La diversità di Kyrgios sulla terra del Foro (di Marco Mazzoni)
Il programma del Foro Italico è sempre ricco e vario, ma mai come quest’oggi sembra destinato a salire d’intensità con l’avanzare della giornata. Sfide interessanti e gustose, come quella tra i due bracci magici di Dolgopolov e Klizan (che forse avrebbe meritato anche un campo più importante…), o quella tra Bencic e Gavrilova, terminata con una battaglia terribile a favore della russa. Che capacità di spinta Belinda, ma in difesa paga troppo, tanto impacciata quanto inutilmente furibonda. Purtroppo mentre scrivo ha da poco perso Flavia Pennetta, ed anche il US Open champion Cilic conferma che il suo rientro dopo l’infortunio è assai problematico, tutto il suo tennis gira poco, e male. Questi ed altri gustosi “stuzzichini” in attesa del “piatto forte” della serata, quando scenderanno in campo Camila Giorgi e Matteo Donati. “Cami” sfiderà la Jankovic in quello che è il vero match of the day, in un Pietrangeli che si preannuncia caldissimo… Matteo avrà l’onore di giocare sul centrale dopo Serena, ed affrontare un vero top10 come Berdych. Sarà una bella esperienza, un assaggio del grandissimo tennis, comunque vada tornerà buono per il futuro.
In questo contesto variopinto, il match giornaliero che più mi intrigava era quello sul Grand Stand tra Feliciano Lopez e Nick Kyrgios. Tennisti d’attacco, con il giovane rampante carico di carisma a sfidare il “bello” per eccellenza, non solo grazie alla sua faccia da modello ed il phisique du role ma anche per il suo tennis divertente. Curioso che tantissimi ragazzini presidiavano il GS inneggiando fin dal palleggio per Nick. La sensazione è che con quella faccia un po’ così, quell’atteggiamento da sbruffone e soprattutto con quel talento, il mondo del tennis abbia trovato in Kyrgios una nuova gallina dalle uova d’oro.
Insomma, c’erano tutti gli ingredienti per un buon match, inclusa l’atmosfera, più chiassosa rispetto al centrale, grande e quindi un po’ dispersivo. Ed un buon match in fin dei conti è stato. Lopez ha giocato meglio, è stato più solido e concreto, ed ha meritato la vittoria. La mia lente però era puntata su Nick. Ero molto curioso di apprezzarlo dal vivo dopo diversi mesi, dopo il suo exploit a Wimbledon, dopo la battaglia contro Seppi a Melbourne, dopo la vittoria contro Federer della scorsa settimana. Kyrgios, se ci pensiamo bene, ha giocato assai poco sul tour, spesso ai box per piccoli infortuni e con una programmazione intelligente, mai troppo affollata. Eppure a soli 20 anni è già nel grandissimo tennis, con una manciata di match giocati rispetto a tanti colleghi che hanno impiegato anni di battaglie in giro per il mondo per arrivare dove ora lui si trova. Inoltre Kyrgios mi provoca sensazioni contrastanti. C’è qualcosa in lui di inspiegabile ed irrazionale che mi attira, che calamita l’interesse. Eppure, provando a razionalizzare, il personaggio Kyrgios è discretamente agli antipodi della mia passione tennistica, come atteggiamento, come modo di stare in campo, come tecnica di gioco e tanto altro ancora. E’ quel magnetismo sottile chiamato talento, chiamato diversità. Kyrgios è clamorosamente diverso, e clamorosamente talentuoso. Sarà pure ampiamente rivedibile in molte cose, ma è forte, tosto, non ti può lasciare indifferente come uno dei tanti picchiatori di ritmo. Ha tennis, ha colpi, ha carisma, tutte cose che o ce l’hai o non te le può regalare nessuno.
Oggi a Roma ha messo in mostra solo una minima parte delle sue qualità, uscendo sconfitto meritatamente. Del resto Feliciano era uno degli avversari per lui più complessi, uno dei peggiori che potesse trovare. Forte, esperto, conosce molto meglio la terra e le sue insidie, e gioca un tennis d’attacco intelligente. Non gli ha mai dato ritmo, non consentendo al giovin Nick di prendere fiducia e salire, agevolando la sua naturale incostanza. Non sempre, nemmeno nei contesti ideali, Kyrgios riesce a terene la luce accesa. Oggi sono stati molti i momenti in cui in campo appariva lento, persino indolente. In realtà non butta via le partite, e non l’ha fatto nemmeno oggi, provandoci, ma non è riuscito ad infiammarsi abbastanza da sovrastare “Feli” nella spinta. Quando si è accesa la luce, dalla sua racchetta è uscito di tutto, e tutto in modo mirabile. Ma spesso l’iberico ha lavorato col back, l’ha mosso sulle diagonali corte (posizione che non ama), l’ha spinto fuori dal campo con drive consistenti e poi infilato. Niente da dire, applausi a Lopez, che sta dimostrando una buona forma, spinto anche dal desiderio di fare capolino nella top10.
Tornando a Kyrgios, visto da bordo campo è davvero notevole la sua manualità pura. Maneggia la racchetta con la disinvoltura con cui i pistoleri del west armeggiavano una colt in un duello… Tiene proprio la racchetta in mano come un giocattolo, sembra letteralmente divertirsi a provare nuovi modi di impatto a creare traiettorie strane. Chi lo liquida come un picchiatore non ha capito il suo animo, quello del piccolo ribelle che si diverte un sacco a sfidare l’avversario con il classico “ora ti faccio vedere io…”. Ma oltre a quest’atteggiamento un po’ bullesco (ma, a dire il vero non eccede nemmeno più tanto), in lui c’è tantissimo tennis, e tanto altro ancora da affinare e sviluppare, per un potenziale sterminato.
