Open Court: il talento di Andrey Rublev (di Marco Mazzoni)
Difficile trovare una città con più carattere di Barcellona. Si va oltre al concetto classico di bellezza, incarnata nelle sue anime che spaziano dal gotico al modernismo. Non è solo una delle capitali della “movida”, all’avanguardia nell’arte & tendenze, è molto di più. Camminare per Barcellona è un’esperienza interessante, capisci la sua vivacità, lo spirito fiero della gente catalana, che ha attraversato i secoli tra affari e cultura sbandierando sempre la propria identità, spesso dirompente. Un buon indigeno preferisce il mio spagnolo “buono ma imperfetto” ad un castillano limpido, perché qua sei “Benvingut!”, non …bienvenido. Barcellona è sempre stata il motore della penisola iberica, trascinando economia, diritti civili ed anche lo sport.
Il tennis in Spagna parla da sempre catalano. La maggior parte dei loro campioni sono nati o si sono formati qua, soprattutto in epoca moderna. Accademie a non finire, che attraggono giovani da tutto il mondo, dalla notissima Sanchez-Casal a quella di Gimeno, tanto per citarne solo un paio. A Barcellona va in scena il “Godò”, il torneo più importante di Spagna, con buona pace del Masters 1000 di Madrid che è un bellissimo evento ma sentito come “di passaggio”, gelido come l’acciaio della Caja Magica in confronto al calore del Real Club de Tenis Barcelona, dove si disputa l’ATP 500 in corso questa settimana. Pazienza se l’area è piccola, i servizi non proprio eccezionali rispetto ad altre location. E’ sempre stata la vetrina principale del tennis spagnolo, ancor più in epoca recente, tanto che l’albo d’oro vede pochissimi intrusi dai primi ’90s.
E’ un torneo che spesso ha proposto novità interessanti, come quest’anno, con l’esplosione del 17enne russo Andrey Rublev. Entrato in tabellone passando per le quali, ha calamitato l’interesse di tutti eliminando Fernando Verdasco in due set, con un tennis stellare. Un match che fatto parlare non poco anche nel dopo partita, con “lo zurdo” infastidito dagli atteggiamenti un po’ sopra le righe del giovane avversario, discretamente sbruffone e disinvolto… Purtroppo non siamo riusciti a vedere il suo secondo incontro, sconfitta in tre set contro il nostro (caldissimo!) Fognini, ma l’impressione che ha lasciato il russo vs. Verdasco è stata clamorosa, a confermare le primissime sensazioni dello scorso autunno, quando mosse i primi passi sul tour maggiore. Ricordo che Rublev vanta il record di 3° tennista più giovane ad aver vinto un 10.000$ dopo Gasquet ed Ancic. Ma Andrey non stupisce per la precocità quanto per la qualità del suo tennis, già di altissimo livello. Considerando la sua struttura fisica, alquanto acerba, è incredibile come riesca ad accelerare la palla in modo così secco e preciso, generando colpi velocissimi, lunghi e precisi. Per larghi tratti del match ha sovrastato un muscolare come Verdasco sul piano della spinta, prendendolo letteralmente a pallate. Roba tosta, una dimostrazione di forza e qualità che non capita di vedere tutti i giorni. Rublev ha destato un’impressione netta, quella di uno di quei talenti che passano ogni tanto nel nostro mondo. Un talento che se sarà ben coltivato sul piano atletico e mentale lo potrà portare nell’Olimpo del nostro sport. Ripeto: siamo ancora alle prime impressioni. La strada verso il consolidamento della sua classe è ancora lunghissima. Per arrivare molto in alto e soprattutto restarci serve non solo il braccio più veloce del West ma anche tantissima sostanza, fisica e mentale. In questo Rublev è ancora …un bambino, nel senso pieno del termine. Ma oggi è giusto esaltarne il talento, quel mix di qualità tecniche che lo impone come una delle new balls più affascinanti; forse la più interessante in assoluto, soprattutto per chi ama un tennis “classico”, basato sulla tecnica e sulla velocità d’esecuzione rispetto alla potenza pura ed alla quantità di prestazione.
