Finalmente… Ernests Gulbis! Storia del talento lettone (di Marco Mazzoni)
Gennaio 2007. Mentre in Australia Re Federer sta per concludere l’ennesima cavalcata vincente in uno Slam, una febbre insistente appiattisce ancor più il mio pomeriggio. Fa freddo, proprio tanto, e cerco parziale conforto ai miei dolori con un po’ di tennis. C’è Bolelli nei quarti al Challenger tedesco di Heilbronn, torneo dotato di un ottimo livello e per fortuna uno streaming di altrettanto ottima qualità. Simone sta crescendo, i suoi colpi piatti e potenti fanno male. Con curiosità aspetto il suo match, opposto ad un lettone, tale Ernests Gulbis. Bel nome penso, quasi da attore. Non ho idea di quel che sta per accadere: sto per scoprire un tennista a suo modo unico, che sposterà parte dell’interesse (e tifo) nel mio amatissimo sport. Alto, magro, sguardo profondo. Inizia il match e subito è una grandinata di servizi vincenti, con un movimento così fluido e maestoso da lasciarmi di sasso. Alla risposta è una macchina: di rovescio passa dall’incrociato al lungolinea con facilità irrisoria, tanto che le botte a 200 km/h del bolognese gli ritornano da tutte le parte, imprendibili. E’ pure veloce in campo, ha buona mano e prende subito l’iniziativa. Sbaglia un po’ troppo di dritto, un colpo macchinoso nella preparazione… ma la palla esce dalle sue corde in modo così secco e ficcante che temo di aver un febbrone da cavallo, troppo bello per esser vero. Niente di tutto ciò. Ho appena conosciuto uno dei talenti più puri della nuova generazione.
Da lì ho continuato a seguire Gulbis, che ha prodotto buoni risultati come vittorie in alcuni Challenger ed ottavi agli US Open nel 2007; fino all’esplosione a livello “globale” al Roland Garros 2008, dove perde in tre tiratissimi set da Djokovic nei quarti dopo aver domato tra gli altri James Blake (allora n.8 del mondo). A Wimbledon gioca un match di altissimo livello tecnico (ma non continuo) contro Nadal, che vincerà il torneo. La facilità con cui accelera e trova il vincente da ogni posizione del campo mi entusiasma, e la voglia di vederlo mi attanaglia. Il caso forse non esiste… Settembre è mese di Coppa Davis, e l’incontro degli azzurri sbarca a pochi chilometri da casa mia, a Montecatini. Una data per me da ricordare, sarò presente per la prima volta come giornalista. Contro chi gioca l’Italia? Contro la Lettonia… di Gulbis!
Al club toscano arriva una delegazione lettone a dir poco colorita, con alcune tifose che non passano inosservate per le forme prosperose poco nascoste da abiti succinti, nonostante la pioggia e freddo del venerdì. Nella mediocrità del team ospite spicca lui, Ernests, oggetto dell’interesse generale. Anche di molte teenager, che accorse per la novità Fognini (al debutto in Davis) passano piuttosto spontaneamente a cercare la foto con Ernests, occhio assai vispo e quel sorriso da maledetto che è perfetto per spezzare cuoricini acerbi.