Sul rosso romano, non è riuscito a trarre il meglio dalla battuta, e questo non l’ha aiutato a superare Lopez. Mi ha colpito, visto a pochi metri, come il suo lancio di palla sia letteralmente oltre un metro in campo: questo lo porta ad impattare in grande avanzamento, che è un vantaggio enorme quando con la battuta prende ritmo e fa la differenza; quando non ci riesce, cade in una posizione difficile da difendere quando la risposta è lunga ed aggressiva. Questo modo di impattare quindi non è assolutamente funzionale alla terra battuta, dove non potrà mai fare così tanta differenza con la prima (e lui pure con la seconda!) come sul veloce, o ancor più sull’erba. I colpi di inizio gioco sono uno dei suoi punti di forza. Anche alla risposta impressiona il suo grande tempo di impatto, come porta le gambe appena piegate e la racchetta ben avanti a bloccare in sicurezza, trovando un timing misterioso. Altrettanto misteriosa è la sua capacità di accelerare su ogni palla, anche su quelle senza peso e di varia altezza, pure fuori equilibro (in salto o totalmente arretrato) apparentemente senza sforzo. Ha la dinamite nel braccio, ha velocità di esecuzione, ha quella straordinaria manualità che lo aiuta in ogni contesto. Anche nei recuperi più disperati, col puro polso riesce a dare delle frustate micidiali, rischiosissime, ma che sono assolutamente ingiocabili, per tutti.
Tra i difetti principali che ho potuto rilevare oggi – ripeto, sul rosso, quindi nelle condizioni a lui meno favorevoli – la difficoltà nel tenere il ritmo con colpi interlocutori. Se è costretto a reggere in una schermaglia di ritmo in top, i suoi drive non sono abbastanza solidi e carichi, tende a scappare tirando la pallata a rischio altissimo, e percentualmente perdente. Se riuscirà a costruirsi una fase di palleggio più tosta, costante, con dritti e rovesci lunghi e abbastanza consistenti da muovere l’avversario portandolo fuori dalla posizione ideale di campo, tutto il suo tennis ne gioverà. Su terra questo limite è ingigantito dalla sua scarsa fiducia negli appoggi.
Il rovescio proprio sul rosso va in netta difficoltà, perché anche se riesce a trovare delle soluzioni pazzesche resta un colpo poco sensibile. Lo gioca col puro tempo di impatto, e con apertura minima, spesso quasi inesistente; e su terra, quando non può sfruttare il suo senso per il tempo ma deve lavorare il colpo, va in difficoltà.
Alla fine Lopez vs Kyrgios è stata una partita discreta, a tratti divertente, anche se mi aspettavo qualcosa in più, da entrambi. Forse serviva un terzo set, che magari avrebbe elevato il livello di gioco, e le emozioni. Un buon aperitivo insomma, sperando che il piatto forte serale sia davvero “gourmet”…
dal Foro Italico, Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Bencic, Feliciano Lopez, Kyrgios, Marco Mazzoni, Masters 1000 Roma, Nick Kyrgios
8 commenti
Finora, Zero Tituli!!
E invece molti più piccoli infortuni che non fanno presagire una carriera lunga, insomma diventerà una specie di Mark Philippusis, un altro gigante australiano che con soli servizio e dritto poteva spaccare il mondo ma non ci arrivò a farlo perchè se metti uno che ha un fisico più da giocatore di basket ( e infatti voleva anche fare il giocatore di basket professionista e lo gioca ancora qualche volta nel tempo libero! ) che da tennista a giocare a tennis da professionista la logica poi chiede il conto!!
My 2 cents!
Sauti.
Fab
È stato molto simpatico, abbiamo parlato un po
io non gli perdonerò mai di aver battuto roger a madrid
Ciò che manca a Kyrgios è la “g” quando viene pronunciato il suo nome.Per il resto ha tutto.
@ boris becker n.1 (#1341479)
oh che barba, allora perche non un, che so “Djockovic italiano”… Abbiamo Donati che gioca da strabuzzare gli occhi e ha un’eleganza che sembra Bill Tilden, accontentati, entusiasmati un po’ invece di rimuginare
@ MARTIN MULLIGAN (#1341473)
No Martin, dal campo (ero alto dietro all’arbritro) non mi sono accorto di nulla, probabilmente stavo prendendo appunti mentre è successo…
saluti
credimi,
uno dei tuoi migliori articoli.
Leggendo mi sembrava di essere in campo e vedere Krgios davanti a me.
veramente complimenti
Unica nota dolente: che Krgios non sia italiano
anche io ho visto il match e sostanzialmente concordo con l’analisi fatta, anche se mi sembra che il giovane australiano a tratti è come se si assentasse dal campo.
A volte, poi, cerca delle soluzioni assolutamente illogiche ed inaspettate, figlie, forse, della sua naturale esuberanza e del suo indiscutibile e non si sa quanto limitato talento.
A mio avviso il ragazzo è ancora molto acerbo ma indubbiamente ne sentiremo parlare parecchio.
Vorrei chiedere a Marco se ha capito per quale ragione Lopez ha polemizzato con gli spettatori della curva sud.
grazie