Open Court: italiani, perché pochi servizi “alla Vanni”
La favola tennistica ed umana di Luca Vanni è stata la cover story della scorsa settimana, in Italia e non solo. Incredibile il risultato e l’ascesa dell’aretino, che in poco più di 12 mesi ha scalato una sorta di Everest passando dai campi spesso sperduti degli ITF alla finale di un ATP in una delle città più grandi del mondo, arrivando ad un passo dalla top 100. Inutile ripercorrere ancora la cavalcata straordinaria di “Lucone”, preferisco fargli i miei più sinceri complimenti e sottolineare un paio di aspetti davvero notevoli. Subito dopo la finale sulla terra brasiliana, ha affrontato un volo transoceanico ed un cambio totale di condizioni e superficie, ma Vanni ha confermato anche a Marsiglia contro il caldissimo Bolelli (grande vittoria ieri contro Raonic!) di reggere il livello di gioco ATP, e questo vale tanto, quanto il risultato di San Paolo. Inoltre mi preme ricordare come Luca abbia tenuto in campo un comportamento eccezionale: concentrato e sempre lucido, sereno e molto positivo, anche contro uno dei pubblici più stonati che io ricordi… Segno di una persona davvero fuori dal comune, oltre che ottimo tennista.
La favola di Vanni è diventata realtà grazie ad un mix di qualità importanti, esplose da qualche tempo ed in continua crescita. Voglia di emergere, tantissimo lavoro, salute e forza fisica, il tutto sostenuto da obiettivi ambiziosi e di lungo termine, perseguiti con ferrea convinzione e forza interiore. Tecnicamente l’esplosione è avvenuta grazie ad un miglioramento incredibile in ogni settore del suo gioco, restando sempre aggrappato alla sua vera arma: il servizio, il colpo che si porta da casa e che l’ha sostenuto in ogni incontro. Ha impressionato la stabilità del suo tennis, il saper reagire nei momenti chiave, il giocar bene i punti importanti. Ma se andiamo ad analizzare bene i numeri, i dati al servizio sono quelli che fanno tutta la differenza del mondo. Ancor più della prima palla, la percentuale di trasformazione con la seconda – nei match decisivi vicino al 60% – è un dato straordinario, proprio dei campioni con C maiuscola. Chapeau.
L’impresa di Vanni a San Paolo offre un comodo assist per parlare proprio del servizio. E’ il colpo probabilmente più importante del tennis moderno, fondamentale a tutti i livelli. Purtroppo è anche il colpo in cui storicamente noi italiani facciamo più fatica, tanto che di servizi “alla Vanni” ne possiamo ricordare ben pochi. Una lacuna quasi atavica, che spesso ha finito per penalizzare in modo decisivo l’ascesa dei nostri talenti, arenati nelle retrovie nonostante un bagaglio tecnico (e fisico) sui fondamentali piuttosto buono.
Italiani & Servizio è una storia davvero complicata. Poche, troppo poche le eccezioni per ritenere la fattispecie solo casuale. E non è affatto una questione di altezza. La storia è piena di tennisti non altissimi con ottimi servizi. Scorrendo la lista dei nostri giocatori che sono entrati nella top100 ATP da metà anni ’70 ad oggi, quelli dotati di un servizio davvero buono sono proprio pochi; quelli per i quali è stato il colpo più importante si contano sulle dita di una mano. Panatta aveva un buon servizio, che sosteneva il suo tennis brillante; tra i nostri della sua epoca è stato decisamente il migliore in quella fase di gioco, ma non era al top a livello internazionale. Nel club degli azzurri top100 ATP, Omar Camporese svetta per il miglior servizio in assoluto, la battuta ha avuto un peso determinante alla qualità e rendimento del suo tennis. Anche per Diego Nargiso il servizio era il colpo cardine nell’economia della prestazione, e direi anche per Davide Sanguinetti (nelle giornate no al servizio difficile che tirasse fuori un gran match), anche se tra prima e seconda palla c’era una differenza notevole per qualità ed affidabilità. Questa è un’altra delle chiavi in negativo nei nostri giocatori: diversi si sono costruiti una prima interessante, ma hanno pagato dazio per la qualità della seconda, meno sicura e consistente. Il servizio e soprattutto la prima di servizio è stata una chiave nel tennis di Tieleman e Navarra (esecuzione classica da erba, gran taglio più che velocità), o di Martelli e dello sfortunato Luzzi, anche se purtroppo quest’ultimi si sono affacciati per troppo poco nell’Elite del tour; e per tutti loro la 1a era ottima, la 2a assai di meno. Arrivando ai giocatori di oggi, nella crescita di Seppi i miglioramenti alla battuta sono stati decisivi, ed i momenti migliori di Bolelli sono sempre contraddistinti da una notevole efficienza del servizio. Simone inoltre ha la miglior seconda di battuta tra i nostri, aspetto fondamentale perché il servizio va sempre valutato nella sua interezza.
