Open Court: L’età media dei vincitori ATP supera i 30 anni, che fare? (di Marco Mazzoni)
Dubai, Buenos Aires, Acapulco. Tre città lontane, gemme di continenti diversi, ognuna con il proprio fascino e carattere. La “New York degli Emiri”, modernissima e quasi sfacciata nel suo sfarzo senza limiti, oltre che avanguardia del futuribile; la capitale argentina, dove regnano i contrasti più struggenti ed un’umanità rarissima che regala storie di vita e di sport uniche; la perla del Pacifico, elevata a mito dalla grande Hollywood ma oggi affossata dalla violenza senza fine dei narcos, ad insanguinarne metaforicamente (e non…) spiagge dorate e reputazione. Queste tre città, agli antipodi quasi in tutto, sono unite dall’aver ospitato la scorsa settimana un torneo ATP, a chiudere il secondo mese del calendario. Se ci pensiamo bene, ad unirle anche i vincitori dei tre eventi: Federer, Nadal e Ferrer. Tre campioni, tre “vecchietti” che proprio non ne vogliono sapere di lasciare spazio ai giovani. Roger ha giocato in modo sontuoso, stordendo con velocità ed aggressività rare la sostanza di super Djokovic, che ha ammesso di aver giocato pure bene, ma non abbastanza per superare il tennis così completo e offensivo del “Re”. Nadal ha finalmente vinto un torneo, successo che mancava addirittura da Parigi 2014. Cara, carissima terra, ideale per ritrovare sensazioni positive più che gioia vera, visto che Rafa sembra ancora piuttosto indietro rispetto al suo meglio. All’inizio di ogni stagione uno degli sport più diffusi è scommettere sul crollo sportivo di un big, e Ferrer è molto spesso il primo nella lista… Lui risponde sul campo, quest’anno con tre tornei vinti. Ironman. Motorino inesauribile, animato da una voglia di competere e superarsi che ha pochi precedenti.
Il 2015 ci ha già raccontato due mesi di tennis piuttosto intensi ed interessanti, ma chi si aspettava un avvio nel segno del rinnovamento sulla scia di quel che si era intravisto l’anno scorso, o addirittura dall’esplosione immediata di qualcuno dei giovani promettenti, per ora è rimasto davvero deluso. L’unica “new ball” capace di aggiudicarsi un torneo (di categoria 250) è stato il ceko Vesely. Gli altri sono stati vinti non solo da campioni affermati ma anche da giocatori assai maturi, a stoppare l’avanzata della nuova generazione. Belle storie, come quella clamorosa e quasi commovente di Victor Estrella, la conferma di Cuevas dopo mille problemi o l’eterna giovinezza di Karlovic, capace di trionfare a Delray Beach a 36 anni grazie al solito servizio illegale. Per maggior completezza, ecco la lista completa dei tornei ATP fin qua disputati, con a fianco l’età dei vincitori:
Brisbane: Federer (33 anni e 5 mesi)
Chennai: Wawrinka (29 anni e 10 mesi)
Doha: Ferrer (32 anni e 9 mesi)
Sydney: Troicki (28 anni e 11 mesi)
Auckland: Vesely (21 anni e 6 mesi)
Australian Open: Djokovic (27 anni e 8 mesi)
Quito: Estrella (34 anni e 6 mesi)
Montpellier: Gasquet (28 anni e 8 mesi)
Zagabria: Garcia Lopez (31 anni e 8 mesi)
Rotterdam: Wawrinka (29 anni 11 mesi)
San Paolo: Cuevas (29 anni e 1 mese)
Memphis: Nishikori (25 anni e 2 mesi)
Rio de Janeiro: Ferrer (32 anni e 10 mesi)
Delray Beach: Karlovic (36 anni)
Marsiglia: Simon (30 anni e 2 mesi)
Dubai: Federer (33 anni e 6 mesi)
Acapulco: Ferrer (32 anni e 10 mesi)
Buenos Aires: Nadal (28 anni e 8 mesi)
Il risultato di un semplice calcolo rivela che l’età media dei vincitori dei primi 18 tornei maschili del 2015 è 30 anni e 3 mesi. Non ho fatto una verifica storico/statistica accurata sulle passate stagioni, ma la sensazione è che sia la più alta di sempre (o quasi), a confermare la tendenza emersa da tempo di un tour sempre più “vecchio” al vertice e della difficoltà dei giovani a salire. Una tendenza che nonostante il talento di molti emergenti pare sempre più difficile da invertire. E’ la conferma empirica che il tour ATP non è più un mondo per giovani, e che riuscire a crescere è diventato sempre più difficile.
