Spacca Palle: ITF, ospitalità e prize money solo “un primo passo”
Se qualche giorno fa mi avessero chiesto “Cosa sogni di scrivere per chiudere la stagione 2014?”, non avrei avuto dubbi: un clamoroso (e bellissimo…) ritorno ai “vecchi” materiali – ovali max 85 sq., corde in budello e palle più leggere – ed un intervento significativo nei prize money e nei punti attribuiti dai tornei ITF e Challenger, per migliorare le condizioni di tutti i giovani e non che provano ad entrare nel tennis che conta. Il primo argomento resterà temo un sogno, almeno per molto tempo… ma incredibilmente siamo qua a commentare la proposta da parte dell’ITF di metter mano ai montepremi minimi degli eventi ingiustamente definiti “minori”. Le notizie sono note, freschissime, e quindi non starò a riproporle; ma è bene fare qualche considerazione di fondo.
Intanto la stessa ITF ha parlato apertamente di proposta, non di decisione già presa, per il 2016. Tuttavia la macchina si è finalmente messa in moto, innescata dalla violenta protesta venuta direttamente dal basso, da chi sputa sangue e sudore lottando (nel vero senso del termine) nei campi più sperduti inseguendo un sogno, tra mille difficoltà. Sembra quindi difficile che la ITF finisca per rimangiarsi tutto, o fare un passo indietro, anche perché da troppo tempo è davvero inaccettabile la condizione in cui versa il tour Future a livello di montepremi. Due facili numeri per illustrare il fenomeno. Gli Slam, ossia la punta di diamante di tutto il movimento tennistico (e gestiti dalla ITF), sono arrivati a livelli incredibili, offrendo ad ogni giocatore che perde al primo turno un assegno consistente, a Roland Garros per esempio 24mila dollari. Rispetto all’anno prima l’incremento è stato di 3mila dollari, ossia di un buon 15%. A scalare anche i Master 1000 sono cresciuti moltissimo, fin troppo per i direttori dei tornei, al limite della sostenibilità. Più moderata la crescita in ATP 500 e 250, anche se l’ATP ha annunciato un piano di crescita graduale dall’anno prossimo al 2018 (già in parte osteggiata dai direttori dei tornei, proprio per l’equilibrio dei conti). Si parla anche di un “probabile” aumento dei prize money nei Challenger, dopo il “contentino” dell’anno scorso, ma è tutto assai fumoso e poco chiaro, in piena ottica Kermode, uno che si dimostra molto attento ai forti e ben poco ai deboli… Ma non è solo Mr. K. Il problema. La storia della crescita dei prize money parla chiarissimo. Mettendo un valore a 100 nei montepremi dei tornei ai primi anni ’80, uno studio inglese ha dimostrato come dal 1986 in avanti la crescita dei prize money nei tornei gran prix e via dicendo (e in rapporto all’inflazione media) ha subito una netta impennata, raddoppiando intorno al 92-93, e arrivando oggi a triplicarsi rispetto al valore iniziale; al contrario il totale dei Challenger è rimasto così fermo da subire in termini reali una contrazione consistente, con una perdita di valore stimata attorno al 20/25%. La situazione è ancor più drammatica per il tour Futures, dove non solo i montepremi sono fermi da oltre 20 anni, ma i guadagni sono sempre stati così irrisori da non coprire affatto i puri costi dell’attività, costringendo centinaia di tennisti “che ci provano” a navigare in acque agitatissime e conti perennemente in rosso. E’ il prezzo da pagare per salire, dicono in molti, affermando che il vero prize money per i giocatori impegnati sono i punti, la chance di poter ambire a salire prima il gradino Challenger, e quindi quello ATP. Fosse facile…
Attenzione: nessuno vuol creare un tour “ricco”, in cui giocatori medi o mediocri possano vivere alla grande; ma la differenza con la maggior parte degli altri sport ricchi è terribile. E non solo rispetto agli sport di squadra, ma anche altri sport individuali. Esempio lampante il golf. Il golfista n.100 del ranking PGA nel 2014 ha incassato in premi oltre 1 milione di dollari; il n.100 del ranking ATP si è fermato quest’anno alla miseria di 123mila $, ossia poco più di un decimo…
Quindi l’intervento proposto dalla ITF di aumentare il prize money minimo a 15mila dollari garantendo sempre l’ospitalità è un grande passo in avanti? Sì, ma è corretto definirlo un primo passo in avanti, con sviluppi che devono essere valutati attentamente sul campo, e dopo 1 o 2 anni di attività. E forse la proposta della ITF è stata appunto definita “una proposta” e non una decisione che diverrà operativa per valutare anche le reazioni sul campo dei diretti interessati: giocatori e tornei. Mi spiego meglio.