Sono stati troppo pochi invece i giocatori non top100 ATP dotati di una battuta importante, ed è un peccato perché in passato, con condizioni di gioco anche più rapide, con un grande servizio era possibile costruirsi una carriera di buonissimo livello. Andando a memoria e senza la presunzione di includere tutti (ne dimenticherò di sicuro qualcuno), mi viene in mente Max Dell’Acqua, uno capace di fare “le buche per terra” ma troppo lacunoso in altri aspetti per emergere ad altissimo livello. Altri hanno prime discrete, come Trevisan oggi o Luddi ieri, ma la seconda sempre modesta.
Se i battitori sono pochi, purtroppo è assai affollato il club dei nostri buoni o buonissimi giocatori che non sono stati sostenuti dal servizio, ma per i quali è stato al contrario un punto debole, capace di zavorrare ambizioni e successi anche nei momenti migliori. Facile pensare a Volandri, forse l’emblema della categoria “non-servizio”, ma è in buonissima compagnia di ottime racchette come Barazzutti, Cancellotti, Furlan, Starace e via dicendo. Alcuni hanno lavorato tantissimo e si sono costruiti una battuta discreta (Furlan adottò la longbody di Chang ad esempio e lavorò in modo maniacale per migliorarsi), ma senza riuscire a trasformarla in un colpo importante, pericoloso e redditizio. Guardando i giovanissimi che si stanno affacciando al mondo Pro, la situazione pare un filo migliore: penso ed Eremin, Donati, Napolitano, e diversi altri; ma ce ne sono ancora troppi con un servizio deficitario (Quinzi e Baldi per dirne un paio piuttosto noti), e questo resta problematico e persino grave vista l’importanza della battuta per arrivare in alto. Mediamente siamo assai indietro rispetto alla maggioranza degli altri paesi, dove quasi tutti i giovani che si affacciano sul tour Pro hanno una battuta piuttosto consistente; anche coloro che non hanno nel fisico e nell’altezza la loro forza. Del resto Goffin e Dolgopolov non sono certo dei giganti, ma i loro servizi viaggiano oltre 200 km/h e sono spesso decisivi nei loro match, come lo è stato in passato anche per altri “piccolini” come Grosjean dirne uno ben sotto i 180 cm.
Perché la nostra scuola ha storicamente sofferto nel proporre giocatori con una battuta importante? E’ un problema di sistema? Fisico? Culturale? E’ una faccenda seria, complessa e complicata. Impossibile concentrare in un solo articolo (senza che diventi un trattato…) tutte le variabili in gioco. Da anni tecnici (federali e non) discutono della questione, e nemmeno tutti la pensano alla stessa maniera. E’ evidente che a livello di base dei passi in avanti siano stati fatti, ma ancora la sensazione è che siamo indietro in quest’aspetto fondamentale, e lo ritengo uno dei motivi per cui stentiamo a produrre giocatori di alto livello. Senza alcuna pretesa di essere esaustivo, provo a proporre alcuni spunti e lanciare qualche critica, con la certezza di tornare in futuro su questo tema e la speranza di farlo con l’ausilio diretto di qualche tecnico (italiano e straniero) per un’analisi ancor più profonda ed interessante su quello che ritengo essere un nodo cruciale per il futuro.
