L’International Premier Tennis League: soldi facili e zero riposo
È fatta, anche il tennis ha la sua Lega: a fine anno, dopo una stagione dichiarata spesso a gran voce massacrante, i tennisti più popolari del circuito si affronteranno nel circuito della IPTL, un campionato di tennis lanciato a cavallo fra novembre e dicembre del 2014 e che attraverserà importanti (e ricche) città quali Dubai, Dehli, Singapore e Manila.
Diffondere il tennis e l’agonismo sportivo in Paesi in via di sviluppo e possibili nuovi mercati per ampliare il bacino d’utenza degli appassionati.
La creazione di un meccanismo di esibizioni per diffondere messaggi quali la fratellanza e la passione sportiva vissuta come puro divertimento. La chance di fornire ai vari tennisti (e tenniste) un momento per staccare dagli impegni dei loro rispettivi circuiti e vivere il tennis nella sua essenza più pura e meno dura. A mio avviso, tutte bugie. O nella migliore delle ipotesi, solo verità parziali.
Partiamo subito dicendo che dietro questa macchina organizzativa vi è Mahesh Bhupathi, gloria tennistica indiana ancora in attività ma lanciato verso una promettente carriera manageriale: la sua intenzione e dell’organizzazione intera è quella di proporre una lega simile a quella indiana di cricket, vero sport nazionale. Ma a quale scopo? Dopo impegni serrati e che non lasciano neppure il tempo per rifiatare con due circuiti come l’ATP e la WTA da tempo criticati per i loro interessi a macinare solo soldi senza preservare l’integrità fisica dei propri atleti, quali motivazioni possono spingere campioni affermati, atleti in rampa di lancio o in cerca di riscatto e perfino le tanto amate (dal pubblico) vecchie glorie, ad altre settimane e altro sforzo psico fisico quando invece il solo obiettivo sarebbe quello di godere del meritato riposo per poter ricominciare una nuova stagione nella migliore condizione possibile? Risposta che più semplice non si può: il vil danaro.
A convincere relativamente poco è pure la formula: esibizioni al meglio dei 5 set, come negli Slam, ma con 1 set di singolare maschile, 1 di femminile, 1 di doppio maschile, 1 di doppio misto e in caso di 2 pari, un bel set fra vecchie glorie a decidere il tutto.
Stupisce che siano stati già annunciati campioni assoluti che non hanno alcun bisogno di guadagni facili, riuscendo a raggiungere, in alcuni casi, anche prize money annuali di più di 10 milioni di dollari: Rafael Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray e fra le donne Maria Sharapova (all’inizio contraria) e Serena Williams, senza dimenticare ex campioni come Pete Sampras, Andre Agassi, Patrick Rafter Carlos Moya e Martina Hingis. A stridere particolarmente la presenza dell’astro nascente Nick Kyrgios: scelta a mio avviso incomprensibile. Si vocifera pure riguardo quattro italiani: Flavia Pennetta e Fabio Fognini ma anche Francesca Schiavone e Sara Errani.
Sinceramente posso concepire la presenza di ex giocatori che hanno incantato le folle che, un pò come succede nei circuiti senior, sentono la mancanza del campo ma anche dei gaudagni andati e che grazie al ritrovato tempo libero, possono permettersi impegni promozionali e divertenti di tal tipo. Ma i tennisti professionisti ancora in gioco, che dopo battaglie combattute a livello di sindacati per limitare gli impegni dei loro calendari affinchè non incorressero in continui stop fisici o in un sovraccarico di stress, come possono accettare una lega (e i relativi impegni) senza porsi il minimo scrupolo di coscienza? L’ATP e la WTA stancano ma la lega IPTL invece no? Va bene che siamo la società del consumismo ma atteggiamenti del genere possono rischiare di cadere nel ridicolo e far apparire i tennisti, anche quelli più famosi, come persone la cui parola (sportiva) vale veramente poco. O tanto, visto che nel caso di Nadal si parla di un ingaggio faraonico di ben 1 milione di dollari a esibizione. Il denaro è proprio un medicamento che ha del miracoloso: basta un attimo e scompare la fatica.
Un’esibizione non può certo paragonarsi a una gara vera e propria ma dopo anni di continue lamentele e piagnistei, dove risiede il senso di tutto questo? Al momento per me è irrintracciabile.
Alessandro Orecchio
TAG: Esibizione, Premier Tennis League
pecunia non olet
Bravo Matteo,concordo…
il tennis è uno sport INDIVIDUALE.
non esistono sport individuali che generano abbastanza denaro per essere professionisti a livello locale.