5 mila dollari in più di montepremi sono il 50%, una crescita notevole, ma in termini assoluti non è una grande cifra. Portarli a 25mila sarebbe stato un vero salto di qualità, perché davvero chi arriva almeno ai quarti potrebbe portare a casa qualcosa di tangibile, che copre i costi di viaggio e tante spese vive, come il coach, ecc. Capisco che sarebbe un passo enorme, ma se ci fosse stata davvero la volontà politica di farlo, sarebbe stato fattibile senza salti nel vuoto. Come? Con un minimo contributo di solidarietà da parte dei tornei dello Slam, che fanno incassi enormi tra biglietti, tv e sponsor.
Due anni fa, calcolatrice alla mano, provai a fare un po’ di conti. Col numero di tornei ITF in calendario (maschili, parlo del tour maschile ma la cosa è totalmente sostenibile anche su quello rosa), sarebbe bastato un contributo tra il 2 ed 3% dei proventi dei quattro Slam per garantire a tutti gli ITF di innalzare il proprio prize money a 25mila dollari, senza gravare sulle casse degli organizzatori. Un’inezia per i ricchissimi Slam, ma oro colato per i tanti giovani e meno giovani che sgomitano nei Futures sparsi sul globo. Per attuarlo basterebbe la volontà politica ed una buona organizzazione/amministrazione delle risorse, che potrebbero passare attraverso un comitato ad hoc a contatto con ogni federazione nazionale. La difficoltà sta tutta nella volontà di perseguire questa strada, che sarebbe assolutamente giusta e che aiuterebbe non poco ad elevare la qualità media della base. Con una serenità economica maggiore, anche a livello “basso” ci si potrebbe allenare meglio, viaggiare meglio, studiare meglio e crescere con minori pressioni. Ne beneficerebbero non solo i vari tennisti ma anche il livello medio di gioco generale. Aiuterebbe i giovani a crescere con meno stress, senza il terrore di non portare a casa nulla a meno di prestazioni clamorose… Si potrebbe innescare un vero e proprio circolo virtuoso attraverso cui molti talenti troverebbero condizioni migliori per coltivare il proprio gioco, crescere e quindi aspirare concretamente ad arrivare in alto, tra i migliori. Se gli Slam sono il Tennis con T maiuscola, dovrebbero assumersi questo piccolo onore ed essere davvero il traino di tutto il movimento. La mia personale sensazione è che l‘aumento di 5mila dollari proposto per il 2016 sarà un aiuto importante ma non decisivo a migliorare davvero le condizioni di chi viaggia e lotta accettando la difficile scommessa di provarci col tennis Pro partendo da zero. Sarà probabilmente più decisivo il discorso della ospitalità garantita. Parlando con vari giocatori, coach e loro famiglie, il problema dei costi è soprattutto quello relativo ad allenarsi bene (coach, staff, ecc) e per i soggiorni durante i tornei, più che per voli o spostamenti. Con le low cost, organizzandosi bene si può rendere le spese tollerabili; assai di meno per gli alloggi, soprattutto in quegli eventi organizzati all’interno di resort di lusso, creati come vere cattedrali nel deserto sportivo solo per “spennare” giocatori e famiglie al seguito…
Quindi la proposta di poter organizzare un ITF solo concedendo la fatidica H sarà assai importante per i giocatori. Ma guardiamo l’altra faccia della medaglia: che ne pensano gli organizzatori? A loro i 5 mila in più alla voce montepremi non farà una grande differenza, ma dover ospitare molti giocatori la farà eccome, ovviamente in negativo per le loro casse. Un torneo che oggi costa 10mila $, tra i 5 in più di montepremi e la H arriverà facilmente a 30mila, anche 40mila nelle località più costose (diciamo il mondo occidentale). Nel momento in cui questa proposta diventasse operativa, lo scenario più probabile è quello di un calo drastico del numero dei tornei ITF. Eccetto piccole realtà locali, dove il torneo è un vero evento e ci sono condizioni particolari, pensare di rendere economicamente vantaggioso o sostenibile un torneo Future è onestamente utopia. Servono aiuti dalle federazioni, da sponsor importanti che sono il vero motore dell’evento, o da un resort turistico che in pratica usa una serie di tornei come vetrina internazionale (penso a quelli di Antalya in Turchia, per dirne solo uno, che costano cifre accettabili anche ai giocatori). Con il raddoppio o addirittura il veder moltiplicato per tre i costi di organizzazione, facile pensare che il calendario Futures 2016 possa impoverirsi drasticamente. Questo porterebbe ad una selezione più dura per accedere alla fascia più bassa dei tornei, forse già dalle Quali in certi paesi (Italia inclusa), e quindi con più difficoltà per i giovanissimi nell’accedervi e fare le prime fondamentali esperienze.