Parto con una piccola esperienza personale, quella di un bambino che qualche lustro fa iniziava a giocare a tennis in una scuola considerata “d’eccellenza”, con molta voglia di imparare. Uno dei gap storici e dolorosi del nostro recente passato deriva dalla scarsa importanza che quasi tutti i tecnici di base hanno dato alla battuta all’interno dei programmi di insegnamento. Come me, troppi altri ragazzini venivano allenati e cresciuti con mille attenzioni per i fondamentali da fondo campo, il gioco di gambe ed altri aspetti tecnici e tattici, ma… al servizio venivano dedicati i classici ultimi 10 minuti della lezione! Non ricordo di aver mai fatto un pomeriggio di tennis iniziando con un lavoro al servizio, o mai una lezione intera focalizzata ai tantissimi aspetti tecnici del colpo. Pochi minuti e nozioni standard sull’impostazione, sul lancio di palla, sul peso del corpo, dell’uso delle gambe e della schiena per accompagnare la spalla e via dicendo. Solo la meccanica di base “per buttarla di là” ed iniziare uno scambio. Oltretutto a fine lezione i ragazzi sono anche più stanchi, meno attenti, e quindi diventa più difficile inculcare un seme che è fondamentale alla crescita del proprio gioco nel futuro. Non ce l’ho con i miei maestri, pure bravi, ma il sistema era quello. Era sbagliato. Parlando con diversi maestri oggi, magari più giovani ed usciti recentemente dalle scuole tecniche, questo modo arcaico di trascurare la battuta è quasi scomparso, ma ancora non si fa abbastanza in proiezione “tennis dei grandi”. Anche a livello di lezioni di perfezionamento su ragazzini già promettenti e più grandicelli, il lavoro specifico sulla battuta resta ancora esiguo rispetto alle esigenze del colpo, almeno in moltissime scuole. Il servizio necessita di enorme attenzione, va saputo lavorare seguendo lo sviluppo fisico e motorio dei ragazzi (per un bambino la rete è altissima, ed i punti di riferimento cambiano con la crescita!), quindi con un focus ancor più importante. Non sempre purtroppo questo avviene. Ricordo distintamente nei primi anni ’90 una squadra di junior svedesi che era arrivata in Italia per la serie dei tornei: ogni volta che li guardavo allenarsi la maggior parte del tempo era dedicata al servizio ed alla risposta…
Altro fattore che penso abbia avuto un peso importante è quello ambientale. Il nostro tennis paga una storia troppo legata alla nostra amatissima terra battuta, la superficie dove tradizionalmente è possibile giocare ad alto livello anche con un servizio non così devastante. Ma per fare un vero salto di qualità e soprattutto diventare tennisti completi, capace di eccellere anche sul veloce, l’essere aggressivi deve accompagnarsi ad un servizio di pari livello al dritto, rovescio e risposta. Questo non avveniva in passato, e purtroppo anche oggi non sempre avviene, finendo per penalizzare non poco i nostri giovani. Ormai su terra a livello ATP sono in palio poco più del 30% dei punti, restare troppo ancorati alla magia della terra significa restare terribilmente indietro.
Altro aspetto che credo sia importante è quello relativo alla attività giovanile ed al peso eccessivo che tutt’ora viene dato al risultato delle competizioni junior. In età giovanile in Italia c’è sempre stato un focus esagerato sui risultati di categoria, invece che pensare alla costruzione del tennista a 360° proiettato al futuro, servizio incluso. Per vincere quando non si è ancora sviluppati si cerca di impostare un colpo discreto, sicuro, e quindi fare il punto “di lotta” con i fondamentali. E’ un approccio a breve quasi mai funzionale alla crescita. Per crescere invece bisogna lavorare sulla tecnica, sfruttando gli anni più fertili della coordinazione per assimilare il giusto modo di portare i colpi, anche a costo di perdere tante partite (e la partita deve essere un importante momento di apprendimento). Il servizio storicamente paga più di ogni altra esecuzione quest’approccio errato, con l’aggravante di accumulare errori e automatismi che diventeranno sempre più difficili da eliminare, ancor più sotto lo stress del match, quando si tende naturalmente a tornare conservativi per paura di sbagliare. Su questo tema e sul servizio, riporto uno stralcio di un’intervista che ho realizzato tempo fa ad un tecnico nazionale (ex tennista Pro) che ben chiarisce alcuni concetti: “Dagli 8 ai 16 anni bisognerebbe formarsi sul lato tecnico, completare il proprio sviluppo, e quindi via via concentrare il lavoro sulla prestazione, sulla gestione della partita, sulla parte atletica, sulla programmazione, sulla testa. Invece troppe volte ci ritroviamo con ragazzi di 18 anni su cui è ancora necessario lavorare sulla tecnica! Il problema è che da noi i risultati giovanili contano troppo, e per non metterli a repentaglio si rischia di non completare un lavoro tecnico che può portare a sconfitte nell’immediato. E’ la mentalità ad essere sbagliata, perché quando il materiale umano è ottimo il lavoro va fatto tutto in prospettiva, crescendo ogni aspetto del ragazzo senza dare importanza ai risultati da junior. Il servizio è un colpo tecnicamente difficile da imparare, ci vuole del tempo per riuscire a mettere insieme tutta la meccanica del movimento. Servono forza esplosiva, tecnica, coordinazione, anche una buona altezza visto che più si è alti più facile sarà piazzare bene la palla al di là della rete. Questo crea ai bambini un problema: cercano la soluzione più facile e il loro servizio diventa una pura rimessa in gioco,“buttarla dentro” per iniziare lo scambio. Ma come tecnico, quando lavoro con i bambini più piccoli, anche a costo di fargli fare 20 doppi falli a partita, preferisco che imparino a servire bene e a capirne l’importanza perché è fondamentale per il futuro. Ci sono maestri che dicono “Mah, per ora servi così, poi quando crescerai in altezza lo aggiustiamo…”. Non sono per niente d’accordo con quest’approccio, perché è come se dicessi loro: “tira il dritto per buttarla di la. La butti di la? Ok, va bene così”. No! E’ giusto insegnare a giocare correttamente tutti i colpi, ancor più il servizio che in futuro, quando saranno grandi, diverrà ancor più importante nell’economia del proprio gioco, sia che ambiscano all’altissimo livello sia che vogliano solo diventare dei buoni giocatori di club. Il servizio è un colpo che rispetto ad altre esecuzioni necessita di molte attenzioni e più tempo, va allenato bene e tutti i giorni. Imparare il servizio è anche meno divertente che scambiare palle… e ai ragazzini generalmente non piace, ma è così importante che vanno tenuti in campo ad impararlo molto più di una volta”.
