Aus Day13: le vittorie più belle sono quelle inaspettate
Le vittorie che non ti aspetti sono in grado di regalarti emozioni difficilmente comprensibili, perché tutto ciò che reputi fattibile e nell’ottica del realizzabile, non può mai tagliarti le gambe e lasciarti cascare sulle ginocchia per la portata di ciò che hai appena compiuto, perché tutto ciò che ruota attorno alle tue potenzialità, se lascia invece spazio a ciò che hai reputato impossibile, ti può travolgere con l’inatteso. Fabio Fognini e Simone Bolelli, sebbene con un buon precedente di semi finale alle spalle, erano arrivati qui a Melbourne concentrando le proprie energie sul torneo di singolare, limitando il proprio impegno in doppio a un’utile meccanismo per acquisire sicurezze e condizione nel prosieguo (si sperava) del torneo in singolo. Complici le loro uscite premature da quel tabellone e impegni in doppio di certo non proibitivi, hanno invece cominciato a crederci, mantenendo intatto quell’aspetto un po’ disincantato e guascone tipicamente italiano che forse è stato il loro punto di forza più grande.
Hanno saputo sfruttare un tabellone non certo complicato ma una vittoria, a maggior ragione una vittoria Slam, lascia sempre risolti tutti gli interrogativi che ci si pongono sulla strada: così domande del tipo “con avversari più forti avrebbero lo stesso vinto?” o “quanto conta realmente questo successo?” finiscono per diventare ridicole e inopportune. Uno Slam in bacheca è sempre da ammirare, un’impresa del genere, perché di questo si tratta, sarà da raccontare ai propri nipotini sul divano di casa quando i capelli saranno bianchi e le forze poche, perché un’affermazione di tal fatta, che all’Italia mancava nell’era Open, non può certo essere relativizzata e merita il giusto plauso. Solo gli stolti non ne vedranno il peso importante. Onore quindi a Fabio e Simone, per giunta con un piede al Masters di fine anno già a gennaio.
Oggi, sotto 1 a 3 nel primo set non si sono demoralizzati e disuniti, hanno saputo riacciuffare gli avversari e ricacciarli indietro annullando l’insidia di una nuova palla break, prima di chiudere il set per 6 giochi a 4. Ma i nervi, anche quando le cose vanno al meglio, sono un mondo a parte e possono rovinare tutto ciò che di bello siamo stati abili a costruire fino a quel punto. All’inizio di secondo set l’arbitro commetteva un errore da principiante, portando gli azzurri a protestare per una svista clamorosa riguardo un secondo tocco del francese Mahut non visto. Furbi o disonesti questo è da vedere, ma il duo francese Mahut/Herbert ha intravisto in quella discussione la possibilità di raddrizzare il match. È qui però che è arrivato il capolavoro degli azzurri, con Fognini e Bolelli che superavano quella distrazione e giocavano punto a punto anche il secondo parziale, senza deconcentrarsi.
L’occasione (in doppio) della vita arrivava sul 4 pari con Mahut al servizio quando dal 15 pari, con 3 risposte a tutta, gli italiani strappavano il servizio agli avversari, puntando dritti alla vittoria. Un dritto lungo di Herbert con Bolelli al servizio sanciva la fine dell’incontro e contribuiva a scrivere la storia di questo nostro amato sport.
Questo day13 è stato anche quello che ha incoronato ancora una volta regina Serena Williams, per la sesta volta in trionfo in Australia, alla sua 19esima affermazione Slam, adesso più che mai vicina a Steffi Graf a quota 22 e a Margaret Court Smith leader a 24. 6/3 – 7/6 lo score finale ai danni della russa Sharapova, tutt’altro che comparsa inerme in quest’atto conclusivo ma che contro la leonessa nera ha incassato la sua 17esima sconfitta (a fronte di solo 2 vittorie). 38 vincenti conditi da 18 aces sono la giusta cartina di tornasole dello svolgimento della partita: la russa ha provato a fare match pari ma la potenza della Williams oggi è stata a tratti disarmante, soprattutto a servizio dove è riuscita a toccare anche i 200 km/h.
Serena non sembra subire gli attacchi dell’età che avanza e di avversarie spesso ai limiti della frustrazione quando giocano contro di lei, senza considerare il nuovo che avanza ancora non in grado di spodestarla. È ancora la più forte e Melbourne ce l’ha appena dimostrato. Che sia l’anno buono e l’ultima occasione per coronare una carriera fantastica con il sogno Grande Slam?
Alessandro Orecchio
TAG: Australian Open, Australian Open 2015, Fabio Fognini, Fognini, Simone Bolelli
6 commenti
Grazie per una rubrica giornaliera fatta cosi bene. Lui scrive di pancia e mi piace.
Concordo una vittoria in uno slam in doppio specie per noi italiani che non vinciamo mai e’ semplicemente fantastico!
Mi trovi pienamente d’accordo
“Solo gli stolti non ne vedranno il peso importante.”
Bravo, Orecchio, ben detto. Stolti e trolls…
Sono contento perché hanno vinto due italiani.
Ma permettetemi di esprimere un auspicio.
Mi auguro che questo successo non venga usato dai vertici della FIT come foglia di fico per cercare di coprire le tante magagne, e che non si inizi a parlare di vittoria figlia del buono stato di salute del movimento tennistico italiano: sarebbe l’ennesima intollerabile e disgustosa mistificazione che “questa” FIT perpetrerebbe ai danni degli sportivi(-contribuenti) italiani.
ottimo! bolelli un grandissimi solido e decisivo