Analizzare i perché di un circuito sempre più bloccato su giocatori maturi – e quindi sui soliti nomi – è faccenda piuttosto complessa, di cui ho scritto alcune volte analizzando vari fenomeni. Per non dilungarmi adesso, ricordo solo il fattore fisico: per reggere il durissimo tour maschile è necessario raggiungere un livello di prestazione atletica formidabile, cosa complicata per giovani ancora non del tutto formati strutturalmente. Ed il fattore agonistico va di pari passo, per come il tennis si è spostato più sulla competizione che sulla qualità. Ne ha parlato di recente uno dei veterani, l’iberico Robredo, secondo il quale i suoi giovani connazionali non stanno emergendo non tanto per mancanza di talento rispetto alla sua generazione (cosa che peraltro mi pare evidente…) quanto per scarsa attitudine al sacrificio ed al lavoro duro rispetto ai suoi esordi, quando i suoi coetanei erano davvero gente con altri “attributi” agonistici notevolissimi. Probabilmente la generazione dei 90-94 è stata anche meno interessante come talento tecnico puro, ma i fattori in gioco sono davvero tanti e non è solo il talento ad esser mancato.
Veder trionfare miti assoluti come Federer & Nadal è sempre una manna per i loro milioni di tifosi, ma in tanti avvertono l’esigenza di un cambiamento, di novità. Qualcosa si sta muovendo alla base, piccole racchette crescono soprattutto tra i classe 95-97, ma l’ascesa è lenta e difficile. Lo stesso guru dell’ATP Kermode (anche se poi sembra agire in modo opposto…) ha sottolineato che si dovrebbe far qualcosa per aiutare i giovani ad imporsi, per accorciare il tempo di cui avranno bisogno per esprimere il proprio massimo livello ed iniziare a vincere, sostituendo i campioni attuali. “God save Roger & Rafa”, ma la novità crea sempre interesse, ed il rinnovamento è la linfa stessa che alimenta e rende vitale lo sport. Quindi più che continuare nell’analisi delle cause che hanno portato all’invecchiamento medio dei migliori giocatori del circuito, provo a lanciare una manciata di proposte che potrebbero aiutare a muovere lo status quo, anche se sono ben consapevole che difficilmente chi governa il tennis si muoverà in questa direzione.
Della prima proposta ho parlato più volte: velocizzare le condizioni di gioco (superfici, palle, magari anche agire sugli attrezzi), rendendole meno omogenee e premiando maggiormente i giocatori tecnici rispetto a chi basa la propria differenza su forza – continuità di prestazione – agonismo. L’equazione è facile: condizioni molto simili nella maggior parte dei tornei hanno creato un “modello di business” vincente, percentualmente redditizio, a cui la maggior parte dei tennisti ha dovuto omologarsi per arrivare in alto e cercare di restarci. Se invece ci fosse meno omogeneità, tennisti con caratteristiche più varie potrebbero emergere ed imporsi, creando spontaneamente varietà nei protagonisti. Fu fatta una scelta politica verso la fine degli anni ’90, di indirizzare il gioco verso questo tipo di struttura per creare pochi “miti” su cui costruire solide rivalità, forti e riconoscibili (e quindi monetizzabili). Scelta che può piacere o meno, ma che ha contribuito a generare lo status quo attuale. E’ ora di dare una svolta, di voltare pagina, di restituire al tennis il suo vero DNA, quello di uno sport di destrezza in cui è premiata più la qualità della sostanza. Di questa situazione se ne parla da più parti, inclusi coach, ex campioni, ecc., ma al momento chi tiene in mano le redini del sistema pare discretamente arroccato, pensando altre amenità detestabili…
Altro aspetto su cui si potrebbe (e si dovrebbe) intervenire è il sistema di attribuzione dei punteggi dei tornei, dai Challenger agli ATP. Si sono creati degli scalini così netti che salire è diventato molto complicato, mentre con una manciata di buoni risultati si riesce a restare più o meno al proprio posto. E’ un dato di fatto: basta andare a confrontare le classifiche del recente passato per trovare degli scostamenti, ma non così importanti come 10 anni fa o ancor più addietro.
Un contributo importante per rimescolare i valori potrebbe arrivare dal ritorno ai bonus point, ossia i punti aggiuntivi che venivano assegnati ad ogni vittoria in relazione alla classifica del tennista sconfitto. Le resistenze in questo ambito sono fortissime, purtroppo anche da parte dei giocatori (non tutti). Va detto che l’attuale sistema di classifica è oggettivamente molto chiaro e fruibile, ed ogni cosa semplice e certa è sempre una buona cosa. Ma dall’altro lato i bonus point aiutavano non poco i giocatori nelle retrovie a salire più rapidamente, muovendo in generale molto di più la classifica ogni settimana. Ed oltre al discorso puramente matematico (molto importante), i bonus point avevano a mio avviso una valenza tecnica e di “giustizia”. Esempio concreto: Nadal la scorsa settimana ha vinto a Buenos Aires un torneo 250 – guadagnando quindi 250 punti in classifica – sconfiggendo Arguello, Delbonis, Berlocq e Monaco. Vittoria limpida e meritata, ma ha battuto tutti giocatori al di fuori dei top50. Mettiamo che questo torneo invece fosse stato vinto da un emergente attestato nelle retrovie, magari giovane e capace di estromettere un paio di top20 e addirittura un campionissimo come Nadal in finale: non sarebbe sportivamente più corretto premiare l’impresa, assegnando punti extra visto l’enorme valore tecnico e sportivo del successo? La mia risposta è assolutamente sì. Ed il giocatore in questione, con il vecchio sistema di assegnazione dei punti che includeva i bonus point, avrebbe portato a casa non solo un successo importante ma una dote di punti maggiore, contributo importante a scalare la classifica. Sommando tutti i casi del genere, il ranking e di conseguenza i tornei subirebbero movimenti superiori, contribuendo alla varietà e novità.
