Open Court: la crescita di Simone Bolelli (di Marco Mazzoni)
Nello sport i numeri sono importanti, ma vanno saputi leggere. Ancor più in una disciplina particolare come il tennis, che sfugge molto spesso ad interpretazioni rigide, necessitando di analisi più profonde per capirne le dinamiche. Questa massima calza perfettamente per descrivere quei match in cui il punteggio spiega solo in parte quello che si è visto in campo. Come l’incontro di ieri tra Berdych e Bolelli a Dubai. L’appassionato più distratto leggendo il 6-0 rimediato da Simone nel terzo set potrebbe pensare al “classico” crollo del giocatore italico, poco consistente, mal allenato, che è partito di testa e via dicendo… Stavolta la faccenda è stata un po’ diversa. Simone ha sofferto un calo, innegabile, sia sul lato fisico che mentale (pure aggravato da una dose di sfortuna mica da niente…); ma era appena uscito da due set lunghi, molto combattuti e soprattutto notevoli per intensità e qualità di gioco espressa, in cui è riuscito a giocare alla pari e spesso sovrastare uno dei tennisti più forti al mondo sul cemento. E’ giusto ricordare che da gennaio Berdych sta producendo un tennis eccellente, davvero vicino al suo massimo, come indicano chiaramente i suoi risultati (2 finali ed una semi Slam dopo aver dominato Nadal). Il vero rimpianto per Bolelli non è tanto il 6-0 patito nel terzo set quanto il non aver vinto il tiebreak del primo parziale, visto che di occasioni ce ne sono state.
Risultato a parte, l’aspetto più interessante resta quello tecnico. La prestazione di Bolelli è stata di altissimo livello, a confermare l’ottimo momento che sta attraversando (battuto Raonic la scorsa settimana) e la crescita continua che sta vivendo dalla scorsa primavera. Una sensazione fatta di numeri & risultati, ma soprattutto di piccole grandi cose che mostra nei suoi match. E’ stato impressionante vederlo reggere ed a tratti sovrastare quello che è probabilmente il miglior “colpitore” puro del tour. Inoltre il suo tennis non è poi tanto diverso da quello del ceko, quindi metterlo sotto con armi piuttosto simili diventa ancor più difficile. In questo momento Bolelli nella spinta pura diventa a tratti irresistibile, uno dei migliori per potenza e precisione. Il match di ieri a Dubai è stato una goduria per chi ama il tennis in accelerazione, alla ricerca dell’angolo e del vincente con colpi quasi sempre al massimo. Se aggiungiamo anche l’eleganza del gesto di Simone, assistere ad un suo match con il suo livello di gioco attuale è roba ideale a soddisfare i palati fini, un tennis classico giocato a velocità modernissime.
Bolelli ha sempre giocato “bene”, ma da qualche tempo ha raggiunto un livello davvero alto ed una continuità che quasi mai è riuscito a mantenere in passato. Ripercorrere la sua storia sarebbe faccenda troppo lunga e per certi versi anche “dolorosa”; meglio concentrarsi sulle novità del suo tennis, o meglio sugli aspetti nei quali è cresciuto e che fanno enorme differenza.
Fondamentale il servizio. Bolelli dei nostri azzurri “top” è quello che serve decisamente meglio, ed il servizio è la base della sua prestazione. Intanto ottiene diversi punti diretti, anche se deve crescere nella mentalità e fermezza necessaria a tirare l’Ace o vincente nelle fasi decisive (ieri in alcuni frangenti c’è riuscito, ma non sempre accade). La battuta è sempre stata una delle sue armi, ma da qualche tempo Simone mantiene una percentuale di prime davvero alta, e questo gli permette di tenere l’iniziativa e governare il gioco nei suoi turni di servizio. E’ uno degli aspetti chiave a fare la differenza, poiché non solo comanda, produce vincenti o forza all’errore il rivale, ma tenendo in mano il gioco cade meno in difesa, dove è più debole sia per limiti fisici che tecnici. Oltre alla prima, la sua seconda di servizio è piuttosto solida, lunga e carica, non facile da attaccare per chi è alla risposta. La crescita è arrivata sia nella capacità di tenere alta la percentuale di prime, che nella consistenza delle seconde.