Quello che personalmente mi intriga di Rublev è come reinterpreta i canoni classici della scuola russa, che tecnicamente ha prodotto giocatori superbi, con elementi di modernità assoluti. I connazionali top Kafelnikov e Safin, per citare i due più noti, sono stati campioni straordinari sul piano tecnico, dotati un gioco completo, armonioso, vario e divertente. Amavano colpire e creare, anche con discreto anticipo, ma senza frenesia, prendendosi il tempo e soprattutto governando il tempo di gioco. Rublev incarna invece un gioco più veloce e spregiudicato, spinto a tutta anche dalla giovanissima età ed un caratterino niente male, a dir poco focoso. Un tennis elegante, pulito nel gesto e nella tecnica esecutiva, ma incredibilmente aggressivo, teso a prendere l’iniziativa e spaccare lo scambio senza compromessi e meno tatticismi. Andrey quando accelera non ti da mai la sensazione di sforzo, di fatica. Tutto appare naturale perché è fluido, composto. Elegante. Muove la racchetta con la disinvoltura di chi ha talento innato, come se quel piatto corde fosse il naturale prolungamento della sua mano e specchio del suo pensiero. Il suo tennis scorre fluido, sicuro, ma guai a crederlo un puro istintivo. Non tira mai una palla a caso, è molto presente in campo e sceglie la direttrice giusta dopo aver mosso il rivale, dopo averlo portato fuori equilibrio a difendere una posizione di campo difficile.
Il suo punto di forza? Equilibrio, fluidità, tempi di gioco rapidissimi che governa in totale scioltezza. E’ un vero produttore di gioco, i pochi colpi interlocutori gli servono a muovere l’avversario, trovando una posizione di vantaggio. Sembra capire prima dove gli arriverà la palla e si muove in anticipo, a sparare fendenti secchi, piatti, velocissimi. Rasoiate micidiali, che sibilano a pochi cm. dal nastro e flirtano con le righe. E’ stato impressionante vederlo sovrastare Verdasco, che avrà anche giocato con relativa intensità ma che è uno dei veri picchiatori del tour, pure mancino e sull’amato rosso. Niente. Rublev l’ha affrontato con il piglio di chi si sente forte, sfidandolo sul piano della spinta e domandolo a furia di winners. Ha dimostrato qualità tecniche ed agonistiche clamorose per un 17enne. Dentro a quel fisico mingherlino e dietro a quell’occhio vispo c’è il fuoco di una centrale atomica…
E’ presto per analizzare nel dettaglio colpi e gioco di Andrey, anche se la sensazione è che tutto sia già piuttosto strutturato e rifinito. Preferisco sottolinearne alcuni aspetti che lo rendono forte e diverso dai coetanei, ma anche da campioni affermati del tennis attuale.
La prima cosa che salta agli occhi è la sua velocità d’esecuzione. Grazie ad un tempo di impatto misterioso ed una fluidità di movimento eccezionale riesce a generare enorme velocità, con swing di un’armonia e compostezza meravigliose. Non un colpo strappato, non uno swing fuori equilibrio. E’ bravissimo a cercare la palla coi i piedi, arrivare in anticipo e muovere tutto il corpo in sincronia in ogni fase del colpo, dall’apertura alla chiusura passando per l’impatto. La aperture sono brevi, il caricamento delle gambe corretto, come la posizione del busto e la sua rotazione nella fase attiva verso la palla, mai eccessivo. Incredibile la facilità con cui la spalla accompagna il braccio-racchetta nell’impatto, tutto sembra leggero, facile, senza attrito. Movimenti corti, rapidi, eleganti e composti. La racchetta non si allontana troppo dal corpo, non sfruttando a pieno l’effetto leva; è la velocità di esecuzione ed il tempo di impatto perfetto che gli consentono di generare velocità, e con una sensibilità così buona da ottenere controllo anche alla massima spinta. I suoi colpi sono classici, efficienti, senza dispersione di forze, caricamenti eccessivi o chiusure scomposte. Movimenti “scolastici” se mi passate il termine e molto ben eseguiti, figli della miglior scuola russa. Il dritto è giocato con una posizione a metà tra open e closed stance; il busto ruota appena per accompagnare l’apertura dietro della racchetta, che non si stacca troppo dal corpo facendo un anello rapido e preciso, per poi avanzare secca e diretta nella palla. La chiusura è breve, senza eccesso di rotazione del busto, dando una sensazione di totale controllo. Nessuna variazione tra colpo cross e lungolinea, swing breve e compatto, difficilissimo da leggere. Stessa compostezza anche col rovescio bimane, altro movimento corto, giocato con grande equilibrio e appoggi notevoli. Alla massima apertura la racchetta resta piuttosto bassa dietro, con un ideale affiancamento laterale, per scattare quindi veloce in avanti in un impatto sicuro, ben davanti al corpo. L’ovale compie un anello breve e termina sopra spalla destra, senza slanci eccessivi. Tutto questo equivale a ottimo controllo del colpo, ed anche qua è la velocità di esecuzione e timing a dare forza alla palla. Scolastico anche il servizio, movimento “basic”, ideale per esser rinforzato nella spinta aggiungendo un caricamento più importante di gambe e schiena quando avrà una struttura muscolare più definita.