Negli Slam poi troppo spesso la prima settimana vive di poche emozioni, per colpa delle 32 teste di serie, create appositamente per “proteggere” i big avviandoli verso gli ottavi con match mediamente più agevoli. Visto che negli Slam si fanno i punti veri e si “cambiano le carriere”, il ritorno alle 16 teste di serie potrebbe contribuire a rimescolare la carte in tavola, proponendo match di primo e secondo turno più duri per i migliori, e magari provocare qualche sorpresa in più ed aprire buchi in tabellone in cui giovani ed emergenti potrebbero inserirsi.
Ci sono tanti altri aspetti che meriterebbero di essere trattati, ma per ora mi fermo qua. Ripeto che queste sono solo una manciata di idee e proposte su cui si può ampiamente discutere, ma che potrebbero aiutare a smuovere uno status quo che regna da troppo tempo, e che ritengo non aiuti a creare novità ed interesse in moltissimi eventi. Voi che ne pensate?
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: ATP, Circuito ATP, età media vincitori tornei, Federer, Ferrer, giovani, Marco Mazzoni, Nadal, Open Court, Vesely
Completamente d’accordo!
1. Il tennis attuale è diventato più uno sport di fatica rispetto a 20 anni fa. E’ noto che si ottengono i migliori risultati nella maratona verso i 30 anni. Non prima.
Con il miglioramento dei materiali i migliori risponditori hanno la meglio sui migliori servitori su quasi tutte le superfici.
In ogni caso servizio e risposta devono essere abbinati ad una grandissima resistenza.
La potenza, l’esplosività e persino la tecnica stanno perdendo il confronto con la resistenza.
Differenziare le superfci e trovare il modo di valorizzare la tecnica e la velocità di esecuzione potrebbe essere utile.
2. Il vero rinnovamento non si ottiene aumentando il numero di tornei che danno punti e soldi, Si ottiene casomai allargando le poche porte di entrata. E’ giusto che i migliori emergano negli slam e nei Master1000, non giocando torneucoli nei post più sperduti.
Se nelle settimane precedenti agli slam si coinvolgessero i giocatori dal 300 al 500, dando loro la possibilità di qualificarsi e guadagnare punti e soldi, si permetterebbe ai migliori (e non ai più tenaci) di emergere.
Potrebbero giocarsi tornei di pre-qualificazione in determinati punti di ritrovo.
3. I bonus point sono sicuramente sbagliati negli ATP250. In questi tornei le vittorie sui giocatori top sono spesso poco significative.
Se in un ATP non si presentano giocatori degni, la colpa è di chi non si iscrive.
4. 32 teste di serie negli slam vanno bene. Con 16 si rischia di favorire la fortuna, non il merito.
Chi vince è il più forte. Dobbiamo cambiare le regole per far vincere i più deboli?
In effetti sul piano storico in passato si era anziani e decrepiti già a 40 anni dato che la vita media era molto più bassa. Ci sono stati Re maturi di 25 anni come maturità e capacità di comando. Forse l’età ideale per fare tennis di altissimo livello deve essere ricollocata tra i 25 e i 36 anni (nel ciclismo è normale) e allora non ci si stupirebbe più di tante cose.
Proteggere? Per vincere uno Slam devi vincere 7 incontri. Quindi in ogni caso devi battere. o prima o dopo, gli stessi avversari.
Semmai si protegge il torneo che non si priva di top20-30 già al primo turno. Guardando le classifiche di questa settimana vorrebbe dire che al primo turno ci potrebbero essere Monfils, Isner o Karlovic contro uno dei primi sedici. Oppure uno scontro tra le sorelle Williams. O la Muguruza o JJ. Per il torneo e lo spettacolo molto meglio che questi siano incontri di terzo turno e non di primo.
Bravissimo
No; per vincere comunque devi battere i migliori;quelli che sono TDS ci sono arrivati con i sacrifici,Per esempio a Fognini anche se lo fai partire dalle semi uno slam non lo vince comunque.