E’ un dato di fatto che i colpi di inizio gioco siano diventati da tempo quelli più importanti nell’economia generale di un match di alto livello. Simone ha sempre avuto nella risposta il vero punto debole. La sua crescita in questa fase è l’aspetto più evidente del “nuovo” Bolelli. Ha lavorato da sempre per migliorare in ribattuta, ma il vero salto di qualità l’ha fatto di recente e questo fa tutta la differenza del mondo. Ha migliorato ogni aspetto del colpo, anche correggendo un piccolo disturbo visivo che lo penalizzava. Aggrediva poco e male la palla, finendo per produrre colpi modesti, difensivi e facilmente aggredibili dall’avversario. Spesso finiva per indietreggiare troppo per contenere i servizi, aprendo così il campo e regalando metri preziosi. Adesso in ribattuta soffre assai di meno. Riesce a tenere un ritmo piuttosto costante, e spesso prende una posizione di vantaggio aggredendo le seconde con buona sicurezza. Probabilmente anche l’aver inserito con continuità il doppio (con successo) l’ha aiutato a crescere in questo fondamentale, perché il suo difetto principale era nella reattività e nell’abilità di aggredire la palla. In doppio i tempi di gioco sono ridotti all’osso ed una risposta incerta è facile preda, quindi crescere nella specialità è stata una spinta che ha avuto un peso importante. Tuttavia la sua crescita nel colpo è arrivata soprattutto per uno scatto tecnico e fisico, oltre che mentale. Affrontando le prime più insidiose, Bolelli ora riesce a bloccare il colpo trovando traiettorie abbastanza lunghe, mentre prima con la soluzione bloccata era sempre troppo difensivo, consegnandosi di fatto al rivale. Esempio lampante il primo punto del tiebreak del 1° set contro Berdych nel match di ieri: contro un servizio velocissimo al centro, Simone s’è allungato, ha bloccato in sicurezza con timing eccellente, trovando una risposta di una lunghezza e precisione così interessante da mettere Berdych in enorme difficoltà. Altre soluzioni del genere gli hanno permesso la scorsa settimana di battere Raonic in condizioni indoor: in altri tempi il bolognese sarebbe stato travolto.
Altro aspetto determinante a sostenere la sua prestazione è l’eccellente stato di condizione atletica raggiunta. Dopo tanti infortuni, Simone sta discretamente bene, ha potuto lavorare duramente e con continuità, diventando più veloce e più reattivo. Non sarà mai un velocista, uno che regge e rimanda tutto dal fondo, ma considerando la velocità con cui conduce lo scambio, adesso i suoi piedi viaggiano assai più di prima, e gli consentono di sostenere le accelerazioni del suo braccio. Questo status di buona salute atletica gli ha dato continuità di prestazione, e questo l’ha fatto crescere notevolmente nella fiducia del suo tennis. Si prende discreti rischi spesso premiati dal successo. In passato Simone aveva raggiunto dei picchi di prestazione di questo livello, o forse anche superiori, ma erano fiammate che duravano il singolo match, o nemmeno l’intero match a volte… Adesso riesce a mantenere un livello medio di prestazione davvero alto, con punte in cui diventa incontenibile e meno pause rispetto al passato. In un tour dove essere consistenti è indispensabile per eccellere, questo scatto in avanti è stato determinante. E c’è ancora da fare, perché la crescita al massimo livello si misura proprio dalla capacità con cui un atleta riesce a produrre il proprio picco di prestazione per più tempo possibile. All’aumentare di questo lasso di tempo, aumenta tutto e si vincono i grandi match contro i grandi giocatori.
Condizioni fisiche superiori e maggior sicurezza l’hanno portato a migliorare la posizione in campo. E’ un altro aspetto di enorme importanza. Oggi Bolelli riesce a tenere una posizione più vicina alla riga di fondo, con cui governa lo scambio. Anticipa di più i colpi grazie a miglior reattività e velocità di base. Questo lo fa essere più aggressivo nella spinta, e nella difesa ha meno campo da coprire, Non essendo lui un velocissimo di base, riesce così a limitare un’altra debolezza.
