Serena Williams, Roger Federer e un esercito di “vecchietti” terribili
Serena Williams sta per compiere 33 anni (classe settembre ’81), ha vinto tutto il vincibile conquistando 30 tornei del Grande Slam (17 in singolare e 13 con la sorella Venus in doppio), ha alzato 62 trofei in totale, conquistando Olimpiadi varie, raggiunto e mantenuto la vetta del ranking WTA per più di 200 settimane e domenica a Cincinnati ha conquistato uno dei pochi tornei importanti del circuito che ancora mancavano nella sua bacheca. Eppure non sembra che le motivazioni e la voglia di faticare, lottare e vincere ancora per gli anni a seguire le difettino.
Roger Federer ha già compiuto 33 anni (classe agosto ’81) e come la sua coetanea Williams ha conquistato 17 prove dello Slam con tanto di Career Slam, inanellato un record dietro l’altro fra cui il maggior numero di settimane in vetta alla classifica ATP, dato vita alle più avvincenti rivalità sportive degli ultimi 10 anni e domenica, anche lui in Ohio, ha fatto suo l’80esimo titolo personale del circuito, riaffermandosi a distanza di due anni, proprio a Cincinnati, in un torneo Masters Series, riaffacciandosi ancora su uno dei più importanti palcoscenici della stagione. Eppure non sembra aver tuttavia esaurito la voglia di stupire andando a caccia di nuovi stupefacenti record.
Fino a pochi anni fa, i fatti e il campo dimostravano che l’età media per appendere la racchetta al chiodo, fosse all’incirca 30 anni e tolti casi eccezionali legati perlopiù a campioni unici in senso di longevità dotati di talenti sopraffini, la vita media di un tennista si fermava all’alba di questa significativa soglia, con i più importanti successi sportivi che si raggiungevano decisamente prima: da un paio di stagioni invece, il circuito ci ha regalato magnifiche storie sportive in netta controtendenza, con la maturità tennistica raggiunta non in giovane (o giovanissima) età, con alcuni casi eclatanti che ci hanno insegnato che dopo i 30 anni si possono ancora ottenere risultati di prestigio, andando a togliersi soddisfazioni uniche risultando fra i migliori al mondo.
Basta pensare al tedesco Tommy Haas, campione assoluto di abnegazione e duro come l’acciaio, in grado di rialzarsi dagli innumerevoli infortuni (l’ultimo lo tiene al momento lontano dai campi), che a 36 anni compiuti (classe aprile ’78) è convinto di poter tornare a dire la sua, così come il dominicano Victor Estrella Burgos, che a 34 anni appena compiuti (agosto ’80) ha raggiunto il suo best ranking e colto i migliori risultati in stagione, i due spagnoli David Ferrer (aprile ’82) recente finalista a Cincinnati contro Federer e stabile top10 e Tommy Robredo (maggio ’82), tornato alla gloria sportiva dopo alcune stagioni buie o come l’ex numero 1 Lleyton Hewitt (febbraio ’81) sempre vicino al ritiro ma mai pienamente convinto di dire addio. E tante ancora sarebbero le storie da raccontare, con i giovanissimi che sembrano avere ancora tanto da imparare dai colleghi più grandi e più esperti, purtroppo spesso a livello di educazione da portare in campo…
Nonostante l’età media nel circuito WTA sia più bassa, anche fra le donne vi è una pletora di tenniste over 30 agguerrite e decise più che mai a battagliare nei tornei dell’intera stagione: le sorelle Williams, la svizzera Hingis che rientra nel circuito e gioca e vince in doppio, la cinese Na Li (febbraio ’82) che quando non è infortunata è una delle rivali più accreditate proprio della numero 1 Serena, passando per l’australiana Casey Dellacqua che a 29 anni raggiunge il suo best ranking e arrivando alle nostre Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Francesca Schiavone, tutte oltre i 30 e tuttora legate al circuito WTA e per svariate motivazioni.
