Viktor Troicki e un rientro che farà discutere
Ci sono date che rimangono impresse nella vita di uno sportivo: una vittoria inaspettata, un successo desiderato da tempo, un momento in cui il tuo nome viene scolpito nella memoria degli appassionati o un evento che segna in modo indelebile la tua carriera. Nel bene o nel male.
È il 25 luglio del 2013: il tennista serbo Viktor Troicki con un best ranking passato da n°12 ATP, viene squalificato dall’ITF per 18 mesi per aver violato le regole dell’antidoping, nello specifico per essersi rifiutato di fornire un campione del suo sangue durante il torneo di Montecarlo.
Un attimo e improvvisamente tutti i tuoi obiettivi diventano irraggiungibili: “Questa decisione mette fine al mio sogno di diventare un top player – ha riferito il tennista attraverso una nota all’indomani dell’ufficialità della sua squalifica – Ho lavorato tutta la vita per questo, e mi è stato tolto in un pomeriggio da un medico che non conoscevo”. Per la cronaca la difesa del serbo ha sempre puntato sul fatto che il giocatore avesse avuto il permesso di effettuare il controllo del sangue il giorno dopo, una concessione fornitagli proprio da un medico dell’ITF stesso.
Sebbene la squalifica del giocatore classe ’86 sia stata successivamente ridotta a 12 mesi dalla Corte Arbitrale dello Sport, la vicenda legata al tennista serbo (attuale n°657 del ranking mondiale) ha creato da principio stupore e clamore mediatico: una serie di incongruenze hanno caratterizzato l’intera vicenda, generando la diffusa sensazione che fosse stato colpito un tennista presunto colpevole in modo forte e spropositato (fece discutere anche il divieto impostogli di non assistere agli incontri Davis della sua nazionale).
Si badi bene che rifiutarsi di sottoporsi a un controllo antidoping è ovviamente un’azione deprecabile e da condannare ma ciò che colpisce è l’apparente confusione delle azioni di chi questi comportamenti li deve giudicare e punire: il metro di giudizio utilizzato nella sospensione del serbo appare perlomeno discutibile se paragonato ad esempio alla sospensione del croato Marin Cilic, che proprio nello stesso periodo fu trovato positivo alla coramina, uno stimolante presente fra i farmaci vietati dalla Wada; inizialmente sospeso per 9 mesi il croato fornì le solite giustificazioni di rito e vide la sua squalifica ridotta a 4 mesi. Quindi un tennista viene beccato e lo squalificano per 4 mesi, un altro non viene beccato e si ritrova per 1 anno a casa. Chi ci capisce qualcosa è bravo.
Novak Djokovic ha definito l’amico Troicki “un danno collaterale nella lotta al doping”, difendendo l’amico tennista e gettando più di un’ombra sulle pratiche dell’antidoping portate avanti dall’ITF.
Altri campioni hanno invece difeso l’operato del sistema, come Rafael Nadal, Roger Federer e Andy Murray, puntando il dito contro l’eventuale malafede di Troicki e Cilic, definendo i loro comportamenti non professionali. Alcuni giornalisti hanno invece fatto la voce grossa denunciando la volontà di “mantenere il tennis uno sport pulito”, come se i casi di doping fossero in parte tollerati e nascosti nei loro esempi più eclatanti, permettendo pratiche illegali silenziosamente diffuse e colpendo invece i cosiddetti “pesci piccoli” per mettere a tacere malelingue e preservare l’integrità dell’immagine tutta del tennis stesso.
Pochi casi si sono effettivamente succeduti nell’era Open generando sospetti su come in uno sport così fisico fosse a tal punto inusuale il ricorso al doping e agli espedienti illeciti: gli argentini Canas, Chela, Coria e Puerta, l’americano Odesnik, il nostro Filippo Volandri, o i casi più eclatanti legati alla svizzera Martina Hingis, al ceco Petr Korda o la discussa controversia riguardante il francese Richard Gasquet. Situazioni spesso estranee a prodotti in grado di migliorare le proprie prestazioni sportive e in ogni caso il sospetto che tali vicende potessero rappresentare solo una goccia nel mare dell’illegalità. Tutte storie surreali e dagli epiloghi che definire particolari sembra un eufemismo.
