,Fratangelo che hanno 23 anni e Donaldson che ne ha 19!
Quello che l’articolo fa notare e che,col passare del tempo ed il calo di punti fatti sulla terra rossa,sarà sempre più importante insegnare ai nostri ragazzi a giocare sui campi veloci come le Federazioni degli altri Stati stanno facendo da anni.
@ biglebowski (#1365224)
beh sulla svizzera ricordati di hingis, rosset e hlasek…. tanto per citarne qualcuno degli ultimi 20 anni. Entrambi Rosset e hlasek per rimanere in ambito maschile hanno vinto più di gaudenzi, camporese e di fognini, i quali con tutto il rispetto al massimo han fatto un ottavo slam, nonostante erano ottimi giocatori.
mi piacerebbe vedere su questo ottimo sito un articolo serio sulla reale situazione del tennis italiano, se la spagna è in crisi o tende verso una presunta crisi (logica anche considerando quello che hanno vinto negli ultimi 20 anni), noi cosa dovremmo essere. L’Italia nonostante tutto organizza miriadi di future e challenger, base fondamentale per crescere, siamo pieni di tennisti ma pochi quasi nessuno anzi (almeno in ambito maschile) emerge. Insomma al di la dei soliti noti ma dai chiari limiti più caratteriali che tecnici (boleri, seppi e fognini) dietro ormai abbiamo poco o nulle. Una serie di tennisti in declino per età e logoramento comprensibile (starace, lorenzi volandri) alcune giovani speranze dagli alterni risultati (quinzi, napolitano donati) altri dal talento forse limitato ma che forse un giorno potrebbero emergere (gaio, baldi, cecchinato, arnaboldi tra gli altri) ma per il resto abbiamo un sistema tennis che non produce giocatori decenti. Molti devono emigrare per emergere nonostante in italia ci siano ottimi tecnici.
interessante è capire il motivo, cioè interrogarsi come mai un paese dalle grandi tradizioni, da un clima favorevole, da una miriadi di campi, praticanti tornei minori che vengono organizzati non produce un giocatore capace di entrare nei primi dieci o di andare in una semi in uno slam da quasi 40 anni.
queste sono le domande che mi farei o vorrei avere risposte da persone più addentro nel sistema tennia italia e preparate del sottoscritto.
perché serbia, croazia producono più giocatori di noi e perchè la stessa svizzera negli ultimi 15 anni ci sta distruggendo, per non parlare di spagna, francia, germania ecc….
È vero grandelebowski, infatti in Italia siamo molto indietro ancora, e bisognerà darsi molto da fare ed essere umili, perché la realtà é che Tennisticamente siamo ben lontani dagli Spagnoli e da tanti altri!!! Ma veramente tanto!!!
a dire il vero badosa ha giocato quest anno tre tornei wta, battendo quattro top 100 davis, koniuh, cetkowska, zheng, il livello junior mi sembra superato; infatti ha dominato il roland garros junior che ha giocato per dovere verso federazione e sponsor.
non è detto che arrivi, per carità, ma è meglio averlo un prospetto di questo tipo che non averlo.
comunque è veramente interessante l’analisi da cui ha origine la discussione, da dove si vede che tra i primi 42 del ranking ci sono 8 ben spagnoli, che vuol dire che il 20% dei migliori 40 sono spagnoli, cioè che un paese di 48 milioni di abitanti esprime il 20% dei top player.
l’elenco riportato appena sotto di winner, finalisti e quartisti di slam è impressionante: bruguera, ferrero, costa, moya, nadal, cinque winner in 20 anni. non è un modello da studiare e provare ad imitare? anche perchè le nostre caratteristiche fisiche e caratteriali sono quelle, il clima del nostro sud è simile.
ed il tutto nasce dall’iniziativa privata, supportata dalla federazione, ma con amplissima autonomia gestionale.
per non parlare del fatto che tutti sono allenati da coach spagnoli, anzi ne hanno formati talmente tanti che li esportano e si permettono di prestarceli (perlas, lozano, navarro per restare in italia).
qualcuno parlava della svizzera come modello, ma il discorso è differente: dopo federer e wawrinka (che utilizzano e hanno quasi sempre utilizzato allenatori stranieri) c’è il vuoto a testimoniare che il successo è più casuale e legato al talento individuale più che ad una vera scuola. anche hingis e bencic, ad esempio, sono prodotti dei rispettivi genitori.
