Navratilova – Radwanska: un successo annunciato
La recente notizia della futura collaborazione per il 2015 della coppia Martina Navratilova e Agnieszka Radwanska mi ha lasciato piacevolmente colpito sotto svariati punti di vista. È innegabile la mia passione per questa giocatrice così atipica del circuito: in un tennis attuale in cui la potenza la fa da padrone anche fra le atlete in gonnella, dove le geometrie dei colpi sono sostituite in maniera omologata dalle bordate tirate spesso random dalla linea di fondocampo dalle sempre più nerborute tenniste, Aga “la maga” è riuscita a incantarmi fin dal suo debutto dirompente sul circuito per la pulizia del suo gioco e l’estrema intelligenza tecnico – tattica che caratterizza le sue migliori partite. Semplice constatare come, dopo un periodo in cui il suo tennis non è stato in grado di raggiungere gli importanti risultati ottenuti in passato, la scelta di affidarsi a un coach illustre come Martina Navratilova mi abbia colto sì di sorpresa ma mi abbia immediatamente fatto ben sperare per il futuro di questa giocatrice dal talento a mio avviso indiscusso.
In questa vicenda dai molteplici significati e in cui alcuni mal pensanti hanno riscontrato la solita mera operazione di marketing (bisognerebbe capire solo chi delle due avrebbe bisogno di un ritorno di immagine…) ci sono comunque da fare alcuni distinguo: innanzitutto va detto che la Navratilova non sarà il coach full time di Aga, ma che accompagnerà la giovane polacca (è pur sempre una classe ’89) solo nei tornei più importanti, permettendo così all’attuale allenatore Tomasz Wiktorowski di continuare il rapporto finora altamente proficuo con la finalista di Wimbledon 2012. Tennista polacca dei record, prima del suo Paese a vincere un torneo del circuito maggiore e soprattutto a raggiungere una finale Slam, Agnieszka Radwanska potrà così trovare accanto alla saggezza e alla forte personalità di una leggenda come la Navratilova, quei tasselli mancanti nel suo intricato puzzle tennistico, che finora le hanno impedito di tagliare traguardi ben più prestigiosi e che la consegnerebbero letteralmente agli annali di questo sport.
Dopo Edberg con Federer, Becker con Djokovic, Chang e Nishikori, Ivanisevic e Cilic, arriva quindi una nuova collaborazione fra un’atleta di punta e un “supercoach”: in ognuna di queste partnership il fattore psicologico gioca un ruolo primario, con l’esperienza e l’attitudine alla vittoria degli illustri campioni predecessori messe a completa disposizione dei propri assistiti. Se nel caso di Federer e Djokovic, i rispettivi allenatori hanno però affiancato campioni già affermati e pluri vincitori di prove del Grande Slam, la vicinanza di gente come Michael Chang e Goran Ivanisevic ha decisamente giovato a pietre preziose un po’ grezze come Nishikori e Cilic, dotati di un potenziale importante e che necessitava solo di una giusta e benefica quadratura. Così grazie al lavoro intelligente e motivante dei due coach, il croato e il giapponese hanno compiuto in questo 2014 un netto salto di qualità, arrivando a disputarsi perfino l’ultima finale Slam di New York.
E soprattutto sul lavoro mentale dovrà lavorare Martina Navratilova.