Assolutamente d’accordo!!! Ha perfettamente ragione soprattutto su Ancic, forte vero.. Ritengo che siano giocatori che sicuramente non avrebbero fatto la storia del tennis ma qlcosa avrebbero vinto e di conseguenza avrebbero ostacolato i fab3 che rimanevano cmq i più forti..
Voglio esagerare: un Gulbis con il cervello, con testa a posto, se facesse il professionista serio non lo contiamo?? Se non sbaglio quando è in palla vince.. 6 finali vinte su 6.. Forse poteva fare qlcosa in più anche lui..no?? Va beh, forse ho esagerato… 🙂
“L’età media dei vincitori ATP supera i 30 anni, che fare?”
Semplice, si prende atto che la vita media di tutti, e quindi anche degli sportivi, si è allungata, e si considerano giovani i ragazzi e le ragazze di 30 e più anni.
E’ così in tutti gli aspetti della vita sociale, un giovane di 30 anni è alla ricerca di un primo impiego, una ragazza di 30 anni non ci pensa nemmeno di maritarsi (e ragazze – senza virgolette – di 50 anni sono delle gnoc.he pazzesche!).
Quello che è “vecchio” è il clichè che a 30 anni si sia “anziani”: ragazzi sveglia, non è più così da un pezzo, aggiornatevi!
Se ragionate così siete voi i gli antiquati!
Caro Mazzoni, parecchi degli argomenti da te proposti offrono interessante spunto per uno scambio di idee ma il tuo discorso è in buona parte viziato dalla premessa; che è scopertamente giornalistica!
Sono i Media ed i Giornali ad avere bisogno di nuovi protagonisti perchè in quel modo vendono di più…e a seguire le aziende che producono abbigliamento, accessori e gadget…e quindi le agenzie di pubblicità e marketing…Tutta la filiera, insomma.
Se io come appassionato ho applaudito sino ad oggi i vari Federer, Nadal, Djokovic non vedo perché dovrei stancarmene all’improvviso e gioire del loro eventuale declino. Sarò certo attento agli Emergenti, li seguirò con entusiasmo ed ammirazione….ma la strada e la gavetta se la devono fare.
Pelandrone ti ha dato una risposta seria. Si è allungata la vita media e si è allungata la vita media dello sportivo, non solo nel tennis.
Grazie anche a sistemi di allenamento più scientifici, a cure e trattamenti medici sia leciti che non, alimentazioni studiate, supporti psicologici vari.
E’ il giro enorme di soldi che oggi fa sì che gli atleti e i tennisti non mollino più lo sport a 20 o al massimo 25 anni. Perché con lo sport, se sei bravo, vivi bene e non sei costretto ad affrontare una realtà – quella della vita quotidiana e del trovarti un nuovo lavoro – che è spesso fonte di ansie e problemi per molti sportivi.
Trovo egoistico ed ingiusto parlare solo della necessità di agevolare la crescita dei giovani. Semmai si tratta di redistribuire le risorse per dare al movimento più consistenza e vitalità.
Comunque concordo sulla necessità di reintrodurre il “Bonus Point”. Allora si potrebbero incentivare i “pesi” delle vittorie, a prescindere dl fatto che le ottenga un giovane o un trentenne!.
Che è osteggiato da tutti i tennisti che hanno raggiunto posizioni di vertice nel ranking, compreso un giovanissimo come Dimitrov.
Considerazioni interessanti le tue,Matteo,ed io alla tua lista,aggiungerei anche Ancic,altro talento,e altro mancato protagonista di questi ultimi anni,costretto a ritirarsi anzitempo,e ancora,sulla terra poteva dare filo da torcere a Nadal anche Kuerten,se fosse stato fisicamente più integro,e forse anche Coria(anche se sul rendimento del forte tennista argentino,aleggia sempre il sospetto del doping,e che sia ricorrso a questo “aiutino” nel suo periodo miglire,per usare un eufemismo.Non sei d’accordo?
non ho capito dove sta il problema.
è un’ottima notizia per lo sport che l’età media sia alta.
a parte il fattore umano, vuole anche dire che il livello del gioco è molto alto, non basta più l’esplosività del giovane contro gli anni di allenamenti e di raffinamento tecnico dei veterani.
Io credo che Federer, Nadal e Djokovic sono stati anche molto fortunati, soprattutto gli ultimi due. Non fraintendetemi, hanno fatto la storia del tennis nulla da dire.
L’egemonia Federer veniva interrotta con l’arrivo di Nadal e poi Djokovic.. Mentre i possibili e probabili avversari più quotati di Nadal e Djokovic si sono, per un motivo o per un altro, fatti fuori da soli. Del Potro, vinse lo Slam a 20 anni e probabilmente in grado di vincerne altri, ha avuto gravi problemi fisici fin da subito. Soderling out, Cilic out, Nishikori, il primo anno che è riuscito a giocare sei mesi di fila ha giocato una finale Slam..
