A me la Coppa Davis piace così
Hanno destato stupore e un po’ di preoccupazione le dichiarazioni di Francesco Ricci Bitti, presidente dell’ITF, riguardo possibili rivoluzioni in seno alla Coppa Davis, paventando l’ipotesi più che plausibile di cambiamenti considerevoli, a mio avviso decisamente destabilizzanti per il movimento tutto e per gli appassionati.
Ci sono delle riflessioni da fare per avere un quadro d’insieme generale e più chiaro: Ricci Bitti si è fatto portavoce di alcuni malcontenti diffusi nella speranza di trovare delle valide soluzioni da poter applicare al regolamento e alla formula della Davis il prima possibile.
A essere in ballo ci sono gli interessi dei top players, solitamente restii a disputare questo torneo (anche se Nadal e Djokovic sono da sempre fedeli alla causa, forse spinti anche da maggiori chances di vittoria finale grazie a squadre competitive o per uno spiccato spirito patriottico) ma anche gli aspetti economici legati alle esclusive televisive, senza dimenticare la passione di chi da casa o dagli spalti assiste a uno spettacolo che deve garantire sempre il livello più alto realizzabile.
Le proposte di Ricci Bitti personalmente però mi fanno storcere nella loro interezza il naso: per me la Coppa Davis è qualcosa di sacro, al di fuori delle solite dinamiche tipiche del circuito ATP e alcune cose dette, secondo il mio punto di vista, non si possono proprio sentire. La Davis per me rappresenta una grotta sicura dove percepire il profumo di quell’agonismo a tratti smarrito durante la stagione, una Coppa del mondo dove si ribaltano i valori in campo e per l’emozione e la responsabilità di cui si viene investiti, il fare pronostici diventa impresa ardua e difficoltosa, con i giocatori più forti che sovente sono messi all’angolo da tennisti di medio/bassa classifica. Ebbene il presidente dell’ITF ha rivelato che sono al vaglio alcuni cambiamenti circa la formula della manifestazione: 2 set su 3 invece della classica formula 3 su 5, ma anche ridurre i games necessari per vincere un parziale (da 6 a 4 o 5 giochi), finendo con l’idea di abolire il let sul servizio o addirittura la seconda battuta. Ammesso che l’unico cambiamento che mi sembra fattibile sia l’innovazione dell’abolizione del let, già introdotto e metabolizzato in altri sport dov’è prevista una rete, le altre ipotesi mi sembrano poco plausibili per una competizione come la Davis e svilente per lo spirito e la storia che questa si porta dietro.
Non disdegno le novità e nei tornei del circuito, eccezion fatta per quelli del Grande Slam, si potrebbe cogliere non di rado l’occasione per sperimentare e ravvivare manifestazioni che non godono di grande prestigio o che non richiamano un pubblico troppo numeroso: per la Davis invece si potrebbe ridurre il numero dei week end sparsi durante l’anno in cui giocarsi la Coppa disputando l’intera competizione in un lasso temporale inferiore, costruendo un tabellone stile Mondiali di calcio e che ad esempio in 2/3 settimane possa decretare la nazione vincitrice della Coppa.
Si potrebbe altresì invogliare i campioni più affermati con l’introduzione di molti punti validi per il ranking ATP, equiparandoli a quelli di uno Slam, tesoretto prezioso per chi guarda alla classifica con l’intento perenne di migliorarsi. Infine credo che i vari incontri potrebbero essere distribuiti diversamente nelle varie giornate di gara, ponendo la sfida del doppio, spesso decisiva per le sorti di una sfida, nella giornata conclusiva e non in quella di mezzo, strada di passaggio nella risoluzione di un incontro. È chiaro che quelle appena proposte sono delle varianti possibili (ne ho lette alcune nei vari forum proposte dagli utenti decisamente suggestive) a mio avviso più moderate e funzionali rispetto a quelle di Ricci Bitti, sicuramente frutto di valutazioni diverse e che devono rispondere a problematiche di ben’altra portata.
Alla luce di queste considerazioni un solo pensiero fa capolino nella mia testa: spero con tutto me stesso che la Coppa Davis mantenga lo spirito e la magia poetica che da sempre la caratterizza e che interessi di puro marketing lascino il passo per una volta allo sport vero e proprio, alle battaglie epiche a cui spesso abbiamo assistito e alle sorprese fiabesche che da sempre vengono raccontate. E chissà che la prossima favola non riguardi proprio una sfida italo – elvetica in programma a breve…
Alessandro Orecchio
TAG: Coppa Davis, Francesco Ricci Bitti, Ricci Bitti
Grande! Grandissimo articolo!
Dissento totalmente dalla tesi di fondo dell’articolo.
La Coppa Davis ha perso progressivamente appeal nel corso degli anni. Quando i nostri eroi (Panatta & co.) andarono in Cile e vinsero la Coppa, tutta l’Italia sportiva seguì e celebrò l’evento. E non solo perché la finale vedeva protagonista degli italiani, ma anche perché all’epoca la Davis aveva veramente il sapore di una sfida tra “Nazionali”.