Gli scenari possibili sono davvero tanti, come i fenomeni interessati. Analizzarli tutti adesso sarebbe prematuro e allungherebbe a dismisura l’analisi. Avremo il tempo per tornarci nel 2015, seguendo gli sviluppi. Al momento siamo nel campo delle ipotesi, delle prospettive basandosi sulle esperienze e sulle testimonianze di chi il tennis lo vive, ogni giorno, in giro per il mondo. I commenti a queste potenziali novità sono piuttosto positivi dal lato dei giocatori, ma qualche dubbio resta eccome. La paura è che il positivo intervento per migliorare le condizioni di vita dei giocatori alla base finisca per fare una maggior selezione degli eventi, rendendo la competizione ancor più dura e spietata, con una sorta di barriera d’entrata “tecnica” all’accesso ai tornei. Cosa che concettualmente stride con il tour di base, quello che dovrebbe esser a logica piuttosto accessibile, soprattutto ai giovani. La soluzione all’innalzamento probabile della barriera d’ingresso ai tornei potrebbe esser trovata anche strada facendo, ossia vedendo la reazione “sul campo” dopo l’entrata in vigore delle nuove norme sui prize money. Una idea potrebbe esser quella di “regalare” ad ogni giovane tra i 16 ed i 18 anni tot wild card all’anno per accedere a degli ITF; oppure quella di assegnare qualche punticino ATP per ottimi risultati nei tornei junior di grado più alto. Le strade possono essere le più varie.
Concludendo, questa proposta della ITF è assolutamente positiva, perché smuove uno status quo inaccettabile che perdura da troppo tempo. Ma il vero salto di qualità lo si avrebbe soltanto con un deciso affondo dei vertici della ITF usando i grandi introiti degli Slam. Queste novità sono ottime, sospirate e benedette, ma non bastano. Sono e devono essere soltanto un primo passo verso la costruzione di un tour migliore per tutti, non solo per Djokovic e compagni.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: 2016, Futures, Marco Mazzoni, Montepremi Future, ospitalità tornei itf, prize money, Spacca Palle, tennis & soldi, Tornei ITF
x Kriss69forever
ti parlo di mele e tu mi racconti dei carciofi, vedi ho detto chiaramente un’infinità di volte (da vero spaccapalle) che il tennis medio alto deve essere aiutato dalle FEDERAZIONI nazionali, la nostra federazione nel 2013 ha introitato oltre 36 milioni di euro, ritengo che per cominciare si debba riversare almeno un milione di euro sui tornei ITF e Challenger che si svolgono in Italia sia contribuendo al montepremi che contribuendo alle spese generali dei medesimi.
Gli italiani spenderebbero di meno per le trasferte e quelli più forti avrebbero un sostentamento parziale derivante dai montepremi,
se tu hai voglia di cumentarti, senz’altro ce l’hai, vai a vedere quanti top 100 di OGGI a 20-21-22 anni avevano classifiche modeste intorno al 300-400 al mondo, resterai sbalordito !
Non credi che nel tennis ci siano delle potenzialità inespresse per problemi economici ?
Io ne sono convintissimo e siccome vivo in Italia pago tasse a stato e mamma Fit mi preoccupo degli italiani e dell’uso dei quattrini che verso insieme a tantissimi altri e spero in un uso sempre più saggio e che faccia crescere i nostri giocatori di fascia medio-alta.
Questo per me sarebbe solo un primo passo nella direzione giusta, poi altri provvedimenti ed altri investimenti andrebbero fatti, ma è ovvio che da qualche parte bisogna iniziare.
Quindi in prima battuta si deve fare una bella potatura a molte voci del bilancio e far saltare subito fuori un bel milione.
Mi parli di tesi socio-economiche noiose, ….fantastico, io sono casualmente laureato in Economia Aziendale ed amo parlare non di tesi, ma di aridi numeri, guarda te ne do un paio, però mi raccomando che la cosa resti fra noi, fa il bravo ti prego: Giugno 2011 ci sono 4 italiani top100 e 6 italiane top100, ebbene i miei informatori mi hanno appena comunicato in anteprima planetaria assoluta che a Dicembre 2014 ci sono sempre 4 italiani top100 e 6 italiane top100.
I commenti li lascio a te.