@ jambovillage (#1364776)
Ma cosa cavolo ci azzeccano gli appasionati con il progetto tecnico .
Per mei quarta possono giocare anche sulla cicoria.Quello che conta è che nascano 100 academy finanziate dalla federazione al di fuori dei circoli, con un progetto a lungo respiro . Il problema è che nessuno , nessuno è nteressato a fare u lavoro del genere perchè costa e perchè va contro gli interessi dei peones , che però eleggono il presidente .
Sono d’accordo e secondo me sta già cominciando ad accorciare gli scambi! Cerca di più il vincente e appena può chiude! E a rete non è per niente l’ultimo arrivato! Il suo più grande tallone d’Achille rimane l’abitudine di rispondere su prima o seconda sempre e comunque da 5 metri fuori dal campo!
è da vedere se non sta nei cento io invece penso che debba per forza cambiare il suo gioco cercando di essere aggressivo e di accorciare gli scambi ormai il fisico non è quello di una volta e non regge più lo scambio prolungato da fondo oltre che la sua poca profondità è facilmente attacabile .. non è facile cambiare ora ma se continua così rischia d’ora in poi di essere un altro Ferrer , competitivo si ma perdente con i migliori , sarà difficile rivedere il Rafa dei tempi migliori …
@ biglebowski (#1365057)
Ma sono nomi che sanno tutti, gente che hai visto nei tornei junior.
Sono capaci tutti.
Quello che volevo dire, e che tu ovviamente non hai capito, è che non si possono prevedere le carriere pro dai risultati giovanili. Ora è anche peggio di prima.
Ricordo Kristian Pless, Todor Enev, ma anche Nicolas Pereira vincitore nel 1988 di ben 3 prove dello slam junior arrivare al massimo al numero 44 del mondo. Daniel Elsner al numero 92, eppure era datao come un fenomeno avendo vinto Roland Garros e UsOpen. Carrettero, Jacobo Diaz, Ignatik, o Daniel Berta che ora è 1254 del mondo. Adesso anche peggio. Guarda come faticano i vari Golding, Peliwo, Velotti e Coppejans. Non si può sapere, è troppo difficile, ma la differenza la farà il carattere, la voglia di vincere.
@ Koko (#1365043)
Bel discorso, sono d’accordo, l’obiettivo dei challenger in Italia dovrebbe essere quello di aiutare i nostri ragazzi a progredire e completarsi tecnicamente confrontandosi con altre realtà e su una superficie che dà gran parte dei punti atp. Invece attualmente a giovarne sono tennisti che non arriveranno mai nel grande tennis e quelli a fine carriera.
@ massimo (#1365028)
Cambi modo di giocare a Nadal? a 30 anni? Doveva iniziare prima a cambiare qualcosa, come fece Wilander. Giocasse d’attacco ora non starebbe nemmeno nei 100.
segnati questi due nomi:
paula badosa gibert e aliona bolsova zadojnov, aggiungi muguruza e tra un paio di anni ne parliamo…….
@ Koko (#1365043)
Esatto, ti puoi allenare quanto vuoi, ma le ossa sulla superficie te le fai nei tornei. Murray ha giocato per 2 anni all’accademia Sanchez Casal allenandosi sulla terra, ma per vincere un torneo atp sul rosso ci ha messo 10 anni!
@ Koko (#1365037)
Per completare il senso del discorso facciamo l’esempio Fratangelo! Cosa viene a fare in Italia? Viene a completarsi tecnicamente su rosso facendo risultati a causa di una concorrenza relativamente modesta. Tra poco verrà magari mandato a farsi le ossa anche Paul e tennisti della nuova generazione USA. Ma a questo punto noi non facciamo altro che formare e completare gli stranieri giovani che per converso già sanno giocare benissimo su cemento! Se vi fossero più tornei su cemento Italiani gli stranieri verrebbero ma per insegnarci qualcosa (come si gioca su rapido)! Magari il torneo lo vinceranno ancora loro ma se un Cecchinato fa inopinatamente semi magari ha imparato da loro qualcosa su come giocare su cemento con aperture un attimo più brevi. Ci sarebbero stranieri cementizi che vengono a farci stages gratuiti, necessari e involontari.
