Gianluca Pozzi: un sinonimo di longevità sportiva
Oggi il tennis, eccezion fatta per alcuni talenti puri vere e proprie pietre preziose e rare, va dritto spedito verso un’omologazione di potenza e colpi se non uguali almeno simili, che azzera varietà di colpi sacrificati sull’altare dell’efficacia da perseguire sempre e comunque e già a partire dal primo colpo. Gianluca Pozzi, classe ’65 e ritirato solo nel 2004 a quasi 40 anni, è stato giocatore invece di talento dotato di uno stile decisamente old fashion, estraneo a quelle caratteristiche di strapotere fisico e di velocità di palla che dettavano ormai legge da diverso tempo nel circuito nel momento del suo addio (sportivo).
Uno straordinario esempio di atletismo e di longevità che lo ha portato a dare il meglio di sé in una fase della carriera in cui uno sportivo solitamente si consolida piuttosto che rivelarsi al mondo, quando si guarda più all’arrivo e meno al punto di partenza. Così Pozzi, in oltre vent’anni di carriera, ha ottenuto i risultati migliori agli inizi del nuovo millennio, quando nel 2001 ad esempio raggiunse il suo best ranking in singolare, arrivando fino al numero 40 delle classifiche, togliendosi grandi soddisfazioni anche negli appuntamenti clou della stagione, della “sua” stagione. Esemplificativa in merito la definizione che diede di Gianluca un mostro sacro del tennis come lo statunitense Andre Agassi: “Pozzi è come il buon vino, migliora con l’età”.
Giocatore adatto alle superfici veloci, Pozzi in Davis è stato chiuso da altri tennisti che in quell’epoca rappresentavano la nouvelle vague dell’Italtennis (Gaudenzi, Furlan, Camporese, Nargiso), ma nelle sue quattro apparizioni (2/2 il bilancio in pari in singolare) ha battuto anche un giovanissimo Roger Federer, nel quinto ininfluente match della trasferta in Svizzera del 1999 (3 a 2 la vittoria per gli elvetici guidati da Marc Rosset).
Ha vinto nel circuito maggiore il torneo di Brisbane nel 1991 (all’epoca disputato sul cemento a settembre) battendo in finale lo statunitense Aaron Krickstein, perdendo l’anno seguente sul sintetico la finale di Vienna in 4 set da Petr Korda. Sempre del ’91 è l’altra sua vittoria nel circuito, questa volta in doppio insieme a Brett Steven a Newport (per Pozzi anche una sconfitta in finale nel 1992 a Long Island in coppia con Olli Rahnasto).
Anche a livello major Gianluca Pozzi ha saputo fare della continuità di risultati distribuiti nel tempo una costante, risultati che va comunque detto sono cominciati ad arrivare alla soglia (spesso solo psicologica) dei 30 anni: nel 1994 ha raggiunto gli ottavi di finale a New York, quando a sbarrargli la strada fu il tedesco Bernd Karbacher in quattro set, incrociando un avversario in stato di grazia. Tolto un secondo turno nel 1998 al Roland Garros (eguagliando il suo miglior piazzamento al torneo parigino risalente al 1992), nel 1999 raggiunge un significativo terzo turno in Australia e fermandosi solo contro il giocatore dello Zimbabwe Wayne Black. È l’anno seguente però, che Pozzi arriva a una maturazione psico fisica ai limiti della perfezione e a una consapevolezza del proprio tennis che lo conduce a risultati inaspettati per un trentacinquenne: semi finali al torneo del Queen’s e ottavi a Wimbledon, suo miglior risultato di sempre sull’erba inglese.
Piedi rapidi e gioco imprevedibile, un tabellone orfano della testa di serie numero 3 (lo svedese Norman evidentemente poco a suo agio sull’erba) e un’occasione prelibata colta al volo: il ceco Novak, il qualificato statunitense O’Brien, un giovane Olivier Rochus qualificato e battuto al terzo turno, prima della sconfitta al quarto turno contro un altro giocatore della dinastia dello Zimbabwe Black, questa volta Byron, con il secondo set momento chiave di quella partita. Primo set vinto 6/4 dall’italiano e un tie break perso a 5 nel secondo: è lì che il match gira con Gianluca che finisce per cedere in 4 parziali cedendo il terzo e il quarto in modo piuttosto netto. Non sarebbe giusto parlare di favola interrotta, piuttosto un sogno, è tale la portata di ciò che Gianluca riesce a fare in quell’edizione, da cui un avversario lo desta bruscamente.