@ groucho (#1228663)
i tornei a squadre non appassioneranno mai e poi mai il pubblico, il tennis è uno sport individuale, dove si gioca uno alla volta.
la “squadra” è solo un’ASTRAZIONE, è un CONCETTO TEORICO.
la “squadra” per essere squadra, deve giocare come squadra CONTEMPORANEAMENTE.
il tennis a squadre funziona solo nella Davis perché c’è il nazionalismo.
e magari nei college americani perché c’è lo spirito di appartenenza al college.
ma non ci sarà mai tipo un milan-juventus nel tennis che possa fregare qualcosa a qualcuno
è assurdo che uno sport grande come il tennis, vede solo un centinaio di atleti in grado di viverci
in sport come il golf il nr. 100 , è un limite enorme per il progresso di questo sport perchè non vi è la possibilità di progredire per tanti, tantissimi atleti
@ Giorgio il mitico (#1229935)
Risposta seria: non ho mai detto che gli inglesi hanno ragione, ho riportato la notizia perché mi sembrava pertinente, anche se non andava nella direzione giusta, auspicata da me, te e tanti altri.
Il fatto che Chris Kermode sia inglese, e che questa mentalità del 100% al vincitore e niente agli altri rischi di essere dominante nel tennis pro, mi lascia molto inquieto per una ripartizione piú orizzontale dei guadagni.
Ritengo, come ho già detto, che una semplice proposta alla Robin Hood “prendo un po’ agli slam per aiutare un po’ i future” rischi di essere tacciata di controproducente assistenzialismo e di fallire. Non ci dimentichiamo che, volenti o nolenti, chi gestisce tutto poi non è neanche Kermode, sono gli sponsor.
Se invece per esempio creiamo delle affinità, tipo circuito satellite slam/master/challenger/future legati da una logica, puó avere una strada.
Spero che la risposta sia abbastanza seria, altrimenti devo tediare con tesi socio-economiche veramente pallose ;-).
Buon anno a tutti!!
x Kriss69forever Non si pensi che per il fatto di essere inglesi si abbia sempre ragione ! Se volessi pensare male potrei dire che qualcuno si vuole fottere i denari dei futures in inghilterra, sempre se volessi pensare male potrei dire che una misura del genere fa comodo ai top100 che vedono subito eliminati dal giro di atleti oggi inferiori tanti potenziali futuri concorrenti per difficoltà nel reperire risorse , risorse che non mi stanco di ripetere , sono appena necessarie per potersi allenare bene e partecipare a molti tornei intermedi, non per arricchirsi !
E poi perchè bisogna mettere il bastone tra le ruote del ventenne 400 al mondo che vuole diventare top 100 ?
Quanti 400 al mondo a venti anni sono diventati a trenta top 100 ?
I soldi delle federazioni , da noi mantenute, a cosa debbono servire ?????
Vorrei una risposta seria, grazie.
Interessante, la Federazione Britannica ha deciso di non pagare praticamente piú premi nei futures se non agli under 19. Vogliono ridurre il confort dei tennisti e far sí che restino solo i migliori.
Come dire: il contrario della ITF.
Per gli slam che finanziano i piccoli, potete sempre sperare…
Magari un 3% degli incassi potrebbe metterli la nostra federazione, ad occhio sarebbe un bel milione che risolverebbe i problemi in Italia per queste categorie di tornei, tornei necessari per far maturare i nostri giocatori che attualmente stazionano subito a ridosso dei professionisti veri e propri.
Salve,basterebbe mettere il 3% degli slam, portarli quindi a 25000 senza ospitalità.Sarebbero contenti atleti ed organizzatori
per i tennisti la cosa piu importante di tutte è l’ospitalità
non ce la faccio a leggere tutto l’articolo che posso usare solo il cellulare, ma vorrei capire : chi paga?
perchè garantire l’ospitalità significa aumentare i costi in modo considerevole
non vorrei che si avesse uno stillicidio dei tornei, tanto da vederli ridotti di nomero in modo grave
Bravo, ottimo articolo.
Se scrivi che l’autore del pezzo non conosce a fondo tale mondo si presuppone che tu sapèpia di cosa si sta parlando e ne sappia più di lui quindi perchè non integri il tuo commento parlandoci di questa questione?
io lancio una provocazione: ridare hai future il suo ruolo: un trampolino di lancio per i giovani,in palio solo punti e sempre ospitalità(ottima ospitalita) con un tetto sull eta e senza montempremi che attiri tennisti scadenti e scommesse sospette(se uno nn ce la fa cambi mestiere)
@ agam (#1228661)
tutte le critiche sono legittime solo se motivate. Potresti argomentare la tua stroncatura dell’articolo?
commento vuoto. critica gratuita. spiegati o “non capisco perche’ scriverne”.
solo ma solo un primo passo,negli itf ci sono davvero troppi difetti,rispetto agli altri tornei.
