Auguri Boris Becker, classe e power tennis (di Marco Mazzoni)
Nel giorno del suo 47esimo compleanno, ricordare il tennis di Boris Becker è molto più di un’operazione nostalgia. Il campione tedesco ha lasciato un’impronta indelebile nel nostro sport, per vittorie, carisma e soprattutto qualità di gioco. Poche volte come nel suo caso è corretto dire che “Dopo Becker, il tennis non è più stato lo stesso”, e tutto avvenne quasi all’improvviso, come un piccolo Tsunami sportivo. Infatti è difficile trovare una parola più calzante di “esplosione” per raccontare l’impatto di Boris sul tennis moderno. Si rivelò all’attenzione degli addetti ai lavori con i quarti all’Australian Open 1984, iniziando in modo dirompente l’anno seguente. Fisico imponente, potenza fuori dal comune, giocava un tennis spregiudicato per velocità, istinto e classe tecnica. Nel 1985, proprio quando McEnroe iniziava a dare i primi segni di cedimento, nessuno riuscì a fermare l’esuberanza di questo ragazzone rosso, massiccio e coraggioso prima nell’antipasto del Queen’s e poi a Wimbledon. Sui sacri courts londinesi non si era mai visto servire con così tanta potenza e continuità, forse solo Tanner in epoca recente; ma Boris aveva altra mano, altra classe, ed una completezza tecnica superiore. Fu il torneo del destino per Becker: lo specialista dei prati Kevin Curren gli spiana la strada, buttando fuori sia McEnroe che Connors , e lo aspetta in finale, a cui il tedesco arriva annullando match point contro Nystrom e Mayotte. E’ il 7 luglio 1985, una data che segna una rottura, una svolta verso un tennis diverso. Boris gioca una partita fantastica, serve bene, risponde con potenza e precisione, vola a rete e si tuffa come un portiere di calcio ad intercettare i passanti più precisi, mentre Curren non riuscì ad elevare al massimo il suo tennis. Vince il primo Wimbledon a 17 anni e 227 giorni, diventando il più giovane vincitore di un torneo del Grande Slam nella storia (il record sarà battuto da Michael Chang che si aggiudicherà l’Open di Francia 1989 all’età di 17 anni e 110 giorni, il record di Becker è ancora imbattuto a Wimbledon). Becker è entrato nei libri di storia sportiva non solo per la precocità, ma per aver portato nel tennis una fisicità e velocità superiori, elevando (insieme a Lendl) l’asticella della competizione.
Becker impose un livello di gioco nuovo e superiore, una potenza prima sconosciuta abbinata a tanta classe tecnica. Portò un’abilità diversa nello sfruttare tutto il campo, usando non solo il tocco ma la forza. McEnroe a rete sfiorava la palla, Boris si avventava in chiusure acrobatiche di una violenza mai vista, giocando sempre al limite un tennis ad alto rischio ed altissima adrenalina. Nessuno prima di lui era stato in grado di fare il punto con tanta forza da ogni posizione del campo, perché mai dall’Era Open si era visto un tennista allo stesso tempo così potente e completo tecnicamente. Boris aveva come arma principe un servizio super, suo vero marchio di fabbrica (e curiosamente diventato poi anche marchio vero e proprio della sua linea di racchette). Alzava in cielo la palla, iniziando un piegamento vigoroso delle ginocchia e accompagnando il tutto con un marcato inarcamento della schiena; appena la palla iniziava la sua discesa i 90 kg di Boris esplodevano come una molla verso l’alto, in una catapulta di una violenza e coordinazione inaudita. La palla veleggiava retta e sicura a pizzicare le righe, e la mano educata del tedesco lo faceva eccellere non solo nella botta piatta ma anche in slice mortali sull’erba o sui tappeti indoor. E’ stato il primo tennista a servire regolarmente oltre i 200 km/h, toccando spesso punte di 220 km/h. Difficilissimo strappargli la battuta perché il rendimento del colpo era altissimo, sapeva cogliere ogni angolo, e la seconda palla era