Challenger Noiosi? Resoconto di due giorni di passione al Challenger di San Benedetto del Tronto
Challenger noiosi? A giudicare dalle due giornate di full-immersion vissute l’8 e il 9 luglio al Circolo Maggioni di San Benedetto direi proprio di no.
In primis per il tennis di livello nonostante il montepremi del torneo, un livello assolutamente non lontano a quello dei tornei del circuito maggiore; secondo per la tradizione e per i momenti vissuti al di fuori del rettangolo di gioco, quindi la possibilità di addentrarsi completamente nel torneo.
Arrivo Martedì mattina con grande entusiasmo visto l’ottimo programma entro all’interno del circolo che ho trovato notevolmente migliorato in quanto a organizzazione rispetto allo scorso anno, davvero sorprendente che una location simile (con un clima ideale per giocare a tennis) non ospiti un torneo di maggiore rilievo, almeno prima di vedere i campi che al contrario sono apparsi nettamente peggiori (anche a detta dei giocatori).
Non c’era miglior modo di esordire come spettatore che assistendo a un allenamento di Adelchi Virgili, uno dei miei pupilli, che purtroppo era uscito sconfitto da una rocambolesca partita nelle quale e lui stesso mi ha confermato che per un problema fisico dovrebbe continuare a giocare sul rosso, quindi saltare le qualificazioni a Recanati.
Dal punto di vista tecnico davvero impeccabile (ma questa non è una novità) e anche fisicamente non mi è sembrato malaccio; anzi insieme a Bolelli e Starace è tra i tennisti italiani che più di tutti dal mio punto di vista considero dei veri e propri Atleti: esteticamente piacevoli da osservare, grande facilità di esecuzione (meno in Starace) e un comportamento tutto sommato corretto.
Pronti, via e sul centrale esordio del n.°1 Haider Maurer che come avevo pronosticato si è sbarazzato facilmente di Safwat (troppo indietro tecnicamente rispetto all’avversario) e così l’austriaco senza troppe titubanze ha dimostrato una grande solidità chiudendo in meno di un’ora. Sul campo n.°1 vittoria altrettando agevole di Coric che mi ha davvero impressionato. Tanta cattiveria (agonistica) nei colpi, una solidità di braccio fuori dal comune e un fisico che gli consente anche di “scorrazzare” da una parte all’altra senza difficoltà. Bene anche il servizio.
Sono stato impressionato tanto che il giorno dopo ho scelto di assistere al suo allenamento e devo dire che ha confermato le mie impressioni: concentratissimo e in grande fiducia, non sbagliava praticamente nulla e giocava ogni palla con la stessa intensità e con una serietà notevole per un 17enne, tant’è che oggi si è confermato contro l’ostico spagnolo Carballes Baena (visto anche lui in allenamento, niente di eccezionale).
Sul campo 3 invece è uscito vincente Pospisil da una maratona di 3 ore, il quale però si è dovuto arrendere il giorno seguente a un Ramirez Hidalgo davvero un palla (ma non altrettanto simpatico), che aveva estromesso dal torneo Filippo Volandri. Su “Filo”, poco da dire, se non rimarcare i limiti triti e ritriti del suo gioco, vale a dire un servizio troppo debole (anche se non ha girato male), ma soprattutto un fisico non all’altezza del suo tipo di gioco, che lo portava dopo pochi scambi ad un accumulo di fatica eccessiva, mentre l’altro ha dimostrato una forma atletica eccellente (nonostante l’età): dal 4-1 Volandri un incubo, con Hidalgo che è progressivamente salito piazzando un parziale di 11 giochi a uno.
Bravo Giannessi che ho visto molto centrato in allenamento e soprattutto molto (forse troppo) determinato, sperando che abbia ritrovato fiducia, in particolare ho osservato un rovescio più consistente, un servizio più solido ed un diritto più controllato, che Alessandro gioca con grande facilità.
Tanto rammarico invece per le assenze che sono state davvero tante in questi giorni, a partire dallo slovacco Bedene (che avrei voluto vedere volentieri), fino all’idolo di casa Bolelli, che un’ora prima del match avevo visto allenarsi con il coach, il quale gentilmente mi aveva fatto intuire che Simone non era al 100% e lo si leggeva dallo sguardo rassegnato quando ho chiesto un autografo. Credetemi, era davvero dispiaciuto.
