Lo strano ruolo di Boris Becker: coach vincente o sparring partner di Novak Djokovic?
Boris Becker è lo sparring partner di Novak Djokovic: si tratta palesemente di una provocazione, ma quanto di veritiero si nasconde dietro un’affermazione così forte? Semplice boutade o consapevole atto di sfida?
Partiamo dagli albori di questa surreale ma affascinante (per alcuni versi) collaborazione: quando a fine 2013 Novak Djokovic e Boris Becker annunciarono il loro sodalizio per la nuova stagione tennistica, in molti fecero una smorfia. Quale esperienza di coach possiede Boris Becker? Nessuno mette in dubbio il palmares del campione tedesco, ma questa diffusa abitudine di richiamare vecchie glorie del tennis come allenatori in un’epoca dal gioco così differente, quali vantaggi può effettivamente apportare?
Più di una volta in passato esperimenti simili si sono rivelati brevi, addirittura umilianti per chi era stato chiamato al capezzale di un tennista in difficoltà: mi viene in mente il “povero” Jimmy Connors, liquidato in un flash di fotografi dalla bella (e spietata) Maria Sharapova. Ma insieme allo sfortunato coach Connors, si erano succeduti nomi altisonanti e accoppiate surreali come Stefan Edberg – Roger Federer (il ruolo dello svedese è sempre stato però part time, più che altro concentrato sui tornei del Grande Slam), il recentissimo duo Amelie Mauresmo – Andy Murray e i relativi dubbi esplosi prima e dopo Wimbledon (team succeduto a quello formato dallo stesso scozzese e dal leggendario Ivan Lendl), senza dimenticare gli accordi fra il giapponese Kei Nishikori e l’americano Michael Chang o quello fra Marin Cilic e la leggenda connazionale Goran Ivanisevic.
Ma su Becker in particolare fin da subito sono aleggiati dubbi legati alla sua effettiva qualità di trainer: forse i lustrini, la turbolenta vita sentimentale, le grane giudiziarie con le ex compagne e il lusso come stile di vita, hanno contribuito a concepire la figura dell’ex tennista tedesco in disaccordo con un campo da tennis, con la fatica e con estenuanti sessioni di allenamento. Ma ciò che Djokovic sembra aver ricavato da questa vicinanza è più che altro un supporto a livello psicologico: non qualcuno accanto che ti dica quanto bravo tu sia e che campione fenomenale tu possa rappresentare agli occhi degli appassionati di tutto il mondo ma semplicemente qualcuno che ti possa aiutare a credere maggiormente nei tuoi mezzi, aumentando la consapevolezza del poter tornare a vincere un torneo del Grande Slam, ad esempio.
Boris Becker appare inoltre una scelta azzeccata dal punto di vista della pressione mediatica: qualunque allenatore accanto a Djokovic scompare, mentre lui divide equamente con il proprio assistito le attenzioni della stampa e degli esperti del settore, rendendo il suo tennista decisamente più “leggero” nell’affrontare sfide importanti e dai cui uscire sconfitto vale molto di più di una partita persa.
“Il contributo di Boris Becker è stato importante soprattutto dal punto di vista psicologico. Lui sa esattamente come affrontare mentalmente i grandi tornei e le partite decisive […] Insieme cerchiamo di prepararmi psicologicamente per affrontare i momenti critici delle partite e ieri ce ne sono stati diversi.
Siamo arrivati entrambi al limite, giocando un gran tennis. Devo dire che Boris mi ha aiutato molto a dare il meglio di me in quei frangenti” – queste alcune delle dichiarazioni di Djokovic all’indomani dell’epica vittoria in finale a Wimbledon contro lo svizzero Federer, facendo ben intuire quale sia il reale e valido contributo di Bum Bum Becker, prima di aggiungere un paio di notazioni tecniche che paiono perlomeno scontate e doverose nei confronti del proprio coach – “Lui conosce molto bene i movimenti da fare sull’erba e le tattiche migliori da adottare. Ovviamente abbiamo due stili di gioco diversi, il mio è basato sulla pressione da fondo campo lui invece è stato un giocatore serve&volley”.
Un supporto soprattutto psicologico quindi ma se i risultati sono un trofeo di Wimbledon in più in bacheca, ben venga questa strana coppia (tennistica).
Alessandro Orecchio
TAG: Boris Becker, Djokovic, Notizie dal mondo, Novak Djokovic
Il problema, per i suoi avversari, è che, a suo modo, sa già giocare a tennis piuttosto bene!
Gli ho visti a Montecarlo : Boris lanciava la palla come un qualsiasi maestro sat e poi aspettava che Nole e stepanek sbagliassero per lanciarne un’altra ! Non ha mai aperto bocca anzi l’impressione era che se anche l’avesse fatto non sarebbe stato ascoltato . Successivamente prima dell’incontro di djokovic ha assistito alla partita tra nadal e ferrer .
I problemi psicologici che può incontrare un atleta sono di varia natura e gravità: ansia, angoscia generalizzata, attacchi di panico, depressione, e via discorrendo.
Se un atleta (un tennista, in questo caso) ha dei problemi psicologici, di solito si rivolge o a un medico oppure a figure professionali, i c.d. psicologi dello sport. Fra questi, come in tutte le professioni, si annidano dei cialtroni; ma ci anche professionisti seri e capaci, in grado di risolvere situazioni anche molto spinose. Noi siamo abituati a considerare gli sportivi al top come persone invulnerabili, ma non è così: anche loro, come tutti noi, possono avere bisogno dell’assistenza di uno psicologo.
