Più erba per tutti
12 giugno 2014, Save the date. Sottotitolo: tennis su erba e la caduta degli Dei. In quel di Halle e Londra al Queen’s Club uno dopo l’altro sono caduti fragorosamente quasi tutti i principali attori in gara questa settimana, Murray, Tsonga e incredibilmente pure Nadal, fresco vincitore a Parigi. Spazzati via più che dai rivali dal tennis effervescente prodotto da Stepanek, Matosevic e Dustin “Dreddy” Brown. Non me ne vogliano i tifosi di Murray, Rafa e Jo Wilfried, ma è stato un pomeriggio di puro godimento tennistico. Nessuna velleità di remar contro a questi campioni e gioire delle loro sconfitte; quello che mi ha mandato in brodo di giuggiole – e con me moltissimi appassionati, bastava aprire un qualsiasi social network ieri sera – è stato il modo in cui i loro avversari (nettamente inferiori sulla carta) hanno affrontato il match e prodotto un tennis altamente offensivo, vario e spettacolare, meritando pienamente il successo.
Stepanek è uno dei “nonni” del tour, ma grazie ad un fisico ancora elastico e reattivo continua a svolazzare qua e la, saltellando sulle sue caviglie esplosive a toccare la palla con sapienza e schemi ormai antichi. Strappato il primo set con un tiebreak infinito è volato via, attaccando e cambiando continuamente ritmo ed angoli. Attacchi in contro tempo, smorzate, volée giocate con sicurezza e qualità, come ormai non se ne vedono in giro. A tratti Murray sembrava disarmato, totalmente in confusione, incapace di mettere in campo una reazione tecnica a quell’aggressione, a quei continui blitzkrieg mai banali. Può darsi che la novità Mauresmo possa entrare in parte in questa sconfitta, ma Andy è il campione di Wimbledon e la superficie la conosce eccome… La sensazione è stata proprio quella di un’incapacità di reagire ad un tennis veramente offensivo, che non gli ha dato respiro ed il tempo di costruire qualcosa di concreto. Non molto diversa la sconfitta di Tsonga: Matosevic è un tennista con precisi limiti, ma ha giocato con coraggio, attaccando in modo continuo e intelligente, mettendo a nudo le carenze di sensibilità e nel passante del gigante francese (semifinalista a Wimbledon, quindi non proprio disadatto al tennis sui prati).
Ancor più fragorosa la vittoria di Dustin Brown su Nadal ad Halle. “Dreddy” è di per sé una persona al di fuori degli schemi e delle regole, per mille cose ben più sottili del suo look inconsueto. E’ un tennista sottovalutato perché porta in campo un gioco di puro istinto, sorretto da una tecnica del tutto personale che a volte gli fa perdere di vista totalmente il filo del gioco e pure le linee del campo. Ma ha istinto per la palla, un tempo di impatto esaltante e soprattutto ha coraggio, ha visione e ci prova sempre. Senza alcun timore reverenziale ha aggredito il toro di Manacor come un felino della savana che scorge nei pressi una preda. Gran servizi, serve & volley funambolici spesso chiusi da demi volée di difficoltà inenarrabili, smorzate e una serie di smash degni del miglior schiacciatore delle NBA finals Un tennis totalmente offensivo, già dalla risposta. Non ha mai accettato gli scambi di potenza del rivale, anzi non gli ha mai consentito di costruire il punto, attaccando o muovendo il gioco con palle più corte o diagonali che costringevano Rafael a muoversi dalle sue piazzole di sparo preferite. La faccia di Nadal all’uscita dal campo vale più di ogni commento sull’andamento del match, mentre Brown raccoglieva una standing ovation convinta e meritatissima.
