Paolo Canè: talento e fragilità
In questo viaggio intrapreso fra i migliori giocatori del tennis italiano del recente passato, l’attenzione non può non focalizzarsi su Paolino Canè, reputato da molti il giocatore italiano più talentuoso dell’era post Panatta: un rovescio a una mano magico, un dritto potente ed elegantemente efficace, un tocco di palla che trasudava classe, un servizio non risolutivo comunque lavorato, ma anche gioco di volo e variazioni per una completezza nel suo tennis che avrebbe potuto decisamente condurlo oltre i risultati ottenuti. Un talento lampante per un fisico non propriamente idoneo, per una carriera che è stata sì di successo ma bloccata da diverse noie fisiche (soprattutto problemi alla schiena) che lo hanno limitato in una crescita che poteva divenire vertiginosa.
Il suo più grande nemico da affrontare lo trovava tutte le mattine di fronte allo specchio: il suo avversario più agguerrito lo riscontrava nella lotta con sé stesso, con quell’incapacità troppo spesso rivelata che lo rendeva fragile psicologicamente. Talento puro, classe cristallina ma anche carattere complicato, per una complessità personale che lo portava a dover tenere a bada troppi meccanismi per poter offrire buone prestazioni sul campo.
Un best ranking di numero 26 del mondo, raggiunto nell’agosto del 1989, 3 titoli vinti nel circuito maggiore in singolare sulla terra rossa di Bordeaux nel 1986 contro Kent Carlsson, su quella di Bastad nel 1989 contro Bruno Oresar per finire su quella casalinga di Bologna nel 1991 contro Jan Gunnarsson ma anche 2 finali perse e giocate sempre in casa sulla terra battuta ancora di Bologna nel 1986 e su quella siciliana di Palermo nel 1989, per due atti conclusivi persi contro gli argentini Martin Jaite e Guillermo Perez Roldan. Canè nel circuito vanta anche 3 vittorie in doppio (e 5 finali perse con compagni illustri come Camporese e Panatta) insieme al fidato compagno di gioco Simone Colombo (Bologna ’85-’86 e Palermo sempre nel 1986), più diverse affermazioni in tornei a quel tempo minori come Genova, Torino e San Marino.
All’altezza della situazione in singolare in Coppa Davis con uno score in positivo di 9 vittorie e 8 sconfitte (la sua media si abbassa considerevolmente con le prestazioni offerte in doppio dove ha raccolto solo 2 vittorie a fronte di ben 7 sconfitte), il bolognese classe ’65 nella sua carriera è stato capace di vittorie di assoluto prestigio contro campioni del calibro di Jimmy Connors, Stefan Edberg, Mats Wilander, Pat Cash, Michael Stich, Henri Leconte, Yannick Noah e Joakim Nyström ma anche fautore di un’incostanza nei risultati palesata nel suo ruolino di marcia a livello Slam: negli appuntamenti più importanti della stagione infatti, Canè non si spinse mai oltre il secondo turno, raggiunto in un paio di occasioni in Australia, Parigi e Wimbledon mentre stride con il suo talento l’incapacità di superare perfino il primo turno nella prova newyorchese. Un giocatore dal grande potenziale, in parte inespresso ma che quando era in giornata poteva battere chiunque con il suo ritmo e il suo tennis imprevedibile: purtroppo, per primo lui, sembrava non crederci abbastanza.
Un fumantino dello sport, che sbriciolò una racchetta sulle mani di un tifoso a Vienna sugli spalti, mentre lui soffriva in campo e l’altro se la rideva brindando e brandendo champagne comodamente seduto, le liti con Panatta o con Ocleppo, i “vaffa” al pubblico di Roma che lo odiava e lo amava in egual misura, le miriadi di racchette sfasciate (ma per lui furono al massimo quattro o cinque…), per una vita sportiva che è andata a braccetto con le sue insicurezze ma comunque vissuta a tutta velocità: sbaglia chi vive troppo o chi si trattiene dal farlo? Lo sport è passione, è patimento, è pathos, si vive di aspettative, quasi sempre disilluse, e i primi a essere insoddisfatti siamo proprio noi che sbagliamo un colpo facile facile: per un dritto sparato a mezza rete te la prendi velatamente con te stesso ma è più immediato odiare l’avversario, maledire il pubblico maleducato, prendersela con il vento o con qualche congiunzione astrale sfavorevole che ci ha condotto all’errore. Via più facile ma in fondo si sa, a quelle scuse non crediamo per primi noi che le abbiamo appena proferite.