Uno dei suoi punti di forza sono gli appoggi, davvero notevoli. Quando è in recupero riesce a dosare il ritmo della corsa, si abbassa sulle ginocchia e mantiene un buonissimo equilibrio dinamico, non perdendo controllo; quando invece è lui a condurre lo scambio, è rapidissimo ad avanzare con piccoli passi, anticipando l’arrivo della palla e preparandosi a sparare tutta l’accelerazione e precisione dei suoi colpi.
Tatticamente deve imparare molte cose: dal gestire meglio il passaggio da difesa ad attacco (ancora tende a sparare una botta, anche se spesso gli va bene…), allo sporcare qualche palla quando va in difesa estrema; tende ancora a rispondere solo centrale, mentre con quelle qualità e sensibilità potrebbe già dalla risposta prendersi qualche rischio in più e trovare subito una posizione di vantaggio. Nello scambio è bravissimo a cambiare angolo uscendo dalle diagonali, con lungo linea fulminanti, sia di diritto che di rovescio. Non c’è una differenza apprezzabile nella qualità tra i due fondamentali, altro plus incredibile perché riesce a cambiare ritmo in un attimo da entrambi i lati, e non sai mai quando ti attaccherà, potenzialmente in qualsiasi momento e da qualsiasi posizione. Possedendo quella facilità di accelerare, deve avanzare di più, andando a raccogliere i frutti delle aperture di campo, mentre ancora sembra prediligere la chiusura spettacolare (ma ad alto rischio) da dietro, o da tre quarti campo. Quando avanza ben dentro al campo cerca fin troppo la riga, e nonostante l’enorme sensibilità si prende troppi rischi. Il servizio è un buon colpo in relazione all’età ed alla scarsa struttura muscolare; dovrà lavorare tanto per inserire dinamite nel suo corpo e nella battuta in generale. Muscoli che gli serviranno per reggere le battaglie contro i “duri” del tour. Qua arriva la vera incognita: il suo gioco andrà verificato in quei match in cui non riuscirà ad imporre i suoi schemi e le sue accelerazioni. E’ un tennis assai complicato, che si regge su equilibri sottili, fondato su grandi colpi ma anche grandi rischi, ed in cui la difesa non ha ancora la stessa qualità dell’attacco. Dovrà farne di chilometri ed affrontarne di rivali per trovare il giusto bilanciamento, e riuscire a trovare le contromosse adeguate quando non potrà sfondare “un Djokovic” di turno.
Ha enorme personalità, forse fin troppa… un impeto giovanile che l’ha spinto a tirare un urlaccio in faccia a Verdasco in un momento caldo del 2° set, dopo avergli tirato un paio di vincenti imprendibili. Cosa che ovviamente non è piaciuta a Fernando, e che non piacerà ad alcun avversario. Benissimo avere fuoco dentro, ma deve riuscire a controllarlo perché troppo fuoco finisce per bruciarti…
E’ un ragazzo ancora molto giovane, come tradisce non solo l’anagrafe ma anche la sua faccia sbarazzina, che quasi mi ricorda i Man-ga nipponici, anche per quei capelli ribelli (che forse sarebbe meglio contenere con una fascetta, magari ben presto griffata…). Rublev potrebbe esser un vero “ribelle di successo”, uno che è nato letteralmente in campo – la madre era maestra ed il nonno ex giocatore – e che sa benissimo dove vuole arrivare: “Non mi accontento di diventare solo un buon giocatore. Ovvio, entrare presto nei top 100 sarebbe un bel traguardo, ma lavoro per essere il migliore”. Tecnicamente non ce ne sono molti in giro così forti e di prospettiva. Il resto della truppa è avvisata. Spero di rivederlo prestissimo, magari dal vivo. Le emozioni che mi ha suscitato il suo gioco sono difficili da dimenticare.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: analisi tecnica, Andrey Rublev, ATP Barcellona, Giovani talenti, Marco Mazzoni, Open Court, Rublev
@ Nadaliano (#1323883)
Si ma è da febbraio che non gioca. Qualcuno sa perche?