Chi ama il tennis nella sua essenza non ha gioito per la sconfitta di Nadal, questo è solo un effetto collaterale, così come per quelle di Murray e Tsonga. Personalmente sarebbe stato lo stesso se a cadere sotto le magie di Dreddy fosse stato un Djokovic piuttosto che un Federer. L’esaltazione per questa inusuale giornata di tennis arriva per aver finalmente rivisto un tennis molto vario, totalmente votato all’attacco, lontano anni luce dagli ultimi match di Roland Garros, appiattati sulla solita maratona di scambi interminabili a far sbagliare l’altro. Il campo da tennis è lungo e largo, vederlo finalmente usato nella sua interezza è stata una liberazione. Vedere Dustin che entrava immediatamente nei servizi di Rafa trovando risposte fulminanti, seguite a rete da un tocco o una chiusura acrobatica ad altissima adrenalina è stato impagabile; così come ammirare i sapienti tocchi di Stepanek, che usando benissimo il polso e le ginocchia adagiava palle maligne con delicatezza e sapienza antica; o lo stesso Matosevic (non uno molto raffinato…), che attaccava sfidando il passante di Tsonga e trovava chiusure muscolari ma avvincenti nella loro alta percentuale di rischio. Un tennis divertente e molto vario, cosa ormai rara.
Cosa accomuna queste tre vittorie a sorpresa? Il tennis offensivo, votato al rischio ed alla ricerca costante del vincente, senza compromessi. Il tutto sui prati, la superficie regina di questo sport, dove tutto è nato e dove la tecnica ancora può essere predominante sul fattore puramente fisico ed agonistico. Quando si gioca a tennis sull’erba serve reattività, sapersi muovere con sapienza trovando appoggi sicuri e piegando bene le ginocchia per accompagnare nei colpi il rimbalzo mediamente più basso, veloce e meno prevedibile; serve intuito e velocità di reazione perché il rimbalzo non è mai sicuro; è fondamentale muovere subito il gioco, perché difendersi è molto più complicato che attaccare con la palla che scivola via; è importante aver il coraggio di prendere l’iniziativa per accorciare il punto; è molto redditizio cercare la rete dopo aver mosso il rivale e quindi aperto il campo, perché sui prati una volee decisa a chiudere risulta quasi sempre vincente o molto complicata da controbattere. Per far tornare questa sublime equazione tennistica serve un comune denominatore: talento tecnico, velocità d’esecuzione, spirito offensivo. Un miracolo oggi possibile quasi solo su erba, quella vera dei primi giorni dei tornei (meglio ancora quella originaria e veloce a base di festuca), dove il talento e la destrezza tecnica possono ancora prevalere. E soprattutto creare una differenza rispetto al solito menù che per troppe settimane all’anno il tour ci propone. Non a tutti piace il tennis sui prati, ed è legittimo. Io amo la varietà e voto “Più erba per tutti”, perché lo show è quasi sempre assicurato.
Marco Mazzoni
TAG: Andy Murray, ATP Halle, ATP Halle 2014, ATP Queen's, ATP Queen's 2014, Dustin Brown, Marco Mazzoni, Murray, Nadal, Radek Stepanek, Rafael Nadal, Stepanek, tennis su erba, Tsonga
Grazie! Anche con te! Al prossimo dibattito!
@ giacomo-c (#1095287)
P.s.
Quando parlo di “baggianate” (o sciocchezze che dir si voglia) mi riferisco a queste bizzarre e anacronistiche teorie involuzionistiche che,stranamente,ti accomunano al sig. Mazzoni.
L’ho detto e non lo nego affatto..
D’altra parte ho verso il signor Mazzoni il rispetto che è giustamente dovuto a ogni lavoratore di questo paese ma nessun atteggiamento reverenziale (che invece noto in alcuni di voi nostalgici)essendo anzi convinto che non solo sbagli grossolanamente nei “fantasiosi” contenuti che spesso propone ma anche nel metodo e nei modi in cui si pone che esulano dalle sue competenze giornalistiche sconfinando nella tifoseria più sfegatata e priva di alcuna obiettività. Saluti.
