La leggenda Björn Borg
Prima dei vari Federer, Djokovic, Nadal, campionissimi di questi anni 2000, il tennis si godeva la generazione degli americani Ashe, Connors e McEnroe, di Guillermo Vilas, di Ivan Lendl, di Adriano Panatta e del primo re dell’erba, ben prima di Roger, quel Bjön Borg che catalizzò attenzione dei media e un plauso generalizzato: ritiratosi troppo presto dal circuito, lo svedese classe ’56 considerato a ragione fra i più grandi tennisti di tutti i tempi, è passato alla storia di questo sport per il dominio che seppe esercitare nei suoi anni migliori, facendo segnare record a ripetizione e innalzando di volta in volta, di successo in successo, l’asticella dei propri limiti.
Una vita sentimentale tumultuosa e una freddezza in campo che lo ha reso immenso: un look indimenticabile, uno stile che rasentava la perfezione per i tempi e per gli strumenti da lavoro con cui si confrontava, Borg ha alzato 63 trofei al cielo in carriera, di cui 11 Slam ripartiti fra 6 Roland Garros e 5 Wimbledon (ma mai gli Us Open), consegnando agli annali del tennis alcune delle più significative rivalità di sempre (Connors e McEnroe i suoi più grandi rivali ma il nostro Panatta unico a batterlo sulla terra parigina per ben due volte).
Il primo divo dell’era Open, uno dei primi sportivi a guadagnarsi copertine dei rotocalchi tanto per la sua vita sui campi tanto per le sue peripezie fuori dal campo (un tentativo di suicidio mai del tutto chiarito l’esempio forse più triste ed eclatante), ma a impressionare dello svedese di ghiaccio denominato dai tifosi IceBorg sono state soprattutto le statistiche: 11 tornei del Grande Slam vinti sui 27 totali cui prese parte per un’impressionante 41% di riuscita e uno score di 141 vittorie a fronte di solo 16 sconfitte, il record per molto tempo imbattuto per il numero di finali Slam disputate, l’aver vinto almeno un titolo dello Slam per otto anni consecutivi, 41 vittorie consecutive sull’erba di Wimbledon, le 28 consecutive sulla terra rossa del Roland Garros, 11 Slam a soli 25 anni, senza dimenticare la striscia ritenuta per tanto irripetibile di successi finali londinesi. Numeri che fanno sobbalzare sulla sedia ma in quegli occhi glaciali sul campo ho sempre intravisto una fragilità che riusciva a tenere a bada solo nel suo amato recinto.
Un giocatore dalle qualità atletiche inusuali per l’epoca, con uno stile che faceva storcere il naso ai puristi per l’assenza di eleganza in alcuni fondamentali (rovescio a due mani soprattutto) ma che sfiancava gli avversari per la regolarità e le rotazioni proposte. Nemmeno a 27 anni staccò la spina e disse adieu: di solito se uno sportivo di successo ha toccato il vertice del proprio gioco, se ha ottenuto risultati straordinari difficilmente replicabili, fa bene a mio modo di vedere a salutare il suo amato sport da vincente assoluto, senza dare modo a un lento declino di prendere il sopravvento, trascinandosi per impegni massacranti che non fanno altro che metterne in evidenze crepe e debolezze laddove si pensava albergasse un essere indistruttibile ma, nel caso dello svedese di ghiaccio, sono convinto che nonostante le delusioni newyorchesi, avremmo potuto assistere ancora a trionfi di un certo peso specifico, nei tornei più prestigiosi che avrebbero potuto contribuire ad accrescere le sue di per sé impressionanti statistiche.
Avrebbe potuto, avrebbe dovuto, ci sconvolse con un ritiro e ci stupì per un goffo tentativo di rientro: ciò che di certo rimane è che Borg ha condizionato non solo la sua di epoca ma anche quelle successive che alle sue capacità hanno guardato non solo con spirito di emulazione ma con la più totale forma di ammirazione.