“Ho preso a racchettate la vita, ma non ero certo Hyde” – diceva anni fa Paolino in una lunga e godibile intervista al Corriere della Sera: ricci ancora lunghi e poche remore nel dire quello che pensa, che vorrebbe tanto riciclarsi con un ruolo tecnico in federazione ma che forse non è disposto a sottostare ai giochi della politica per entrare fino in fondo nei relativi meccanismi connessi. “L’ammazza svedesi” così come lo chiamavano Edberg, Nyström, Wilander, bronzo olimpico in singolare a Los Angeles nel 1984 (il tennis era ancora sport dimostrativo per i cinque cerchi), tennista da copertine patinate per la sua lunga relazione con la cantante Paola Turci e riscoperto dal grande pubblico anche nelle vesti di concorrente per un reality show mainstream qualche anno fa (“La talpa”): una corsa a tutta velocità, adrenalina e un pizzico di follia. Ma anche il rimpianto delle troppe occasioni perse.
Alessandro Orecchio
TAG: Canè, Italiani, Paolo Canè
Grande Cane’, l’ho rivisto in bel po’ di anni fa a vedere un Challenger e mi sn emozionato
Canè/Fognini
@ Hector (#1229451)
quando fece il break al quarto set bisteccone galeazzi in occasione di una diretta improvvisata dalla rai urlò come quando vincevano i fratelli abbagnale
Grazie all’autore dell’articolo per avermi ricordato un idolo della mia infanzia. Sono commosso. Lode a te paolino cane’
@ Hector (#1229451)
anche li ho marinato la scuola 😆 sara mica colpa di cane’se mi hanno bocciato..
Di Paolo pero’ non menzioni direttamente una vittoria in Davis,che si ritenne fantastica in rimonta su Wilander al quinto,mi ricordo che l’incontro venne sospeso per oscurita’ e si riprese la mattina dopo,con conclusione memorabile intorno a mezzogiorno…
Sono sostanzialmente d’accordo, ma non posso dimenticare che nel giugno ottantasette Cane’ e’ stato ad un passo dall’interrompere il sogno di Ivan Lendl di vincere Wimbledon. Alla fine fu Cash a fermarlo in finale ma Cane’ era avanti due set a uno ed un break nel quarto. Grandi ricordi!
Puoi leggere la storia di Sabina Simmonds.
Ben detto l Occhio di Sauron,e spero di leggere articoli anche su Pistolesi,Narducci,o andando più indietro,Ocleppo,Claudio Panatta e altri,insomma,sul periodo del tennis italiano maschile che conosco meno.E magari,visto che ci siamo,qualcuno potrebbe scrivere articoli anche sulle nostre tenniste,andando anche più indietro rispetto al periodo in cui eravamo ben rappresentati da Reggi e Cecchini da metà anni ottanta all’incirca,anche per conoscere la situazione del nostro tennis femminile? Perché non ho mai pienamente soddisfatto la mia curiosità tennistica,su chi eravamo rappresentati in campo femminile mentre in campo maschile furoreggiavano i Panatta,Barazzutti,e andando più indietro,Pietrangeli,Gardini,ecco,vorrei sapere come era messo il nostro tennis femminile di quelle epoche.
comunque grazie per questi articoli sugli anni 80-90 che mi hanno fatto molto piacere.
Fanno molto Amarcord:
Cancellotti niente?