Malgrado le opinioni personali che le pene spesso non siano commisurate agli sbagli e che nello specifico di Troicki si sia voluto lanciare piuttosto un monito promozionale, ciò che è certo è che adesso l’anno di epurazione per il serbo sta volgendo al termine e che il tennista si appresta al rientro: il torneo ATP 250 di Gstaad è alle porte, la strada da percorrere è tanta ma le motivazioni per fare bene (e in modo pulito) saranno sicuramente alle stelle. Per dimostrare a sé stesso (e agli altri) di essere ancora forte.
Alessandro Orecchio
TAG: Doping, Notizie dal mondo, Troicki, Viktor Troicki
c’è da specificare che quello di Cilic era partito come un silent ban a tutti gli effetti, infatti si era ritirato da alcuni tornei adducendo problematiche fisiche. Poi siccome era girata la voce ha dovuto dirlo ufficialmente
@ Fantumazz (#1113478)
è in uso presso i grossi tennisti, ma è meglio non dire di quale nazione se no qualcuno si scalda. E’ un accordo sottobanco, io ti ho beccato in pieno, ma siccome non sei un pesce piccolo ti do una opportunità: stattene fuori qualche mese e non lo dico a nessuno. Ecco che di colpo qualcuno si sgonfia e sta fermo tanti mesi. Da uno slam all’altro si passa dal vincerlo al perderlo al primo turno. Per questo i casi di Cilic e Viktor fanno ridere.
Cos’è il “silent ban”?
Dato che stiamo sviscerando ampiamente l’argomento, mi permetto di aggiungere un ulteriore spunto di riflessione. Il rapporto fra utilizzo del doping e il circuito delle scommesse. Quelle legali, intendo.
Ora. Se dal punto di vista medico chi assume sostanze ritenute pericolose lo fa assumendosene i rischi; se chi viene beccato ha a che fare con la magistratura sportiva; io mi chiedo invece se chi si dopa possa essere perseguito anche dalla magistratura ordinaria, proprio in ragione del fatto che attorno agli incontri girano un sacco di soldi attraverso le scommesse sportive legali. La risposta dovrebbe essere negativa, anche se non sono aggiornato sui recenti orientamenti della giurisprudenza.
Comunque, è interessante rilevare come il concetto di “dolo” sia alla base sia delle combine che dell’utilizzo di sostanze illegali. In entrambi i casi, infatti, si cerca di alterare l’esito dell’incontro facendo ricorso a metodi illegali: mettersi d’accordo (per ciò che concerne la combine), usare una sostanza illegale che l’altro fesso “pulito” non adopera (nel doping).
E con tutti gli scommettitori che quotidianamente immettono danaro nel circuito delle scommesse legali come la mettiamo?
In calce a questo bell’articolo, due domande:
– che sanzioni sono state prese nei confronti della famosa dottoressa che ha combinato il “pasticcio Troicki”?
– presso ATP, ITF e WTA, è ancora in vigore la sanzione del “silent ban”? Personalmente la ritengo più dannosa del doping stesso, ogni volta che un tennista si fa male mi viene il dubbio (Nadal l’anno scorso? Soderling 3 anni fa? Flavia questa settimana?)
Grazie
io quasi quasi “tollero” …finchè non troveranno una sostanza che trasforma un Ferrer in un McEnroe con la potenza di Berdych mantenendo la sua velocità …che si massacrino il fisico e la salute se lo desiderano, diventa un rischio professionale come il muretto per un pilota. 😈
p.s. ho scritto “diventa”, ma intendevo “rimanga”
Ma quello è doping molto apparente ed evidente quasi da circo per la sua spettacolarità.Si vedevano trenini di Cinesi che abbandonavano il gruppo di mezzofondiste con record mondiali! Non mi meraviglierei affatto che in paesi più puliti e corretti ci si dopasse in manera avanzatissima e non rilevabile. Il successo di qualche insospettabile e pulitissimo atleta europeo o USA potrebbe essere anch’esso frutto di doping di nuova generazione tenuto segreto e non rilevabile.