A mio avviso il progetto campi veloci può essere certamente utile ma mi sembra un tantino generico. Ci deve essere un motivo per costruirli e per farci giocare più agonisti. La mentalità terraiola per l’agonista Italiano con intenzioni di entrare nel circuito ATP si crea nel momento in cui in Italia quasi tutti i tornei sono organizzati sulla terra rossa, sono dimensionalmente piccoli non arrivando quasi mai alla dimensione challengerone, fatti quasi con lo stampino per favorire tennisti difensivi e speculatori. Alla fine sono vinti molto spesso da tennisti stranieri piuttosto forti (da top 150) in grand tour tennistico che si impongono su un panorama locale abbastanza modesto e desolante sbaragliando una concorrenza che non gioca bene nè su rapido nè su terra. In effetti l’incentivo dovrebbe essere dato ad organizzare più tornei su cemento come Recanati in alternativa con quelli in terra ma magari con punti e montepremi leggermente migliori. Il tennista tecnico sarebbe allora premiato anche rimanendo nell’ambito dell’ Italico stivale e il terraiolo puro Stara-Volandresco senza battuta verrebbe visto come un mestierante senza grandi ambizioni che raggranella meno punti fama e denaro con un tennis ormai vintage. Fiorirebbero i vari Fabbiano, Napolitano, Eremin, Donati e forse si staccherebbe finalmente dalla solita terra in salsa biancoceleste che tanto danno gli ha fatto anche Quinzi.
E una questione di CAMBIAMENTO,sia di superfice che di mentalità dei maestri.
Nel gioco moderno dire che è FONDAMENTALE servire e rispondere bene è quasi riduttivo.
Ai nostri giovani vanno fatte fare ORE di servizi da giovani, per evitare delle ragazze che servano come la Errani e dei ragazzi che servono come Fognini.
Poi c’è il livello delle competizioni.
E logico che,se la maggior parte dei tornei li faccio sulla terra rossa,imparo a difendermi bene e tralascio fondamentali come il servizio e la risposta.
Ma se vedo che i miei coetanei,che servono e rispondono meglio e che tirano più forte vanno maggiormente avanti,fidatevi che impareranno a lavorare sodo anche su quelli aspetti.
In conclusione,come fa notare anche l’articolo,ci vorrebbero più Future e Challengere sul veloce!
è ancora presto per ritirarsi certo che Rafa sarà difficile vederlo ancora con continuità ad alti livelli … la decima può ancora arrivare a patto che cambi allenatore e modo di giocare ormai a remare da fondo non porta a nulla bisogna essere aggressivi e giocare d’attacco ( facile a dirlo bisognerà valutare se il fisico logorato di Rafa lo potrà supportare ) , guardando la classifica effettivamente di giovani spagnoli non ne vedo però visto che l’età media del tennis si è alzata può darsi che all’improvviso venga fuori qualcuno …
@ biglebowsky (#1364985)
non hanno niente di niente. Come noi.
Ormai non siamo più ai tempi di Wilander e Chang dove il tuo potenziale l’avevi già. Adesso si matura più tardi e basta notare che un ventunenne cicciotello che ho visto perdere da Di Mauro a Montecarlo, mi batte Nole a Roland Garros.
Norman è Svedese
Mi sembra di ricordare che anche l anno di Soderling in Finale c’era lui in panchina….
Ricordo che quell’anno entravo in palestra e li pizzicavo sempre lavorare come matti!!! Grande Magnus Norman ragazzi
@ pallettaro (#1365011)
Hahahaha bravo è vero!
@ biglebowsky (#1364985)
ma nessuno va in Svizzera: Federer, Hingis, Wawrinka?
Campi? Abbiamo
Cibo buono? Abbiamo
Clima? Abbiamo
Aereoporti? Abbiamo
Tornei? Abbiamo
Strutture mediche? Abbiamo
Allenatori? Abbiamo, ma diamoci da fare …
Bravo Danilo, buon lavoro, questi sono articoli interessanti.
