Lleyton Hewitt: la tenacia di un (ex) campione
Almeno da un paio di anni si rinnovano puntualmente le voci su un possibile ritiro di Lleyton Hewitt (classe ’81), ma lui come se nulla fosse, all’inizio di ogni stagione si ripresenta ai nastri di partenza per cominciare l’ennesima lunga trafila di spostamenti aerei e tornei da disputare, alla ricerca di quei trionfi e quelle emozioni che da troppo tempo purtroppo non avverte più o che gli capitano sempre più raramente.
Sembra un’eresia per un giocatore che ha vinto prove Slam ed è stato numero 1 al mondo incontrastato per molte settimane, ma attualmente il tennista australiano originario di Adelaide bivacca attorno alla 40esima posizione, senza affacciarsi alle posizioni veramente di rilievo da diversi anni: ogni tanto riesce a piazzare la zampata da campione (che fu) per una vittoria di prestigio (le sue ultime due affermazioni nel circuito sono arrivate contro Roger Federer, l’ultima a Brisbane nel gennaio di quest’anno e la precedente 4 ani fa sull’erba di Halle), ma la sensazione è che oramai il tempo dei successi sia decisamente passato e che solo l’ostinazione lo mantenga in campo ad allenarsi e continuare.
Sembrerebbe che all’inizio del 2015 dopo il torneo di casa degli Australian Open Hewitt smetta realmente i panni del tennista pro: vincitore di 29 tornei ATP, fra cui due prove dello Slam (Us Open 2001 e Wimbledon 2002 ma finale anche in Australia nel 2005) e due Masters Finals (2001/2002), Lleyton Hewitt verrà ricordato sempre come l’uomo dei record, diventando nel 1998 uno dei più giovani vincitori di un torneo ATP e per essere arrivato il 19 novembre del 2001 alla prima posizione mondiale a 20 anni e 8 mesi, rimanendoci per 75 settimane consecutive (80 in totale). Vincitore anche di due Coppe Davis (1999 e 2003), Lleyotn Hewitt a soli 22 anni era già il giocatore che aveva più vittorie nei match di singolare di qualsiasi altro giocatore australiano di Davis.
Contro – attaccante puro, uno dei migliori giocatori in ribattuta del circuito, Hewitt ha impostato il suo gioco sul ritmo da fondo campo, cercando di portare all’errore l’avversario senza commetterne di propri. Non dotato di un servizio in grado di fare la differenza e di un gioco di volo efficace e per questo utilizzato di rado (colpi sui quali col tempo ha lavorato sempre di più), Hewitt rimarrà fisso nella memoria degli appassionati soprattutto per i suoi lob millimetrici, i suoi passanti e i suoi “come on!” urlati in faccia all’avversario con lo sfoggio di un pugnetto al puro fine di caricarsi ma soprattutto intimorire al di là della rete.
Giocatore ATP dell’anno sia nel 2001 che nel 2002, Lleyotn Hewitt viene però classificato dagli esperti del settore come uno dei numeri 1 del ranking mondiale e vincitore di prove Slam meno talentuosi che si siano mai avuti: in particolare la sua affermazione a Wimbledon sarà sempre corredata dalle critiche (inclementi) che affermano come quella sia stata una delle partite più brutte con in palio un Major, con in campo uno di fronte all’altro due giocatori (Hewitt contro l’argentino David Nalbandian) che rappresentavano uno smacco per i puristi dell’erba londinese, con scambi interminabili da fondo campo e pochissime volèe giocate.
I critici sono stati così spesso ingiusti con lui, forse per la scarsa simpatia che l’australiano ha saputo generare attorno a sé (si vocifera sia uno dei tennisti più scontrosi negli spogliatoi), affermando che Hewitt sia stato “solo” molto abile a sfruttare il periodo storico in cui ha vissuto la sua carriera da pro, con i grandi campioni della decade passata lentamente in declino e sul viale del tramonto (Sampras e Agassi su tutti), la nuova generazione di Fab Four ancora all’orizzonte (Federer è in realtà suo coetaneo e vanta uno score head 2 head di 18 successi contro i 9 australiani, molti dei quali però all’inizio della loro rivalità) e una pletora di avversari non in grado di rimanere nella memoria collettiva per le loro gesta, ottimi giocatori sicuramente ma non di certo campioni assoluti ed eterni (Andy Roddick, Carlos Moya, Juan Carlos Ferrero, Sebastian Grosjean, con il solo Marat Safin a innalzare il livello di talento cristallino).
Lleyotn Hewitt colpisce oggi per la tenacia e la voglia di non mollare, la certezza di avere ancora qualcosa da dare sebbene non viva stagioni esaltanti dal lontano 2005, l’anno della finale a Melbourne: gli anni che sono seguiti sono stati interlocutori e caratterizzati da continui acciacchi fisici, a tal punto a portare gli esperti del settore alla fatidica domanda “Ma perché non si ritira?”. La risposta appare semplice e netta: Hewitt è nato tennista e per questo sport probabilmente avrebbe dato la sua vita (eufemismo ovviamente), nonostante le ingiuste critiche che nel corso della sua carriera lo hanno spesso accompagnato. Ma lui urlerà uno dei suoi “come on!” e andrà ancora avanti. Almeno per un altro po’.
Alessandro Orecchio
TAG: Hewitt, Lleyton Hewitt, Notizie dal mondo
5 commenti
Non ci sono parole per un fighter come Lleyton Hewitt!!! io spero che non si ritiri dopo gli AO 2015, dato che Haas ha dimostrato che anche a 35 anni si possono fare grandi cose…
Boh, non so dove hai pescato questa informazione. So solo che giudica Leyton Hewitt “uno dei numeri 1 meno talentuosi della storia” non capisce proprio nulla di tennis. Leyton il taleno ce l’ha eccome e non è assolutamente vero che non è capace a volleare. Sta infinitamente meglio lui a rete di tutti gli attuali top ten, escluso Federer, per dire.
Ma di cosa stiamo parlando ?…..
Ma perché scrivere “head 2 head”?!!! Spiegatemi!!!
Per rallentare l’usura del polpastrello di ben una percussione?
Daaaai….
Ah guarda..
Ci sono ruvidi e ruvidi: bisogna saperlo fare bene per fare appeal!
Mi ricordo Ivan Lendl che lo amavano proprio tutti.. 😆 😆 😆
Al grande pubblico piacciono gli “scontrosi” (detti più comunemente “pezzi……”). Evidentemente quelli che incontriamo quotidianamente nella vita non ci bastano…