Ritengo ciò che ció che ha scritto corrisponde a una sua personalissima fantasia che non si confronta peró con la realtà delle cose.
Obbligare i pro a giocare con un unico tipo di telaio e scarsissime possibilità di customizzazione sarebbe una forzatura indicibile:
1)ognuno ha il suo gioco e quindi ciò che lei propone farebbe letteralmente scomparire alcune categorie di giocatori non adatti a quel tipo di telai
2)si creerebbe una insanabile asimmetria e discontinuità di stile,tipo di gioco tra i pro(costretti ad arnesi anacronistici) e tutti gli altri(con racchette moderne). Sarebbe una situazione paradossale in cui,come già detto,un buon seconda categoria con un arnese moderno potrebbe mettere in difficoltà un top 100/200 atp
3)Per il Marketing sarebbe un vero disastro perché nessuno dotato di un po’ di intelletto andrebbe a comprare una racchetta che,a parità di capacità,lo renderebbe meno competitivo contro gli altri giocatori di circolo. Il giocatore medio non ha ne tecnica ne fisico per giocare bene con una racchetta da pro
4)Sono allibito dalla sua partigianeria che la sua posizione di giornalista del settore le dovrebbe assolutamente vietare,volere decidere chi(tennisticamente parlando) deve sopravvivere e chi no cambiando le regole del gioco lo trovo un atto di una tracotanza inaudita,tantopiù nel suo ruolo.
Concludo dicendo che non mi risulta che ne nello sci ne in altri sport(neppure nel nuoto) si è mai attuato un folle stravolgimento di questo tipo.
Sig. Mazzoni la prego di non scherzare su un possibile ritorno a racchette più umane, anche per rispetto alla mia famiglia, dopo aver letto il suo commento mi hanno visto girare con una faccia ben nota ai cinefili urlando : SI PUÒ FARE! !!!!
Andiamo con ordine:
1)Se non ho capito bene a quali racchette tu ti riferissi è perché non lo hai mai specificato. Riguardo alla velocità di palla era per fare un esempio ma lo stesso vale per rotazioni,traiettorie,recuperi. È anche vero che se parliamo di racchette anni 90 le velocità non si allontanano molto da quelle odierne(tutto il resto si)
2)quello che proponi è sostanzialmente di ridurre “il punto di impatto utile”della racchetta ai fini di rendere la vita più complicata a giocatori alla Nadal che della difesa e delle rotazioni fanno i loro punti di forza.
3)Ti ostini a ignorare l’aspetto più importante:siamo un paese di vecchi e il tennista medio non è il giovane agonista in erba ma il giocatore di mezza età per cui spesso queste racchette sono una manna dal cielo. Ti ostini a non comprendere come l’industria della racchette si orienti verso ciò che l’utente MEDIO desidera(si chiama marketing) Ti ostini a ironizzare sull’esempio del giocatore di 65 anni che era,appunto,solo un esempio per farti capire chi sia il giocatore medio e l’ossatura portante dei nostri circoli.
4)Il fatto che il tennis in seguito ai cambiamenti che tu proponi diventerebbe più divertente è una tua opinione personale che,in quanto tale,rispetto ma almeno che tu non mi porti il risultato di un sondaggio su scala mondiale rimane una TUA OPINIONE DEL TUTTO PERSONALE E OPINABILE
5)Dire che il signore attempato sarebbe disposto a tornare agli attrezzi anni 90 è un’altra tua opinione personale,infondata e anch’essa opinabile
6) Molto strano,caro Giacomo c,che i tuoi commenti compaiano proprio quando io,e tanti altri,abbiamo criticato il modo schierato e spesso fazioso di fare giornalismo del sig. Mazzoni.. Molto strano poi che si sia attaccato tutto il tempo solo ed esclusivamente ai miei commenti. Ancora più strano che tu difenda a spada tratta il sig. Mazzoni e che nel commento a seguire scriva Mazzoni stesso.. Tutte queste coincidenze mi fanno pensare,sarai forse un suo caro amico? Sarà forse il sig. Mazzoni stesso sotto mentite spoglie?Mah.. come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia mai..