In Italia non vengono perchè i giocatori anche a livello giovanile sono tutti decentrati, cioè se vai a Barcellona ci sono tanti giocatori in un’area piuttosto piccola, idem in Florida. Una volta portai 6 Cinesi in Italia per la preparazione invernale con grande soddisfazione. Negli ultimi 2 anni porto sempre Zarina Diyas ad Arezzo e la giocatrice stessa, che in passato è finita in tante “grandi” accademie (una su tutte quella
di Justine Henin) ha espresso grande piacere e funzionalità qui in Italia. Le accademie spagnole avranno anche fatto tanti danni, ma sinceramente penso e ho visto che se un giocatore è serio, ha i mezzi e ha come prioritá il tennis… Prima o poi una realtà giusta se la trova ovunque semplicemente perchè non ci sono trucchi o inganni nel
Tennis… La selezione a livello mondiale è pazzesca. Tu puoi stare nel posto ideale con il team ideale ecc…ma principalmente ci devi mettere del tuo!
….comunque gli spagnoli hanno due o tre ragazzette giovani tra cui la winner del rolando junior, oltre a muguruza, che tra un paio di anni li ritroviamo al vertice nel femminile……..inoltre a valencia e barcellona ci sono accedemie dove vanno a specializzarsi un sacco di giocatori/giocatrici……saranno tutti sprovveduti che non vengono in italia!
e quella scuola ha prodotto, per fare due esempi. anche feliciano lopez e martinez sanchez……murray è cresciuto lì, kuznetzova pure…..fabio e flavia sono progrediti seguendo quelle linee guida…..etc.etc.
sono da prendere ad esempio per molte cose, non tutte ma tante tante!
Scrivo la mia (ennesima) banalità quotidiana: quando due sono bravi ed hanno caratteristiche che si sposano bene tra loro, sono belli da vedere qualunque sia la superficie.
Al contrario, se giocano due difensori incontristi la partita è inguardabile su qualunque campo.
Premesso l’ovvio, concordo con chi sostiene che è il maestro che fa la differenza, non la superficie. Insegnare ad un ragazzo a servire (o a rispondere) sulla terra rossa non è tanto diverso dall’insegnare sul sintetico indoor.
Però insegnarli a servire (e a rispondere) significa automaticamente impostarlo ad essere aggressivo sul punto successivo. Invece impostare un ragazzo a fare una “rimessa in gioco” invece di una prima di servizio degna di questo nome comporta, all’opposto, indirizzarlo verso un gioco difensivo, conseguente alla probabile “pallata” che prende dall’avversario in risposta.
Con questo non voglio dire che tutti i giocatori devono essere impostati a fare serve & volley (o il più moderno “servizio e dritto”), ciascuno gioca meglio seguendo proprie caratteristiche fisiche ed attitudini, ma servire con cattiveria o rispondere con aggressività non mi pare abbiano mai fatto male a nessuno (avversario escluso).
Troppi cattivi maestri di tennis concentrano l’attenzione sulla pressione nello scambio da fondo, castrando il talento di alcuni ragazzi ed indirizzandoli verso un gioco faticoso e poco redditizio.
La superficie non c’entra.
@ Stefano Baraldo (#1364942)
sono dell’idea che hai ragione. Ti alleni in un posto che ti da degli stimoli, un ambiente stimolante, ottimi tecnici, ottieni dei risultati ed è ovvio che non cambi nulla. Ma non so se avrebbero fatto tanto peggio con un team italiano e ben preparato, non lo possiamo sapere.
Una cosa è certa, con del buon materiale si fanno ottimi risultati, anche perchè tanti altri ragazzi italiani sono andati in Spagna dallae accademie di Casal, di Sanchez e hanno perso solo soldi, nell’ordine dei 50 o 60 mila euro all’anno, senza contare le spese vive.
Il coach di Safarova è Canadese.
Perfettissimo direi!
@pallettaro
Scusami non è che voglio contraddirti per forza, non voglio dire che ho ragione io ci mancherebbe. Pero io c’ero, quindi vivendole da vicino e in prima persona in alcuni casi come quello di Flavia e Fabio, con i quali ho lavorato, posso dire che non è completamente vero cio che sostieni. Conosco molto bene il lavoro fatto a monte con questi giocatori nel pre-spagna, in partivolare il lavoro del maestro Caperchi che è stato indiscutibilmente eccezionale sia con Fabio che con Naso.