Io credo che questi giocatori se avessero tenuto una condizione fisica adeguata avrebbero vinto qlcosa in più e di conseguenza alternare e variare la classifica. Quindi, secondo me, le regole sono sì importanti, ma il fattore più rilevante è ed è stato la mancanza di tennisti all’altezza, indipendentemente da qualsiasi altro fattore.
Scusate il disturbo
Ciao
Lo sport è sport, lo sport professionistico è spettacolo, guadagno, marketing e sport, nell’ordine. Quello spettacolo che crea interesse e quindi fondi per creare e mantenere anche i campi e circoli di periferia.
Nel tennis professionistico, come in ogni professione, vi è una graduatoria, di giocatori, tornei, arbitri, di tutto sempre. Ed ognuno si pubblicizza ed attira spettatori con i propri mezzi, non con ipotetici ed orribili fondi trasferiti a destra e sinistra, che rendono le cose artificiali. Se i Gran Slam avessero un montepremi ben inferiore, Djokovic farebbe atletica, Nadal calcio e Federer golf.
Oggi parliamo delle difficoltà che hanno i giovani ad emergere, perché viviamo in un’epoca di straordinari campioni come i big 3, talmente forti che lasciano poco scampo agli altri. Ed anche perché il tennis secondo me a forza di non cambiare le proprie regole finisce per premiare l’esperienza di coloro che le sanno piegare a proprio vantaggio: tirare piú forte del tuo avversario non ti regala il match, farlo incavolare per le lunghe pause e le contestazioni ad arte molto di più.
Personalmente, se c’é un big 3 in un torneo lo vado a vedere, altrimenti posso andarci se c’é uno dei miei 2-3 favoriti (tipo Nishikori) ma soprattutto se c’é un ragazzo in cui credo. Ecco perché uno sport senza una buona visibilità per i giovani é uno sport che traballa.
@ Antony_65 (#1282495)
Beh,c’è stata nel sito una grossa discussione sulla difesa della terra battuta da parte di Nadal. Non sono dell’idea che il braccio vinca sulle gambe, per lo meno su terra. Credo che il tennis stia diventando sempre più fisico e testa. Penso che sia per questo che si emerge più tardi: ci vuole tempo per costruirsi atleticamente e per guadagnare esperienza.
Sul bonus point, assolutamente d’ accordo.
Giusto aumentare i montepremi dei Futures, ma a quel punto andrebbe anche introdotto un limite di età per parteciparvi (che so, 21 anni ad esempio), così sarebbe un valido trampolino di lancio per chi sta emergendo. Altrimenti verrebbero riempiti da giocatori 30 enni che “tirano a campare” e non avrebbe senso…
Concordo su tutte le proposte, al limite ridurrei le TDS da 32 a 24.
E’ uno sport dove il “braccio” conta più della gamba, chi ha un buon braccio può far correre uno atleticamente anche bravo e può tranquillamente batterlo anche senza correre troppo, ma questa è una caratteristica peculiare del tennis ed uno degli aspetti che lo rende diverso da altri sport ed anche più appetibile a tutte le età. Quindi l’analisi di Mazzoni seppur interessante che mette in risalto l’età avanzata media dei vincitori ATP tende a far sembrare un’anomalia questa tendenza, ma in realtà è una normalità del tennis, ed è giusto sia così altrimenti vedremmo solo dei super atleti giovani ma con poca classe, invece è un toccasana vedere i colpi di classe di Federer e speriamo di poterli vedere ancora a lungo…
Ma e’ naturale, se 50 anni fa la speranza di vita era 70 anni ed ora e’ 90, analogamente la speranza di vita “sportiva” si e’ spostata dai 30 ai 35 anni, non vedo tutto questo stupore, se uno e’ un grande lo rimane fino alla sua nuova eta’ competitiva, buon per lui (o lei), quelle che erano una volta eccezioni oggi sono norma, cosi’ come una volta era una eccezione arrivare a 90 anni e oggi e’ lieta normalita’
sono d’accordissimo con Shuzo, i 300-400-500 al mondo fanno letteralmente la fame e molti non hanno le risorse per allenarsi come si deve intorno ai 20 anni, quindi si perde del tempo prezioso a vantaggio dei top 100, per quello che riguarda l’Italia la nostra FIT deve stanziare almeno 1 milione di euro annui per tornei da 10.000 e 25.000, soprattutto sul veloce e ovviamente da disputare in Italia in posti facilmente accessibili e DISTRIBUITI IN MODO OMOGENEO sul territorio nazionale e lungo tutta la stagione, non si può pensare soltanto a guadagnare alle spalle dei soliti genitori che prima o poi si stuferanno del tennis !