@ agam (#1228661)
Concordo, questo non è il vero Mazzoni super esperto di tennis giocato. Sono contrarissimo, cone già detto, agli slam che finanziano i piccoli, e invece d’accordo con locale vs globale, anche questo l’ho già scritto. Ma qualcosa si muove, e questo è l’essenziale. Buon Natale a tutti.
A me invece sembra un articolo molto ben approfondito ed argomentato, altro che poca dimestichezza… Forse la soluzione al problema non esiste, nel senso che è impossibile pensare a tornei così piccoli e con giocatori quasi sconosciuti che possano fare soldi e fare pari con le spese. aggravarli ancor più di spese fose equivale ad ammazzarne molti, ma che senso ha tenere tornei da 10.000 dollari come oggi? troppi sono i problemi per chi gioca con questa situazione, conviene provare a dare un primo colpo e vedere come si evolve la situazione. anche il commento di groucho è interessante ma vedo difficile uniformare a livello globale cose che sarebbero molto locali.
Solito bell’articolo di Marco Maccioni.
La questione degli ITF Future è piuttosto complessa. Secondo me il modello adottato per questi tornei somiglia troppo a quello del grande tennis per essere applicabile.
Mi spiego meglio: il modello dei grandi slam e degli ATP è fondato sulla globalizzazione estrema del tennis moderno. Quindi sponsor, grandi interessi mediatici, televisioni, Internet e così via. Questo modello genera soldi e quindi è sostenibile. I Future invece non generano soldi perché cercano di applicare un modello sbagliato al tennis che non può essere globale.
Secondo me aumentare il montepremi di questi tornei minori è un piccolo suicidio. Significa, come prefigura Marco, che molti di questi tornei non siano più sostenibili per gli organizzatori. Quindi significa che il circuito minore rischia di contrarsi, inesorabilmente.
Quello che sembra un progetto migliorativo, in realtà può essere un de profundis per il tennis minore. Meno tornei, meno opportunità, difficoltà per i tennisti meno agiati a partecipare a competizioni sempre più serrate, riduzione forte del tessuto di base del tennis praticato.
Secondo me un giovane tennista che va a giocare in Marocco poi in Svezia poi in Germania poi in Bolivia poi in Uruguay poi in Albania in giro per tornei vari per il mondo, non fa né il suo interesse ne l’interesse del suo pubblico. Non ha un pubblico di riferimento non è interessato lui a quel pubblico. Risultato spalti deserti, organizzatori che necessariamente rivedranno le loro scelte. Per me è tempo sprecato.
Credo invece che l’unica strada sensata che il tennis minore possa percorrere sia quella del locale e non del globale. Abbracciando anche l’idea del tennis a squadre. Il tennis è troppo individuale come sport per essere appetibile all’interesse del pubblico. Specialmente quando è un tennis poco noto e non globale. La vera forza per me è quella di creare tornei a squadre nazionali di alto livello, che diano punti ATP, Che creino un circuito alternativo sul territorio, che portino il pubblico a vedere il tennis dal vivo, che il pubblico si infiammi facendo il tifo e abbracciando i tennisti che conosce e che ama.
È invece giusta buona l’idea che gli slam finanzino il tennis minore. L’avevo già immaginato tempo fa e vedo che MARCO ci torna sopra. Certamente i tornei locali e a squadre possono essere finanziati dai grandi tornei con un piccolo sforzo, davvero piccolo.
Oppure il finanziamento può andare direttamente ai giocatori che accumulando punti ATP possono a fine anno essere remunerati in base alla classifica annuale. Per esempio con un meccanismo tabellare e a scalare in base all’età. Ovvero prendi € 10.000 se sei il numero 200 del mondo come sovvenzione. Ma per ogni anno di età sopra i 20 anni, perdi il 10% l’anno. Questo indirizzerebbe i finanziamenti ai giovani e dopo un po’ un tennista maturo rinunciare ne per esaurimento finanziamento.
Tutte chiacchiere teoriche, naturalmente. Quello che conta è quello che farà il signor Kermode. Vedremo…
Senza offesa, ma ogni tanto ho la sensazione che parli di mondi che non conosci fino in fondo. Questo è uno di quelli. In più passaggi si nota una scarsa dimestichezza con l’argomento tornei minori, quindi, sinceramente, non capisco perché scriverne.