Mi chiedo allora perchè questi giocatori non siano tornati ad allenarsi in Italia allora. La Schiavone lo ha fatto dopo un breve periodo a Barcellona. Io qui non sto difendendo gli spagnoli sia chiarissomo, ma purtroppo non posso assolutamente affermare che la “scuola” italiana sia avanti rispetto alla Spagna. Visto che l ultimo top 10 italiano è Corrado Barazzutti nel 1978
Perfetto direi!
@ Stefano Baraldo (#1364873)
Pennetta e Fognini avevano già punti di partenza e una struttura tennistica già molto importante. I coach spagnoli hanno solo portato a loro una maggiore convinzione nei propri mezzi, una maggiore competitività tra loro. La differenza è stata fatta dal punto di vista mentale e motivazionale. Che è tanta roba, ma non centra niente con l’aspetto tecnico che nei loro casi era già ottimo non avendo grosse lacune tecniche (entrambi con ottimo colpi).
Errani è un caso a parte secondo me perchè partiva da un grosso gap atletico e tecnico. Non ha saputo più di tanto migliorare il servizio ma ha incrementato a mille la tenuta atletica. Non è in Spagna che le hanno insegnato la palla corta e le volè, quelle le sapeva già fare ed aveva già una grande fame di tennis e di vittorie.
@ Fabio (#1364850)
Le tue ultime righe riportano il motivo per il quale quelle nazioni producono da sempre giocatori e giocatrici fantastiche.
Altro che Spagna, fucina di arrotini; altro che Bradenton dove giocano solo sul cemento.
@ Gabriele da Ragusa (#1364784)
Non è solo insegnamento, anche se è un aspetto che incide.
Spesso incidono le caratteristiche dei giocatori. Un top ten è stato certamente un ragazzino o bambino che dava 6-0 e 6-0 a tutti i suoi coetanei. Roddick vinceva ogni partita giocando 3 o 4 rovesci.
In partita giochi i tuoi migliori colpi ed è difficile cambiare in approccio anche se si può. Nole l’ha cambiato, da ragazzo ed agli inizi di carriera era molto più attaccante, ora è un controattaccante. Ma quanto ha lavorato sul servizio e sul diritto!!!
Ottimo articolo!
Per me è giusto che ci sia una discreta varietà di superfici e che ci siano tanti tornei, ma queste “palle” cambiano troppo da un torneo all’altro. Sembra una battuta, ma “le palle” fanno la differenza! Sulla “crisi” spagnola ci possono essere moltissimi punti di vista, ma non penso che possa accadere qualcosa di simile a cio che accadde in Svezia, Germania o Australia. Voglio vedere anche cosa accadrà alla Serbia in futuro, anche la Croazia ha avuto alti e bassi. Avremo lo stesso problema in Italia nel femminile molto presto. Senza dimenticarci che sia Errani che Pennetta e Fognini si allenano con gli spagnoli da tanti anni. Moltissimi altri giocatori hanno un team Iberico, come molti altri (Nishikori su tutti) hanno scelto un coach Sudamericano. Se si parla di classifiche per nazioni gli spagnoli sono ancora molto in alto, per il momento ovvio, ma se parliamo di “scuole” e “tecnici”, a differenza del passato ora si assiste ad una certa “globalizzazione tecnica”, quindi secondo me non è facile fare certe
Valutazioni.
Perchè dici questo? Ha solo 29 anni!! Anche lui può “permettersi” un anno sottotono.. Nulla di strano..
Qua si passa da “alza la decima” a “si ritira a fine anno”.. BAH
Ciao Poto,
grazie dell’articolo.
riporto uno stralcio da un’intervista di pochi giorni fa a Lucie Safarova, che secondo me spiega bene il senso del Progetto Campi Veloci.
Domanda: Il tuo gioco si adatta ad ogni tipo di superficie, anche alla terra, indoor sei pericolosa, all’erba. Come è possibile ciò?
Risposta: Non lo so. Mi piacciono tutte le superfici ma soprattutto credo che nella Repubblica Ceca, quando cresciamo, giochiamo molto in estate sui campi in terra battuta, ed in inverno ci spostiamo in campi coperti, di solito su superfici molto veloci. Quindi è una sorta di allenamento sin da piccoli a giocare ovunque. Credo che questo ci prepari un po’ a giocare su ogni superficie.