anch’essa veloce e precisa. Sul servizio ha costruito più di una vittoria, ma anche il diritto è stata un’arma importantissima, per farlo uscire dagli scambi più lunghi (dove venivano alla luce i suoi limiti negli spostamenti, soprattutto in contropiede) e trovare molti punti in risposta. Era in grado di coprire la rete come pochi, sia per un naturale senso della posizione che per le sue notissime qualità acrobatiche. Un istinto per la piccola palla gialla innato, che sapeva accarezzare con più delicatezza di quanto in molti gli abbiano mai riconosciuto, qualità questa offuscata dall’esuberanza del suo gioco. Il suo punto debole è stato il fisico, troppo massiccio ed imponente, che l’ha frenato più di una volta, ma anche una cocciutaggine tutta teutonica nel voler vincere “a modo suo”, senza mai vuol adeguare il suo game plan alle necessità del momento; testardaggine che gli è costata la casella zero alle vittorie su terra battuta, dove Boris si incaponiva a giocare “da terraiolo” invece di sfruttare le sue armi di micidiale attaccante a tutto campo. Ha vissuto alcune stagioni mediocri anche per problemi fisici, in un circuito che dai primi anni ’90 è stato dominato da atleti potenti quanto lui ma più rapidi. Infatti l’ascesa della generazione dei nati 1970 – 72 ne frenerà i successi, insieme a guai personali, visto che Boris è sempre stato uno fuori dagli schemi, pronto ad incaponirsi in scelte anche impopolari. L’ultimo e inaspettato successo fu agli Australian Open del 1996, dove ebbe la fortuna di trovare Chang in finale, alzando il suo sesto titolo dello Slam, a coronamento di una carriera fantastica.
Becker è a mio avviso il più forte giocatore in condizioni indoor di tutti i tempi (26 titoli), o diciamo dell’era moderna. Con condizioni di gioco ideali e su superfici veloci come erano i tappeti tra 80s e 90s batterlo era quasi impossibile, perché le sue qualità erano esaltate e perché Boris agonisticamente non moriva mai. Serviva benissimo, sapeva rispondere come pochi altri, aveva coraggio, sapeva leggere il momento e dare la zampata per staccare l’avversario o rimontare quando finiva sotto. Solo Sampras ha avuto un killer instinct più spiccato. Becker è stato per anni il “padrone di casa” a Wimbledon (3 successi: 1985, 1986 e 1989 e 4 finali perse), fino all’avvento di Sampras che l’ha battuto nella finale del 1995, considerata da molti come un ideale passaggio di consegne. Ma la partita più bella tra Pete e Boris resterà la finale del Master del 24 novembre 1996 (altra data storica) ad Hannover. 5 set di una qualità insuperabile, con i due talenti che diedero vita ad un campionario esaustivo di quello che si può fare su di un campo da tennis. Ace, vincenti dal fondo, volee spettacolari, passanti, lob, di tutto e di più, in un’insuperabile orgia di piacere tennistico. Alla fine fu Pete a spuntarla, ma quel giorno a vincere fu il tennis, grazie ad un match passato alla storia come uno dei più belli di sempre. Boris fu attore di molti altri match spettacolari, come quando nel 1987 in Coppa Davis superò John McEnroe per 4–6, 15–13, 8–10, 6–2, 6–2 in 6 ore e 22 minuti di tennis straordinario, match di singolare più lungo nella storia della Davis. Splendide anche le battaglie contro Stefan Edberg, forse il vero rivale di Boris, anche perché coetaneo. Contro lo svedese vanta un bilancio nettamente positivo negli head to head complessivi, ma negativo nei tornei dello Slam ed a Wimbledon in particolare. Due personalità opposte, ideali duellanti ad animare con momenti di tennis forse insuperabili una delle epoche più interessanti e spettacolari del nostro sport. Forse sarà per colpa della classica giornata grigia dell’autunno inoltrato, ma ricordare oggi Becker, la sua potenza, la sua classe, le sue imprese ed il suo tennis, la nostalgia sale a livelli preoccupanti.