Guardando alcuni dei nostri giovani il futuro sembra forse migliore, ma c’è ancora moltissimo da fare sul piano tecnico e culturale, per avere sempre più ragazzi con un servizio importante. Alla “Vanni”, anche senza essere necessariamente dei giganti come lui…
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: analisi tecnica, battuta, Giocatori Italiani, Italiani, Luca Vanni, Marco Mazzoni, Open Court, servizio, Vanni
1. Vanni
2. Bolelli
3. Seppi
4. Marcora
5. Sonego
6. Napolitano
7. Eremin
8. Arnaboldi
9. Mager
10. Donati
@ drummer (#1272581)
Dovrei essere più preciso quando scrivo. Non occorre essere Raonic o Karlovic per servire a più di 180 km/h. Suppongo che i primi 100 ne siano tutti capaci. Tenete presente che una palla a 180 piazzata al 7 è un ace nel 90% dei casi. Verrebbe stimolato il piazzamento a scapito della potenza.
Quello che voglio dire è che secondo me il servizio ha troppa importanza.
Un’altra soluzione, già proposta da qualcuno, potrebbe essere quella di eliminare la seconda di servizio.
Difficilmente si vedrebbero maratone su un campo veloce: la ricerca del vincente sarebbe comunque strategicamente conveniente.
Nel match di oggi, nei primi 3 game in risposta, Bolelli non è mai riuscito a rispondere (orrore, per me); e Monfils non è considerato un bombardiere..
oh, arturo, ce ne sono poi due nei primi 100 di bombardieri vecchio stampo, raonic e karlovic (che peraltro mi diverte perchè viene quasi sempre a rete), mettici qualche altro buon battitore ma fra i primi 10 ad esempio tranne il canadese non ce n’è uno.. e poi un ace è un colpo vincente, o è molto meglio vedere una partita fra due maratoneti incollati a fondo campo a tirarsi randellate finchè uno dei due non sbaglia?
voglio dire, non mi sembra tutto questo problema..
Non penso che da li escano fenomeni. Direi che il fenomeno spesso è un privatista creato con tanto impegno anche economico dai genitori e difficilmente uno intruppato nelle scuole tennis! Prendete Fognini per me è il tipico privatista che ha investito in insegnanti privati di tennis da sempre. Quinzi poi non ne parliamo.
prendiamo esempio dalle sorelle williams allenate dal padre eheheh qualche volta uscire dagli schemi aiuta …eheheh.uno in ascesa e giovane con buon servizio mi pare sia sonego o sbaglio…. 😉
@ dave (#1272244)
da che distanzA SERVE ?
Sinteticamente : 1) Seppi ha imparato a servire due anni fa
2) se non lavori con un insegnante evoluto , fai tanti diritti e tanti rovesci 3)Se va bene inizi a servire a 14/16anni 4)se va bene fai dei bei cesti senza mai fare risposta al servizio 5) il più evoluto dei tecnici te la mena sulla biomeccanica ,,,,,,minc…….ta ecc ecc
L’evoluzione deve ancora iniziare
Per esemplificare avete presente le macchinette in sala giochi in cui devi fare canestro rapidamente? Beh li c’è gente che affonda tanti gettoni per un divertimento magari apparentemente discutibile perchè ripetitivo. Se si mettessero dei sensori bersaglio a terra il servire diverrebbe un gioco con punteggio digitale di quel tipo e magari molti metterebbero gettoni pur di fare tantissimi aces ad una certa velocità in 4 minuti di tempo. Skinner e i comportamentisti gongolerebbero per quel tipo di condizionamento.
sono perfettamente d’accordo. Vivo in una città sede di uno delle scuole federali e, da tempo, mi piange il cuore vedere frotte di bambini, poi ragazzi, poi giovanotti, poi adulti continuare a tirare palle e palle senza costruzione tecnica e , soprattutto, senza servizio.