Un campione e chi segue i tornei minori non lo scopre certo ora…mente lui…zverev…chung..coric ecc ecc vincono con i top ten e fanno tornei atp il nostro quindi gira tra tornei futures e challenger perdendo dai vari caruso della situazione….anke questo italiano mi sa ke sara’ l’ennesima promessa mancata…,ahinoi!!!
non capisco il tuo concetto di “fatto”
forse vuoi dire che non sarà mai in grado di mettere su muscoli?
per me è il contrario..giocatori come Ymer o Garin hanno già un peso specifico elevato e un irrobustimento muscolare ne limiterà quasi inevitabilmente la mobilità, quindi il trade-off è più basso.
Coric si muove come una piuma, Kyrgios come un panzer, ma ha livelli di esplosività muscolare apocalittici che spesso gli creano infortuni.
..etcetcetc
Per me in prospettiva ha un gran fisico.
Ymer è un anno e mezzo più grande del russo, ed a questa età conta molto.
Aggiungo che anche fisicamente mi sembra molto più completo, a differenza di Rublev che ha tutto da guadagnare da un miglioramento fisico e muscolare.
Ho visto giocare Rublev a Mosca e mi ha favorevolmente impressionato,ha dei gran appoggi e ottime stance semichiuse e mai esasperate condite da una sana mentalità aggressiva. Certo la strada è ancora molto lunga..doveroso e giusto il riferimento alla scuola russa che ha sfornato giocatori come Kafelnikov o Safin magari non così vincenti ma talenti puri e cristallini al pari delle acque del lago Baikal(e a cui temo che Rublev non si potrà nemmeno avvicinare).
Ma proprio perchè work in progress è degno di nota.
Rublev, anche in base alla descrizione di questo articolo, sembra giá “troppo fatto”. Non mi sembra una cosa così positiva
@ dario (#1324179)
Ymer quando si trovava in comando metteva in grossa difficoltà Ferrer ma è ancora “work in progress”.
@ dario (#1324179)
Ymer è un muscolare, è tutto un altro tipo di gioco. Ora non ho tempo per risponderti, ma la vedo in modo diametralmente opposto 😀
buon tennis
Mazzoni perdonami ma hai un concetto di fluiditá un po controverso.
Ti faccio esempi di giocatori “stecchini” ma che sono diventati quello che sono diventati proprio perchè fluidi e scorrevoli:
Kuerten(che è semore rimasto magro), Simon(idem), Davydenko..
Gente che fa camminare la palla senza troppa fatica soprattutto col rovescio.
Ora, io francamente in questo rublev vedo per ora un ragazzetto che corre come un forsennato per il campo colpendo la palla ad un ritmo direi “disperato”.
Non mi sembra abbia facilitá di gioco, anzi fá sembrare tutto molto faticoso direi.
Ho visto ad es qualcosa di Ymer.. e gli ho visto lasciare a due metri dalla palla ferrer colpendo senza fare uno straccio di fatica.
La cosa da notare (ed annotarsi) è come cercasse traiettorie decisamente più arcuate nel match in questione se confrontate con la consuetudine (il che mostra un certo tipo di lavoro).
Comunque, per farvi un’idea della sua attuale dimensione, guardatevi il match contro Edmund a Irving.
Bella analisi tecnica e gran bel gioco. Verdasco era comunque giustamente irritato, perché è stato a volte eccessivo. Anche se a livello di gioco non hanno nulla a che vedere, c’è qualcosa in lui, nel suo sguardo e nella sua protervia che mi ricordano il giovane McEnroe. Forse anche per via della carnagione chiara, il capello arruffato ed il fisico (ancora) poco atletico.
Concordo
@ dan (#1324014)
Intendevo proprio copertura del campo a livello tecnico/tattico. Ma quello verrà con l’esperienza.