La crescita non è arrivata solo dalla copertura di debolezze, ma anche dalla aggressività con cui comanda lo scambio e ottiene vincenti. La sua combinazione prima di servizio e dritto a seguire è diventata a tratti devastante, l’arma principale con cui ottiene i migliori risultati. Questo lo si deve ai miglioramenti nella resa della battuta, ma soprattutto alla netta crescita col dritto. Bolelli ha sempre avuto un colpo notevole, ma adesso i suoi drive sono più sicuri e consistenti. Tutto è venuto dal lavoro specifico effettuato dopo l’ultimo problema al polso. Per preservare l’articolazione lesionata, è stato costretto a cambiare attrezzo, e questo l’ha spinto a cercare una soluzione leggermente più lavorata ma sempre velocissima e pesante. Questa novità gli ha conferito un piccolo margine di sicurezza che s’è rivelato assai importante, perché i suoi errori per eccesso di spinta erano frequenti (anche perché non sostenuti da un gioco di piedi adeguato). Con la nuova impostazione s’è costruito un cross carico preciso e potente, che è un colpo per lui tatticamente decisivo. Tirando in sicurezza drive cross lunghi ed un po’ più carichi di spin, riesce a tenere in mano l’inerzia dello scambio, allontana il rivale dalla riga di fondo ed alla prima palla più corta avanza velocemente in campo per aggredirla e tirare un vincente, o un attacco che mette molto in difficoltà l’avversario. E’ una fase in cui sta ancora crescendo ed affinando meccanismi, ma che sta diventando mortale. Quando avanza nel campo a chiudere adesso ha una percentuale di riuscita molto più alta che in passato, poiché arrivava con un piccolo ritardo e su di una palla più bassa l’errore era dietro l’angolo. Grazie alla combinazione miglior mobilità – dritto più sicuro e lavorato, è in grado non solo picchiare immediatamente sull’uno-due ma anche di reggere uno scambio a velocità medio alta per poi cambiare ritmo all’improvviso. Con tutta la potenza e sensibilità che ha nel dritto sta producendo meraviglie balistiche ed un tennis esuberante e vincente.
Queste sono le chiavi principali che stanno sostenendo il “nuovo” Bolelli, finalmente capace di giocare un tennis non solo esteticamente apprezzabile ma anche vincente. Sulla soglia dei 30 anni, sta vivendo il momento migliore della sua travagliata carriera sportiva, ma non deve assolutamente sedersi proprio ora. Deve sfruttare questo momento così fertile per continuare a spingere, crescere sotto tutti i punti di vista e provare a sfondare la barriera del suo best ranking, o meglio provare a vincere il suo primo ATP o fare qualche exploit nei grandi tornei. Il Simone di queste settimane vale una posizione a ridosso della top20, ma per arrivarci numericamente serve tantissima qualità e continuità nella qualità. Per questo dovrà insistere nel duro lavoro per migliorare la resistenza nella prestazione al top (quello che in fin dei conti è mancato proprio ieri contro Berdych). Ideale aggiungere qualcosa nella velocità pura se possibile, magari seguendo la tendenza dominante in questo periodo sulla leggerezza degli atleti e cercando di calare ancora qualche Kg di peso, per esser più leggero possibili e quindi più rapido nello scappare via in campo. Tecnicamente non c’è molto che debba imparare; deve riuscire a giocare il suo miglior tennis sotto pressione, visto che non sempre tira fuori la giocata nelle fasi decisive. Per questo serve lavoro e vittorie, per crescere nella autostima e così riuscire a lasciare andare il braccio in sicurezza a flirtare con le righe anche sui big points. Vincere aiuta a vincere.
Ripensando a dove stava Bolelli un anno fa di questi tempi, a sudare e lottare nei Challenger di periferia, e ripensando anche a tutto quello che ha sofferto e mancato nel passato, vederlo adesso combattere ad armi pari contro i top10 è un’enorme soddisfazione. Per lui non deve essere che un traguardo parziale, il primo colle alpino scalato di una magnifica tappa ancora lunga e difficile, ma che può darti una gloria eterna. Deve essere la spinta a crederci sempre di più, perché il meglio deve ancora arrivare.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: analisi tecnica, Crescita, Italiani, Marco Mazzoni, Open Court, Simone Bolelli
Bell’articolo e speriamo che Simone ci regali del bel tennis, vincente o meno che sia,dato che è certamente un gran bel braccio.