7)Concludo dicendo che lo stravolgimento che proponete è una pura follia involutiva dettata dal vostro gusto personale e dalla vostra estrema immotivata supponenza..chi siete per dire ad un intero movimento che strada prendere? Chi siete per stabilire cosa va bene e cosa no? Chi siete per sovvertire ciò che il tempo e la fisiologica evoluzione tennistica ha decretato? Chi siete per infangare costantemente il nome di campioni assoluti di questo sport e defonirli noiosi e monotoni?
Io una risposta l’avrei..
@ alexalex (#1095237)
Sì direi che sulle racchette siamo d’accordo. Per quanto riguarda gli stili a me personalmente piace il serve & volley (forse proprio perché sono troppo giovane per avere memoria di quando era uno schema di gioco molto diffuso) ma capisco benissimo anche il tuo gusto. Il problema del tennis attuale secondo me è che una volta c’erano giocatori e stili di gioco un po’ per tutti i gusti: attaccanti, ribattitori da fondocampo, pallettari ecc. ed era proprio la contrapposizione di stili differenti a fare in modo che venissero fuori partite divertenti ed interessanti. Oggi invece il tennis è mediamente molto più monocorde (con le dovute eccezioni) e lo spettacolo purtroppo ne risente.
A parte questo devo farti i complimenti perché constato con piacere che, a differenza che con altri utenti, con te si riesce sempre ad instaurare un dibattito cordiale e piacevole al di là dei punti di vista personali.
Buona serata, alla prossima 🙂
@ Original Giulio (#1094766)
Perdonami ma il tuo discorso non regge. I Pro potrebbero essere obbligati ad usare solo racchette omologate di un certo tipo e con scarsissima possibilità di personalizzazione, solo poche cose tipo il bilanciamento, qualche peso, ecc (esempio: ovale < 85, solo corde in budello, ecc), e una marca può decidere di vederle anche ai comuni giocatori; e continuare la produzione e vendita di racchette e corde "facili", hi-tech. Oltretutto chi si intende di marketing (ne ho parlato con gente del settore anche a Roma) conferma che il fatto di avere un doppio mercato non guasterebbe, anzi, avere le VERE racchette dei Pro in vendita potrebbe essere molto interessante, visto che oggi solo gli allocchi credono che la Aerodrive che trovi in negozio sia quella che usa davvero Nadal, come quella di Djoko, Murray, Federer e via dicendo.
In altri sport sono tornati indietro sulla tecnologia (baseball, hockey) altri stanno seriamente pensando di farlo (Sci). E' un discorso di volontà politica.
@ Original Giulio (#1095075)
1) Se hai capito che io sia per un ritorno a racchette che consentono una velocità di palla minore non hai capito nulla del mio discorso. Infatti la velocità di palla, grazie principalmente ad approcci a rete su prime di servizio particolarmente potenti, è l’unica cosa che consente di vedere nel tennis attuale una parvenza di gioco offensivo.
2) Il mio metro di paragone non erano certo le racchette di legno, casomai quelle in metallo degli anni 90 che consentivano colpi potenti grossomodo al pari di quelle di oggi, rendendo però più difficili recuperi e gioco ultradifensivo (perlomeno sul veloce).
3) Ho parlato di piatto corde più piccolo ma è chiaro che non intendevo che tutto si limita a quello, so benissimo che ci sono altri fattori che determinano la funzionalità di una racchetta.
4) Sono sicuro che se il tennis ritornasse uno sport mediamente più divertente da seguire gli appassionati e coloro che si approcciano alla pratica di questa disciplina non potrebbero che aumentare, il che sopperirebbe abbondantemente al ritiro dalle scene sportive di qualche 65enne di cui obiettivamente nessuno sentirebbe la mancanza.