Ecco, io credo che qui stia la chiave. Paesi come Francia e Repubblica Ceka, (ma anche Svizzera, o Austria, o Germania) dove i giovani hanno modo di allenarsi e competere su superfici diverse, e che hanno dei bravi maestri di base, riescono a produrre giocatori più completi e, nel tennis attuale, più globale e meno specializzato, un tennista più completo è anche un tennista più forte.
@ Gabriele da Ragusa (#1364784)
Concordo in pieno le tue considerazioni
Ottimo articolo, anche se aspetterei a decretare la fine di un movimento (quello spagnolo) solo perché per un anno gli è andata male.
Per quanto riguarda il discorso terra, sarà pur vero che la superficie ha quasi sempre premiato i giocatori più regolari con partite spesso noiose, ma rimane pur sempre la superficie dove i difetti vengono accentuati, dove non puoi vincere se non sei completo da fondo campo, se non ti muovi bene, se non hai qualche variazione insomma se non sei un giocatore di tennis completo. Sampras non ha mai vinto nulla sul rosso perché aveva lacune dalla parte del rovescio….Sulle superfici veloci ti puoi permettere invece di vincere tornei con il solo servizio (e sfido chiunque a dire che Raonic è spettacolare da vedere). In un modo o nell’altro insomma le esagerazioni possono dar luogo a partite noiose, ma si tratta pur sempre di esasperazioni del gioco che non si risolvono ne rendendo i campi più veloci o più lenti….Il tennis su terra è giusto che rimanga perché è una delle interpretazione di questo sport così come lo sono l’erba o il cemento.
Anche io sono favorevole a una terra rossa più veloce! Ieri ho assistito ad una partita spettacolare! E anche negli ultimi 2 o 3 anni si erano visti molti vincenti, anche da parte di Nadal! Ciò che non mi piace è che velocizzare la superficie porta irrimediabilmente vantaggio anche agli saparatori di ace!
sarebbe meglio rispondesse, argomentando meglio di quanto possa fare un semplice appassionato, un tecnico; in ogni caso è ormai riconosciuto universalmente che dal punto di vista propedeutico la superficie più adatta è fuori di dubbio la terra rossa.
anche gli americani, in particolare sotto l’impulso dell’usta, hanno fatto marcia indietro rispetto all’idea di privilegiare l’hard nella fase di crescita dei tennisti (sia per motivi tecnici che di “salute”) e nel nuovo centro federale di orlando hanno costruito moltissimi campi in terra, pare con risultati incoraggianti se 3 dei 4 semifinalisti del rg junior sono targati usa.
questo non ha nulla a che vedere con un gioco più o meno difensivo o offensivo che è un altro argomento.
@ Fede-rer (#1364791)
Va preservata la terra, ma non bisogna ridurla a sabbia, perchè se troppo lenta favorisce i soliti regolaristi spagnoli.
A mio modo di vedere hai perfettamente ragione nel dire che la cosiddetta scuola spagnola non può far altro che nuocere a tennisti che hanno un tennis diverso.
Il modello spagnolo, il modello Bollettieri, tutti i modelli proprio perchè unilaterali hanno nuociuto nel tempo e nel futuro dopo indubbie vittorie. Creando giocatori fotocopia.
Nel caso spagnolo la cosa aveva assunto dimensioni allarmanti, con un esercito di pallettari inguardabili. Ora è meno rpoduttivo tirarla solo di là, perchè corde e racchette permettono di tirar forte anche al numero 400 del mondo.
Sono pienamente d’accordo con l’articolo di Carboni. Il tennis per fortuna non ha quasi mai smesso di evolversi e se 20 anni fa bastavano 2 colpi molto buoni per primeggiare,adesso come ha dimostrato Stan bisogna tirare forte con tutto(dentro) per vincere.Quindi i modelli di gioco vincenti sono cambiati e lo sono anche a basso livello.