Alessandro Orecchio
TAG: Bjorn Borg, Borg
@ Fab (#1327870)
Io mi riferivo a questo articolo di Repubblica:
L’ ADDIO DI UN CERTO BORG
MOSCA – Forse Borg ha scritto la parola fine al suo lunghissimo romanzo tennistico. Ma l’ultima pagina è stata all’ altezza della sua vita. Lo trattavamo ormai come un souvenir, come un ex-mito che stava rovinando la sua storia e i nostri ricordi. Ma martedì scorso, durante il primo turno della Kremlin Cup di Mosca, Borg ha stupito ancora una volta.Ha dimostrato che,a 37 anni,è ancora in grado di giocare alla pari con un tennista del calibro di Alexander Volkov, numero 17 della classifica Atp: il russo si è salvato solo al tie-break del terzo e decisivo set. Mezz’ora dopo,lo svedese ha sorpreso ancora tutti,annunciando il suo definitivo ritiro dal grande tennis, e la sua intenzione di continuare a giocare solo i tornei “over 35″. Con una certa riluttanza,ha accettato ieri di rispondere alle nostre domande.Giustificandosi così:”Troppo spesso la stampa italiana,come del resto quella di tutto il mondo,ha frugato tra le difficoltà della mia vita privata, a caccia di scoop pubblicitari,ma oggi credo che si possa tornare a parlare di me per quello che ho fatto in campo.Sono molto contento di come ho giocato la mia ultima partita in un torneo Atp;peccato che solo alla fine io sia riuscito a far capire a tutti cosa volessi ottenere in questi due anni”.L’ allusione è chiara: brucia ancora, evidentemente, il ricordo del momento in cui decise di fare il suo ritorno in un torneo professionistico.Quel giorno di maggio del 1991,giornali e televisioni d’ ogni parte definirono unanimemente “patetica” l’apparizione di Borg sulla terra rossa di Montecarlo.”Allora avevano ragione-ammette Borg-ma forse avrebbero potuto avere un po’ di pazienza.Quella volta sentivo molto la tensione;fisicamente ero pronto,mi ero allenato molto bene,ma evidentemente non avevo la fiducia necessaria per esprimere il mio tennis,quello stesso che,a distanza di due anni,mi ha permesso di sfiorare il successo a Mosca”.Ma come mai qui, signor Borg?”Mi avevano invitato anche a Stoccolma,ma cosa c’è lì che ancora non ho vinto?Ne ho parlato con mio padre,e insieme abbiamo optato per Mosca, uno dei pochi posti al mondo che non mi era mai riuscito di visitare. E devo dire che abbiamo scelto bene:la città è meravigliosa,la gente è stata calorosissima e,anche se ai miei incontri del passato hanno assistito tanti personaggi famosi,per me è stato un grande onore vedere il presidente Eltsin scomodarsi in un pomeriggio lavorativo appositamente per venire a vedermi giocare”.Alle spalle una burrascosa vita sentimentale, ed un impero finanziario sgretolato in pochi anni di investimenti sbagliati, scelte affrettate e colpi di testa: Bjorn Borg ora sembra aver raggiunto una nuova maturità.”Non è un segreto:il tennis è uno sport dove la forza mentale conta quasi più delle qualità tecniche e fisiche.Giocare ad alti livelli per così tanto tempo mi stava uccidendo,ed ho pensato di poterne fare a meno; il mio errore è stato forse quello di voler dimostrare di essere un campione anche fuori dal campo,e ciò mi ha portato spesso a decisioni poco ponderate.Essere sempre al centro dell’ attenzione è difficile, ma ancora più difficile è abbandonare il mondo in cui si è vissuto per così tanto tempo:che ci crediate o no,io amo giocare a tennis, ed è questa l’unica ragione del mio rientro”.Eppure il mondo del tennis di oggi,coi i suoi ritmi stressanti ed una sempre crescente pressione psicologica, non sembra il luogo più adatto per chi è alla ricerca della tranquillità.”Ed è proprio per questo che,in questi due anni, ho giocato così poco: oggi, per scalare posti in classifica, un tennista deve giocare ogni settimana;io, invece, ho potuto scegliere e limitare le mie apparizioni. Quest’anno,ad esempio,ho partecipato solo a tre tornei,ma questo non significa che non mi sia allenato:il mio impegno è stato costante,chiedete pure agli altri tennisti svedesi con i quali ho passato,ogni giorno,gran parte del mio tempo, sempre se non vi basta la prova della mia condizione fisica”. “Il mondo del tennis è cambiato, in campo è molto più dura:una