vero anche questo ma così facendo c è l ottimo rischio che a fine carriera si ritrovi con poco in mano.Sarebbe l ora di iniziare a alzare qualche trofeo,perché un giocatore come Simone senza una vittoria atp e con una sola finale del 2008 per giunta è deprimente
La straordinaria capacità di un narratore è quella di farti vedere le cose con le parole. Tu “leggi”, ma in realtà “vedi”. E quando il narratore è proprio bravo, riesci anche ad “ascoltare” i rumori, i suoni, i dialoghi, gli accenti… e poi ti accorgi di “sentire” gli odori, di “gustare” i sapori, di “toccare” gli oggetti, fino a percepirne la loro consistenza… Per questo chi ama leggere apprezza maggiormente un romanzo che non un film. E’ la potenza della letteratura.
Ecco, Marco Mazzoni è un grande narratore, perché leggendo le cose che scrive, si riesce a vedere, sentire, toccare… Anche la descrizione di un gesto tecnico, che potrebbe essere “asettica”, in realtà per come la offre lui è letteratura. Oserei dire grande letteratura.
@ Tomoni (#1279113)
Ma che tristezza….giocare pessimi tornei in terra contro i peggiori “ratti da fango” per raccattare qualche punto in più e giocare il doppio. Bolelli non punta alla classifica ma a vincere qualche grosso torneo…chi lo ricorderebbe per una vittoria a buenos aires o san paolo??
Grazie per l’appoggio al mio pensiero, nonostante l’enorme serie di strafalcioni e dimenticanze dovute alla fretta, me ne sono accorto adesso @ Tomoni (#1279113)
@ Pelandrone (#1279052)
Te l appoggio in toto.Secondo me Simone avrebbe fatto meglio ad andare in sud America con fogna.Avrebbe vinto di più e avrebbe avuto l opportunità di giocare maggiormente il doppio
Non sono un gran esperto di tennis per puo’ darsi che dica una sciocchezza, pero’ ho notato che la fascia di ranking raggiunta da Bolelli sia piuttosto ostica nella crescita del ranking: in quella faccia nei tornei maggiori spesso ti capita di incontrare dei top ten al primo o secondo turno, e quindi nella sostanza raccogli poco; ok, la seconda volta che ha incontrato Raonic ha vinto, pero’ che fatica, e l’ha sentita dopo; Berdych l’ha gia’ incontrato anche lui 2 volte e si e’ fermato. Forse dovrebbe puntare a 250 non impossibili ed arrivare stabilmente in finale o in semi, in modo da accumulare punti da superare quella fascia e raggiungere diciamo di Seppi, puntare ad essere testa di serie nei tornei maggiori, in modo da avere stabilmente la possibilita’ di arrivare agli ottavi o ai quarti in quelli e prendere punti consistenti
Bell’articolo, completo e condivisibile.
@ marco mazzoni (#1278919)
grazie della risposta Marco, quando è che ti vediamo su sky o eurosport a commentare le partite di tennis data la tua competenza.
su supertennis dubito che chiamino “non amici” o raccomandati data la gestione Binaghi.
Davvero un articolo ben fatto.
Solo avrei aggiunto che Simone quest’anno usa ancor di più un’arma fondamentale per i colpitori come lui: il rovescio in back spin a cambiare ritmo nello scambio. Ieri si è visto benissimo come Berdych andava in difficoltà a vedersi arrivare, alternate, botte di dritto e rovesci in back…
il bolelli dei primi due set di ieri puo’ battere chiunque secondo me , ieri ha perso solo x poca convinzione in alcuni momenti del tiebreak , se rimaneva un po piu lucido vinceva il match , ne sono convinto , il terzo set non lo valuto neanche , non l’ha praticamente giocato
Ottimo articolo. Vorrei però un giudizio da parte di Mazzoni riguardo al rovescio di Bolelli. Questo colpo non mi sembra cresciuto anzi. Soprattutto sul lato sinistro profondo, Bolelli sembra molto molto attaccabile. Mi sbaglio? Grazie e comnplimenti per gli ottimi articoli.