Ciò che è mancato alla Radwanska in questi anni per portare a casa il trofeo di un torneo Slam è stata quella cattiveria agonistica con cui molte sue avversarie hanno saputo colmare un evidente gap tecnico nei suoi confronti, lei che della pulizia dei colpi e della continua varietà delle giocate ha sempre fatto il suo marchio distintivo. Nel tempo le altre tenniste hanno infatti imparato a conoscere Aga e il suo gioco d’altri tempi, riuscendo a disinnescarne le strategie attraverso un power tennis contro cui la talentuosa polacca spesso ha dovuto alzare bandiera bianca. È sotto l’aspetto psicologico però che la Radwanska mi è sembrata mancare in più di un’occasione: dopo l’exploit suddetto di Wimbledon e delle crescenti aspettative createsi attorno a lei, Aga ha fallito in più di un’occasione nei tornei Major, quando i tabelloni, costellati da una moria di teste di serie, aprivano autostrade su cui purtroppo lei faticava a immettersi. Con la sagacia della Navratilova potrà lavorare su quegli aspetti e su quelle debolezze potendosi finalmente convincere della sua forza: una sorta di mental coach che saprà indirizzarla sulla strada corretta da percorrere.
Chi meglio di Martina, capace di vincere 18 Slam in singolare, 31 in doppio e 10 in doppio misto, potrà convincere la Radwanska di avere tutte le carte in regola per alzare al cielo l’ambita coppa? Agnieszka in questi ultimi mesi è parsa particolarmente insicura, impaurita, quando si è palesata la reale e concreta possibilità di vincere, d’altronde si sa che la vittoria tanto più è vicina tanto più spaventa perché finalmente a portata di mano. La Radwanska è sicuramente giocatrice che meriterebbe non solo una ma più di una vittoria Slam: se riuscirà a convincere per prima se stessa, il 2015 potrebbe essere un anno decisamente propizio. A braccetto di Martina Navratilova.
Alessandro Orecchio
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6 commenti
@ Luca (#1225459)
però non è troppo continua e gli infortuni hanno prevalso sul suo bel gioco,anche se in futuro lo potrà vincere.
Non credo che il sodalizio con Navratilova, porterà determinanti e definitivi salti di qualità per Aga;già fra le più sagaci tenniste del circuito ,Aga non potrà migliorare di molto;purtroppo per Lei la mancanza di potenza è determinante!
Meriterebbe uno Slam,una carriera ‘anormale’ e quindi magnifica in un tennis sempre più fisico e potente,deve essere coronata da un trionfo Slam.
che duo! Woow..classe in abbondanza. Credo che Aga voglia vincere uno Slam, non si accontenta più.
Radwanska meriterebbe di vincere Slam, certo, come chiunque d’altronde, come chiunque ne abbia le possibilità e le potenzialità.
Premesso che, per vincerlo, bisogna prima farlo realmente e non c’è teoria che tenga. Non c’è un merito precostituito e fatto di simpatia o altro.
Certamente per lei è più difficile, di questi tempi, perché non ha i colpi definitivi che ti fanno vincere certe partite e lanciarti nell’Olimpo, però anche le altre che vincono lo fanno giocando a tennis e si tende sempre a sminuire il bagaglio tecnico di certe “picchiatrici”, liquidandole in maniera sufficiente, come fossero solo massacratrici con una racchetta in mano come optional, che giocano ad un altro sport.
Non rendiamo “le Radwanska” delle atlete che fanno tenerezza solo perché tirano piano (per scelta pure, magari) e non hanno 180 cm e una massa imponente da portarsi a spasso per tutto il campo.
Anzi.
Radwanska con Martina è un bel binomio: una leggenda di questo sport contro un’ottima giocatrice, una campionessa “senza portafoglio” che sta cercando di centrare l’obiettivo primario del tennis.
Schiavone non era un bestione ma ce l’ha fatta, in modo straordinario.
Si può fare, non è un miracolo, non è un “lei lo merita perché bla bla”, lei lo meriterà quando lo centrerà. Secondo me. Come chiunque.
Nel tennis si può giocare da dio anche se si è enormi e vale anche il contrario, non è l’eccezione, non dovrebbe esserla.
Chiaramente, oggi, il fisico aiuta ma, se bastasse soltanto il fisico, vincerebbe chiunque di questi tempi e non è così e lo sappiamo bene.
La Hingis ha dominato pur non avendo un fisico imponente: era una fuoriclasse, lo so, appunto.
Spero vinca in Australia!