volta, essere tra i primi in classifica ti dava qualche certezza,almeno ai primi turni,di non incontrare grosse difficoltà; oggi,invece,puoi essere anche il numero 1, ma se non mostri il tuo miglior gioco, perdi anche contro uno sconosciuto che viene dalle qualificazioni.Ci sono centinaia e centinaia di buoni giocatori,e questo fa sicuramente bene al tennis e allo spettacolo;ma dietro le quinte ho ritrovato l’ atmosfera di un tempo,ed anche i vecchi amici,e questo mi ha aiutato a sentirmi immediatamente a mio agio”. Certo,non deve essere facile abbandonare nuovamente, soprattutto dopo aver quasi raggiunto l’obiettivo sognato.”Oggi la mia serenità mi permette di farlo,anche se mi piacerebbe tornare a vincere qualche incontro;ma ho un figlio, una famiglia a cui pensare, una vita da rimettere in ordine, ed anche una generazione di nuovi tennisti svedesi con la quale varrà la pena lavorare un po’ .E poi,i tornei con gli ‘over 35’ mi aspettano: lì si gioca sul serio, bisogna continuare ad allenarsi duramente, soprattutto chi,come me,odia perdere”.E così se ne va; ma prima ci raccomanda di lasciare una pagina in bianco alla fine del libro, non si sa mai. di VALERIO PICCOLO 14 novembre 1993
@ luigi (#1327181)
You are wrong!!
1) Ecco la versione dei fatti ai quali facevo riferimento:
“My learning period”, as he puts it ended in the early nineties when the student finally decided to go back to his first school, tennis. At 34, he then made an unexpected comeback on the courts, in April 1991… in Monte Carlo. The very place where the sports legend played his last match seven years earlier. The reason? “I just wanted to play tennis again because after retiring, I didn’t run much for seven or eight years,” he told the Guardian in 2007. For his first round match, the organizers programmed him a glorious comeback on the Central of the Country Club. The draw gave him the Spaniard Jordi Arrese him as his opponent. The blonde Swedish silhouette was intact. The headband was the same, or almost. The Donnay wooden racquets were still there, while most players were now using graphite racquets, lighter and easier to handle. Lennart Bergelin, his historic coach, remembers: “He brought a dozen old racquets to the tournament, all full of dust, straight from his closet. Playing with a wooden racquet in 1991, it was like going to Iraq with a rifle.” The war therefore never happened. Jordi Arrese punished his opponent in 1 hour and 28 minutes and two small sets. If this revival was born in Borg’s nostalgic feeling, at the end of the days, it mostly proved that tennis had changed a lot between 1984 and 1991. “We all want to play Borg, because he’s the guarantee to pass the first round” even said a cynical but honest South African, Wayne Ferreira. The Return of the King ended up to be a total fiasco: 13 tournaments, 13 games, 13 defeats in the first round for a single set won: “I never really understood why I came back. I arrived with no training, no fitness. With hindsight, it was madness.” Of course, the most likely explanation remains money. Or rather the potential gains promised by modern tennis that would have allowed him to reassure some creditors. Done deal in the late nineties, when he relaunched the brand Björn Borg: “With serious partners this time “: “In the early 2000s, I sold all of my shares for 13.5 million Euros. In addition, I will get a percentage of the profits until 2016. This is a good deal, which allows me to ensure the well being of my family.”
Fonte: http://www.wearetennis.com/en_UK/#/2014/04/16/the-failed-comeback-of-bjoern-borg-in-monte-carlo/3910
2)Sul discorso che dicevo che Panatta previdente gli aveva consigliato di non farlo:
«A Borg sconsigliai il rientro, mi voleva come suo allenatore, ci vedemmo a Milano, lo vedevo un po’ depresso, anzi perso, insisteva per giocare con la racchetta di legno. Mi pregò di dargli una mano. Fui scettico anche con Loredana Bertè, allora al suo fianco. Dissi a Björn: ma dove vai, ti prendono a pallate, sarai ridicolo.E così andò»
Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/10/14/memorie-di-adria-no.html
Conclusione, CVD = Come Volevasi Dimostrare!!