5) Il suddetto 65enne medio, le cui sorti tennistiche pare ti stiano particolarmente a cuore, con ogni probabilità ha giocato a tennis anche in epoche in cui le racchette non erano tecnologicamente avanzate come quelle odierne, dunque nel suo piccolo credo potrebbe (ri)abituarsi a racchette diverse anche più velocemente di me e te.
6) Per concludere scelgo elegantemente di sorvolare sulle tue accuse di ignoranza e incompetenza. Sicuramente non sono il maggiore esperto di tennis del mondo ma dalle tue risposte capisco che tantomeno lo sei tu. D’altronde da uno che ha il coraggio di dire che Marco Mazzoni (lui sì un vero grande esperto di tennis) dice “baggianate” (citando testualmente) effettivamente sarebbe stupido aspettarsi qualcosa di diverso.
Buona serata
Ecco, io su questo non sono d’accordo. Quando vedo spezzoni di partite di quegli anni, coi giocatori che se non trovano l’ace, si buttano a rete sempre e comunque e si sfidano a volee e passanti/pallonetti, beh… no, non mi divertono. È semplice questione di gusti, ovviamente. Uno scambio da fondo dove uno dei due riesce a prendere il sopravvento fino al vincente, o fino a trovare una risposta corta da attaccare, mi piace di più. Certo il gioco scatenato di Brown dell’altro giorno mi ha veramente sorpreso, e ha reso la partita davvero spettacolare. Al contrario la partita di Wimbledon dove l’anno scorso perse Federer (ora non sono in grado di scrivere il nome dell’avversario) mi ha fatto innervosire in un modo…fossi stato Federer gli avrei tirato la racchetta mentre era a rete…;-)
Per quanto riguarda il discorso racchetta ok, ora mi trovo d’accordo. I nuovi attrezzi consentono di giocare in modo diverso, steccare di meno, trovare buoni colpi anche in condizioni di scoordinazione. Quindi mettere in difficoltà l’avversario è più difficile. Ma il mio discorso è partito quando qualcuno (forse non tu, ora non ricordo) ha osservato che con le nuove racchette puoi fare rotazioni, ecc. ecc. Insomma, sembrava che con le racchette moderne un brocco possa vincere Wimbledon. 🙂
@ Ghiro (#1095059)
No grazie,piuttosto mi cambio la data di nascita sulla carta d’identità!!
Ma guarda puoi trovare assurdo quello che ti pare ma,di fatto,il tennis è un grande business oltreché uno sport e i principali proventi non vengono certo dai pro o dagli agonisti di buon livello(perché se parliamo di quarta possiamo benissimo equipararli agli amatori dei circoli).
In secondo luogo nessuno ha mai parlato solo di diminuire il piatto corde di 2 cm(il che non sarebbe un gran problema) ma di stravolgere radicalmente la tipologia e i materiali delle racchette,qualcuno addirittura ha persino paventato il ritorno al legno.
Inoltre sostenendo che diminuire di 2 cm il piatto corde risolverebbe i problemi(per te) del tennis moderno dimostri la tua totale ignoranza in materia dal momento che le velocità di palla dipendono da altri fattori quali materiali,profilatura telaio,corde(già le corde..)e non da un piatto 100 anziché 98. Inoltre dovresti sapere che diversi Pro tra cui un certo Federer giocano già con piatti più piccoli e non mi sembra che tirino proprio mozzarelle..
Sostenendo poi che il ritorno ad attrezzi più difficili da gestire non farebbe perdere appassionati e iscritti dici un’altra idiozia,lo dimostra il fatto che in passato i praticanti erano molti meno e che proprio la maggiore permissività delle racchette sia stata una(se non la) ragione fondamentale.. Ti assicuro che il 65enne che vede il tennis solo come un modo per fare un po’ di movimento non ha ne il tempo ne la voglia ne spesso i mezzi fisici per migliorare la propria tecnica e al primo segnale di epicondilite o mal di schiena tornerebbe a giocare a ramino!
