Open Court: tennisti con più muscoli? No, più leggeri!
L’Australian Open appena andato in archivio ci ha fornito l’ennesima conferma che l’efficienza atletica sia sempre più determinante per vincere i grandi tornei. Il quinto successo di “Super Djokovic” down under infatti si è fondato più sull’eccellente qualità fisica ed intensità della sua prestazione che su di una vera differenza tecnica rispetto ai rivali. Novak ha giocato bene, prodotto un tennis estremamente completo, ma nei match decisivi l’ha spuntata soprattutto grazie alle sue incredibili doti fisiche: resistenza, elasticità, velocità in campo, reattività motoria, continuità nella spinta e via dicendo. Qualità innate, ma che è riuscito ad allenare ed incrementare in modo esponenziale, trasformandosi sempre più in quello che in gergo viene definito un “muro”. Contro Murray in finale è andata in scena un’autentica battaglia, da cui il serbo è uscito vincitore perché mentalmente più solido, più veloce e più continuo. In sintesi: più “tosto”. Se ci pensiamo bene, gran parte dell’andamento del torneo è stato determinato dalla prestazione atletica dei vari giocatori, nel bene e nel male. Qualche esempio? Nadal, davvero sotto tono, s’è presentato a Melbourne troppo lento e scarico, e senza essere al top fisicamente diventa un tennista quasi normale; Federer contro il nostro ottimo Seppi non è riuscito a giocare il suo miglior tennis, sovrastato dal forcing del nostro Andy, che invece è arrivato in Australia davvero tirato a lucido; Nishikori, da molti considerato il vero outsider, contro Wawkinka non ha prodotto un gioco intenso, finendo sovrastato; Murray più che giocare un tennis eccellente o con qualche novità è tornato in perfetta efficienza atletica, riconquistando il ruolo di primo “inseguitore”. In moltissimi altri grandi tornei la storia è simile.
Ci vuole un fisico bestiale insomma, ma non solo. La prestazione tennistica di alto livello è un mix sottile tra qualità atletiche, tecniche, tattiche e mentali. Impossibile trascurare uno di questi aspetti e sperare di farcela. Invece chi esprime al massimo queste abilità e trova il miglior equilibrio tra di esse si pone nella miglior condizione per produrre una grande prestazione, e quindi provare vincere. La bravura del tennista e del suo staff sta proprio nel riuscire a lavorare contemporaneamente su tutti questi elementi, ottimizzando la tecnica con la propria struttura fisica e viceversa, il tutto all’interno di una tattica funzionale a massimizzare i punti di forza e minimizzare le debolezze (tennis percentuale), con la giusta duttilità mentale e lucidità per affrontare il match, quando mille variabili impazzite scombinano ogni piano. Il tennis è uno sport maledettamente complicato… Questa è la teoria.
La pratica e l’esperienza dei nostri giorni insegnano che tra tutte le qualità “ideali” a forgiare un grande giocatore, la parte atletica è diventata predominante. Le condizioni di gioco non sono così veloci, i campi sono molto omologati; tutti sono assai preparati fisicamente e anche pronti alla lotta. Con queste premesse riuscire a vincere di puro talento tecnico o aggrappandosi ad un colpo formidabile è diventato sempre più difficile. Per questo ogni Pro ha la necessità di presentarsi ai tornei estremamente “fit”, pronto a dure battaglie di scambi che richiedono resistenza, velocità, intensità. In una parola: qualità atletiche. Non è un caso che il preparatore sia diventato parte integrante dello staff di un giocatore, quasi più importante del classico coach. L’importanza del lavoro atletico e degli obiettivi specifici sul giocatore però non sono uguali per tutti, e sono in costante evoluzione.
Ad inizio 2015 ho inaugurato “Open Court” parlando di Dimitrov, delle sue prospettive in stagione e della scelta di programmare il lavoro invernale sul potenziamento muscolare, alla ricerca di maggior potenza e resistenza. In generale, alla ricerca di una base più solida su cui aggrapparsi nei momenti più caldi del match. E’ una scelta sensata per il suo modo di giocare e per quelle che sono le sue lacune (consistenza, continuità di prestazione). Però non è la ricetta adatta per tutti, ed anzi non tutti i coach e preparatori la pensano così. Moltissimi atleti di vertice hanno intrapreso un percorso diametralmente opposto: lavorare per plasmare un fisico potente ma snello, alla ricerca della massima velocità. Quindi muscolatura sì ma senza esagerare, privilegiando altre abilità motorie come flessibilità, agilità, velocità, reattività. Il tutto teso ad un optimum di un atleta esplosivo ma il più possibile leggero. Perché? Semplice: la palla corre veloce, salta alta e torna nel proprio campo molte volte; fare un vincente è diventato sempre più complesso (condizioni lente, tutti si difendono bene). Quindi la chiave principale per il successo è diventata l’abilità nel coprire al meglio il campo, sia con la velocità di base e reattività che con la corretta posizione durante lo scambio.