Saluti.
Fab
@ Hector (#1327737)
A memoria il rientro fu trasmesso dalla RAI col commento di Galeazzi
La sconfitta con McEnroe nel 1981 e’ una delle piu’ cocenti delusioni della mia vita di tifoso di tennis. Borg campione anche nel comportamento in campo, McEnroe maleducato. Per fortuna mi rifeci con Lendl che rimonto’ da due set sotto nella finale del Roland Garros lasciando McEnroe con un palmo di naso. Fui davanti alla tv per il rientro a Montecarlo col commento di Rino Tommasi quando si arrese 6-2 6-2 ad Arrese.
@ Lucabigon (#1327021)
a me pare di ricordare che Bjorn avesse la schiena sbrindellata già a 25 anni: non poteva più nemmeno allenarsi come voleva. Anche se dissimulava bene, nel 1982 aveva perfino il fiatone quando giocava, cosa non da lui.
@ pallettaro (#1327432)
comunque Borg ha vinto complessivamente più tornei sul veloce (sintetico/cemento/erba) che sulla terra e lui stesso ha detto che, dato il clima rigido svedese, quando si affacciò sul circuito era già molto abituato a giocare indoor buona parte dell’anno
@ bao.bab (#1327440)
giusto. Borg fu grande perchè affrontò giocatori antitetici a lui. Connors e Mac erano mancini ed attaccanti. Panatta era un attaccante, Nastase era a tutto campo, ma prevalentemente d’attacco con il suo potente servizio. Le finali sono belle quando c’è il confronti di stili.
Le partite di Nole e Nadal non sono belle, sono tese, è diverso.
@ Lucabigon (#1327287)
Ho tradotto come potevo questa pagina http://fr.wikipedia.org/wiki/Tokyo_Suntory_Cup
e quest’altra
http://en.wikipedia.org/wiki/Borg%E2%80%93McEnroe_rivalry
mi pare che siano differenti le Esibizioni dai Tornei ad inviti
@ Lucabigon (#1327287)
comunque puoi verificare anche tu che i tornei non itf/atp erano tanti e ben frequentati anche in anni precedenti per es. vd.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tornei_di_tennis_maschili_indipendenti_nel_1983
http://it.wikipedia.org/wiki/Tornei_di_tennis_maschili_indipendenti_nel_1978
@ bao.bab (#1327085)
Ha cambiato lo sport. Con lui gli sportivi hanno iniziato ad essere dei divi. Senza far nulla per piacere Borg era inseguito da migliaia di ragazze non perchè era più bello di altri ma perchè era unico nel suo modo di essere, nel look e nell’abbigliamento. con lui le aziende iniziarono a fare montagne di soldi e la Fila fece quella mitica maglia che con la gobba di Borg rimarrà immortale.
Con tutto il rispetto sia per Borg che per Nadal: sai che palle una finale del genere a Parigi?
Ha reinventato il tennis, senza dubbio. Fu grandissimo, inarrivabile, perchè fisicamente era un mostro. Un mostro che, allenato nella giusta maniera, avrebbe vinto qualche medaglia d’oro.
Portò avanti un tennis allucinante, giocando con corde tanto tese che nessuno avrebbe potuto giocarci tranne lui. Ogni dettaglio venne curato in modo ossessivo, maniacale, quasi folle tanto era forsennato.
I primi giorni su una nuove superficie (tranne la sua terra) erano per lui drammatici tanto si era preparato su quella precedente. Ma, a forza di provare trovava sempre tutti quegli adattamenti, tutti quegli accorgimenti che gli consentivano il suo gran gioco di difesa. Riusci ad adattarsi anche sull’erba dove nessuno scommise un cent su di lui, ma anche lì trovò i suoi equilibri e le sue soluzioni tecniche con il suo famoso colpetto d’ascia e le volè stoppate che sembravano sbagliate, ma invece morivano inesorabilmente sul campo. Aveva ragione Nastase: veniva da un altro pianeta. Pianeta Borgo.
Alessandro Orecchio altro articolo notevole. Complimenti davvero!
SAREBBE STATO UNO SPETTACOLO A PARIGI CONTRO RAFA ! DEGNO DEI BECKER EDBERG LONDINESI !