Cambiare i metodi e gli obbiettivi di insegnamento è quindi obbligatorio per non sparire dalla mappa del tennis e uno dei metodi è sicuramente quello di abituare i ragazzi sulle superfici veloci così da allenare i tempi di reazione che sono la base per poter poi pensare ad effettuare qualsiasi colpo. Per gli over 40 la mia esperienza porta a dire che la gente si rompe e si usura semplicemente per continuare ad usare scarpe d’epoca o inadatte. Problema che la terra maschera ma non elimina….
temo che nadal alla fine dell’anno, si ritirerà.
Mi trovo molto più in sintonia con quanto argomentato nell’articolo che con quando sostieni tu! Chi parla di far “scomparire” la terra rossa? In Italia la percentuale di campi in terra è assolutamente predominante e di certo lo rimarrà. E gli over 40 nei circoli potranno continuare a divertirsi sulla loro amata terra avendo meno traumi… (Io gioco prevalentemente sul veloce e non ho mai avuto problemi, sarò fortunato). Però, se parliamo di crescita del movimento “agonistico” e non dei giocatori della domenica, è fondamentale per il nostro movimento che i circoli offrano anche campi veloci sui quali allenarsi e che, nella marea di tornei futures e challenger che vengono organizzati in Italia (per non parlare degli open)cresca la percentuale di quelli disputati su superfici diverse dalla terra. A me sembra che la stagione su terra rossa sia già piuttosto lunga, iniziando in Sud America, e poi proseguendo in Europo ed altrove fino alla fine dell’estate. C’è uno slam, tre master 1000, diversi ATP 500, tantissimi ATP 250 ed una moltitudine di Challengers e futures… Se tu stessi parlando di ampliare ulteriormente di un paio di settimane la stagione su erba capirei, ma quella su terra mi sembra già sufficiente. Ed ha ragione l’articolista quando sostiene che il modello del tennista-terraiolo stapian piano (a mio modo di vedere fortunatamente) scomparendo per lasciare spazio a tennisti più completi e meno specializzati. Ne parlavamo l’altro giorno in alcuni commenti riguardanti il nostro Giustino: la scuola spagnola gli sta nuocendo: per andare a rispondere scompariva dallo schermo e dalle inquadrature: tre metri dietro la riga di fondo! Nel tennis di oggigiorno, non ti puoi permettere un atteggiamento così passivo, appena incontri un giocatore con un po’ di “punch” passi il tempo a remare fino a perdere inesorabilmente la maggior parte dei punti. Prendo Giustino come esempio perchè ha pure un bel servizio (come Cecchinato): se venisse impostato diversamente, con i piedi più vicini al campo ed un gioco un po’ più aggressivo potrebbe portare a casa più partite e non solo su terra! Se noi italiani vogliamo risollevare il nostro movimento dobbiamo essere bravi a capirlo e ad adeguarci prima che ci arrivino le scuole attualmente in decadimento come la spagnola, l’Argentina ecc…
Vedere che in Italia crescono giocatori come Donati, Napolitano, Sonego e Berrettini che si adattano alla terra ma è evidente che possono cavarsela ancor meglio sul veloce, che hanno degli ottimi colpi di inizio gioco e dei buoni winners mi fa ben sperare… E spero anche che il citato Quinzi, con l’aiuto del nuovo coach (spero stabile) venga impostato in maniera un po’ differente e più offensiva: penso davvero che la scuola sudamericano abbia fatto danni con lui, ora deve stare il più lontano possibile dalla terra!
@ jambovillage (#1364776)
Esatto. Nn e’ sempre una buona soluzione stravolgere drasticamente quella esistente per cambiare in meglio lo stato delle cose. Concordo sulle negativita’ tipiche italiane tipo colpi di inizio scambio. Ma la vedrei piu nell’ottica di un approccio sbagliato o cmq superficiale nell’insegnamento dei colpi. Avere un servizio devastante aiuta tantissimo anche sulla terra, sfatiamo qst mito. Magari perde un minimo di efficacia rispetto al veloce ma e’ vero semmai che la terra e’ meno penalizzante per chi nn ha un servizio bomba e puo cmq giocarsela. Ma chi ha un servizio degno di nota parte cmq avvantaggiato, nn scherziamo. Inoltre nn e’ che su due piedi un circolo possa investire cosi tanti soldi cambiando le proprio superfici o allargando il centro sportivo costruendone di nuovi hard. Spesso sn strutture comunali date in gestione ma piene di vincoli quindi nn e’ un discorso semplice. Poi ripeto, io mi batterei per cambiare l’approccio tecnico sull’insegnamento dei colpi
Ora lancio una provocazione e spero che chi ne sa più di me mi aiuti a capire anziché insultati …
Si parla tanto di uniformità delle superfici giustamente tanto è che su terra erba cemento e indor ultimamente vince a ripetizione un giocatore moderno come dkokovic, gran difensore ma anche tiratore di vincenti da fondo campo.