Come ti ho già detto rifletti prima di ergerti a strenuo difensore della tecnica e nemico del tennis moderno perché non sai nemmeno di che parli..
@ Original Giulio (#1095044)
Ah, una generazione e mezzo eh, mi stai dando del vecchio?..allora se vuoi il gioco duro, molla il mio Woody Allen e prenditi il tuo contemporaneo, quello dei metri sopra il cielo e dei lucchetti!!!
Nessuno qui sta dicendo che la racchetta è tutto. Nel caso di Federer e Nadal è chiaro che sono stati allenati fin da bambini (secondo le loro attitudini) a giocare i colpi in modo diverso. Non è che lo svizzero a 32 anni, ma neanche se ne avesse 10 di meno, può cominciare di sana pianta a giocare il dritto come Nadal, esattamente come lo spagnolo non potrebbe reinventarsi giocatore d’attacco.
Il discorso delle racchette è relativo principalmente al fatto che la tecnologia oggi permette di colpire la palla con qualsiasi parte del piatto corde ottenendo praticamente lo stesso effetto. Ciò rende molto più facile giocare colpi precisi e potenti anche in situazioni di difficoltà, il che a lungo andare ha reso sempre più rischioso e meno conveniente il tennis d’attacco, con l’eccezione parziale dell’erba (quella vera).
E’ un po’ come per la formula 1. Le evoluzioni tecnologiche hanno reso le macchine più semplici da guidare. Questo significa che se al posto dei campioni attuali mettessero dei piloti qualunque otterrebbero gli stessi risultati? Ovviamente no, ma è indubbio che per i campioni del passato la guida di autovetture senza controllo della trazione, frenata assistita, cambio sequenziale e via dicendo necessitava di maggiore destrezza e tecnica e alla fine il talento del pilota pesava maggiormente.
Per quanto riguarda la tua ultima domanda, io sono giovane e ti assicuro che non ho mai giocato in vita mia con una racchetta di legno (che peraltro non ho mai nemmeno tirato in ballo in questa discussione) e non posso avere memoria diretta delle partite di tennis degli anni 80/90. Tuttavia quando mi capita di vedere delle repliche vecchie partite non posso non ammettere che si trattava di un tennis più divertente e spettacolare di quello attuale proprio per una contrapposizione di stili e schemi di gioco che oggi invece è molto molto difficile da trovare.
@ Ghiro (#1094990)
Facciamo anche una generazione e mezzo..
Hai indubbiamente vissuto un momento glorioso di questo sport ed è giusto che tu rimanga legato a quella era tennistica,”la tua”. Non voglio fare filosofia spiccia non essendo questo ne il luogo ne il momento adatto ma penso che ai campioni della nostra adolescenza/gioventù si legano i ricordi e la spensieratezza che,purtroppo,crescendo vengono meno e che tutti questi motivi anche extra tennistici ci rendano ancora più attaccati a quei ricordi. Detto questo ti invidio molto ad esempio l’aver visto Mc- Beck a Milano e aggiungo che è un vero peccato che questa città non sia più tappa di tornei del circuito maggiore(magari sul veloce). Mi consolo però pensando di essere andato a vedere giocatori del calibro di Federer o Nadal che,negli ultimi anni,hanno dato vita a una rivalità che entrerà di diritto nel grande libro del tennis..Insomma come faceva giustamente intendere Woody Allen nel suo “Midnight in Paris” non esiste un’epoca d’oro perchè ognuno ha la sua..
Non so se trovo più assurdo il fatto che gli amatori da circolo potrebbero risentire pesantemente di qualche modifica alle racchette o il fatto che sia questo il motivo per il quale non si potrebbero attuare le suddette modifiche…
Ma davvero pensi che gli amatori che giocano a tennis, o meglio che giocano a manda-la-palla-dall-altra-parte, potrebbero risentire di 2 (e dico 2) cm in meno di piatto corde? Forse le prime 2 o 3 volte che giocano, ma poi si abituerebbero come tutti al cambiamento.