Mi sa che sei tu ad essere convinto male. La Suntory Cup, che si è svolta appunto fino al 1986, era un “torneo” ad inviti con soli 4 partecipanti. Non era riconosciuto nè dall’ATP nè dall’ITF e quindi era sostanzialmente un’esibizione anche se c’era un premio in palio ma non era un torneo del circuito e quindi non si può pensare che l’impegno dei partecipanti dovesse per forza essere lo stesso dei tornei del circuito. Il fatto che ci fosse un premio in denaro in palio non lo rende certo un vero e proprio torneo anche appunto in virtù sia dell’esiguo numero di partecipanti che del fatto che non era riconosciuto dai due organismi internazionali che ho citato prima.
P.S. Ma in che lingua hai scritto?
@ Lucabigon (#1327259)
non sei bene informato: Tokyo Suntory Cup è stata torneo di tennis PROFESSIONALE maschile giocato a Tokyo Invitational chiuso sul tappeto 1978-1986. Il torneo è stato giocato dai migliori giocatori del mondo, ogni anno nel mese di aprile. Anche se non elencati sul sito ATP, è stata la scena nell’edizione 1983 l’ultimo torneo giocato da Björn Borg prima del suo ritiro e il suo ultimo faccia a faccia ufficiale contro ciascuna delle sue due rivali principal John McEnroe e Jimmy Connors.
Dopo l’ultima edizione della Tokyo Suntory Cup, il Japan Open di Tokyo chiamato anche all’aperto inizialmente giocato nel mese di ottobre, al calendario sostituito nel mese di aprile con l’adozione 1987-1993 un nome simile: Suntory aperto japan creando un rischio di confusione nella classifica dei giocatori di tennis.
Era solo un’esibizione.
Inoltre anche se le statistiche ufficiali atp non lo riportano, ha concluso l’attività agonistica in questo torneo a Tokio dove erano ammessi solo i top player mondiali (sconfitta in finale con Connors, vittoria in semi finale con un Mc Enroe ai massimi livelli) [https://www.youtube.com/watch?v=1pVwMnYbVrY]
@ Fab (#1326981)
Borg fece “passerella” tra il 1992 e il 1993 solo in tornei che gli garantivano l’invito e un congruo sottobanco senza alcuna velleità di rientrare tra i “pro” anche perché aveva 36/37 anni e si preparava a giocare nel nuovo circuito per gli over 35. Comunque nel 1993 al torneo di Mosca ad oltre 37 anni e mezzo se la giocò alla pari con un certo Volkov n.14 del mondo e di dieci anni più giovane [Bjorn Borg vs Alexander Volkov (RUS) L 6-4, 3-6, 6-7(7)]
E’ stato il mio idolo indiscusso, mi ricordo perfettamente il passante di rovescio incrociato con cui vinse il quinto wimbledon consecutivo sul 7-6 al quinto set
Assolutamente d’accordo: Borg sta al Tennis come Fosbury al salto in Alto. Senza Borg la storia e la pratica (a tutti i livelli) di questo sport sarebbero state un’altra cosa.
Anche se non avesse vinto niente avrebbe cambiato ugualmente la storia del tennis. Per fare un esempio, tipo Fosbury con il salto in alto. Profeta e innovatore.
Borg non si ritirò perchè aveva cominciato il declino ma perchè non sopportava che McEnroe gli stesse strappando la leadership.
McEnroe il quale fu “danneggiato” dall’abbandono delle racchette di legno altrimenti sarebbe rimasto il migliore. Il suo non era un tennis adatto alle alte velocità…
Quando i due svedesi di ghiaccio facevano vedere i sorci a tutti i loro avversari: Stenmark e Borg, che campioni…
A onor del vero, Borg rientrò per un brevissimo periodo e le buscò di santa ragione da sconosciuti!!
Panatta previdente gli aveva consigliato di non farlo dicendogli:
“ma ndò vai, te prendono a pallate!!”
Aveva ragione!!
Saluti.
Fab
solamente…borg!
Grazie redazione, gli articoli sul passato sono i più belli
Le finali di Wimbledon con Mcenroe sono nella leggenda del tennis, le + grandi partite ke io abbia mai visto.