Una fitta pioggia settembrina ritarda l’inizio delle ostilità e la mia attesa personale per vedere Gulbis dal vivo cresce a dismisura. Finalmente s’inizia, mi siedo nel posto più vicino possibile al campo, e divoro con gli occhi i colpi di Ernesto. Il servizio è di una bellezza disarmante: poche volte avevo ammirato un movimento così pulito, tecnicamente eccelso ed efficiente. Posizione appena laterale, lancio alto mentre le gambe si piegano vigorose, e via un salto notevole, con la schiena che si catapulta con coordinazione feroce sulla palla, scagliata con violenza e precisione rara dalla racchetta, che accelera in un mulinello velocissimo. Un piccolo miracolo che diventa un’arma tennistica terrificante. Oltre al gesto della battuta, quello che davvero mi esalta del tennis del lettone è il tempo di impatto sulla palla. Un timing che abbinato all’esplosività ed alla voglia di trovare vincenti – rischiando tanto – lo rende un tennista estremamente affascinante. Il suo impatto secco di rovescio è musica. Lascia andare la testa della racchetta in uno swing preciso, velocissimo, con produce traiettorie che disegnano il campo e flirtano con le righe con un tasso di successo non molto inferiore a quello che ottiene col gentil sesso (altre sua grande e mai celata passione…). Il dritto mi colpisce per potenza, meno per precisione e continuità. Proprio la continuità è il suo punto debole: rischia tantissimo, troppo, e tende ad esagerare perché la parola pazienza non esiste nel suo vocabolario, tennistico e nella vita. Figlio di uno degli uomini più ricchi del suo paese (proprietario di gasdotti) e di una affascinante attrice, si narra che il padre quando si sposta per seguirlo nell’hotel non prenota la suite migliore, ma l’intero piano (!) per non esser disturbato. Di leggende come queste poi ne sono state raccontate moltissime, alcune da lui stesso, diventato nel tempo “oggetto di culto” in press conference uniche, le più spassose del post Safin; tennista che gli assomiglia per certi anche sul piano tecnico (ma più elegante e forte Marat, senz’ombra di dubbio).
Quel match a Montecatini (contro Fognini) lo vincerà nettamente, dopo aver strappato il primo set al tiebreak. Ha vinto giocando sprazzi di tennis di qualità altissima. Fioccano domande varie, a cui risponde con un inglese fluente ed arguto, segno di un’intelligenza vivace ed un sense of humor spiccato. Azzardo una domanda che lo sorprende: “Pensi di aver già un tennis pronto per la top10?”. Ernests resta stupito, mi guarda intensamente, pensa 2 secondi e risponde: “Credo a brevissimo di sì”. Silenzio e stupore generale. E’ uno spaccone, sussurrano in diversi… Finita l’intervista di rito, tutti i cronisti lo cercano per due parole “one-to-one”, ma il team lettone è serrato, “interviste solo alla domenica, a match conclusi”. Ecco il colpo di fortuna del principiante, forse proprio perché “il caso non esiste”. Poco dopo l’inizio del match di Seppi esco dalla tribuna, e mi dirigo alla club house a prendere una cosa. Scovo Ernests che esce dal bagno, e si incammina verso il centralino attrezzato per la sfida, distante un 200 metri dagli spogliatoi. Lo affianco camminando, “Hi Ernests…”, mi guarda e probabilmente mi riconosce per la bizzarra domanda di pochi minuti prima. Mi sorride, e camminando provo a fargli una domanda… Inizia a parlare, e mi concede di fatto la sua prima intervista ad un giornalista nell’occasione. Sarà anche l’unica. Stupito della sua cordialità (e dal suo inglese eccellente) riesco a strappargli 4-5 domande, che gelosamente annoto appena arriviamo alla fine del vialetto, quando mi saluta con una pacca correndo nel settore lettone della tribuna. Mi raccontò poche cose, sul suo passato e sul suo gioco, ma da cui ho subito tratto un’impressione notevole. Quella di un ragazzo dal carattere spiccato, uno “spaccone” nel senso pieno del tennis. Uno che non ha paura nemmeno del diavolo e che pensa di poter realmente arrivare molto in alto. Uno che, penso tra dentro di me, potrebbe far saltare il banco se riuscirà ad imbrigliare la sua bizzarra follia ed il suo talento in una prestazione continua, necessaria a battere i grandi campioni nei grandi tornei. Quel weekend batterà anche Seppi, portando due punti alla sua nazione.
Sappiamo bene qual è stata la storia sportiva di Gulbis. Potenziale infinito, amato da chi cerca un tennis diverso dal solito corri e tira in tospin; odiato per i suoi eccessi, atteggiamenti sopra le righe e match buttati al vento con una tracotanza totale. Anni interi buttata via, persi per colpa di una vita tutt’altro che da atleta e per il non esser riuscito a trovare in campo quell’equilibrio necessario a far esplodere il suo talento cristallino. Coach errati, preparazione fisica a volte inesistente, il tutto mai sostenuto da una serenità e lucidità tattica minima necessaria a tenere tra le righe quelle accelerazioni fulminanti. Eppure qualche exploit l’aveva compiuto qua e là, come la clamorosa vittoria contro Federer a Roma nel 2010, che lo portò poi in semifinale a far tremare persino Nadal. Rafa disse “questo ti toglie non solo il tempo di gioco, ma ti toglie la racchetta di mano! Ha un servizio incredibile per velocità e precisione, non si capisce mai dova la tira e pizzica sempre la riga…”. Gli fa eco Djokovic, che la giovanissimo si era allenato con lui “Da ragazzini non lo battevo mai…”. Potenziale sterminato, ma alla resa dei conti qualcosa non funzionava mai. Più volte era arrivato sull’orlo di esplodere, perdendo grandi partite giocate alla pari contro i migliori. Troppe volte era arrivato sull’orlo del precipizio, pensando seriamente di smettere di giocare. La madre l’aveva pure maltrattato, intimandogli “o fai sul serio, o la smetti col tennis…”.
