La brusca frenata di Jerzy Janowicz
La storia del gigante polacco Jerzy Janowicz (203 cm per 91 kg) può essere facilmente divisa in un ante Wimbledon 2013 e un post Wimbledon 2013.
Impugnata la prima racchetta in mano a 5 anni e partito dalla città di Lodz, terza città della Polonia per numero di abitanti, sospinto dai genitori che per lui e la sua nascente carriera sacrificarono molte attività di famiglia, il baby prodigio polacco, dopo essersi rivelato al tennis da junior con le finali Slam di New York 2007 e Parigi 2008, aver raggiunto un terzo turno a Wimbledon nel 2012 si affacciò in maniera dirompente nel circuito dei grandi alla fine dello stesso anno, nel Masters Series di Parigi-Bercy: superate le qualificazioni Janowicz mise in riga il tedesco Kohlschreiber, il croato Cilic, l’allora fresco oro olimpico Murray, il serbo Tipsarevic e il francese Simon, prima di cedere in finale allo spagnolo Ferrer, a quell’epoca vero muro invalicabile su ogni superficie. Avversari di livello battuti senza troppa fatica o timore reverenziale, con la sconfitta che fece un male relativo e la gioia di essere esploso che superava di gran lunga l’amaro della mancata vittoria. A colpire di lui furono i colpi terribili ampliati dall’indoor che tutto ovatta e una padronanza dei propri mezzi e del proprio fisico ostentata e che incuteva paura.
Servizi sparati tranquillamente a 230 km/h, diritti devastanti e rovesci a due mani come armi: entrato nei primi 30 giocatori del ranking ATP, Jerzy comincia il 2013 con rinnovato spirito di vittoria, desideroso di continuare ad affermarsi nel circuito. Nel primo Slam della stagione, Janowicz raggiunge un altro 3T Major, battendo il nostro Bolelli e l’indiano Devvarman, prima di cedere l’onore delle armi lottando allo spagnolo Almagro. Ottiene un altro buon risultato agli Internazionali di Roma, facendo sudare Roger Federer nei quarti di finale, prima di un nuovo 3T Slam a Parigi, dove viene sconfitto in 4 set dall’altro svizzero Wawrinka.
È a Wimbledon però che si concretizza il suo capolavoro: accreditato della tds n°24, Jerzy raggiunge, dopo il derby storico polacco nei quarti con Kubot, la semi finale, perdendo in 4 set e vincendo il primo parziale contro il futuro vincitore sir Andy Murray, sbarazzandosi in precedenza della wild card Edmund, del ceco Stepanek, di Almagro al 3T e superando in un’autentica maratona l’austriaco Melzer 6/4 al quinto set, stracciando il biglietto appunto per i quarti.
Il mondo del tennis saluta la nascita di una nuova stella, con tutti gli esperti e gli appassionati certi che del buon Janowicz si sentirà parlare ancora per molto tempo. E invece il suo post Wimbledon diventa un’odissea: il suo diventa un tennis nervoso, gli scatti d’ira (già presenti) spesso prendono il sopravvento e diventano incontrollabili, la rabbia si trasforma in racchette rotte di continue e urla in campo che si tirano immediatamente dietro un immancabile warning, gli infortuni si susseguono fino al grottesco match affrontato a inizio anno in Australia con un piede rotto (alcuni malignano però si tratti solo di scuse create ad arte…) e in generale la condizione del suo tennis diventa meno performante e la condizione psico fisica sembra improvvisamente mancare.
Il peso di quella semifinale sembra insopportabile, con la sensazione che si fa sempre più netta che le grosse spalle del giovane polacco siano ancora troppo deboli per gestire la portata di un peso così grande.
Il 2014 di conseguenza non regala grandi soddisfazioni, con troppi primi turni con avversari alla sua portata e lo spettro di Wimbledon che si avvicina sempre più: la semi finale da raggiungere nuovamente diventa un’utopia e arriva puntuale un’uscita al 3T contro lo spagnolo Robredo, dopo aver lottato in cinque set anche nei primi due turni. Forse finalmente libero da questa cambiale il tennis di Janowicz può finalmente tornare a brillare.
Recentemente qualche buon risultato sembra incoraggiare in tal senso: a Cincinnati supera l’astro nascente bulgaro Dimitrov raggiungendo un 3T, anche se nel Masters Series precedente era arrivata un’inattesa e sconfortante battuta d’arresto al 1T contro il tennista locale Polansky. Purtroppo il carattere ha aspetti ancora da limare e non è concepibile passare in un attimo dalla paura sportiva di vincere (il famoso braccino) all’immancabile esplosione di nervi: nel torneo di Winston Salem ha appena raggiunto il 3T ma al turno precedente contro il portoghese Sousa se ne son dette di tutti i colori, macchiandosi di comportamenti antisportivi e raggiungendo una vittoria fatta più di ombre che luci.
La mia impressione è che il suo tennis possa essere fluido e vincente solo se supportato completamente dalla sua psiche: più di altri giocatori Janowicz ha bisogno del pieno ausilio della sua sfera psicologica, con i suoi demoni tennistici che a fatica devono essere tenuti a bada. Se ritroverà la consapevolezza nei propri colpi e limiterà tutte le sue zone buie, potrà tranquillamente risalire in classifica e i suoi colpi torneranno a colpire righe con una velocità preoccupante (per gli avversari). Appare evidente a tutti che essere un top50 per Janowicz non può essere sufficiente: speriamo sia lui il primo supporter di sé stesso.
Alessandro Orecchio
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6 commenti
Questo qui è il più divertente e anticonvenzionale giocatore insieme a Dolgo e Gulbis (King perdonami, tu sei comunque divino, ma ormai ti conosciamo bene) ed è capace di giocare i colpi più sbagliati nei momenti più sbagliati…e metterli dentro, tra gli ohhhhhdegli spettatori!
Però la fidanzata e’ la domachoska.. Quindi rispetto!! Eheh
Janowicz è un pazzo. Spero si riprenda è ancora giovane
L’articolo mette in risalto i grandi limiti caratteriali di janowicz fin qui messi in mostra. Si parla di infortuni e tante volte a sproposito…suvvia con un piede rotto non si può mica giocare…l’autore punta più che altro il dito su questo, il pezzo è fatto veramente bene…
È un giocatore che mi piace troppo,anche se devo ammettere che è un po’ nervosetto,spero che faccia bene qua a Winston-Salem
Ok i problemi mentali, la poca stabilità e la furia, ma nel pezzo non si sottolinea che dall’autunno scorso ha sofferto di grandi problemi alla schiena (ernia ed altro), non ha praticamente fatto la preparazione e questo gli ha vanificato molta della sua efficienza alla battuta e non solo, un po’ come accaduto a Pospisil. Difficile avere una buona stagione quando si gioca per mesi non a posto e la schiena è una delle situazioni peggiori. Vedi Federer l’anno scorso per dirne uno. Senza sottolineare questo, l’articolo non da informazioni complete.