Concordo al 100%…temevo di essere l’unico ! 😉
@ JImboMito (#1229189)
Come ho già detto sono di parte☺ ragione per la quale massimo rispetto delle opinioni diverse dalla mia..mi tengo Paolo tutta la vita.. più di Pozzi, Furlan, Omar , Gaudenzi e tutti quelli dei giorni nostri…amen.Buon Natale e buon 2015 a tutti
Peccato che quei tennisti che piacciono a te e immancabilmente a più di qualcun altro immagino,di match,soprattutto dei tornei del Grande Slam,e anche dei tornei Master Series,ne hanno vinti davvero pochini.Canè in particolare,che è arrivato pure al n.26 ATP,ma che non è mai arrivato al terzo turno nei tornei del Grande Slam(grande vergogna,soprattutto per lui,e per le scenate con cui spesso ‘deliziava’ gli spettatori),è forse il più grande fallimento tennistico della FIT dell’epoca,che non è poi così diversa da quella attuale.Mi tengo i soldatini tutta la vita,soprattutto se sono riusciti a raggiungere almeno una volta i quarti di finale Slam,e magari hanno raggiunto più di qualche volta il quarto turno.Nello sport del resto, contano soprattutto i risultati,per giudicare la bravura dell’atleta di turno.L’udienza è tolta. 😎 😉
Ecco ora anche Virgili…. le “battaglie” le vincono i “soldatini” non chi fa qualche colpo da circo. Ricordo sempre con grande stima il grande Gianluca Pozzi, mai aiutato in nessun modo dalla federazione. Ricordo con piacere anche Furlan, Gaudenzi e Camporese…
@ JImboMito (#1229180)
..forse xke’ un giocatore che regala emozioni con soluzioni spettacolari e vincenti a qualcuno piace più di soldatini e grandi pedalatori che hanno vinto qualche match in più a livello slam..oggi, un giocatore che x alcuni aspetti mi ricorda Paolo è Adelchi Virgili..
Continuo a non capire come si possa mitizzare così un giocatore che non è mai andato oltre il 2° turno in un torneo del Grande Slam… contenti voi….
Vedere le sue partite ed immedesimarsi in lui, significava vivere emozione pura, fantastica come il suo turborovescio.
Ancora oggi, a ricordare il punto vinto in tuffo contro Wilander in Davis, tra le urlate di Galeazzi, mi viene la pelle d’oca, e non so se sono in grado di immaginare cosa mai abbia potuto provare in quel momento dentro quell’umanissimo groviglio di emozioni che lo avvolgeva. Adrenalina pura?
Grazie Canè Paolo, grazie, onore a Te!
Wilander, che per il tipo di gioco e le sue qualità non mi ha mai fatto impazzire ma che comunque va ammirato, nell’epoca moderna è il tennista che, paradossalmente è andato più vicino al Grande Slam dato che nel magico 1988 ne vinse 3 su 4 e fu fermato ai quarti a Wimbledon da Mecir. Meglio di lui ha fatto solo Federer nel 2006 e 2007 (3 quarti di Slam e finalista al Roland Garros battuto sempre da Nadal).
Che la Federazione l’abbia dimenticato non conta nulla se non ce ne dimentichiamo noi.
Siamo MOLTO più importanti noi tifosi della Federazione.
La nostra illuminata federazione ha pensato bene, una volta ritiratosi, di mettere Paolo nel dimenticatoio..grande riconoscenza x un campione che x la Davis ci ha quasi lasciato la schiena..
Ne sarà sicuramente valsa la pena ma porti ancora i segni delle conseguenze di quella bigiata 😆 😆 😆
“megabigiata per paolo [b]è[/b] la davis”
Lucabigon ha ragione!
dopo quel 5° set a Flushing Meadows Wilander ha chiuso la sua vera carriera, tutto quello che ha fatto dopo è stato più per svago che per professionalità.
Ma questo non toglie che è stato anche dopo un grandissimo talento e quella vittoria di Canè ha fatto la storia del nostro tennis.
@ hector (#1228881)
ma chi è andato a scuola quel giorno??? assenteismo clamoroso megabigiata per paolo è la davis,che bei tempi
@ Mane’ (#1228656)
mi metto in coda innamorarsi di questo sport grazie a lui…
Senza nulla togliere all’impresa di Canè, a quell’epoca Wilander era già in fase calante tanto è vero che era uscito dalla top10. Resta comunque l’impresa di Canè.