E’ dai tempi della generazione degli anni ’80 che il gioco del tennis é basato su Servizio e Risposta: il resto é un contorno
Ma infatti con tante persone che vanno al tiro a segno non vedo perchè sia poco divertente per un ragazzo centrare bersagli disegnati sul rettangoli di battuta con un punteggio finale che appare al termine della esercitazione. Semmai è pigrizia anche di chi allena e non rende la cosa divertente e stimolante.
mio nipote 10 anni batte da dio ed è alto un soldo di cacio..ha talento e si allena molto, poi ovvio che l altezza aiuta..ma alleniamoli tanto su questo fondamentale sin da piccoli, il modo di farglielo piacere si trova( lui adora provare le battute,e cercare l ace)
In ogni caso Vanni non è che sia diverso dall’Italiano tennista medio nella mentalità latente. Lui sfrutta molto il servizio e ci mancherebbe che non lo facesse da 1.98 di altezza ma è comunque un gigante manovriero, con difesa estrema e di tocco più che di mera potenza di inizio gioco. Per intenderci non conta sulla battuta come Raonic o Karlovic per i quali è la vita. Questo si evidenzia nelle seconde abbastanza lente anche se comunque insidiose per via dell’altezza da cui provengono. Il gigante servitore tipico invece a volte spara seconde di servizio anche sui 195kmh come accade a Milos per cui la filosofia è abbastanza diversa rispetto a quella di Vanni. In tal senso forse Luca farebbe bene ad aumentare delle discese a rete tattiche in serve and volley sollecitate da servizi ben angolati anche se non velocissimi.
L’italiano per natura è uno “scialone”. La pratica dello sport in Italia è all’80 % calcio. Se poi al tennis mettiamo troppe lezioni di “servizio” il bambino si divertirà sempre meno. Questa era, e spero non è, la cultura sportiva media italiana fino a poco tempo fa. Non cambierà completamente negli anni a venire ma le esigenze di avere un buonissimo servizio uniformerà anche le scuole tennis italiane. Ma ricordiamoci sempre che all’italiano se una cosa non piace non la fa. E questo, purtroppo, vale anche nella pratica sportiva.
Si infatti… Ancora un po’ che le rallentino si gioca a volàno, non a tennis! 😉
Scherzi a parte! Ma perchè tanta acredine verso il servizio! Nel calcio qualcuno si lamenta se una squadra vince facendo un po’ di catenaccio? Certo, è più noioso da vedere, ma se nello sport non ci fossero i contrasti di stili si perderebbe tantissimo!
E poi, i match pieni di aces sono indubbiamente più noiosi, ma non è che un estenuante braccio di ferro da fondo sia molto più “telegenico”, vario e divertente! Io personalmente rivorrei, per non andare più indietro, il tennis d’attacco d’un tempo, quello dei Becker, degli Edberg, Stich, Ivanisevic, Rafter ecc ecc ecc… Ma con il tennis di oggi, anche il miglior attaccante e giocatore da serve&volley non riuscirebbe a fare strada! Questo sì che è un peccato!
@ aureliriccardo (#1271986)
Orlando Sirola era alto 1.97 e fu un gradissimo giocatore, ma non ci furono altri casi di giocatori italiani con un’altezza simile. Marcora 1.93 buon talento ma approcciato troppo tardi al tennis, peccato
Le hanno già rallentate fin troppo eh..
Guarda che il tennis era molto piu’ dominato dai servizi negli anni 90, ai tempi sul veloce non si giocava proprio.
Proprio per quello hanno rallentato i campi e le palline, è per questo che adesso si vedono scambi lunghi nonostante si tiri molto piu’ forte rispetto a 20 anni fa.
@ lol2 (#1271950)
sono dell’idea che se giochi bene, puoi giocare anche se sei alto 1.50, ancora adesso, e va benissimo. Non bisogna fare generalizzazioni perchè l’Inter scartò un giovanissimo Beppe Signori solo perchè troppo basso anche se faceva caterve di gol. Anche nelle grandi società dipendeva tutto dal capo degli osservatori che spesso era una vecchia gloria o peggio. Bisogna essere in grado di vedere anche il l’apprendimento, il coraggio ed i margini di miglioramento di un ragazzo perchè ad esempio sempre l’Inter scartò anche Paolo Pulici. Sempre l’Inter scartò Franco Baresi in favore del fratello Beppe Baresi perchè aveva un fisico inadeguato! Quindi non bisogna esagerare con le valutazioni sul fisico, ma tenere d’occhio tutte le componenti che fanno di un atleta un futuro professionista.
quanti italiani sono alti 1,98 o più? ecco la risposta
Sinceramente sono in totale disaccordo. Ci sono molti meno bombardieri ai vertici nel tennis attuale rispetto, per esempio, agli anni 90… Allora Era una lotta all’ultimo Ace tra i vari Becker, Ivanisevic, Philippousis, Rafter, Sampras ecc… Ed era anche bello, si assisteva a molti tocchi a rete, serve and volley, contrasto tra attaccanti e ribattitori.