Proprio durante l’ultimo Australian Open, si è discusso molto sul tema grazie ad un’interessante intervista realizzata dal collega americano Tom Perrotta a Milos Raonic ed il suo staff, tra cui il preparatore Dalibor Sirola. Da metà 2013 il team Piatti – Ljubicic sta svolgendo un grande lavoro sul gigante canadese, senza trascurare alcun aspetto. Ma il focus principale resta sulla velocità dei piedi, sugli spostamenti, sulla reattività e velocità di base. Palestra, macchine, lavoro in campo, inclusa enorme attenzione all’alimentazione perché l’obiettivo è quello di rendere Milos più leggero possibile. “E’ vero, ho cambiato alimentazione – ha affermato Raonic – ma senza una vera rivoluzione. Sto più attento, ho eliminato alcune cose e faccio particolare attenzione alla cena. Vado a letto più leggero e dormo di più. Mi sento più fresco, tonico, e la mattina molto più carico di energia. Sono dimagrito circa 6 kg, i vantaggi in campo sono notevoli. E’ bello girare il mondo e provare cucine diverse, tanto che prima al ristorante ordinavo una serie di piatti per assaggiare più cose… Però finivo per esagerare, soprattutto di sera. Adesso ordino un piatto principale con verdure, e non mangio mai fino a sentirmi pieno”. Alimentazione ma non solo. Sirola: “Dall’estate del 2013 Milos ha migliorato le sue prestazioni, ma dall’autunno scorso abbiamo fatto un vero scatto in avanti. Su aspetti come salti, sprint, ecc. i suoi parametri alti sono migliorati del 20-25% rispetto all’estate scorsa. E’ più tonico perché ha perso massa grassa ed è cresciuto in modo mirato in certi muscoli. I benefici in campo sono evidenti. Nadal a parte, che è un caso diverso, i migliori sono tennisti piuttosto magri, è quella la tendenza per il tennis di oggi”. In pratica sta seguendo una strada non dissimile da quella percorsa da Novak Djokovic, che per efficacia, versatilità e modo di giocare è diventato il modello di riferimento per moltissimi coach. Si è parlato tanto nel recente passato della sua scelta drastica sull’alimentazione. Soffriva anche di qualche intolleranza, ma in generale il serbo si è alleggerito, diventando sempre più rapido ed efficiente. Il suo fisico è un concentrato quasi ideale, esplosivo ma leggero, elastico e molto rapido. Ovvio che non tutti potranno uguagliare le sue performance atletiche, ed uno come Raonic mai si avvicinerà; ma resta il modello di riferimento, come il percorso di lavoro per avvicinarsi. Murray nel periodo insieme a Lendl aveva come obiettivo quello di migliorare la velocità, tanto da concentrarsi in durissime sessioni di scatti e sprint sulla sabbia ed altri lavori specifici, con un focus minore sul potenziamento muscolare in palestra. Ne uscì più snello e reattivo, ottenendo i migliori risultati. La pensa così anche Jez Green, ex allenatore di Murray oggi a fianco del giovane promettete Alexander Zverev: “I giocatori devono calare di peso o possono mantenerlo, ma cambiare la forma del corpo enfatizzando muscoli specifici, così come migliorare la flessibilità e l’elasticità. E’ questo il vero obiettivo: restare leggeri ma migliorare l’esplosività con lavori mirati. Il discorso cambia per i ragazzi più giovani, ancora non del tutto formati. Loro hanno bisogno di aumentare di peso, ma devono crescere in massa magra, riducendo il grasso corporeo. E’ un lavoro che si può svolgere anche in età più avanzata, e che può portare grandi frutti. Prendete Marin Cilic: si è presentato in estate più magro ed allo stesso tempo più esplosivo, e guardate che cosa ha combinato allo scorso US Open… Si può essere forti, snelli, flessibili e molto potenti allo stesso tempo. Molti giocatori stanno facendo yoga, o Pilates. Nessuno negli anni ’80 avrebbe fatto yoga…”.Sul tema, interessanti le parole del 36enne americano Michael Russell rilasciate a Melbourne: “Sapersi muovere è sempre stato importante, ma rispetto ai miei esordi sul tour oggi lo è ancora di più. Il gioco è cambiato molto, se non sai correre fai bene a non scendere nemmeno in campo. Per arrivare bene sulla palla e spingere devi muoverti molto bene. E’ per quello che quasi tutti i migliori non hanno molti muscoli e si vedono in giro giocatori sempre più snelli”. Lo stesso Berdych, uno dotato di una stazza notevole, quest’inverno è calato di peso, e nell’inizio di stagione sono subito arrivati ottimi risultati. Pure Federer nel corso del 2014 a molti è parso più leggero. Anche Larry Stefanki, storico allenatore di campioni come McEnroe, Roddick e molti altri, la pensa da sempre così: “Il tennis è un gioco di corsa, e per correre bene non devi portarti dietro troppa massa. Guardate Borg, lui era un grande atleta, si muoveva benissimo ed era leggero come levriero!”