Va detto che ormai Kozlov non è più il “nanerottolo” di un tempo, ora sta attorno ai 185 cm che per il tennis di alto livello va benissimo…quindi mi aspetto che quest’anno arrivino dei risultati importanti.
@ TBD (#1323969)
Vero, molto fluido…normale non copra bene, deve farsi fisicamente a quell’età…e cmq data la statura difficilmente la fase difensiva diventerà il suo forte…
@ Radames (#1323882)
Non riesco a risponderti in un commento, ma è una domanda interessante perché i due hanno qualità e limiti in parte simili (sottolineo in parte). Mi auguro che ci possano arrivare entrambi, sarebbe un bene per la qualità del tennis. Magari un giorno ci faccio un articolo 😀
@ dario (#1323936)
ciao Dario,
se hai letto il pezzo, ho scritto che oggi è assolutamente senza fisico, pare un bambino. Ed è infatti pazzesco che riesca a generare tali velocità senza muscoli, proprio grazie a fluidità e tempo di impatto. Ma senza fisico reggi poco, e ti incrampi… Il punto di domanda della sua crescita è proprio quello: riuscirà a metter su fisico, e che impatto avrà sul suo talento? Senza fisico, anche col suo talento, puoi fare qualche impresa, non dare continuità ad altissimo livello.
“Incredibile la facilità con cui la spalla accompagna il braccio-racchetta nell’impatto”.
??
Comunque copre ancora male il campo in difesa.
C’è una cosa che vorrei capire da Mazzoni: ma se è così fluido leggiadro composto e chi più ne ha più ne metta, allora come si spiega il fatto che gli vengono i crampi dopo un’ora?? 🙄
non ho visto giocare Rublev, il ragazzo deve adesso confermare le belle speranze.
come devono confermarle Zverev, Kokkinakis e questo Chung che sta facendo ottime cose (non l’ho mai visto giocare,mi piacerebbe un commento di Mazzoni).
tra i giovani risultati alla mano quello che da più garanzie di poter diventare un top player è Coric (anche più di Kyrgios secondo me).
@ Nadaliano (#1323883)
anche per me
Non è tutto oro Barcellona. Basti pensare che quando la Spagna ha vinto i mondiali di calcio in Catalogna le tifavano contro. Non si fa 👿
Secondo me Safiullin è ancora più forte.
Marco, ho letto anche sul tuo blog l’articolo su Kozlov. Chi vedi arrivare prima nei top10 e perché?
@ Radames (#1323865)
grazie, troppo gentile 🙂
Medvedev non l’ho mai visto giocare, lo attendo al varco. Safiullin gioca stra-bene, però è da verificare la sua mobilità al salire del livello. Non ha la velocità di base, ma anche di intuzione e di rilascio del colpo di Rublev. Safiullina approccia la palla peggio. Sapersi muovere sul campo oggi è diventata la chiave. Poi Rublev è molto composto, più di Safiullin, come gesto. In generale, la Russia riparte… e di brutto mi sa.
L’articolo di Marco Mazzoni è perfetto e l’ho letto con piacere (come sempre).
Questo è un altro ragazzo che dovrebbe (potrebbe) essere protagonista in futuro, insieme agli altri già più “famosi” Coric, Kyrgios ecc.
Poi sappiamo che è presto, a 17 anni di età, capire davvero fino in fondo dove si potrà arrivare: nei 10, nei 5, vincere Slam ecc.
Però, intanto, essere già su ottimi palcoscenici a quella età e vincere pure belle partite, penso sia già un’ottima cosa, anche se è fin troppo banale scriverlo.
Certo pare un po’ gracilino questo ragazzo ma magari il suo fisico non è ancora definito e definitivo.
I colpi ce li ha, a tennis ci sa giocare, la grinta e la sfrontatezza non mancano, insomma globalmente non dovrebbe mancargli nulla.
Poi la “frontatezza” che diventa “irriverenza” e mette in soggezione (?) Verdasco, per me sono cose da rivedere e da rivalutare.
E se non diventa un marchio di fabbrica continuato e insostenibile, ci può anche stare a quella età e con quella voglia di affermarsi in determinate partite, le prime ad alto livello, vissute quasi come un “gioco” in tutti i sensi e quasi in apnea e con l’adrenalina a mille e il cervello momentaneamente (si spera) “scollegato” e che non pensa adeguatamente e “normalmente”.