Non sembra essere più tempo per exploit in giovanissima età, più che altro in campo maschile, con la maturazione personale e soprattutto sportiva che sembra essere raggiunta con il passare degli anni, con molti fattori che appaiono determinanti nella genesi di questa situazione: l’equilibrio psico fisico si raggiunge con la piena consapevolezza di sé stessi e dei propri mezzi, con la conseguenza che tutto ciò che nella vita di un tennista poteva essere stancante o logorante col tempo finisce per essere qualcosa a cui abituarsi e con cui convivere piacevolmente nel quotidiano; paradossalmente con la crescita inoltre, quel fisico che scricchiola e che dobbiamo controllare passo passo è qualcosa che conosciamo sempre meglio, soprattutto nei propri limiti, sapendo bene su cosa si può spingere e su cosa invece si deve giocare in riserva. Infine, ma non certamente per importanza, credo ci siano le motivazioni e la triste consapevolezza che non ci siano più ancora molte occasioni per fare bene o per ottenere il meglio possibile: ogni partita diventa una finale e il tempo perso è proprio l’ultima cosa da tenere in considerazione, ogni punto è vitale, ogni linea da colpire, ogni avversario da sconfiggere. Altrimenti che triste spettacolo saremmo costretti a vedere con tennisti pronti al ritiro che si trascinano sui campi e imprecano a destra e sinistra.
Esempio di questa tendenza non sono solamente i due campionissimi Williams e Federer, facilitati nella loro carriera da talento infinito, doti naturali e una predisposizione al successo che rendono il tutto più semplice, ma il nostro movimento tennistico italiano: penso ad esempio a Paolo Lorenzi (dicembre ’81) e a Luca Vanni (best ranking a 29 anni), tennisti che nel tempo hanno saputo affinare le loro qualità, i loro personali talenti per raggiungere risultati soddisfacenti in abbinato alla loro crescita anagrafica. Forse non è più tempo di esplodere da teenager e cercare tutta la vita di raggiungere i risultati tanto attesi per non creare disillusione rispetto ai propri iniziali successi, forse è tempo di conoscersi alla perfezione e riuscire a ricavare dal proprio corpo quelle energie fisiche e mentali per arrivare e mantenersi ad alti livelli.
Personalmente credo che la bellezza della WTA e dell’ATP risieda proprio nella capacità di fornire storie incredibili e tutte diverse fra loro, con i tennisti che raggiungono i propri migliori successi anche in età avanzata che ben si compensano con i giovani talenti che si affacciano ai loro primi tornei, risultando per loro il miglior spot possibile per il tennis, contribuendo inoltre a creare un movimento che sappia continuare ad attirare i propri appassionati in maniera tanto forte: il circuito in fondo offre storie e ognuna a suo modo può risultare estremamente affascinante.
Alessandro Orecchio
TAG: Federer, Notizie dal mondo, Roger Federer, Serena Williams
Qui si parla di atleti non di supereroi come kimiko
In effetti il nome si presterebbe ad un fumetto Marvel di fantatennis
@ alanmark (#1142893)
Chi ti dice che non ci sia chi se lo chiede?
Il fatto è che i campioni durano di più:
perché continuano a migliorare, e i giovani che arrivano con la loro “esplosività” e il loro talento non sono in grado di detronizzarli facilmente come nel passato.
Guarda Federer, ha cambiato racchetta a 32 anni e allenatore a 33 anni …
Cosa vuol dire?
migliorare migliorare migliorare, (e parliamo del più grande vincitore di sempre)
C’è anche un articolo di fianco su Djokovic, intitolato: Allenamento, allenamento…
La tecnica e la scienza applicata allo sport sono diventate molto più estreme, esasperate, quindi gli atleti hanno sempre un margine di miglioramento con l’avanzare degli anni che prima non avevano.
Ma perchè nessuno si chiede se alla base di questi miglioramenti non ci siano degli “aiutini” che non si riescono ad individuare perchè i progressi degli staff degli atleti corrono più veloci dei controlli antidoping?
l’articolo di orecchio è di esemplare chiarezza, per cui non si presta, come sembra leggendo certi post,ad alcuna speculazione, infatti, la tesi principale sostiene che nel tennis attuale rispetto a quello di alcuni anni fa troviamo nel ranking medio-alto,molti più campioni poichè prima si arrivava al ritiro alla soglia dei trenta anni.