Su un introito di quasi 37 MILIONI nel 2014 deve uscire il denaro per creare un tessuto connettivo di tornei preparatori per il vero professionismo diffusi su TUTTO il territorio nazionale, è evidente che è ora di TAGLIARE capitoli di spesa di discutibile utilità per fare investimenti più produttivi, so di essere un utopista ma si deve fare così.
Dall’esterno è netta la sensazione che il tennis sia visto in molti casi come la classica “vacca da mungere”, ma così non si va lontano, i denari ci sono usiamoli al meglio.
Un dibattito sul bilancio è la cosa più urgente da fare per poi AGIRE.
Tanto di cappello comunque a chi nonostante l’età rimane ai vertici di questo sport.
Non credo sia un fattore fisico che tiene quei giocatori così in alto, infatti giocatori come Coric,Kyghios,e a suo tempo Dimitrov e Raonic non sarebbero riusciti ad arrivare a quel punto.
Credo sia più un fattore di maturità mentale che permette a chi ha più esperienza di competere ad alti livelli.
L’ introduzione dei bonus point e un’ agevolazione a livello monetario nei futures aiuterebbe sicuramente qualche giovane in più ad emergere nel piani alti del tennis che conta.
Personalmente ritengo che la causa principale che rallenta (se non addirittura impedisce) il ricambio generazionale è soprattutto l’intreccio di due fattori: si guadagna troppo poco fino a che non si raggiungono i top 100 e l’elevatissima concorrenza su tutti i fronti.
Ogni ragazzo che ha superato i 20 anni, desidera quantomeno essere autonomo economicamente. Purtroppo i pochi soldi dati, soprattutto nei tornei futures, lo impediscono nel modo più assoluto. Di conseguenza ogni giocatore che non è arrivato tra i top 100 deve continuare a essere sostenuto o dalla propria federazione o da qualche sponsor o dai genitori. Tutto questo diventa molto frustrante, specie se cominci ad avere 25-26 anni.
Aggiungiamoci che la concorrenza ormai è diventata talmente elevata, che basta che tu abbia un fisiologico calo di condizione che i tuoi risultati immediatamente ne risentono. Vincendo un po’ meno, scendi in classifica e se non riesci subito a risalire, devi essere abbastanza forte dentro da non lasciarti abbattere dalle inevitabili frustrazioni. Un ragazzo appena ventenne è assai difficile che sia caratterialmente pronto ad affrontare tutto ciò.
Aggiungiamoci poi che oggi il tennis è diventato molto più fisico e richiede metodologie di allenamento molto più evolute. Di conseguenza devi avere intorno tutta una struttura che comprende l’allenatore, il preparatore atletico, il mental trainer, il consigliere, ecc… , in grado di prepararti adeguatamente. Devi anche avere la fortuna che siano tutti quanti all’altezza e tutto questo costa.
Infine devi anche aver raggiunto una maturità fisica in termini di robustezza, resistenza, agilità, ecc… , che può richiedere anni di continuo allenamento.
Di conseguenza diventa indispensabile per un giovane che si approccia alla carriera tennistica potersi sentire gratificato prima di raggiungere i top 100, almeno da un punto di vista economico.
La mia idea è di elevare i montepremi dei tornei futures da $ 10.000-15.000 a $ 40.000-50.000. Far partire il montepremi dei challenger da $ 70.000 e abbassare i montepremi dei tornei ATP. Un ATP 250 deve avere un montepremi di $ 250.000 non di $ 460.000, un ATP 500 di $ 500.000 e così via.
Soprattutto perché il montepremi di uno Slam deve essere di $ 20.000.000? Se anche fosse di solo $ 4.000.000-5.000.000 ai giocatori potrebbe pure bastare.
Perchè fino a qualche anno fa i giocatori calavano in modo esponenziale intorno ai 30 anni e si ritiravano poco dopo.
Adesso invece i 30 enni stanno ottenendo risultati sempre piu’ importanti.
Il mio punto di vista é che lo sport é sport non spettacolo nè marketing, e tale dovrebbe restare.
Poi é evidente che lo sport é ANCHE spettacolo, ci si può impiantare sopra il marketing ecc.. ma non deve diventare solo spettacolo e marketing altrimenti facciamo come il wrestling dove si fa vincere chi attira più pubblico…
E se lo sport deve restare tale non mi interessa cosa possa tenere maggiormente alto l’interesse, mi interessa che vinca il più meritevole (o qualche volta il più fortunato) e basta… che poi abbia 18 o 30 o 40 anni non mi importa per niente…
Pienamente d’accordo con il ritorno alle 16 teste di serie? Ma che diavoleria è proteggere i migliori 32?
