Jimmy Connors e quell’incredibile semifinale Slam
Quando si utilizzano espressioni come gotha del tennis, elite del tennis, Olimpo del tennis (da tanti detestate), non si può non pensare a un grandissimo della racchetta come Jimbo Connors, capace di issarsi al primo posto del ranking mondiale negli anni ’70 ma anche negli anni ’80 all’indomani del ritiro del suo grande rivale Bjorn Borg, e di vincere 8 prove del Grande Slam più altre 7 finali raggiunte.
Con un presente da allenatore decisamente più buio di quello da tennista campione di tutto, il classe ’52 promesso sposo mediatico di Chris Evert (la loro relazione naufragò sempre a favore di telecamere e poco prima di giungere all’altare), dominò in maniera incontrastato il circuito, dividendosi i palcoscenici più importanti degli anni ‘80 insieme a quel funambolo di John McEnroe che, forse più di altri, con una serie di vittorie mise irreparabilmente in crisi le sue certezze di tennista (11 sconfitte per Jimbo dal 1983 al 1986).
Con 109 titoli all’attivo e uno score impressionante di 1253 sconfitte e “solo” 278 sconfitte, Connors è stato un irripetibile esempio di longevità sportiva, in grado di competere con diverse generazioni di tennisti provetti che si dicevano pronti a spaccare il mondo e rivoluzionare le classifiche ma che puntualmente venivano da lui messi tutti in riga. Nessuno più di Jimbo ha saputo confermarsi sempre ad altissimi livelli, raggiungendo quella fama (non solo mediatica per sua fortuna) che solo i più forti riescono a fare propria.
Oggi è impensabile che un tennista a 40 anni riesca a raggiungere i suoi livelli nei tornei più importanti, con noi appassionati che rimaniamo tutti colpiti e impressionati dalle prestazioni di Roger Federer, di gran lunga più giovane rispetto alle ultime versioni del campione statunitense originario di Belleville. Ci siamo piacevolmente meravigliati di come l’età agonistica dei tennisti professionisti oggi si sia allungata e di come molti di loro riescano a raggiungere risultati soddisfacenti anche dopo aver superato la soglia, una volta ritenuta critica, dei 30 anni: Connors fece ben altro riuscendo a ottenere risultati incredibili anche oltre i 40 anni.
Se a quest’età i tennisti sono solitamente lontani da diverso tempo dai campi da tennis (dopo aver appeso la racchetta al chiodo), Jimmy Connors invece è rimasto ancorato al suo attrezzo da lavoro, guadagnando con la sua combattiva voglia di resistere all’incedere delle lancette biologiche quei favori del pubblico americano che di solito andavano in ben altra direzione (McEnroe è sempre stato il vero pupillo del tifo a stelle e strisce): si dice perché non avesse uno spiccato spirito patriottico e non amasse rappresentare il suo Paese in Davis o perché ragionasse più col portafogli piuttosto che col cuore nella programmazione dei suoi tornei, ma grazie al suo amore per il suo sport e soprattutto per lo Slam newyorchese, ha saputo ritagliarsi un ruolo di campione indimenticabile, grazie a dei colpi che hanno attraversato 3 decadi.
Il 1990 sembrò l’anno del definitivo ritiro, con le noie fisiche che sembrarono poter prendere il sopravvento e con soli 3 tornei disputati (sempre primi turni) che lo fecero precipitare al numero 936 della classifica.
Ma Connors era uno di quei giocatori che non mollavano mai e così, inaspettatamente, l’anno successivo riuscì a raggiungere una storica semi finale proprio a New York, da wild card e perdendo contro il connazionale Jim Courier in quello che fu a tutti gli effetti un vero e proprio passaggio di consegne. Un 6/3 – 6/3 – 6/2 che lo portò a un passo dal sogno ma che ebbe dell’inverosimile per le modalità in cui si concretizzò. Partecipò ad altri tornei Slam l’anno seguente ma quella semi finale rappresentò l’ultimo vero exploit della sua ventennale carriera.
Jimmy Connors è stato un istrionico personaggio, un cattura folle, un tennista che continuava a incantare il pubblico anche dopo l’uscita del campo, autore di rivalità che hanno fatto la storia di questo sport e che ha contribuito a diffondere il verbo tennistico in tutte le latitudini del mondo, rendendo indimenticabile l’età d’oro del tennis dell’era Open, uno di quei personaggi difficilmente replicabili e che sono in grado di fare la fortuna di intere generazioni di sportivi.
Alessandro Orecchio
TAG: Connors, Jimmy Connors, Notizie dal mondo
5 commenti
Giorgi batte Connors 133 commenti a 4… che amarezza!!!
…ricordo l’ottavo di finale con krickstein col tie breack al quinto…
L’annello di congiunzione di tante generazioni di tennisti insieme ad Agassi…piombò come un fulmine durante la stagione dei Laver e dei Rosewall, lottò con Becker e Lendl e prima di ritirarsi a 40 anni portò al 5 set Agassi spavaldo newcomer, il quale ha attraversato l’era Sampras, fino a Federer e soci.
Grande Jimbo, me lo ricordo giocare negli anni 70 con una racchetta di “ferro” davvero ingiocabile per chiunque non avesse i suoi incredibili colpi piatti! Un campione è un personaggio indimenticabile
Sfornò anche la racchetta ESTUSA per quell’ultima fase della carriera. Un ovale più grande delle precedenti (sicuramente maggiore delle mitiche e minuscole t2000)
http://tuttoracchette.altervista.org/wp-content/uploads/2014/06/jimmy-connors.jpg
con le quali vinse slam contro avversari che sfornavano già modelli in graphite e midsize….