Nel serale, incredibile pienone al Maggioni che fino a qualche ora prima era praticamente vuoto, tant’è che io che tornato dal B&B rischiavo di non trovare posto. Mi siedo per il match più atteso della serata, forse della settimana e l’atmosfera è ideale, specie dopo il primo set. Signore, anziani, bambini tutti a sostenere Quinzi che tiene fino al 2-2 del secondo set. Si spezza l’equilibrio e dopo un paio di game lottati dai quali esce vittorioso il bosniaco, “Gian” cala vistosamente sia dal punto di vista atletico che mentale. Dzumhur praticamente perfetto, non si dica che non ha giocato al 100%, sia a reagire dopo un primo set in cui aveva semplicemente tirato “forte e sulle righe”, sia nell’affondo finale, che lo ha visto prevalere nettamente al terzo parziale. Si è visto tanto cuore per Quinzi, tanta voglia e un buon tennis, ma anche tantissimi limiti. Su tutti, la seconda di servizio e il timore di venire a rete che più volte lo costringeva a passare dalla possibilità di chiudere il punto alla fase difensiva (allungando così lo scambio) e secondo me è proprio questo che ha permesso al match di girare. Per il bosniaco, classe 92, i top 50 (almeno) non sono un miraggio nel giro di un paio d’anni: ottimo dal punto di vista caratteriale, grintoso ma allo stesso tempo corretto, è questo a mio avviso il suo principale punto di forza. Basta pensare che il giorno seguente si è fermato per almeno un paio d’ore col coach (credo il padre) a un tavolo dove anche durante il pranzo ne approfittavano per discutere di tennis.
Il mercoledì invece, con un programma decisamente meno folto, non c’era grande scelta nel seguire i match così ne ho approfittato per assistere all’allenamento di diversi giocatori tra cui Giannessi, Gonzalez, Ramirez Hidalgo e addirittura Giorgini (non in grande forma fisica ma ancora apprezzabile tecnicamente). Davvero esemplare la scelta di Gonzalez che pur avendo vinto 6-1 6-1 il giorno prima e dovendo giocare coi favori del pronostico, ha scelto di allenarsi nell’orario più caldo con un osso duro come Ruben, a dimostrazione di quanto tenga a fare bene in questo torneo. Gli effetti si sono visti nel match contro il nostro Starace che veniva da una vittoria convincente, ma che non è mai riuscito ad entrare in partita nella giornata di ieri.
Davvero un peccato perché il pubblico c’era e c’era anche tanta attesa per questo match (in una giornata povera di match che aveva fatto fronte al forfait di Pouille). Da una parte un argentino troppo solido e in fiducia, che quando prendeva in mano lo scambio (la maggior parte delle volte) riusciva davvero a far male, dall’altra un Potito non assistito dal servizio e in evidente difficoltà atletica, sfavorito anche da diverse chiamate del giudice arbitro con Fanucci che assisteva come al solito attentamente all’incontro.
Complessivamente male l’Italia in singolo, con solo 1 italiano rimasto al giovedì, leggermente meglio in doppio, mentre sottolineo ancora una volta l’eccellente organizzazione del circolo (con tanto di ottimo ristorante) e le presenze notevoli sugli spalti delle compagne di Travaglia, Bolelli, Gonzalez e Podlipnik-Castillo.
Giampaolo di Leonardo
TAG: Borna Coric, Challenger San Benedetto del Tronto, Challenger San Benedetto del Tronto 2014, Coric, Gianluigi Quinzi, Quinzi
6 commenti
Comunque non penso che ci sia qualcuno che consideri in assoluto noiosi i challengers! Forse Rino Tommasi che segue/iva solo il Grande Tennis 😎
Britannico-Pugliese please! 😛
@ vanangel (#1114757)
Appunto…..Sloveno……. 😆 A proposito di Slovacchia:come on Andrej Martin,anche se sarà molto difficile battere Haider-Maurer,non tanto per un discorso tecnico(la Coppa Davis insegna…)quanto mentale.
lo slovacco bedene 😀 ?
Complimenti per il commento,soprattutto per le ultime 3righe……:)
ma siete ancora a parlare di Virgili?