Poi, di regola, si cresce e si matura anche sotto questi aspetti.
fortissimo davvero, mi ha impressionato la velocità con cui è migliorato nel corso del 2014, soprattutto dal lato del dritto.
Direi che il tennis del futuro riparte dall’annata 1995 in poi, dopo un buco di 7/8 anni di aurea mediocrità.
Bravissimo!
Oltre a Rublev e Safiullin, che catalizzano l’attenzione dei media, io vedo un buon potenziale in un terzo russo, Daniil Medvedev, che verrà fuori sicuramente anche lui. Tra gli juniores, battagliava con Safiullin, Zverev, Jarry. Ancora è a livello future tra i pro, ma per me ha un ottimo potenziale.
comunque sia Marco Mazzoni è il nuovo Gianni Clerici.
Fluido composto ed elegante??? Rublev??
Mah 😕
Ragazzo dalle buone qualità e dotato di un buon potenziale, l’ho visto giocare al Torneo di Barcellona contro Verdasco, e in quell’incontro mi ha dato delle buone impressioni.
@ pastrocchio (#1323818)
ciao, grazie mille 😀
sì, ho scritto libri, ma contattami in privato (batti su google MM tennis e mi trovi 😉 )
saluti e buon tennis
gran gran talento.
peccato per quel difetto al servizio con il piatto aperto verso il cielo (un po’ alla errani), speriamo che lo corregga in fretta…
infatti Donati è già tra le mie….grazie!
Io tifo Quinzi…e condivido a pieno il tuo pensiero…sperando che GQ maturi nell’atteggiamento, sono rimasto favorevolmente impressionato dal tennis e dal comportamento di Donati, che mi sembra possa corrispondere all’identikit da te tracciato…tra l’altro, come stile di gioco e fisico assomiglia proprio a Rublev…
allora io sono stato proprio sfortunato…devo aver beccato l’unico incontro dove veramente la pallina non la vide mai….finale del Bonfiglio dell’anno scorso,…..fu letteralmente scherzato dal connazionale e coetaneo Safiullin…lui sì che mi sembrò davvero un fenomeno…al suo cospetto Rublev parve di almeno una categoria inferiore….probabilmente incappò in una giornata negativa o forse da allora ha incrementato notevolmente il suo gioco…detto ciò, comunque, occhio anche a Roman Safiullin, anche di lui ne sentiremo presto parlare, in termini non molto differenti da quelli usati in questo articolo per Rublev
grande Marco, i tuoi articoli sono di gran livello, per caso hai scritto anche dei libri?
grande mazzoni…..ho capito come gioca il russo e non solo ,leggendo il suo servizio e bellissima l’introduzione “spagnola”.
da quello che ho letto ho capito che già’ il russo non diventerà’ uno dei miei idoli specie per il carattere e i modi indisponenti che stanno contraddistinguo ormai le nuove generazioni tennistiche e non solo…(coric docet…ma anche il ns quinzi)…e soprattutto speriamo che arrivi qualche giovinastro che oltre ad avere un bel tennis sia anche un signore in campo!
Complimenti come sempre per l’ottimo articolo.
Un misto di sapiente capacità di scrittura e competenza tennistica
Quinzi è molto più forte, infatti ha vinto Wimbledon juniores. Rublev al massimo farà una capatina nei 200atp.
Mi sono emozionato addirittura a leggere questa analisi..
La cosa bella è nel seguire i giovanissimi, è che magari li segui nei loro primi challenger a 16 anni, ti accorgi che hanno un talento fuori dal comune, e continui a seguirlo, anche alle 2 di notte, anche con streaming inguardabili.. Per poi dire quando esploderanno:visto??! lo dicevo che era un crack..” 😀
Credo che la terra sia la superficie meno congeniale al russo, mi intriga inoltre vederlo sull’erba, vedendo come si comporterà anche a rete.
Non vedo l’ora che metta qualche kg di massa muscolare in più, e poi saremo pronti a divertirci sul serio!
Rubliòf: tenete a mente la pronuncia corretta. Presto lo sentirete pronunciare orrendamente nelle news sportive di tutto il mondo.
Rublev è un piccolo fenomeno, ci bettavo sopra già piu di un anno fa, prima che chiunque altro se ne accorgesse
Oggettivamente è quasi rachitico, ma un paio di anni di sviluppo e qualche bistecca ne completeranno il percorso 🙂