Il ritiro di Na Li
Era nell’aria da un po’ di tempo, le voci si susseguivano e le illazioni si rincorrevano ma di dichiarazioni ufficiali neanche l’ombra. Poi d’improvviso in un paio di giorni, la situazione si evolve rapidamente con una televisione nazionale che lancia l’indiscrezione e puntualmente attraverso l’immancabile pagina social, arriva l’indesiderato annuncio, capace di mandare in crisi l’intero popolo cinese: Na Li ha deciso di ritirarsi.
Hanno vinto gli infortuni, con le dichiarazioni emozionanti ed emozionate della cinese che hanno stretto il cuore degli appassionati in una morsa di dispiacere: 4 interventi al ginocchio, l’ultimo dei quali a Luglio, e centinaia di infiltrazioni per alleviare il dolore. Ma alla fine ha vinto proprio il dolore e l’attività agonistica è divenuta un lontano miraggio.
Il gioco della Li ha sempre impostato una gran parte della sua riuscita sull’ottimizzazione della condizione fisica e, ogni volta che la Li non raggiungeva l’optimum con il suo corpo e calava leggermente, i suoi colpi non mantenevano più le traiettorie e la potenza disarmante che l’aveva portata (quasi) in cima al mondo. Una vera e propria donna dei record, orgoglio di un popolo intero e macchina fabbrica soldi grazie all’impero commerciale che è riuscita nel tempo a creare attorno a sé e alle sue prestazioni sportive.
Esplosa relativamente tardi, è stata la prima cinese a vincere un titolo WTA, la prima a vincere un titolo dello Slam sulla terra rossa di Parigi nel 2011 impedendo alla nostra Francesca Schiavone un clamoroso bis, per poi ripetersi quest’anno in Australia contro la Cibulkova e issandosi fino al secondo posto del ranking WTA: proprio la vittoria a Melbourne, dove ha raggiunto altre 2 finali nel 2011 e nel 2013, ha segnato probabilmente un viatico che ha diviso in due in maniera netta la sua vita non solo sportiva ma soprattutto personale. È come se in quel preciso momento siano cambiate le sue priorità, e personalmente credo che siano mutati gli obiettivi e soprattutto ciò che la potesse fare stare bene, che la voglia di combattere le continue noie fisiche sia venuta progressivamente meno e che il desiderio di una vita normale abbia preso il sopravvento. Il meglio era stato raggiunto, perché continuare a combattere contro un fisico che ti sta lanciando chiari segnali di resa?
C’erano però ancora obiettivi prestigiosi da raggiungere: dopo l’Australia infatti il numero 1 delle classifiche mondiali e un nuovo record da conquistare non era più utopia, reso fattibile anche dal corrispettivo calo, soprattutto a livello Slam fino a New York, della dominatrice assoluta Serena Williams, incappata in risultati assai deludenti nei primi 3 Major della stagione: ma i soliti infortuni e a mio avviso il calo di motivazioni sopracitato, hanno reso il primo posto irraggiungibile.
Insieme alle Olimpiadi di Pechino del 2008, Na Li è stata la più grande ambasciatrice del tennis in Cina, un Paese geograficamente immenso e dalla storia millenaria ma che col tennis non ha mai avuto un feeling particolare: anche grazie alla Li il tennis ha ampliato ancora di più il raggio della sua azione, andando a diffondere il proprio messaggio anche laddove sembrava difficile potesse attecchire e divenendo realmente worldwide.
Vuoi per la sua impostazione rigidamente educata tipica della cultura asiatica, vuoi per i suoi modi gentili o per i colpi che uscivano in maniera dirompente dal suo piatto corde, ma la classe ’82 aveva fatto innamorare, tennisticamente parlando, intere platee che in breve tempo si sono appassionate ai suoi picchi di rendimento e stupiti ogni qual volta la Li tornava più forte di prima dopo una delle solite pause per infortunio. Ho tifato contro di lei solo quando finì sulla strada del bis della mia adorata Schiavone versione parigina, ma solitamente ho sempre rivisto in lei qualità che nella vita di una tennista professionista reputo imprescindibili: dedizione, voglia di sacrificio, abnegazione e fiducia nel proprio potenziale. Proprio quest’ultimo aspetto mi ha sempre affascinato più di altri nella Li, perché in lei ho visto una crescita continua ma graduale, individuando col tempo un talento che forse nemmeno lei agli inizi della sua carriera era convinta di possedere e che invece l’ha portata a scoprirsi terribile tennista in grado di dettare legge, sopraffatta solo dalla potenza inaudita del gioco di Serena Williams (a dire il vero ultimamente più di una volta è arrivata davvero vicina al battere l’americana).
Assente da tre mesi dal circuito, la Li mancava già ai suoi tifosi e al circuito intero ma probabilmente dopo l’Australia il suo ritiro era divenuto più di un pensiero ricorrente: la cima era stata raggiunta, normale desiderare di fermarsi ad ammirare il percorso fatto fino a quel momento. In fondo avere il coraggio di lasciare uno sport al top è qualcosa che possono fare solo i grandissimi.
Alessandro Orecchio
TAG: Na Li, Ritiro
Una delle grandi.
Applausi, tanti.
Semplicemente una grande di questo sport. Chapeau!
un vero peccato… grande giocatrice e carina anche
Una Grande Gladiatora! Complimenti per l’ articolo
Grande sportività. Da imitare!
grande giocatrice!!!
non me lo aspettavo minimamente! 😯
Ottimo articolo bisogna fare davvero i complimenti e gli onori ad una campionessa che di più a mio parere non poteva fare di meglio (2 Slam, n.2 al mondo dietro solo ad un’eterna campionessa alias Serena Williams)e perciò tanto di cappello a questa campionessa da un punto di vista storico-sportivo!
Peccato davvero! Onore ad una campionessa che ci mancherà.
K peccato grande giocatrice
Li na…immensa grande campionessa…..dovrebbe imparare da lei
Complimenti per l’articolo, rende i giusti meriti alla cinese.
Bell’articolo…bello leggerlo. Mi mancherà la Li.