Piccola postilla, visto che alcuni temo non abbiano capito il senso dell’articolo. Niente contro i vecchi campioni o giocatori maturi, forti e meritevoli di essere dove sono. Ma siamo proprio sicuri che vedere sempre i soliti arrivare in fondo sia proprio un bene? Non prendete alla lettera il titolo, che serve solo a condensare un concetto. Fino a qualche anno fa, vincere dopo i 30 anni era una eccezione, adesso sta diventando la regola. Personalmente non sono così sicuro che sia una evoluzione positiva, perché nuovi volti e più varietà sono importanti a tenere alto l’interesse, ma è un mio punto di vista. saluti a tutti 😀
che peccato che non ci sia vanni a confermare questa statistica di inizio anno!!!
Gli stadi torneranno a riempirsi?! Guarda che negli ultimi anni gli stadi sono piu’ pieni che mai, tutti i tornei (specialmente master 1000 e Slam) fanno record di presenze anno dopo anno…
bravo
Anch’io sono dell’idea che sia un fatto positivo.
Vuol dire che questo è uno sport che PERMETTE di essere praticato anche in età avanzata addirittura a livelli di eccellenza.
E’ un’ottima notizia.
Non devono cambiare i punti, deve cambiare il gioco.
Racchette a 75/80 ” e si torna alla tecnica, ai regolaristi e agli attaccanti.
Una volta che saranno al vertice 2 o 3 attaccanti alcuni tornei si adegueranno rendendo le superfici più veloci per attirarli.
Torniamo a giocare con le racchette di legno poi vediamo se gli stadi di tennis di tutto il mondo tornano a riempirsi e mandiamo a casa i fabbri del tennis attuale!!
La bellezza di questo sport passava per le discese a rete, le smorzate, il rovescio slice e il talento di riuscire a colpire la palla con un piatto corde piccolo e ovale……
L’età media dei vincitori atp supera i 30 anni, ed allora?
Non vedo perchè debba considerarsi una cosa negativa, tanto meno perchè bisognerebbe fare qualcosa per evitarlo, se gli “anziani” sono più forti dei giovani é giusto che vincano…
La vera differenza rispetto al passato penso sia solo che gli “anziani” una volta si ritiravano, ora non si ritira più nessuno o quasi… saranno i guadagni notevoli che spingono a continuare, sarà che ormai a 35 anni puoi tranquillamente esprimerti al massimo (o quasi) dal punto di vista fisico con in più un’enorme esperienza, fatto sta che nessuno si ritira… mettiamoci anche che la nuova generazione mi sembra nettamente inferiore alla vecchia ed il risultato é quello che si vede… e, ripeto, é giusto così.
Scusate: fatemi capire.
Invece di apprezzare atleti che riescono a imporsi anche in età avanzata, bisogna scervellarsi per escogitare delle regole che li penalizzino? Ma che discorso è?
Di fronte ad un approccio del genere, più che la domanda “Che fare?” mi verrebbe da pormi la domanda “Che dire?” 😀
A mio avviso, cercare escamotage per falcidiare i vecchietti risponde a una logica antisportiva. Il vero punto, semmai, è un altro: si tratta di garantire a tutti la possibilità di competere. E in questo, spiace dirlo, il tennis rimane uno sport elitario.
Ecco, allora, che in quest’ottica il “Che fare?” assumerebbe un senso. Che fare per mettere tutti nelle stesse condizioni di competere? Una volta fatto ciò… che vinca il migliore! In un contesto “normale”, il ricambio sarebbe fisiologico e non sarebbe necessario ricorrere ad artifizi “contra personam” per non vedere vincere sempre i “soliti” vecchietti.
@ 3.4 (#1282371)
Concordo pienamente con questa analisi. In più aggiungerei che il periodo dei BABY vincitori è stata un epoca irripetibile, determinata dal cambiamento dei materiali e conseguentemente dell’impostazione tecnica e tattica. I RAGAZZINI di quel periodo erano abituati ai materiali nuovi e avevano già modificato il modo di giocare, sorprendendo gli “ANZIANI” del circuito, che si trovavano di fronte ad un cambiamento epocale. Questo cambiamento si è protratto per oltre un quindicennio, successivamente si è tornati ad avere il BABY CAMPIONE come una rarità generazionale, che ci sarà sempre fino a che non dovesse esserci un altro CAMBIAMENTO EPOCALE. Ma ciò mi sembra per il momento difficile, visto il consolidamento dei materiali e conseguentemente dell’aspetto tecnico/tattico. Sento parlare di modifiche regolamentari, come l’abolizione del doppio servizio o l’accorciamento dei set! Personalmente sono contrario, ma queste modifiche regolamentari potrebbero essere la spinta ad un nuovo cambiamento epocale, e magari vedremo vincere 50 enni che hanno imparato a battere con un solo servizio a disposizione ….. ah ah ah . Ma questa è solo una battuta! Con il vostro permesso
Questa è la Top 10 e Top 20 ATP:
1
Novak Djokovic
SRB, 22.05.1987
2
Roger Federer
SUI, 08.08.1981
3
Rafael Nadal
ESP, 03.06.1986
4
Kei Nishikori
JPN, 29.12.1989
5
Andy Murray
GBR, 15.05.1987
6
Milos Raonic
CAN, 27.12.1990
7
Stan Wawrinka
SUI, 28.03.1985
8
David Ferrer
ESP, 02.04.1982
–
9
Tomas Berdych
CZE, 17.09.1985
10
Marin Cilic
CRO, 28.09.1988
11
Grigor Dimitrov
BUL, 16.05.1991
12
Feliciano Lopez
ESP, 20.09.1981
13
Jo-Wilfried Tsonga
FRA, 17.04.1985
14
Gilles Simon
FRA, 27.12.1984
15
Ernests Gulbis
LAT, 30.08.1988
16
Roberto Bautista Agut
ESP, 14.04.1988
17
Kevin Anderson
RSA, 18.05.1986
18
Tommy Robredo
ESP, 01.05.1982
19
Gael Monfils
FRA, 01.09.1986
20
John Isner
USA, 26.04.1985
Nella Top 10 solo due giocatori ossia Federer ( 1981 ) e Ferrer ( 1982 ) sono trentenni, Wawrinka farà 30 anni a fine marzo e Berdych a metà novembre.