Boris Becker non mi sembra abbia i titoli per fare da psicologo; né ha più il fisico per fare lo sparring. E anche la teoria secondo cui Becker agisce da “consulente” mi sembra piuttosto debole. Un consulente, di solito, occupa una posizione discreta, se ne sta defilato, dietro le quinte: non si mette in prima fila nel box del proprio assistito a dimenarsi come neanche Genny ‘a Carogna.
L’unico ruolo che Becker potrebbe svolgere è quello del simil-Mourinho, cioè catalizzare l’attenzione delle orde fameliche dei media, lasciando così più tranquillo Djokovic. Mi sembra improbabile, giacché Nole è sì l’uomo di gomma, ma non è l’uomo invisibile, per cui continuerà comunque ad essere sotto pressione.
Ribadisco la mia convinzione: si tratta di un’operazione di facciata. Puro marketing.
bellissima!!!
Non ne ha bisogno, ha vinto già abbastanza senza saper giocare a tennis, come dici tu, pensa se sapesse anche giocare a tennis quanti slam avrebbe vinto? Una trentina? Vamosssss
Come se la gestione psicologica di un atleta fosse una passeggiata.
E’ proprio buffo pensare che un campione che ha vinto tutto non abbia bisogno di nessuno per sapere come allenarsi, anche a livello mentale.
Tutti bravi allenatori da tastiera eh?
Ma fidarsi di quello che dice Djokovic no?
Aspettando Nadal che assuma Sampras così magari capisce cosa significa giocare a tennis. 😛
È un consulente!
Io penso che tutte queste operazioni (Lendl, Becker, Mauresmo, Edberg, etc.) siano puro marketing.
Infatti, cosa possono insegnare questi fuoriclasse ad altrettanti fuoriclasse? Dal punto di vista teorico possono essere sicuramente miniere di consigli: anche Nole, Murray, Federer, etc. per quanto siano dei campionissimi possono avere qualcosa da migliorare. Nessun atleta, di qualunque sport, è perfetto: persino Usain Bolt (faccio un esempio estremo) può limare qualcosa.
Ma cosa possono “realmente” insegnare dei fuoriclasse ai loro “allievi”? Poco o nulla. Questo perchè si parla di persone dotate di un enorme talento, e il talento è un dono di Madre Natura che hai dentro e che non puoi “trasferire”. Basta guardare agli altri sport: salvo eccezioni, i fuoriclasse sono dei pessimi allenatori, mentre i coach di valore sono spesso stati dei mediocri atleti (o, addirittura, sono persone che quello sport non l’hanno praticato affatto, se non a livelli infimi).
Nei succitati casi di campioni improvvisatisi coach, più di possibili benefici, io vedo il rischio di pasticci.
Quanto al binomio Djokovic-Becker, io credo che Bum Bum non sia in grado di insegnare proprio nulla a Nole; giusto qualche rudimento di poker sportivo
Nole lo ha sempre detto che ha preso Becker perchè gli serviva un ex numero uno che gli tornasse a dare fiducia da un punto di vista psicologico. Poi noi giudichiamo senza sapere le cose, ma può anche darsi che Becker stia cercando di aggiustare qualcosa da un punto di vista tattico: io guardo tutte le partite di Djokovic e per esempio ho notato che meno che in passato si affida agli scambi lunghi, ma a volte va a rete anche “senza nulla”. E’ più aggressivo che in passato e questo forse è il motivo per cui sbaglia di più. E comunque, alla fine della fiera, è con Becker in panchina che è tornato a vincere uno Slam. Se a lui sta bene, sta bene a tutti. Secondo me la scelta di Becker ha un senso, altro che motivi pubblicitari che secondo alcuni ci sarebbero sotto.
diciamo che nole vince nonostante la presenza di boris 🙂
vinceva anche senza becker dai…quante volte ha fatto gioco di rete nole?? quasi mai..
tutti I top 10 ,chi segue il tennis lo sa cio’, si allenano sempre 90% con unknown players…proprio x essere super relaxed in allenamento e provare tutti I colpi che desiderano. becker sicuramente dall effetto mediatico non banale x nole a suo favore ovviamente. otttima scelta. contento + x lui che per nole x la vittoria di domenica.>>>
questo articolo dice una grossa verita’: becker elemento cuscinetto tra la super critica stampa e il giocatore che allena. una sorta di filtro x alleviare, minimizzare con la sua presenza la super pressione che nole riceve, rendendolo forse piu’ tranquillo in campo.>> non penso nole abbia assunto becker x fargli da sparring; penso abbia un esercito di random guys, che in allenamento magari tirano anche + foret di lui>
Coach vincente e ormai che ne ha l’occasione prova anche a buttar giù un po’ di panzetta..
chi non lo farebbe al suo posto? 😉
se mi permettete una metafora calcistica, di solito “allenando” uno squadrone è più facile far danni che altro. vedi murray……. se a nole solo la presenza di boris fa bene psicologicamente…meglio così.
Probabilmente anche se lo vado allenare io Djoke continuerebbe a vincere…
Boris comunque ha sempre fatto leva sulla sua convinzione assoluta nei suoi mezzi e nei punti importanti rischiava ed attaccava….non so come possa incastrarsi questo suo modo con il pingpong di Nole.