Non è esattamente come dici. Il doping ha una diffusione mondiale: è sufficiente che si spostino i medici mascalzoni.
Un caso emblematico è il flusso migratorio Germania Est-Cina. Prima della riunificazione, la Germania Est sfornò una fenomenale generazione di atlete (soprattutto nuotatrici). E tutti a chiedersi: com’è possibile che un paese così piccolo sia in grado di rivaleggiare nel nuoto con una superpotenza come gli Stati Uniti? I dubbi di allora trovarono conferma successivamente. Una decina di anni dopo la caduta del Muro (mi sembra), la Cina mise in campo una fenomenale squadra di mezzofondiste (parlo di atletica leggera). E tutti a chiedersi: com’è possibile che la Cina che non ha nessuna tradizione nel mezzofondo abbia trovato di punto in bianco così tante campionesse? Risposta, la più ovvia: beh, sono talmente in tanti che… No, invece in seguito si seppe che alcuni tra i medici artefici del “miracolo” Germania Est si erano trasferiti in Cina 😀
quoto al 100%
quoto al 100%
Noterei come il doping è spesso appannaggio di tennisti abbastanza anonimi tecnicamente, di paesi non molto avanzati scientificamente e che si basano su fisico e presenza agonistica. Beccano gli inguardabili Cilic e Troicki mentre Gasquet non fa testo perchè ha solo baciato una dopata! 😛 Nulla vieta di pensare che in paesi più avanzati scientificamente ci si dopi estensivamente ma essendo un passo avanti rispetto all’antidoping che dovrebbe accertare la presenza di irregolarità.
E’ assolutamente vero che non si capisce il motivo per cui la squalifica di Troicki sia superiore a quella di Cilic, ma lo scandalo è che la squalifica di Cilic doveva essere molto superiore. A me fan ridere quando dicono “viene pizzicato” dall’antidoping ma essendo alla prima infrazione gli si danno 4 mesi. Alla prima infrazione si devono dare 2 anni, alla seconda la squalifica a vita. Non è galera, possono sempre fare altro nella vita.
Purtroppo la mia sensazione è che nell’ambiente (tifosi inclusi) ci sia sempre troppa tolleranza. Da ogni punto di vista. Dal tifoso che non è capace di aprire gli occhi, agli sponsor, tutti. Nessuno escluso. Finché culturalmente non passerà il messaggio che Doping = Rubare… finché non ci saranno procedure certe, organi totalmente superpartes e super equipaggiati… finché non ci saranno sanzioni durissime con pene definitive ed applicate… non solo non ne usciremo, ma non partirà nemmeno una vera lotta al doping. E non solo nel tennis.
Passaporto biologico fin dall’età junior, controlli a sorpresa nella off season, antidoping obbligatorio su tutti i tesserati dai tornei atp 250 in su. E passa la paura del mostro.
Come spesso accade quando si parla di doping, il ragionamento finisce per ridondare di sottigliezze e sfumature. E, in questo senso, il caso di Troicki non fa eccezione.
Ma, facciamo attenzione. La lotta al doping si compone di almeno due elementi: uno di carattere scientifico e uno di carattere procedurale. E il secondo è importante tanto quanto il primo.
In virtù di questo assunto, appare evidente come il paragone – accennato nell’articolo – fra le vicende di Cilic e di Troicki è improponibile, per il semplice motivo che afferiscono a due ambiti diversi: il “caso Cilic” attiene all’ambito scientifico, il “caso Troicki”, invece, a quello procedurale. Si può discutere del quantum della pena comminata, ma non vi è dubbio che entrambi siano colpevoli. Anzi, paradossalmente, la colpevolezza di Troicki è “più certa” – per così dire – di quella di Cilic; questo perché infrangere la procedura antidoping è di per sé elemento certo di colpevolezza. Bene hanno fatto dunque a punire Troicki.