Gli altri sono in regola e se i vari Nishikori, Raonic e Cilic, i più giovani della Top 10 ATP, non riescono a sfondare è perchè anche sono capitati in un’era particolare dominata da tre giocatori che saranno ricordati per sempre.
Nella Top 20 ( N11 a N20 ) ci sono tre trentenni ossia Lopez, Simon e Robredo e Tsonga e Isner che faranno trenta anni ad aprile, gli altri sono in regola e se Dimitrov e Gulbis, i più giovani e i più dotati della Top 20 ATP, non sono ancora riusciti a stare stabilmente in Top 10 è un loro problema perchè ci sono riusciti Nishikori, Raonic e Cilic ( i più giovani della Top 10 ATP ) che rispetto a loro non hanno chissà quali marce in più!!
In conclusione, l’analisi dell’autore dell’articolo non è propriamente corretta ma le soluzioni indicate vanno nella direzione giusta!!
Saluti.
Fab
D’accordissimo sui bonus point.
Una cosa che mi fa sempre storcere il naso è la differenza di campi di partecipazione fra tornei della stessa categoria…
Ci sono alcuni 500 che hanno entry list da 250, alcuni 250 che sono a livello di challenger e il discorso vale anche all’opposto ovviamente.
Così ci sono giocatori che riescono ad assicurarsi tanti punti o per situazioni fortunate o per tabelloni agevoli.
I bonus point renderebbero molta piu’ giustizia, assegnando punti in base alla difficoltà degli incontri disputati.
In qualunque sport, specie se tecnico e tattico, si raggiunge il massimo a 30 anni. La parola vecchietti francamente non la capisco, mi sembra rientri tutto nella norma
10 secondi tra prima e seconda sono tantissimi!
Aderisco completamente ai bonus points.
Proposte già fatte in altri articoli:
– Creazione di 3 classifiche per superficie,+ generale, come lo sci
– riequilibrio dei tornei fra le superfici all’interno di ogni livello (1000, 500, 250)
Eliminare i tempi morti del gioco che favoriscono nettamente i vecchietti:
– Via il net
– 20 sec fra un punto e l altro
– 10 sec fra prima e seconda
– Al servizio, palla lanciata=palla giocata
I tempi cronometrati tra l’ultimo impatto e l impatto precedente.
Eventualmente set a 4 giochi, spesso i giovani perdono break alla fine per l accumulo di pressione ad ogni loro gioco di servizio.
Caro Marco, è sempre un piacere leggerti. Hai fatto benissimo a ricordare il sistema dei bonus point: tale procedura di conteggio, che ormai costituisce un fossile dei regolamenti Atp che si sono succeduti nel tempo, costituiva un esempio di vera equità. Una semifinale oppure una finale raggiunta in un torneo è risultato sempre diverso. Giusto attribuire i punti al risultato oggettivo, ma era parimenti condivisibile inserire una componente soggettiva (leggi: gli scalpi dei giocatori battuti) riferita al percorso del giocatore. E, se non sbaglio, esisteva anche il raddoppio dei bonus point nel caso di vittorie in un torneo del grande slam poichè un successo ottenuto in un match sui cinque set era ben diverso da un incontro al meglio delle tre partite.
La preparazione fisica oggi rende un atleta molto piu’ longevo di un tempo, e longevita’ significa esperienza.
L’aver vissuto situazioni difficili 1000 e piu’ volte fortifica e rende tranquilli giochi e quindici, che un giovane gioca in confusione tattica e con la caghetta.
alla faccia dei cambi generazionali che qua tutti spesso vedono arrivare….e anche tra le donne mi sembra succeda la stessa cosa!
non è facile diventare dei top 10…..vediamo se ci riesce coric!
Che fare?
Inchinarsi.