8 luglio 2001: Goran Ivanisevic scrive la (sua) storia
Ci sono tornei stregati nella vita di un tennista, appuntamenti che vengono sempre disattesi per svariati motivi (lo stress che blocca il braccio e la mente, la superficie mal digerita, la bravura degli avversari, una serie di circostanze avverse o più semplicemente la malasorte) ma quando meno te lo aspetti, quando tutto sembra ormai posizionare una grossa pietra sopra quel desiderio irrealizzato, la vita di un atleta diventa in un attimo sorprendente ottenendo il successo tanto agognato.
Seguendo un ragionamento del genere, la mente di un appassionato di tennis non può non raggiungere il funambolo croato Goran Ivanisevic e l’impresa sensazionale che segnò il suo Wimbledon 2001, con un trionfo finale che lo spedì direttamente nell’Olimpo del tennis: Goran aveva più volte sfiorato un successo desiderato ardentemente sulla sua amata erba londinese ma poco prima che iniziasse quell’edizione, la sua edizione, dello Slam londinese appariva come uno sportivo sul viale del tramonto, come un corridore che ha già dato tutto in gara, in poche parole sembrava ormai un ex tennista.
L’uomo che ironicamente scherzò sulla sua 2a posizione mondiale affermando che “dicono che non ho sfruttato al meglio il mio talento ma sono più orgoglioso di essere stato N.2 del mondo dietro a Sampras che N.1 davanti a una massa di pallettari” sembrava quindi fare la sua ultima passerella sul campo londinese, pronto a raccogliere gli applausi finali di una carriera ricca di soddisfazioni ma senza acuti nei tornei del Grande Slam e congedarsi dalla gente, la sua gente, in quella cornice prestigiosa e per lui tanto significativa. Era dato dagli scommettitori 1 a 150 (una quota praticamente da non tenere in considerazione) ma giorno dopo giorno il suo sogno divenne realtà: il sudafricano Godwin al 1T, lo spagnolo Carlos Moya al 2T, l’astro nascente americano Andy Roddick al 3T, il britannico Greg Rusedski agli ottavi di finale, il collega di follie sportive Marat Safin nei quarti, il beniamino locale Tim Henman in semi e in una finale surreale e fantastica allo stesso tempo, l’australiano Patrick Rafter chiudendo 9/7 al quinto. Era fatta: una vita per inseguire un sogno, il proprio sogno e in sole due settimane ogni desiderio si tramuta in concreta realtà.
La favola di Goran Ivanisevic poteva dirsi finalmente conclusa con il più piacevole e gradito degli happy ending.
La dedizione, il talento, la forza fisica, gli avversari e i loro stati di forma, la consapevolezza nei propri mezzi: alle volte alla base di grandi vittorie sembra esserci qualcosa in più, una longa manus del destino che sembra volersi mettere in gioco in prima persona, facendo collimare alcuni pezzi di un puzzle che sembrava irrisolvibile e manchevole di qualcosa. La vittoria di Ivanisevic a Wimbledon, il suo Wimbledon, è una di quelle vittorie che riempie il cuore degli sportivi di gioia e i loro occhi di lacrime: un successo che fa quadrare i conti, che sembra chiudere un cerchio, che incolla i cocci di un vaso rotto, un successo che fa apparire la realtà come migliore, come accettabile, come più equa.
I record sono fatti per essere sempre battuti, innalzando l’asticella in un bisogno continuo di spingerci ogni volta un po’ più in là: ma Goran Ivanisevic resterà sempre il primo (e finora unico) vincitore di Wimbledon partendo da una quanto mai meritata wild card.
Alessandro Orecchio
TAG: Goran Ivanisevic, Ivanisevic, Wimbledon, Wimbledon 2001
Da tifoso di Goran Wimbledon 2001 resterà sempre nel mio cuore come la mia più grande gioia tennistica.
A ripensarci oggi sembra più la trama di un film che una storia vera…
Dopo 3 finali perse con una carriera ormai al tramonto riesce a vincere il suo Wimbledon da Wild Card, con un tabellone di una difficoltà allucinante sin dai primi turni, pazzesco!
Poi la semifinale quasi persa con Henman, in cui fu salvato dalla pioggia, e la finale incredibile 9-7 al quinto.
Sì, a volte le favole esistono per davvero.
Un vittoria incredibile a coronamento di una carriera altrettanto funambolica,cavallo pazzo non si può dimenticare.
Che ve lo dico a fare; sempre stato un tifoso di Goran; quel giorno ebbi la più grande soddisfazione tennistica che un tifoso possa avere.
Eppure io credo che proprio per la sua bellezza e straordinarietà, questa storia meritasse un articolo “vero”, invece di una sfilza di gratuità retoriche.
Un’edizione pazzesca, le due semifinali incredibili, con Henman ad un passo dalla finale e il pubblico in delirio, poi la rimonta di Goran… Il passaggio di consegne da un re all’altro, Sampras sconfitto da Federer…
Cavalcata da film hollywoodiano.
In cui il praticamente ex campione, vecchio spompo e sul viale del tramonto, in tabellone con una wild card, batte uno dopo l’altro i legittimi pretendenti al titolo.
E proprio per questo è normale che l’articolo sia retorico, è retorica la storia di suo, si è trattato di una delle più grandi sorprese della storia dello sport.
Una sola nota per la redazione: al primo turno non battè Godwin ma lo svedese Fredrik Jonsson.
@ groucho (#1134503)
Ti sta bene 😆
@ groucho (#1134503)
Non ti rispondiamo, ovviamente quando insulti i giocatori con epiteti irripetibili possiamo solo oscurare i tuoi messaggi. Ciao 🙂
Articolo pieno zeppo di retorica.
(Spero che dopo aver censurato la mia critica, la Redazzione bulgara te lo faccia sapere)