MaliVai Washington: un americano a Wimbledon
Se un appassionato di tennis sente pronunciare il nome MaliVai, non può non tornare immediatamente con la mente all’inattesa finale di Wimbledon del 1996, quando il tennista Washington inaspettatamente arrivò fino alla finale più prestigiosa che un tennista possa sognare di giocare fin da bambino. MaliVai Washington non era proprio un Carneade, uno di quegli sportivi che nella loro carriera godono di un breve momento di luce assoluta per poi ripiombare nell’anonimato più totale: è vero che MaliVai raggiunse il suo apice sportivo proprio sull’erba londinese in quella surreale edizione Slam, quella del crollo di sua Maestà Pete Sampras e del lungagnone tutto servizio Richard Krajicek, ma sarebbe irrispettoso dimenticare i buoni risultati di cui il simpatico tennista di colore si è reso protagonista per tutta la sua vita tennistica.
Sicuramente il primo a sorprendersi dell’importanza del traguardo raggiunto fu proprio MaliVai, dimostrando in quell’occasione tutta la sua grandezza: un campionissimo non si stupirà mai di un’ennesima finale importante, mentre chi quei trofei li ha alzati in cielo solo durante i sogni, ne apprezzerà ogni singolo momento riconoscendo quei limiti che per una simultaneità incredibile di fattori positivi sono stati superati, anche quando si credeva nell’impossibilità di compiere una simile impresa.
Con un best ranking di numero 11 al mondo raggiunto nel 1993, Washington prima della finale londinese aveva vinto 4 tornei nel singolare (più 8 finali perse): nel 1992 aveva sconfitto sul cemento indoor di Memphis Wayne Ferreira e Claudio Mezzadri sulla terra battuta di Charlotte, nel 1994 Arnaud Boetsch sul sintetico di Ostrava prima di raccogliere nell’aprile del 1996 il suo ultimo titolo sulla terra di Bermuda contro Marcelo Filippini. Anche il suo rendimento nelle prove dello Slam era stato degno di nota: ottavi di finale nel 1992 e nel 1993 a New York e Parigi, quarti di finale a Melbourne nel 1994 più alcuni secondi turni a Wimbledon.
In quella finale londinese (agguantata dopo una semi finale epica contro Todd Martin e vinta per 10/8) raggiunta per la prima volta da un tennista afroamericano da quella del 1975 in cui il compianto Arthur Ashe aveva battuto Jimbo Connors, molti ricorderanno le nudità di una bella tifosa striker in cerca di fama ma soprattutto la rapidità con cui l’olandese volante Krajicek batté da testa di serie numero 17 MaliVai in 3 rapidi set, per la sua unica ma meritata affermazione in un torneo del Grande Slam.
Dopo quell’exploit Slam i destini dei due protagonisti intrapresero strade molto differenti: se l’olandese si affermò come uno dei protagonisti del circuito, stimato e apprezzato dai colleghi e amato dai supporters, MaliVai Washington si eclissò gradualmente dal mondo del tennis che conta, non riuscendo più a raggiungere alcuna finale nel circuito maggiore, dopo anche un serio infortunio, e vivendo quel prezioso ricordo talvolta come un macigno psicologico, come tante volte accade, quando un successo inaspettato è troppo grande e difficilmente gestibile, oltre che ripetibile.
Nel tempo si è fatto apprezzare per il suo impegno umanitario, divenendo ambasciatore nel mondo per importanti campagne sociali ma in fondo, e non è una critica che relativizza, Washington rimarrà sempre quel simpatico tennista un po’ spaesato sul campo centrale di Wimbledon, con lo sguardo impaurito e il braccio che trema durante i primi scambi, a disagio con i saluti di rito ma in grado di catturare le simpatie di ogni singolo tifoso sugli spalti.
Alessandro Orecchio
TAG: MaliVai Washington, Notizie dal mondo
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Kracijek lungagnone tutto servizio? 😆 Ma se aveva un gioco di volo stupendo senza menzionare la risposta
Bell’articolo, ma definire Krajicek “lungagnone tutto servizio” 😳
Articolo interessante, grande Malivai!
p.s. il termine esatto è streaker 😉
mitico Rino Tommasi in telecronaca … come dimenticare.. 😎
Fu l’anno del primo nudo integrale sul centrale
bravo dottor Orecchio… stavolta l’ho letta con vero piacere.
Sono sempre belle queste storie che provengono dal passato…grandi insegnamenti per noi.
Un bell’articolo! Ogni tanto ricordare certe gesta fa bene