E poi dai, anche se fosse il tutto avrebbe del grottesco: il mondo del tennis tenuto sotto scacco dalla lobby dei vecchietti da circolo che non vogliono rinunciare alle racchette facilitate… ma dai!
E comunque mi sembra che tu tradisca da solo il tuo stesso ragionamento quando dici che un qualsiasi mediocre con una Pure Drive passa per un giocatore di discreto livello. Hai ragione, e questo la dice lunga sull’incidenza della tecnologia nel tennis attuale…
Tu dici che il movimento, se ciò venisse modificato, perderebbe parecchi appassionati, io invece direi che quegli stessi appassionati (se davvero sono tali) imparerebbero la tecnica corretta per colpire una palla da tennis senza aiuti tecnologici. Così potrebbero avere la soddisfazione di vedere che i colpi che mettono a segno sono merito loro e non della Pure Drive.
Per quanto riguarda i professionisti invece certamente il passaggio sarebbe più problematico ma in altri sport gli atleti si sono dovuti abituare a cambiamenti di questa portata e nel giro di qualche anno anche i tennisti si saranno adattati (chi meglio, chi peggio) alle nuove regole.
Perché il problema di fondo è quello che hai intuito anche tu, il tennis è purtroppo diventato più monotono e noioso. E non venirmi a dire che questa è solo un’opinione personale, perché altrimenti il pubblico di Halle non andrebbe in visibilio di fronte al serve & volley di Brown e molti appassionati non aspetterebbero con ansia lo scampolo di stagione giocato sull’erba per vedere qualche partita divertente, meravigliandosi del fatto che possa ancora esistere (purtroppo solo sul verde) un tennis dove il gioco di attacco viene premiato anche dai risultati.
@ alexalex (#1094960)
No, la sensibilità sulla palla,e tutte le doti di un campione non si comprano di sicuro, quello che dico(forse diciamo in alcuni, ma preferisco parlare per me), e’ che con questi attrezzi cambiano le impugnature,i colpi, le modalità di gioco, gli spazi e gli angoli.
Per farti un esempio, se adesso concepissero un pallone da calcio in grado di aumentare la propria velocità durante il tiro, fin da piccolo ti orienteresti tecnicamente a tirare da lontano,se ti dessero un pallone pesantissimo, impossibile da calciare per più di 5 metri, lo schema sarebbe quello di entrare in area ed avvicinarsi il più possibile alla porta.
Due sistemi rispettabili, ma completamente diversi.
Ciao, io credo di essere di una generazione appena precedente la tua, ho visto Borg in finalissimo di carriera, il rientro in cui perdeva da Simone Colombo non lo conto,, tutto McEnroe, eccetto la finale del Garros 1984, che come diceva Chicco Lazzaretti della terza C per la finale Roma/lLiverpool, per me non si è MAI GIOCATA, poi Edberg e gli altri.
Considera che a Milano ho visto dal vivo McEnroe contro un giovane tedesco di buone speranze(Becker), e che sempre a Milano ho visto,in diretta su canale 5 credo,il primo torneo vinto da Edberg(su Wilander,curiosamente Milano e’ anche il primo atp vinto da Federer.) di cui mi innamorai a prima vista.
Io apprezzo Nadal,Nole,e Murray, credo siano anche molto completi, Nole a rete gioca anche molto bene, Nadal ha fatto ottime cose,costretto, contro Murray in semi a Roma ad esempio.
Solo che cambiano il gioco solo se necessitati,altrimenti utilitaristicamente scambiano da fondo, il che andrebbe anche bene se ci fosse un confronto di stili, prima ad Agassi corrispondeva un Sampras,ad un Chang,un Edberg,ad un Rios ,un Becker , ad un Wilander poteva capitare di incontrare un Nistroem oppure un McEnroe.