Sì, davvero mitico….io me lo ricordo all’università in 128a fila col televisorino analogico…e qualche boato che squarciava improvvisamente la lezione …. 😆
Paolo mandavi fuori giri il Giampiero nazionale
@ Carlo (#1228879)
Pozzi soltanto da ammirare per quello che ha fatto,ma dire che Canè era peggio di Fognini nel gioco è un’autentica bestemmia.
Sul carattere sono alla pari,all’epoca di Canè c’era piu’ permissivismo,da qui racchette rotte e sceneggiate che il Fogna non puo’ permettersi:comunque deprecabili entrambi.
Come talento puro,Canè e Leconte una spanna sopra tutti.
..quel match a mio parere e’ “il tennis”…roba da vedere e rivedere senza stancarsi mai. E Wilander all’epoca era il numero 1 al mondo..emozioni e goduria finale a gogo’
Il 7-5 del lunedì in Davis al 5° set contro Wilander rimarrà nella storia.
Meno bravo di Fognini e con un carattere peggiore.
All’epoca preferivo di gran lunga il mitico Gianluca Pozzi.
Grandissimo Paolino! !!!!!!!!
Io dal vivo l’ho visto più volte. Durante il torneo del 1989 a Palermo che ha perso in finale con Perez Roldan, era un vero idolo per il pubblico. È inutile nasconderlo, nel tennis non tutti i punti sono belli uguali e lui faceva divertire più di suoi colleghi certamente più forti.
Ma per favore…. ma lo avete mai visto dal vivo ? L’ho visto due volte al torneo ATP di Saint Vincent e anche al torneo di Milano. A Saint Vincent, dopo pochi minuti, il 90% degli spettatori stava già tifando il suo avversario, straniero. Dal vivo era peggio di Fognini (dal punto di vista caratteriale). E i risultati ? leggetevi il suo palmares nei 4 tornei del grande slam. Mai oltre il primo turno agli US Open e solo 4 secondi turni totali negli altri tre tornei !! Concordo con il fatto che con altra testa (ma è una componente FONDAMENTALE) avrebbe potuto fare molto di più
Be se Boris è il giocatore che mi ha permesso di innamorarmi di questo sport, Paolino è stato senza dubbio il giocatore italiano da me piu amato dalla sua classe alla sua follia pura (mi ricordo in un incontro di doppio credo con Nargiso salire sul seggiolone dell’arbitro per protestare) e poi come dimenticare quella incredibile partita persa a Wimbledon al quinto set con un Lendl al suo meglio, per me quella rimane una delle 5 partite più belle giocate da un tennista italiano negli ultimi 30 anni.
Quoto tutti! Canè era un fuori di testa!!! Puro talento e pura passionalità in campo.
Ma in campo non era solo rabbia: ricordo che nella finale di Bologna, faticosissima, prolungatasi al terzo set, Canè ad un certo punto chiese delle banane a qualcuno negli spalti. Quando gliele passarono Paolo andò spontaneamente da Gunnarson per offrirgliene un paio, il quale sorpreso ringraziò; tutti e due ormai erano a rischio crampi. (se ricordo bene Gunnarson, prima di perdere, recuperò nel terzo da 1-5 a 5-5)
purtroppo ERA e ora ci sono pochi successori,alla sua epoca d’oro ( e anche del tennis italiano )c’è n’erano tanti di successi e ora di meno.
Quoto… mi sono appassionato al tennis “grazie” a Paolino… Un mito più che un giocatore!
Andrebbe benissimo come allenatore di Fognini.
Gran talento, ma una vera vergogna sul campo.
Le emozioni che mi ha regalato Paolo,in un epoca nella quale i bombardieri di oggi erano la minoranza, sono l’essenza che mi ha fatto innamorare di questo fantastico sport..per me, ma sono di parte x cui non faccio testo, il migliore italiano dopo Adriano.
Con un fisico ed una testa normale sarebbe stato tanta ma tanta roba Paolino ed il suo turborovescio !!