Ora! L’anno scorso nadal ha vinto il suo ultimo roland garros tirando più vincenti veloci che topponi estremi rispetto al solito. L’anno scorsp ho visto raonic arrivare in semi a roma. Murray, giocatore riconosciuto come inadatto alla terra ha giocato duesemi coconsecutive a parigi e quest’anno ha vinto il primo 1000 su terra. Federer fa finale a roma nel 2013, montecarlo 2014, di nuovo roma 2015. Non ultimo wawrinka, giocatore da me considerato più offensivo che difensore, vince il roland garros scagliando vincenti da tutte le parti. Questo mentre i grandi difensori spagnoli vengono presi a pallate sul loro terreno. Forse dico io è perché gli spagnoli vecchia scuola non trovano più il tempo di organizzare difese ingiocabili a causa della incisività dei colpi deglo avversari.
Concludendo non sarà che, più che l’erba a diventare lenta, sia la terra che è diventata più veloce???
Un singolo ATP sul veloce rischia semplicemente di diventare terra di conquista.
La federazione, ma un pò tutto il movimento, dovrebbe capire che l’investimento in campi è diverso dall’ investimento sui giovani.
Viviamo in una europa dove spostarsi costa poco, avere futures e tornei senza avere i giocatori che possano giocarsela non ha molto senso.
Deve semplicemente essere messo in piedi un programma economico e tecnico di sostentamento ai giovani tra i 18 e i 25 anni CONTEMPORANEAMENTE a degli incentivi ai circoli per implementare superfici piu veloci.
da addetto ai lavori, quale giornalista, io invece non sono d’accordo. La terra rossa è un bene per il tennis, ed anzi andrebbe ampliata la stagione sul rosso ad alti livelli nel mese di settembre ( c’è lo spazio per 3 settimane dove inserire 3 atp 250). L’esempio dell’erba, dove da quest’anno si gioca una settimana in più è la prova più evidente. Il tennis moderno ha bisogno di cambiamenti di superficie per essere più spettacolare, avere degli specialisti di superficie che pur con una classifica più bassa, riescono a mettere in difficoltà i big, aumenta lo spettacolo, l’incertezza dei tornei, l’interesse televisivo, ecc…. Questa se ricordo bene è una tesi sostenuta da nadal negli ultimi anni ! Quanto ai circoli italiani, devo ricordarti che sono frequentati da giocatori in media over 40, e la terra rossa è sicuramente meno traumatica per le articolazioni… vogliamo far smettere di giocare a tanti appassionati ??
Il progetto campi veloci a mio parere vale poco. proprio la finale del Roland Garros ci consegna infatti due giocatori fortissimi sul veloce ma anche sul rosso. Che hanno un ottimo servizio ma che riescono a sfruttarlo anche sulla terra rossa.
Volandri & co effettivamente non hanno mai calcato campi hard per l’assoluta inconsistenza del loro servizio.
Ma anche Fognini e ( soprattutto) Seppi che è nato sul duro, non mi sembra che facciano faville sui colpi di inizio gioco.
Uniche eccezioni i magnifici Bolelli e Vanni, peraltro nati sul rosso.
Insomma se uno tira delle bombe (vedi Wawinka ieri) fa ace anche se gioca su un campo in terra rossa.
La morale? è inutile stravolgere i circoli di tennis sostituendo i campi da terra rossa ad Hard Court. quello che è invece importante e’ la mentalità dei nostri maestri e coach che deve rinnovarsi, spingendo sulla preparazione al servizio in modo determinante, così che questo colpo non venga piu’ considerato un colpo secondario e di rimessa, ma sia insegnato come colpo fondamentale al pari del dritto e del rovescio
Ottima disanima, gran bell’articolo.
Complimenti!!!