Auguri, Boris.
(tratto dal libro “Il Tennis”)
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Becker, Boris Becker, Campioni, i colpi dei campioni, Marco Mazzoni, profili di campioni
Grande, articolo! C’è pure il difetto ( uno solo ) che lo rende perfetto, l’incursione d’inglese “game plan” : o )
Scherzi a parte, bravissimo Marco, come sempre !
mio coetaneo
in piena era Lendl – Mc Enroe entro’ di prepotenza
Edberg aveva piu’ classe
poi arrivo’ Agassi e di seguito Pistol Pete
mi reputo fortunato ad aver visto quel tennis da inizio a fine.
Il mio nick dice tutto.
Boris unico e inimitabile
Auguri grandissimo campione e idolo della mia giovventù! !
Bravo, avevo tre anni in piú ma anch´io ricordo quel 7 luglio come una giornata particolare. Eravamo tutti in piazza per una festa del paese quando qualcuno ci disse: “C´e un tedesco in finale a Wimbledon!” Fece effetto quella frase allora perché non era successo dagli anni 30 … Fu la prima partita di tennis che vidi in diritta e Becker mi rimase impresso per l´intensitá agonistica con cui giocó quella partita! Rimasi impressionato da come Becker riuscí a coinvolgere il pubblico nei suoi sforzi grazie alla sua grande presa emotiva anche se ho continuato a preferirgli giocatori di puro tocco come McEnroe (e dopo) Edberg & Sampras.
(Complimenti come sempre all´ottimo Mazzoni, che riesce a scrivere di tennis come forse nessun altro oggi in Italia!)
grande campione
grandissimo campione,abbinava grande potenza e classe cristallina.Aveva la capacità di giocare benissimo i punti importanti,fortissimo mentalmente spesso riusciva a recuperare e vincere match che sembravano persi,se non sbaglio detiene il record dei match vinti recuperando 2 set nell’era open.Il match della finale di Hannover del 96 è stato devvero il massimo di quello che si può vedere in un match di tennis per spettacolo e qualità di gioco,oggi purtroppo mach del genere non se ne vedono più.
Boris Becker a 16 anni nel 1984 con il suo scopritore e allenatore sloveno Boris Breskvar
https://www.youtube.com/watch?v=6gatMnAlOYE
Un tributo al grandissimo!
Tra le tante voglio ricordare la finale del master ’88 contro Lendl con il match point deciso da un nastro beffardo….. (che però restituiva il favore di altri due che Ivan aveva preso qualche game prima…)
Be che dire quel giorni di luglio avevo 10 anni compiuti da poco e il tennis non lo conoscevo quasi per niente, quella sera mi ricordo tornai tardi ero stato al mare con la mia famiglia, accesi la televisione e misi subito la domenica sportiva per vedere notizie sul calcio e principalmente sulla mia Roma, quando dopo qualche minuto vedo il servizio su questo tedesco roscio che a soli 17 anni vince Wimbledon fu amore a prima vista e da quel giorno il tennis è diventato il Mio Sport.Chi sa se quella sera non avessi visto quel filmato su questo sfrontato e carismatico ragazzo di 17 anni il mio amore per questo sport sarebbe stato lo stesso. Complimenti al Signor Marco Mazzoni per questo articolo da una persona che è stato portato per mano nel tennis per circa 14 anni da Boris e nel leggere il suo articolo non nascondo sono uscite delle lacrime agli occhi per ricordare quel periodo.Di Boris ho forse un miliardo di ricordi ma 2 ricordo in maniera più vivida, la vittoria in rimonta 2 set sotto in Coppa Davis contro un giovane Agassi in rampa di lancio e la seconda quando mi svegliai la notte per vedere gli ultimi game nella finale Us Open vinta al tie break del 4 set con Lendl.Grazie, grazie e grazie ancora per questo articolo e soprattutto auguri fenomenale BORIS.
Idolo assoluto