. Le cose però non sono state sempre così. Il tennis nel tempo si è evoluto. Se è vero che nei ’70s ed ’80s i giocatori migliori erano quasi tutti piuttosto snelli, negli anni ’90 il gioco è cambiato. Grazie anche ai nuovi materiali ed alla nuova filosofia di gioco basata sulla spinta da fondo campo, i tennisti della nuova generazione hanno cercato di costruirsi colpi più potenti, spostando così il focus della loro preparazione sull’incremento della massa muscolare. Si è arrivati così a giocatori più massicci, via via sempre più ancorati a fondo campo a spingere cercando il vincente. Il gioco è diventato meno vario, con la netta predominanza dei colpi di inizio gioco e soprattutto dei fondamentali dritto e rovescio. Un tennis sempre più ancorato sulla spinta, insieme a condizioni di gioco più lente che premiavano la continuità ed hanno accentuato la tendenza rendendola dominante. Raggiunto un diverso status quo, ecco la nuova esigenza: riuscire a coprire il campo il meglio possibile per trarre un vantaggio nello scambio. Quindi giocatori di nuovo più leggeri e veloci, questa pare la tendenza più seguita. Ma non è l’unica, perché come scritto sopra non tutti la pensano in questo modo, e le strade per arrivare all’obiettivo della prestazione e del successo sono molto varie.
Avremo modo di tornare su quest’argomento, complesso ed interessante per chi ama “studiare” il gioco e capirne i meccanismi, magari con altri pareri di coach, allenatori e giocatori. E anche seguendo le tendenze delle “new balls” classe ’96-’98; giovani tra di loro molti vari, con bagagli tecnici e fisici assai diversi. La bellezza del tennis sta anche nella sua complessità, e nella sua straordinaria capacità di sapersi rinnovare. E sorprendere.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: alimentazione, Coach, Djokovic, Marco Mazzoni, Milos Raonic, Novak Djokovic, Open Court, preparazione atletica, tennisti leggeri
Grazie mille Marco, sempre ben informato su tutto, nel limite del possibile 😉
Raonic aveva una forma di dermatite e si copriva il braccio al sole.
Poi lo ha tenuto per abitudine o scaramanzia.
Fate leggere questo articolo a Sergio Giorgi.
@ Dany (#1257051)
Aveva un problema ad un braccio se non erro, ed il medico disse che non poteva esporsi ai raggi solari in quel punto lì, era proprio nel periodo del torneo di Roma. Lui raggiunse la sua seconda semifinale in un 1000 e gli portó fortuna, così ora la tiene per motivi puramente scaramantici / estetici
Questa è la versione che so io.
@ Dany (#1257051)
Ciao Dany, grazie 🙂
L’ho chiesto io direttamente a Roma lo scorso anno! E’ una fascia elastica, come usano i giocatori della NBA. Loro lo usano sì per scaldare il braccio, ma anche per proteggersi da graffi, incidenti di gioco da contatto. Milos rispose molto semplicemnte che glielo fecero provare, si trova bene ed ha continuato ad usarlo, senza specificare quali eventuali vantaggi possa avere (muscolatura calda, presumo), tagliò corto sulla faccenda (non parla mai tanto in genere nelle press conf.).
Sn d’accordo. Tenendo a mente che comunque una magrezza di fondo nn è sinonimo di mancanza di forza, in particolare esplosiva. Ho letto di recente di Simon, che sembra il fratello smilzo di Nole 😆 e che tuttavia solleva quasi 100 kg su panca piano. Quello che conta nel tennis nn è l’ipertrofia spinta al max ma un mix di tono muscolare che nn può mancare ed elasticità/esplosività/reattività.
@ Dany (#1257051)
dissero in telecronaca (non ricordo se a sky o a es) che è uno scalda muscoli…
bravo Mazzoni una analisi precisa!
speriamo in una futura evoluzione con tennisti dotati di avambraccio alla Rod Laver e relative volée…
Ciao Marco, sono sempre molto interessanti i tuoi articoli 🙂
Mi sapresti spiegare cos’è quella fascia sul braccio destro di Raonic? Ormai è ben da un po’ di tempo che la utilizza, ma non ho mai capito a cosa serva 😉