Alla scoperta del giovane Schnur, tra qualche luce e molte ombre (di Marco Mazzoni)
Quando il circuito propone l’opportunità di scoprire qualche giovane cerco sempre di “farmi trovare pronto”, è una delle attività che preferisco in assoluto. Ancor più se “l’oggetto misterioso” da valutare in campo per le primissime impressioni di gioco è opposto ad un azzurro. Detto fatto in quel di Toronto, dove stasera sotto un cielo stranamente plumbeo per l’agosto canadese il nostro Seppi ha affrontato Brayden Schnur. Classe 1995, canadese di Pickering, mi era totalmente sconosciuto. Forse avevo letto il suo nome in qualche tabellone, ma l’avevo distrattamente archiviato. Scoperto il sorteggio del nostro Andy nel 1000 di Toronto, ho fatto una prima ricerca web sull’avversario. Scopro che Brayden non ha giocato molti match in stagione (anche per via della giovane età), con risultati non esaltanti. Del resto la sua classifica al momento lo relega nei bassifondi al n. 612. Però il suo Bio mi incuriosisce: pare esser dotato di un gran fisico, e soprattutto il tabellone delle quali parla chiaro: ha vinto due ottime partite contro gente tosta come Ebden prima e Sugita poi, senza concedere un set. La spia della curiosità si è quindi accesa sul rosso vivo. Scoprirlo in campo è stato interessante, anche se le sensazioni sono state contrastanti. Buon potenziale ma anche molte lacune, forse troppe per farmi pensare che possa diventare un giocatore importante, almeno a breve.
La prima impressione, già dal palleggio preliminare è stata di sorpresa. Schnur attacca la palla con l’indole del classico tennista nord americano, ossia di quello che cerca di girarsi sul dritto per sparare una botta; ma l’impostazione tecnica è assolutamente “iberica”! Infatti vedendolo andare sulla palla, sia per l’avvicinamento che per gli swing e la chiusura dei colpi, mi ha immediatamente ricordato un primo David Ferrer. Attenzione: solo per il suo incedere e l’impostazione tecnica del dritto e del rovescio, …perché poi rispetto dal grande valenciano fa tutto meno bene, e non di poco. Aggredisce la palla con un footwork simile a David, ma assai più lento e meno dinamico, meno continuo nella corsa e nell’aggressività; esegue colpi tecnicamente simili, ma assai meno veloci, potenti e precisi; non è oggi affatto aggressivo e continuo nella spinta come Ferrer, e tende ad avere una posizione troppo arretrata per spingere con continuità e guadagnare campo. Quindi è un “Ferrer” solo visivamente, tennisticamente c’è un abisso.
Il servizio veleggia a buone velocità, con un movimento semplice, quasi scolastico (non è necessariamente un difetto). La soluzione in spinta con un leggero kick sembra quella che governa meglio, ma il controllo pare davvero sicuro solo quando cerca il centro o non apre troppo l’angolo, mentre nelle occasioni in cui ha provato la botta esterna quasi mai è stato preciso e vincente.
La similitudine con Ferrer sul dritto (sempre a livello di swing, sia ben chiaro!) è davvero evidente. Apre sul lato destro con una posizione del corpo a metà tra open e closed stance, quindi porta la racchetta dietro in basso con il gomito che si allontana molto dal corpo, e la racchetta che scende in basso per poi risalire dietro; nella fase attiva verso la palla il piatto corde risale a coprirla con un discreto topspin, non eccessivo ma importante, tanto che la sfera di feltro non corre poi così retta e anzi tende “a prendere aria” fin troppo, perdendo anche il miglior controllo oltre che di velocità. Meglio quando decide per l’accelerazione secca a chiudere, perché velocizza tutta la catena dei movimenti: scende meno con la racchetta dietro e copre di meno la palla, entrando più dentro con una frustata veloce. E’ il caso della risposta, forse l’aspetto tecnico in cui, in un grigiore generale, più mi è piaciuto. Forse ancor meglio col rovescio in risposta, ma in genere ci prova, da tennista cresciuto a pane e cemento.