Se capitava Wilander /Nistroem era un suicidio da vedere, se capitava Wilander/Mc uno spettacolo.
Però stili diversi provocavano partite stupende.
Adesso mi sembra tutto più omologato.
Poi c’è il discorso del cambiamento di gioco secondo la superficie,Agassi rivoluziono’ il tennis vincendo Wimbledon da fondo, prima gli erbivori su terra cercavano di scambiare di più ,di non seguire la seconda di servizio sempre, i terraioli cercavano la rete sull’erba.
Persino Borg,basta vedere i filmati,a Wimbledon attaccava,eccome se attaccava.
L’esempio più significativo e’ Lendl, che fece di tutto, da campionissimo rinuncio’ ad iscriversi in un Garros in cui sarebbe partito favorito per preparare Wimbledon ed il serve and volley.
Ora nessuno compie adattamenti alle superfici, se non relativi alla scivolata su terra,Nole la riesce a fare anche sul cemento, ma è un fenomeno,e alle rotazioni.
Adesso guardando l’erba a fine torneo si vede che è arata in fondo al campo e rigogliosa e verde vicino a rete, con la sola eccezione di dove i giocatori vanno a stringersi la mano…
Prima era diverso, non è nemmeno da escludere sia vero che questo favorisca Nadal e per il noto discorso dell’erba battuta .
Apprezzo e rispetto i tennisti della nuova generazione, e concordo che non si possa tornare indietro, ma prima mi divertivo di più.
@ alexalex (#1094960)
Sono d’accordo..anche perché se il gioco fosse già incluso nell’attrezzo giocherei con 3 racchette diverse:la Wilson di Sampras per l’erba,la Prince di Agassi per il cemento e la Babolat di Nadal per il rosso! Sai che spasso.. 😉
Io sono ancor più neofita… mi sono appassionato di tennis il giorno della finale nadal-federer di roma 2006… e in tutti questi anni di tennis moderno ho imparato che la sensibilità di tocco e l’abilità negli spostamenti non si compra con la racchetta!
Saluti Ghiro,quello che dici lo capisco anche. Considera che io da piccolissimo avevo in camera il poster di quel parruccone di Agassi e i vari Boris B.,Sampras,Chang,Edberg li ho visti giocare(seppur fossi molto piccolo) e anzi a dirla tutta sono stati quei campioni a farmi appassionare a questo sport.
Per intenderci il tennis che mi hanno insegnato da piccolo era fatto di stance chiuse,impugnature classiche(di dritto quasi una continental alla Mc.)e molto lavoro su volè e gioco di attacco. Sarei stato preso a calci nel c… se mi fossi permesso a fare il Guga Kuerten della situazione,anche perchè la prima racchetta che assomigliava vagamente a quelle odierne l’ho presa in mano a 13/14 anni.. Ciò premesso non ho avuto nessun problema ad accettare la transizione e l’evoluzione verso il gioco che si vede oggi,fermo restando che la volè la gioca oggi Djokovic come la giocava ai suoi tempi Edberg..molti cardini del tennis sono sempre quelli,che poi lo svedese fosse più abile quello è un altro paio di maniche..
Però allo stesso tempo non sono d’accordo con Mazzoni quando riduce il roland garros ad una maratona di scambi per far sbagliare l’altro! Mai come quest’anno, complice l’esigenza di abbreviare gli scambi, ho visto Nadal cercare il vincebte fin dai primi colpi! E non è una novità di quest’anno! Riconosciamo anche questo, o i non intenditori continueranno a definirlo un pallettaro e un arrotino, fossilizzati sui ricordi di quando giocava in canotta e pinocchietto!
La metà delle persone da la colpa del cambio del tennis ai materiali e ai giocatori! Ma se i giocatori fossero costretti a giocare 6 mesi l’anno sull’erba anziché sul dannoso cemento, come suggerisce saggiamente questo articolo? ?