Adesso, ciascuno di voi provi a fare un sondaggio personale fra amici non “tennistomani”: la maggior parte di essi manco lo sa che questo è week-end di Davis! E non è (solo) una questione di ignoranza. E’ che, volenti o nolenti, viviamo in un’epoca in cui ogni evento è un prodotto da vendere, e bisogna saperlo vendere bene.
Niente paura: non c’è bisogno di snaturare il gioco. Io condivido il fatto che la “sostanza” del tennis (come quella di qualunque sport) debba essere preservata. Ma chi segue anche altri sport sa bene che piccoli cambiamenti possono generare grandi miglioramenti.
Ormai, le vittorie in Davis o in FedCup hanno senso solo se “dietro” c’è un humus particolare e spesso contingente: la vittoria della Serbia in Davis fu un grande evento perché era una vittoria che cementava ulteriormente lo spirito del popolo serbo; un popolo che già di per sé è molto nazionalista, ma che soprattutto era da poco uscito da una sanguinosa guerra. Viceversa, benché sia stato legittimo festeggiare le vittorie delle nostre ragazze in FedCup (e ci mancherebbe), lo champagne (o lo spumante) perdeva di colpo bollicine se ci si fermava a pensare che si era appena vinta una competizione che la maggior parte delle altre nazioni snobba, facendo partecipare le seconde o le terze linee.
Il conservatorismo che pervade il mondo del tennis è grottesco. Ma questo atteggiamento non potrà che produrre effetti negativi: senza modifiche, la Coppa Davis è destinata a diventare una competizione sempre più marginale.
La davis va bene così com’é, l’unico problema reale é che a volte i big non la giocano, a volte, ma neanche così spesso come si vuole far credere…
Se guardiamo ai top, ecludendo infortuni, i francesi, Berdych, Raonic, Wawrinka, Nishikori giocano praticamente sempre, Nadal, Djokovic, Ferrer, Murray molto spesso, Federer é l’unico che spesso ha rinunciato, ma anche lui, ora che ha l’occasione concreta di vincerla, é lì a disposizione… non mi sembra che ci sia tutto questo “assenteismo”.
Poi é anche normale che un eventuale spareggio retrocessione attiri meno di una semifinale o finale e causi qualche defezione in più…
L’unica modifica sensata sarebbe quella di una grande manifestazione di 3 settimane, da disputarsi in sede unica come un mondiale di calcio, alternando le varie superfici (un anno su terra, l’anno dopo su cemento ecc…) ed ovviamente in quelle settimane nessun torneo atp.
Secondo me i big sarebbero comunque più invogliati, alla fine si utilizzerebbero 3 settimane anzichè 4 liberando anche una settimana di calendario, si farebbe una manifestazione di grandissimo interesse un vero mondiale a squadre, non vedrei nessuna controindicazione.
concordo, la Davis non si deve toccare!
Fed Cup in 3 giorni e doppio in mezzo sarebbe sensato come pure la distribuzione dei punti tra Atp e Wta. 😉
La F di uno slam agli uomini da 1200 punti alle donne 1300 perchè?. 🙄
Atp e Wta vogliono distinguersi ma sono sottigliezze inutili a mio avviso. 😉
Mi piacerebbe una Davis a 4 giocatori + doppio. Il 4 squadra A contro il4 squadra B e cosi via.
Basta nazioni con giocatore che garantiscono 2/3 punti (ad es. GB /Serbia). La davis è competizione a squadre.
Il let (net) è stato abolito nel volley senza traumi.
Dare più punti Atp
Buona l’idea del mondiale tipo calcio, ma ci sarebbe il problema della sede e delle superfici (oggi giocate in casa conta molto soprattutto per le superfici scelte)
@ nico (#1166780)
È quello che ho scritto io ieri nell articolo della coppa davis. Secondo me la fed cup andrebbe messa sui 3 giorni dando più peso al doppio
Ora faccio una domanda che poco centra qua sotto:perchè le ragazze in fed cup giocano il doppio solo come punto finale…mi sembrerebbe piu giusto farlo giocare dopo i primi due punti petche è quasi sempre inutile avere due forti doppiste che non possono neanche giocare se non sul2-2
Tutto bene tutto bello…e se la gente smette di vederla? Sicuri che le innovazioni non servano?
Vade retro Satana. 😈
I set devono restare a 6; il let c’è e deve rimanere; 1^ e 2^ di servizio; punto stop the end.
Si lavori sui materiali per diminuire la velocità dei colpi o si riduca il piatto corde in modo da rendere difficile la vita ai rematori e manovali del gioco.
La Coppa Davis per me non è sacra e non sono i punti Atp in più che possono invogliare a giocarla.
L’unica innovazione plausibile sarebbe dare più punti atp.Altro svilirebbe la storia della competizione.
sono d’accordo su tutto, anche se secondo me il doppio sta bene nella seconda giornata perché nel doppio è più facile che i più forti perdano e quindi per dare maggiori emozioni
Sono totalmente convinto che se cambiano le regole della Davis, la Coppa perderà ancora più appeal!!! Ricci Bitti ha vaneggiato…