Manuel Righi: “Io, il tennis e New York”
“Non pensavo che un campus universitario americano potesse davvero essere incredibile come nei film. Vedere per credere”. Parole del tennista bolognese Manuel Righi, ventenne classificato 2.4 in Italia e sbarcato da qualche settimana al Concordia College di New York.
A differenza di tanti altri che stanno percorrendo la sua stessa strada, non è stato lui a pensare al college, ma un’università statunitense a contattarlo a giugno del 2013, proprio mentre si apprestava a svolgere gli esami di maturità in un istituto pubblico. “Non so come siano arrivati a me, ma le università hanno degli scout che mandano in giro: può darsi che mi abbiano visto giocare”. Da quel contatto è nata l’idea. “In Italia non c’è la possibilità di giocare ad alto livello e frequentare l’università per avere un futuro lontano dal tennis, mentre in America è una cosa normale. La certezza di guadagnare col tennis agonistico è molto bassa, e così un futuro bisogna pur sempre costruirselo. Ho optato volentieri per questa soluzione”. Tanto che la volontà di fare l’università in America ha fatto passare in secondo piano la collocazione. “Ho scelto il college che mi garantiva la borsa di studio più ricca”. In questo senso, è stato fondamentale l’aiuto di Corrado Degl’Incerti e della sua agenzia StAR, che si è occupata di tutta la lunga procedura che ha portato Righi nella Grande Mela. “Senza il suo aiuto oggi non sarei qui, anche perché i risultati dei miei due esami di inglese (fondamentali per accedere ai college, ndr) erano nella media, nulla di eclatante. È stato Corrado a impegnarsi per darmi questa possibilità”.
Ora spetta a Manuel il compito di farla fruttare al meglio. “Al momento sto seguendo solo corsi di inglese, per prendere maggiore confidenza con la lingua, poi da gennaio sceglierò se iscrivermi a Health Studies (una sorta delle nostre Scienze Motorie, ndr) o a Biologia”. Il primo semestre gli sarà utile per schiarirsi le idee e adattarsi a ritmi e novità della vita da Clipper (così sono chiamati gli sportivi del Concordia College), ma anche per prendere confidenza con i campi in cemento, superficie ostica per uno che ha sempre preferito la terra battuta e il gioco da fondo campo. “Ma competere sul veloce può rappresentare un’opportunità, per imprimere maggiore aggressività al gioco e inserire quelle varianti che poi possono tornare utili, anche sul rosso”. E a giudicare dai risultati, Manuel ce l’ha fatta da subito, riuscendo a pochi giorni dal suo arrivo negli States a vincere uno dei tornei individuali in preparazione della stagione NCAA a squadre, al via a gennaio. Un bel modo per farsi notare dai suoi nuovi compagni. “Far parte di un gruppo rappresenta un motivo in più per portare a casa gli incontri. Ogni giocatore sa di avere alle spalle dei compagni pronti a supportarlo, e competere per una maglia è la cosa migliore cui si possa ambire. Significa – chiosa – che c’è sempre dietro qualcuno che crede davvero in te”.
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4 commenti
Per me si tratta di “redazionali” per fare pubblicità all’agenzia citata nell’articolo. Niente di più, niente di meno….
Non ho mai capito se questi articoli che compaiono spesso su livetennis,descrivono la scelta universitaria negli USA,di nostri giovani tennisti che si sono arresi,e che non credono più ad una loro carriera tennistica internazionale,o se vogliono dimostrare che si possono coniugare gli studi,ad una successiva ambizione di una carriera tennistica importante.Io l’unico esempio che ricordi,per quanto riguarda i tennisti italiani,è Miccini che decise di iscriversi all’università americana,e poi tornato al tennis,ormai gioca solo i tornei a squadre dei circoli.
Vi risulta che anche Eremin abbia fatto la stessa scelta?
Lo danno in America in un’accademia…
In bocca al lupo! Scelta giusta, qui c’è poco da fare… 🙁