Procedure come quelle dei controlli a sorpresa, delle indicazioni in merito alla reperibilità, dell’obbligo di sottoporsi a prelievi, etc. vanno fatte rispettare rigorosamente da parte dei controllori; e da parte degli atleti sarebbe bene piantarla con le solite manfrine.
Non sono d’accordo con l’articolo nel passaggio in cui si afferma che non è giusto squalificare più pesantemente chi salta un controll piuttosto che chi viene beccato con la coramina.
Chi salta consapevolmente un controllo antidoping deve essere squalificato a vita così come chi viene beccato (parliamo di doping vero però, non di qualche picogrammo di coramina assunto per sbadataggine e stupidità).
Casi emblematici sono i due atleti greci che vinsero le olimpiadi e saltarono il controllo antidoping per un fantomatico incidente di moto.
Quelli erano pieni come uova, e probailmente lo era anche Troicki
@ marco.mazzoni (#1113258)
Anche i nostri lo sono eheheh. Sai bene che i tennisti, così come ogni essere umano, spesso rilasciano dichiarazioni contrastanti con pensieri espressi in precedenza, magari sobillati dalla penna sapiente dei giornalisti! Ben vengano gli scambi di battute costruttivi. Sarebbe un discorso bello ampio, ma non è questa la sede adatta. Alla prossima e buon lavoro,
Ale
@ Alessandro Orecchio (#1113247)
ciao Alessandro,
certamente 🙂 sono molto sensibile al tema doping, e dedico sempre estrema attenzione alle varie dichiarazioni. Non era mio intento fare polemica, solo non è corretto unire i tre campioni in questo caso, perché sul tema doping hanno una visione ed una sensibilità assai diversa, come anche su Livetennis è stato più volte pubblicato. Esempi:
http://www.livetennis.it/post/142054/rafael-nadal-il-tennis-e-uno-sport-molto-pulito/
http://www.livetennis.it/post/132270/roger-federer-i-giocatori-devono-avere-il-terrore-di-barare/
http://www.livetennis.it/post/159742/andy-murray-troicki-e-cilic-non-hanno-avuto-un-comportamento-professionale/
punti di vista un tantino diversi…
saluti
la faccenda di troicki comunque la si veda è tutta molto strana e kafkiana
@ marco.mazzoni (#1113243)
Ciao Marco, sono l’autore dell’articolo. Mi documento sempre prima di scrivere un pezzo. Se vorrai sarò lieto di fornirti le fonti e le dichiarazioni virgolettate dei tre Fab4 in questione. Mi sembrava giusto specificarlo. Saluti, Ale
Attenzione: nell’articolo si uniscono le voci di Nadal, Federer e Murray sul tema. E’ un errore.
I tre “leader” ebbero reazioni assolutamente diverse, l’uno dall’altro. Federer non difese affatto il sistema, ma passò all’attacco dicendosi più che dubbioso sulla faccenda, e ribadendo come il numero di controlli fosse addirittura diminuto per quello che lo riguarda…; Murray partì in contropiede, più cauto ma sempre in avanti chiedendo ben altro impegno e serietà, come fanno in altri sport; Nadal invece in difesa del sistema, anzi ritenendosolo quasi vessatorio in certi casi.
Per dovere di cronaca, era giusto specificarlo.
il doping ormai è legalizzato. ti chiedono solo di rispettare le formalità dei controlli e lui si è rifiutato. si è fatto male da solo insomma.
Ha 28 anni, se in questo periodo è riuscito a tenersi in allenamento a dovere, ha ancora tutto il tempo per tornare ad altri livelli.
Ritengo giusto punire severamente chi si sottrae agli esami.Potrebbe diventare un espediente vantaggioso da rendere conveniente la pratica del doping,in relazione agli alti guadagni che un top player può ottenere con delle prestazioni “aiutate”.In 24 ore i valori dell’ emoglobina possono tornare tranquillamente entro i valori regolari…
Bell’articolo complimenti.