Ora nei Top-20 quali sarebbero i bombardieri? Raonic, ok… E poi? Nadal e Djokovic non sono certo dei bombardieri, Fede-rer ha un ottimo servizio ma non è un bombardiere. Non mi sembra affatto che ci sia una prevalenza di tennisti alti e con un servizio bomba. Ci sono degli ottimi battitori come Berdich e Tsonga, ma che non si limitano al dritto e poco altro. Personalmente non vedo l’evoluzione del tennis che noti tu!
Riaprendo la parentesi calcio di Radames e pallettaro vi posso assicurare che adesso è cambiato molto…io gioco anche a calcio(oltre che a tennis) e a dire la verità dicono che giochi bene,infatti sono nei giovanissimi nazionali del cagliari…
E vi dico con certezza che ora come ora se non hai un altezza di almeno 1,80 giochi poco e difficilmente riesci ad arrivare in alto se non in rari casi. ..
Parlo per esperienza che sto vivendo
Marco bellissimo articolo che ci deve far riflettere su come impostavamo gli allenamenti al servizio in passato…parlo all’imperfetto perché oggi per fortuna i miglioramenti ci sono e i nuovi giovani che si affacciano hanno un servizio che non è male!!I giovani Cecchinato e travaglia(anche senza bordate piazzano benissimo il colpo)oppure gli ancor più giovani Napolitano Mager o Donati 😎
non vorrei però che confondessimo un buon servizio con un servizio forte. Servire a 220 non è sinonimo di servizio che porta molti punti. Un buon servizio deve essere forte, deve essere vario, deve essere difficile da “leggere”, deve comprendere (come dice Marco) anche una bella seconda. Eremin, a quanto mi ricordo, ha un cannone nel braccio, ma generalmente prende i teloni di fondocampo. Magari adesso è migliorato, non so.
bravo, anch’io ho giocato a calcio: i più sviluppati li mandavano in porta, al limite li mettevano stopper per respingere i cross di testa. Ora però la faccenda è cambiata anche lì, hanno visto i vari Ibrahimovic. C’è spazio per i colossi anche a centrocampo e in attacco.
In tutti gli sport in Italia non si è mai cercato abbastanza di privilegiare gli atleti più prestanti. Ho sempre fatto sport fin da bambino: calcio e tennis. Tutti gli allenatori ed insegnanti di ginnastica che ho avuto mi hanno sempre visto e considerato meno bene dei miei compagni per una sola ragione: ero il più alto degli altri. A parità o addirittura con migliori risultati.
A calcio mi rifiutai di cambiare ruolo ed andare in difesa, mi dicevano: ” sei troppo alto, quindi hai meno coordinazione” oppure ” uno più alto ha più difficoltà a sviluppare una buona tecnica”.
Quando giocava Van Basten (1.86 come me) io avevo 10 anni, ma i miei allenatori alle prime partite in Italia dicevano che era uno scarsone||| Van Basten!!! Fu inserito nel flop 11 nel Guerin sportivo dell’europeo 1984!!!
Della mia annata sono quello che fece più carriera (se così si può chiamare) arrivando a giocare per 4 anni il campionato di Eccellenza.
………………………
La nuova generazione di giovani azzurri serve mediamente meglio della vecchia, di quella dei Volandri e degli Starace, su questo non ci sono dubbi.
Travaglia, Cecchinato, Gaio, Eremin, Basso, Mager, Donati, Napolitano, hanno tutti un buon servizio, in alcuni casi buonissimo (Eremin ad esempio serve a 220 Km/h). Baldi ha qualche limite di statura, ma la meccanica del colpo è buona e nelle ultime uscite indoor dello scorso anno (vedi i match con Berrer a Brescia e Andria) aveva fatto vedere buoni progressi.
Su Quinzi occorre mettersi d’accordo: quando vince è merito della scuola americana o argentina…
Quando perde è colpa della scuala italiana che non sa insegnargli il servizio… Uhm… c’è qualcosa che non torna… 😀
Comunque casi limite come quello di Volandri non si dovrebbero più vedere e c’è molta più consapevolezza in giro su questo argomento, anche grazie al progetto campi veloci. Samuele Ramazzotti (classe 99), Dalla Valle e Moroni (98) hanno un ottimo servizio.