@ luca (#1278822)
grazie Luca 🙂
fare una previsione è molto difficile. Putroppo gli Slam sono lontani nel tempo, molto dipende da come i ns ci arrivano. Ed è inutile negare che sia determinante anche il sorteggio. Per restare in tema Bolelli, non molto fortunato eh coi sorteggi… Metti che a Wimbledon (dove può fare molto bene) becchi al 1t Djokovic, che fai? La cosa importante sarà arrivare in questa forma fisica tra maggio e luglio, il momento più importante della stagione. Però non sarebbe affatto male riuscire a strappare qualche buon risultato anche due prossimi 1000 USA, soprattutto Miami, dove qualche big mancherà e magari potrebbero esserci dei buchi in tabellone.
Il tennis di Bolelli è ideale per come si gioca su erba oggi. Mi auguro che possa fare benissimo nei tornei pre-Wimbledon, inclusa la settimana in più di quest’anno.
Grande Bolelli, si merita proprio gli elogi. Spero tanto per lui che riesca a togliersi belle soddisfazioni vincendo qualche titolo e poi chissà….Ragazzo serio e umile, dritto fantastico. Continua così, e ti vedremo sollevare qualche bel trofeo!!!!
Ribadisco con estrema convinzione che Simone Bolelli vale i primi 20 al mondo.Gioca troppo bene e il suo gioco fa bene al tennis !!!
Faccio i complimenti a Marco Mazzoni per il bellissimo articolo.Interessante e istruttivo.Bravissimo
Un analisi migliore non poteva essere fatta. Complimenti sinceri. Il mio più grande rammarico è che il bole e’ “esploso” ( come ahimè troppi altri italiani… Seppi e fognini non sono stati da meno) troppo tardi…
bravo mazzoni solito articolo preciso e ben scritto,
ma dove pensi possano arrivare gli italiani quest’anno?
una semi o quarto slam sono chimere e pensi siano raggiungibili?
Articolo bellissimo e molto isrtuttivo.
Il tennis maschile italiano più bello da vedere degli ultimi anni, per stile ed eleganza.
Forza Simone, continuiamo la risalita!
Bolelli è un curioso esempio di ex giocatore restituito al tennis.
Concordo in tutto.Rispetto al 2008, Bolelli ha fatto dei miglioramenti esponenziali, combatte e batte i top 10 e sta continuando a crescere.Regge fisicamente, il rovescio e’ un colpo sul quale ha lavorato molto, cosi come la mobilita’, il dritto il piu’ bekllo e aggressivo del circuito a mio avviso, e servizio devastante.Sul velice lui vale i top 10, e lo sta dimostrando.Come tipologia di gioco e’ idoneo alla supetfivir.
Contento per questa crescita dettata dalle sue capacita’ e dal duro lavoro.
L’unico dubbio che ho e’ appunto, come sottolineava Marco Mazzoni, nella
capacita’ di mantenere la stessa forza psicofisica durante tutta la partita (soprattutto negli Slam al meglio dei cinque, vedi match con Robredo e altri) e anche negli ATP soprattutto dovendo rigiocare spesso il giorno dopo; anche questi fattori sono allenabili, ovviamente le energie psicofisiche impiegate l’anno scorso nei challenger non sono paragonabili agli ATP di quest’anno.
Seppi ad esempio da questo punto di vista e’ piu’ abituato, Fognini anche, per quanto riguarda l’aspetto fisico, su quello mentale dipende da come si sveglia
BRAVO BOLELLI.. VICINISSIMO AL SUO BEST RANKING QUANDO GIOCO’ CONTRO DAVIDENKO A MIAMI… 4, 5 ANNI ORSONO.. PENSO CHE LUI, SEPPI E FOGNINI CI DARANNO DELLE GRANDI SODDISFAZIONI NEL 2015.. HANNO GIA’ FATTO GRANDI COSE ALREADY.. BATTER RAFA, ROGER, SLAM..ETC.. VAMOSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS ITALIA!!! ESALTIAMO LA NS NAZIONE.. E NON SEMPRE.. COME FANNO MOLTI… BUTTANDOLA SEMPRE GIU’…OGGI SIAMO UNA REALTA’ NEL TENNIS ANCHE MASCHILE… CON CUI FARE I CONTI!! END OF!