(e il tennis “di squadra” francamente è piuttosto ridicolo, è una somma di incontri individuali, non avrà mai successo al di fuori dei circoli o delle università)
il vil denaro…?
sempre con sta storia. ovvio che ci vanno perché pagano bene.
quali sono i tornei che pagano di più?
gli slam
se fai il torneo più ricco e straricco del mondo a Rimini, stai sicuro che diventa più importante del Rolland Garros…
Il problema di fondo, da come sembra impostata ora la manifestazione, e’ che l’intento non sembra né il localizzare il tennis a livello nazionale (ma piuttosto farlo solo crescere come movimento nei nuovi “ricchi” paesi emergenti) né agevolare il movimento di base ovvero le migliaia di atleti che cercano di emergere dall’anonimato con indicibili sforzi economici. Il tennis purtroppo cerca di rimanere sport elitario (non di massa), un po’ come il golf. E la debolezza dell’Europa si vede e si sente anche nella gestione del tennis: gli interessi finanziari sono altrove e a questi nuovi ricchi nn interessa certo farsi carico dei problemi di altri paesi come l’Italia. Basta vedere il caso Monza nella formula 1….i grossi investitori cancellerebbero il gp dall’oggi al domani, nn gli interessa niente né del prestigio né dell’afflusso di tifosi. Dobbiamo noi europei cercare di fare politica comune, conquistare potere politico e finanziario e allora le cose cambierebbero anche nel tennis
mi sembra una tendenza comune a tutti gli sport globali, difficile adesso tornare indietro: il tennis, ma anche il calcio, invece di modificare i calendari sulla base delle esigenze delle nuove moltitudini di tifosi, aggiungono nuovi impegni e tornei. La Juventus, in una fase delicatissima della preparazione, prende e se ne va in Asia per due settimane per far contenti gli sponsor; Inter, Milan, Roma fanno la stessa cosa in America; questo però non tocca il calendario degli impegni di campionato e di coppe europee. Poi alla fine dell’anno le stelle sono spremute e perdono col Costarica…
Siamo solo agli inizi di un processo di glocalizzazione. Era ora che il tennis provasse strade nuove dopo un quarantennio di dittatura organizzativa. Probabilmente questa strada è solo un tentativo preliminare, che serve a non destabilizzare troppo le gerarchie tradizionali del tennis (parlo di ATP e WTA) per poi evolvere in qualcosa di diverso. Io credo fermamante che il tennis sia uno sport troppo globale e che debba riappropriarsi maggiormente della componente locale. Secondo me il modello migliore è quello del calcio, forse un po’ troppo sbilanciato sul modello locale (campionati nazionali a tutti i livelli) ma che con tale formula assicura una base di atleti professionisti remunerati equamente. Pensate alle serie minori del calcio, c’è gente che vive benissimo per tutta la carriera e oltre con lo sport. Invece il tennis permette pochissimo in tal senso. Anzi nulla. La tanto vituperata serie A, dimostra che il local è molto meglio del global per i giocatori oltre la top150. Perché allora non esplodere le possibilità del local?
In sintesi, può darsi che questa esperienza indiana non porti a nulla, ma come idea ci sta: muovere le grandi masse di spettatori verso il tennis. Chi lo fa per primo su mercati emergenti (es. India, Cina, Brasile) si avvantaggia anche nella costruzione di un movimento di base. Noi europei, specie noi italiani, rimaniamo scettici alla finestra, sempre a difesa del baluardo delle tradizioni, così il nostro immobilismo ci travolgerà.
Invece io credo che se si monetizza più in tale esibizioni piuttosto che in vari tornei, per un tennista la cui carriera dura mediamente 10-12 anni, sia giustissimo fare ciò, sono professionisti, vogliono e devono guadagnare, non vedo nulla di male, non fanno nulla di male, semmai si mantengono in ritmo partita in un momento dove solitamente si caricano di lavoro, si può studiare tranquillamente un allenamento diverso, poi per la pennetta e la schiavone, è ancora più giusto data l’età… Quando poi per giocatori di medio valore (in confronto ai nadal e alle sharapova…) come i nostri, il loro guadagno in carriera è a lordo , bisogna togliere non meno del 50% e quindi se c’è modo di rimpinguarsi le tasche con un set giocato di qua e di là, nessuno di noi nelle loro condizioni rifiuterebbe, soprattutto in un momento di crisi come questo 😉
Poi mi raccomando, rompessero le p…. che il calendario è fitto e va cambiato