I maestri più giovani e più aggiornati dedicano molta più attenzione al servizio e sanno insegnarlo meglio. In generale, i nuovi programmi tecnici prevedono, fin dai bambini di 9-10 anni, molta più attenzione che in passato ai colpi di inizio gioco.
Problemi ne restano molti, sia perché i maestri più anziani e meno aggiornati spesso sono quelli che dirigono le scuole tennis e ne definiscono i programmi, sia perché, più in generale, in Italia sono ancora troppi i circoli che danno la scuola in gestione ai maestri anziché gestirla direttamente. I maestri diventano imprenditori e cercano (giustamente dal loro punto di vista…) di guadagnare più che possono: ma la qualità dell’insegnamento ne soffre.
In Francia, invece, in tutti i circoli di base i maestri sono sempre dipendenti del circolo, e non possono decidere in autonomia i protocolli tecnici, che sono quelli della federazione francese e sono rispettati alla lettera ovunque, a Marsiglia come a Boulogne.
E i risultati si vedono.
@ Fede-rer (#1271893@ Fede-rer (#1271893)
Certo che sono serio. Mi piacerebbe divertirmi di più a guardare il tennis. Se il trend in corso sarà consolidato, in futuro vedremo sempre più spilungoni ai vertici, che non sono belli da vedere quando si muovono in campo. Ovviamente è solo la mia personalissima opinione.
…travaglia è uno che serve bene.
@ arturo (#1271842)
sei proprio profano.
forse sarebbe sufficiente una pallina un po’ meno leggera!
Ma allora eri serio con la tua proposta? Stai dicendo davvero?? 😯 Caspita, il giocatore dovrebbe addirittura sforzarsi di battere sotto i 180 Km/h? Fantastico… 😀 😆 😆 😆 😆
un po’ di sintesi in questi articoli…..la logorrea fa si che ci si perda nel leggerli!
@ drummer (#1271874)
Se la palla supera i 180 km/h, si ripete il servizio. Semplice. Le partite dominate dai bombardieri mi fanno venire molto sonno…
giusto, mettiamo un limitatore di velocità sulla pallina, come ai box di formula 1. prima di battere il giocatore schiaccia un pulsante sulla racchetta e la velocità viene limitata, in seguito all’uscita dai box, pardon, dal servizio, si rischiaccia il pulsante e il limitatore viene disinserito. fantastico.
@ marco mazzoni (#1271862)
Mi onora il fatto che tu abbia apprezzato il mio commento.
Colgo l’occasione per complimentarmi per questo e per gli altri tuoi articoli,che sinceramente leggo sempre attentamente traendo spunti importanti di riflessione.
Ricambio i saluti con stima 🙂
Ottimo articolo di Marco, sia per il servizio sia per i risultati junior.
Se avessi un figlio tennista eviterei il circuito junior, per alleggerirgli la pressione e lasciarlo crescere.
Paradossalmente, ne avevo (ho) uno piccolo che faceva le buche per terra col servizio, ma non aveva proprio lo spirito per la competizione.
Ahahahahahah, bellissima questa! Absit iniuria verbis, ma come si fa a proporre una cosa simile o anche solo a pensarla? Facciamo perdere il punto a chi superasse i 180 Km/h col servizio? Ma poi perchè? Fa parte del gioco! Allora, secondo il tuo ragionamento/proposta, perchè non vietiamo anche le impugnature troppo esasperate, l’eccesso di Top-Spin col dritto ecc? 😛
Secondo me Nadal tira troppo forte col dritto, metterei un limite! Eheheh
Mah…
La storia è fatta di grandi battitori, molti dei quali capitalizzavano l’ottimo servizio con uno splendido gioco di volo o con un gran sventaglio di dritto, per esempio. Il tennis è fantastico proprio perchè è un contrasto di stili e tattiche… Ricordatelo!
@ Sc Hermulheim (#1271859)
Ti ringrazio moltissimo per questo commento. Era una delle varie cose che avrei voluto inserire, ma che per problemi di spazio ho omesso. Lombardi è stato una persona di valore eccezionale, molti lo ricordano come commentatore, ma era soprattutto un tecnico di valore assoluto. La sua scomparsa drammatica è stata non solo dolorosa ma anche molto grave per il nostro movimento, perché aveva iniziato qualcosa di nuovo ed importante, e che spero venga portato avanti nel miglior modo possibile per il bene del nostro tennis. E’ indubbio che adesso qualcosa è cambiato, e se è cambiato è anche merito di Roberto.