Anche sul rovescio l’impostazione continua a ricordarmi Ferrer, per il suo modo di impattare quasi in “diagonale” rispetto al punto ideale, anche se ben avanti, e quindi portando tutto il busto quasi ad avvitarsi e chiudendo poi con le entrambe le braccia ben chiuse dietro, con la racchetta totalmente rivolta ai teloni. La palla gli corre abbastanza, ma il controllo pare assolutamente rivedibile sia nella spinta che soprattutto il difesa, dove tende a subire la velocità della palla in arrivo e si ingobbisce per compensare il ritardo, ma perdendo velocità di esecuzione e controllo. Male il back, sia come esecuzione che come controllo (varie palle sono finite spesso in rete o troppo docili al di là della rete). Tutto questo contro un Seppi che poche volte ha spinto di brutto, producendo raramente palle molto lunghe e veloci. Queste prime impressioni lasciano pensare che Schnur contro avversari ancor più in palla dell’Andreas attuale sul lato sinistro possa andare decisamente in difficoltà nello scambio, anche perché non è proprio velocissimo con i piedi se arriva a colpire a sinistra in corsa.
Alla fine di una partita tutt’altro che esaltante sul lato meramente spettacolare, Seppi ha portato a casa il successo, senza poi penare più di tanto. Ha giocato un match abbastanza solido, cercando di sbagliare il meno possibile e raccogliendo gli errori del suo acerbo rivale. La sensazione è stata che Seppi potesse anche accelerare più spesso, ma ha preferito giocare di rimessa, tattica tutto sommato corretta visto il rivale.Una vittoria molto importante per Andy, per dargli fiducia in un periodo per lui non facile e ancor più sul cemento americano, la parte di stagione che meno digerisce in assoluto; il tutto in un tabellone che adesso si apre in modo interessante, visto che al secondo turno non c’è una testa di serie tosta ma Dodig, tennista che Seppi ha battuto 4 volte su 4. Trovare un miglior secondo turno in un Master 1000 sarebbe stato difficile…
Tornando a Schnur, l’attitudine del giovane canadese è stata comunque positiva: c’ha provato, con i suoi mezzi ed i suoi limiti. Anche quando è andato sotto non ha mai mollato ma ha provato a rispondere in modo aggressivo cercando qualche vincente. I risultati sono stati per lui modesti, nonostante Seppi non l’abbia poi messo sotto pressione in modo consistente. E’ stata per lui una buona esperienza, un primo contatto col tennis “dei grandi”, che gli servirà molto per crescere e capire dove lavorare per alzare il livello e cercare il gap, oggi evidente. Ha dei mezzi interessanti: discreta potenza, buon servizio come velocità ed ampiamente migliorabile negli angoli e nelle rotazioni; colpi buoni ma ancora poco fluidi e continui, e commette troppi errori per il risicato numero di vincenti. Deve crescere molto sul piano fisico, per diventare più rapido e scattare via con più agilità dopo aver colpito, e soprattutto nei recuperi. Ricordo che è un classe 1995, quindi ha una lunga strada davanti. Certo che vederlo raggiungere a breve i connazionali Raonic e Pospisil è davvero un miraggio… ma è un’ulteriore segnale di come il tennis canadese sia in assoluto fermento. Beati loro.
Marco Mazzoni
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5 commenti
Brayden Schnur, un nome che dimenticheremo molto presto…
L’ho visto all’opera stasera, non male questo Canadese del ’95, buone potenzialità secondo me.
P.s.
Che bello quando i tennisti italiani intervengono nel “nostro” sito 😀
Grazie della precisazione Amerigo!
Se sei il vero contini, un po’ come te 🙂 però ti ho visto giocare a Parma e giochi davvero bene !
Grazie Amerigo e buon tennis 🙂
Vorrei aggiungere che Brayden gioca da numero uno per l’università della Nord Carolina negli Stati Uniti. È per questo che non gioca tanto a livello pro