Un esempio da prendere a modello per i più piccoli ma anche per coloro che vivono demoralizzandosi le prime sconfitte nella propria carriera: una carriera sportiva può sembrare che duri un attimo e che non ci sia un minuto da perdere ma può anche fornire inaspettate e, forse ancora più dolci, seconde chances. Il tennis difficilmente sbaglia: il valore di un giocatore, in un modo o nell’altro e con tempistiche misteriose, viene sempre premiato. Pozzi ha saputo attendere quando c’era da farlo e cosa ancora più importante, non ha mai smarrito la fiducia incrollabile in sé stesso necessaria per raggiungere obiettivi di prestigio senza perdere di vista il puro divertimento nell’impugnare il proprio attrezzo da lavoro, perché il tennis diventa davvero un lavoro solo se non si smarrisce la gioia nello scendere in campo.
TAG: Gianluca Pozzi, Italiani, Pozzi
Quando vinse a Brisbane ero contentissimo per lui e per l’Italia. Uno di quegli atleti che hanno rappresentato il nostro paese con tanta tenacia e classe ma mai riconosciuti perché poco appariscenti. Bell’articolo, che rende onore a un sudato cammino che almeno ha, in qualche record, la sua giusta gloria!!
Preferire Nargiso al mito Pozzi è stata una follia…..
Pozzi ha DUE Record Mondiali assoluti: è il più anziano ad aver toccato il suo TopRanking tra i primi 40 (35 anni e 8 mesi) e il più anziano in Era Open a battere un numero Uno del Mondo (Agassi, Queen’s 2000, 35 anni). Unico.
Classe di ferro. Meritava di essere citato in periodi di tennis giocato ecco perché ci sono pochi post non certo per il suo valore. Grande!
che tristezza…. solo 10 post per un grande come Pozzi….
Quoto in pieno!
Stessa prassi usata per tutti gli altri articoli della saga: un copia / incolla violento sullo stile delle ricerche da fare a casa in gruppo in prima liceo. Wikipedia in pole position seguita dalle prime voci che compaiono cercando su Google (l’articolo su Canè credo fosse il meglio, riportando paro paro dalle fonti anche gli errori che contenevano).
L’idea di fondo è buona, diciamo che realizzata in tal modo purtroppo non da alcuno spunto di riflessione aggiunto, non emerge alcun argomento nuovo, fatto che secondo me è un peccato vista la qualità generale del sito.
Diciamo che se il signor Orecchio è un “amatore” che si presta nel tempo libero a queste ricerche le nostre critiche sono certamente ingenerose e nel caso mi scuso anticipatamente.
Se, come ho subodorato dal “tentativo” di tono impegnato apparso in altri articoli, desidera fare il giornalista allora diciamo invece che quantomeno finora credo non abbia dato il suo meglio.
Sottolineo che la mia critica vuole essere costruttiva e non si tratta di un partito preso (non ho nulla contro il signor Orecchio).
Fate tutti un lavoro splendido, questo sicuramente è un ambito in cui meritate di più.
@ kicks (#1230690)
Concordo nel dire che Pozzi non è mai stato aiutato dalla federazione, altrimenti forse sarebbe salito molto più avanti nella classifica.
Pozzi e’ stato un vero grande del tennis, avendo raggiunto risultati viaggiando solo soletto per il mondo. L’ unico rimpianto e’ non averlo mai visto giocare il doppio con Ginori.
Ottima idea quella di scriverci un articolo. E’ un piacere ricordare Gianluca Pozzi
Tutto vero. E’ un piacere ricordare un giocatore del genere…
Mi ricordo gli immancabili commenti di Tommasi sugli italiani che facevano torneini in zona e Pozzi che invece girava il mondo sulle varie superfici come un vero professionista. 😆
Pozzi grande uomo prima che giocatore. Ub peccato che sulla terra non valesse i 300 al mondo
Sempre da Wikipedia: “Buona sembra, per Pozzi, la definizione che ne diede Andre Agassi negli ultimi anni: “Pozzi è come il buon vino, migliora con l’età”.
Ri-complimenti!
Articolo: “[…] dotato di uno stile decisamente old fashion, estraneo a quelle caratteristiche di strapotere fisico e di velocità di palla…”
Voce di wikipedia su Gianluca Pozzi: “[…] dotato di uno stile all’antica, estraneo alle caratteristiche di potenza e forza fisica che sembrano ormai significare tutto in un giocatore.”
Complimenti!
Un grande, mai aiutato in nessun modo dalla federazione.
Pozzi non è stato chiuso da altri forti giocatori italiani, ma dall’ostracismo della federazione degli anni bui – per non dire altro – della gestione panatta. Il fatto di essere fuori dai giri e di non essersi piegato a compromessi sulle sponsorizzazioni “centralizzate” ha avuto un grosso impatto sulla sua carriera.