Io condivido aggiungendo tra le motivazioni la grande evoluzione della scienza dello
sport in tutte le sue
componenti(biochimica,alimentazione,biomeccanica,etc..)e probabilmente anche il peso economico di alcuni contratti che sono un grande stimolo per proseguire l’attività agonistica
lo svizzero è un discorso a parte per una serie di fattori intrinseci che non a caso lo hanno reso tra i più grandi di sempre e la cui longevità agonistica conferma sempre di più
Chiederei pero`, tra tutti questi grandissimi campioni e campionesse, quali hanno raggiunto i migliori livelli di gioco e di vittorie dopo aver superato i trent’anni?
Wawrinka…
è migliorato negli anni come una talpa scava.
Si è tatuato addosso “fallirò meglio la prossima volta”.
Ed è arrivato numero 3 del mondo, con uno slam e un master 1000 in tasca e gli scalpi di Djokovic, Nadal e Federer…
Anche se fosse citata,anche lei si è fatta notare nel circuito wta,e ha ottenuto i primi importanti risultati da giovanissima.Mica Kimiko Date ha cominciato a 40 anni a darci dentro,è? Queste analisi le trovo piuttosto disoneste,perchè da rimarcare,semmai,nel caso di Hewitt e Serena Williams,sarebbe piuttosto la lunga durata della loro carriera,cominciata nel 1998 per Lleyton Hewitt,e un po’ prima di lui,per quanto riguarda la Williams,e che sono competitivi ancora oggi.Direi che è questo,che non è da tutti,essere competitivi per 15 anni e oltre,come lo fu,ad esempio,Connors,capace di giocare la sua ultima semifinale Slam,agli Us Open del 1991,a quasi 39 anni,se non vado errato.
@ mirko.dllm (#1142813)
Alle volte la vostra voglia di criticare a priori mi sorprende: se l’autore avesse dovuto citare tutti i tennisti over 30 in grado di ottenere ancora risultati, si sarebbe ridotto l’articolo a un semplice elenco di nomi. E non mettete continuamente in dubbio che chi scrive non sappia informazioni basilari: magari l’autore sa quando la Williams ha vinto il primo Slam ma a sorprenderlo è di più il fatto che a 30 e passa anni sappia ancora farlo. E basta frecciatine alla Federazione e ai nostri tennisti: alla lunga stancano…
Comunque non è stata citata la mitica Kimiko Date.
Guarda caso,però,sono stati nominati tanti tennisti che hanno vinto molto ancor prima di compiere trent’anni,e tra i nomi fatti,come unica eccezione,vedo Estrella,e i nostri tennisti 😎 .E addirittura,la carriera di Hewitt,che è stato menzionato,al contrario,sembra fatta apposta per smentire la tesi dell’articolo,visto che il primo titolo ATP vinto dall’australiano,fu il torneo di Adelaide nel 1998,quando l’australiano aveva solo 16 anni e mezzo,per non parlare del primo Slam,che vinse a 20 anni.Mi sembra il tipico articolo scritto per giustificare la nostra pessima federazione,che non è mai riuscita a preparare a dovere,i nostri giovani,soprattutto quelli che avrebbero tutto per sfondare.E poi,chiederei all’autore,se sa,per caso,a che età vinse il suo primo Slam quella “vecchietta” di Serena Williams.
1- Il tennis oggi è diventato molto molto tecnico e “avanzato”, si curano tutti i dettagli di qualsiasi aspetto del gioco come prima non si faceva.
Quindi ci vogliono molti anni per arrivare al top del proprio potenziale.
2- E una volta arrivati ci si sta a lungo, un 33enne di oggi è molto più giovane che un 33enne di 20 o 30 anni fa… la società e la vita umana sono cambiate, e così il corpo.
E questa nuova longevità è evidente anche in altri sport.
3- A parte che 30 è sempre stata l’età migliore per sport di resistenza fisica come il ciclismo.
Ci sono un sacco di giudizi sull’età che sono semplicemente pregiudizi.
Bell’articolo! Ce ne fossero di vecchietti così!
In realtà Serena ha vinto 32 tornei del Grande Slam. Non avete considerato i 2 vinti in doppio misto con Maks Mirny.