Saluti
Su questo tema ricordo diverse dissertazioni del grandissimo e indimenticato Roberto Lombardi,al quale probabilmente vanno ascritti i progressi compiuti a riguardo.Già vent’anni fa lanciava invettive contro una mentalità sbagliata,poiché in Italia il servizio veniva visto come un colpo utile al limite ad impostare lo scambio in situazione di vantaggio,più che come l’arma più importante del tennis moderno.
Come scritto da Il Ghiro,ripeteva sempre che il servizio e’ l’unico colpo che dipende solo da noi,di conseguenza e’ quello più facile da allenare,e da cui poter trarre i maggiori vantaggi.
Non è un caso che gli unici tennisti italiani che all’epoca avevano un servizio discreto erano proprio quelli da lui allenati.
Da direttore della SNM ha iniziato un percorso più che corretto,che però necessita di tempo per raccoglierne i frutti,i cui risultati iniziano a vedersi ora.
Davvero un uomo e un tecnico dalla lungimiranza e dalla sagacia eccezionali,ha lasciato un grande vuotO quando avrebbe potuto dare ancora moltissimo,e non solo al tennis.
Scusate l’OT,ma visto l’argomento mi sembrava giusto ricordare la persona che forse in tal senso ha fatto di più.
@ arturo (#1271842)
ecco bravo per fortuna hai aggiunto da ‘profano’ 😆 . e’ infatti uno dei gesti piu’ belli e tecnicamente piu’ difficili, poesia pure.
Sull’ articolo concordo. Ho avuto maestri tremendi che non mi facevano fare mezzo servizio al tempo in cui becker e sampras facevano buche per terra e solo quando sono arrivato da castellani che allora era con voinea e un gruppo internazionale, ho iniziato a fare cesti su cesti. non mi stupisce che tutto sia rimasto uguale, ma vedo con piacere che donati e napolitano servono bene.
Speriamo.
Molto bene, Marco, un articolo veramente pieno di spunti. E nella categoria “non-servizio” non possiamo non includere Fabio Fognini.
con le multe per eccesso di velocità?
Bravissimo Marco! Che rabbia che tutti sappiano servire bene tranne i nostri e le nostre 😈 😈 uniche eccezioni Vanni, Bolelli e Giorgi (ma quest’ultima lo sfrutta al 30%).
da profano, dico che il servizio è il gesto tecnico meno spettacolare del tennis; limiterei la velocità a 180 km/h per poter vedere più scambi nei campi veloci
@ tennista (#1271799)
Ma infatti io ho detto l’opposto. Non è indispensabile essere alti 1.98 per servire bene, ma sicuramente essere alti come Vanni è un vantaggio.
Vanni ha un buon servizio ma per la sua altezza potrebbe fare ancora meglio. Ho notato ad esempio che si lancia la palla molto bassa,non ha sicuramente un servizio perfetto.
La risposta alla domanda del titolo è nell’articolo stesso… qualunque maestro (anche oggi 2015) se vai a fare 1 ora di lezione di tennis se ti va bene dedica gli ultimi 10 minuti al servizio, a volte manco quello e solo palleggio in base a quanto ti alleni..
Per giocare a livello amatoriale e fare tanti allenamenti ci vuole anche tanti €, a livello professionistico o nei circoli idem ci vuole un bel gruzzolo e poi i tecnici cmq hanno più o meno tutti questo vizio di trascurare il servizio ed anche il gioco a rete, risultato i giocatori pro italiani, quasi tutti hanno un servizio inconsistente…
bell’articolo, del quale condivido la maggior parte delle argomentazioni.
ci sarebbe da spendere qualche riga in più sul perchè da noi sono così importanti i risultati nel circuito giovanile (leggasi voce “politica”, o salvaguardia della propria poltrona).
Ottimo articolo, sono perfettamente d’accordo, mi capita spesso di vedere gli allenamenti dei miei figli, 10 e 11 anni, e al servizio sono dedicati solo gli ultimi dieci minuti della lezione, e nemmeno tutte le volte….
Quando ero piccolo mi dicevano “il servizio è l’unico colpo che puoi impostare come vuoi e sul quale l’avversario non può incidere”.
nel circolo che frequento capitò ad un certo punto di avere tre ragazzi tutti sopra 1,90 non dei fenomeni ma comunque discreti.
il loro punto debole era il servizio.
sono d’accordo in tutto con Mazzoni il servizio è l’ultimo dei colpi che i maestri insegnano ai ragazzi ma è sempre il colpo col quale inizia il gioco e che quasi tutti i nostri maestri trascurano.
Articolo importante che condivido pienamente.
@Ktulu non è solo essere 198cm, non è indispensabile essere un gigante per servire molto bene. da noi è mancata la cultura del servizio a tutti i livelli se non qualche rara eccezione
In pochi sono alti 1.98 eh…