Fino a febbraio 2013, quando davvero si diede un ultimatum con se stesso. Seguito da Bresnik, mette mano al dritto, il colpo che tendeva a perdere di più nella spinta, inserendo una preparazione a dir poco goffa e bizzarra ma che lo aiuta mentalmente a focalizzare la palla, e quindi trovare il punto ideale di impatto. E quando Ernesto trova il timing sulla palla può fare letteralmente quello che vuole. Non diventa un colpo di pari livello al rovescio o al servizio, ma è più costante. Lui diventa più costante. Finalmente la sua mente è più focalizzata. Continua a subire pause e vuoti, anche all’interno dello stesso match, ma sono vuoti più rari. Inizia a vincere i match contro giocatori più scarsi, trovando una certa continuità di prestazione. Vince a Delray Beach e gioca benissimo ad Indian Wells, dove di nuovo arriva ad un passo dal battere Nadal. E’ lo scatto che aspettava, la dimostrazione che può ancora dare tanto su di un campo da tennis. Non solo regalare una serie di colpi unici, ma anche giocarli in serie e portare a casa vittorie. E tornei. Altra grande partita contro Nadal a Roma, seguita da un’estate così così e poi un buon autunno. Chiude il 2013 al n.24 e inizia bene il 2014: vittoria a Marsiglia, quarti ad Indian Wells, semi a Barcellona, quarti a Madrid e vittoria a Nizza. I migliori risultati in carriera per continuità.
Arriva a questo Roland Garros ben preparato, in fiducia, con uno sguardo più vivo che mai ad illuminare un volto segnato da barba incolta e capelli più scarruffati del solito; quasi un look da predicatore illuminato, uno che ha appena aperto le acque del mare e sta salvando il suo popolo. Avanza sicuro nel torneo, giocando un tennis per lui stranamente solido, concreto, sostenuto da un servizio che prende ritmo e non lo molla più, anche nei momenti decisivi. In fondo Gulbis non è poi migliorato o cambiato tanto tecnicamente dal quel weekend di Montecatini 2008. Ha cambiato il dritto, orribile a vedersi ma più sicuro; ha soprattutto migliorato l’attitudine, la sua concentrazione e la sua capacità di soffrire in campo. In questo Roland Garros non sparacchia più la palla quando è messo sotto pressione, ma cerca un colpo di recupero per riguadagnare campo. E’ chirurgico col rovescio, con cui trova angoli stretti micidiali all’uscita dal servizio; oppure spacca lo scambio con improvvisi rovesci lungo linea a castigare i tanti che si spostando a tirare il dritto. Risponde benissimo e serve meglio, con alte percentuali che tengono per tutta la partita. Si arriva al match contro Federer, ancora lui. Roger gioca bene all’inizio, strappa il servizio nel primo set al momento clou e vola via. Federer serve per andare due set avanti ma sciupa un set point con uno smash errato. Un tempo Gulbis non sarebbe stato in grado di approfittare del gentile omaggio di Roger, ma questo Ernests è più attento e coglie al volo l’occasione. Non molla niente e strappa il servizio, impatta il conto dei set e va a vincere una grande partita. Era già scattato qualcosa in lui, ma in quella partita si è visto chiaramente la conferma dei suoi progressi. Non tecnici ma mentali, sulla quantità di prestazione, sull’intensità, perché la sua qualità è stata sempre altissima. La prova del nove con Berdych oggi è stata superata di slancio: ha demolito la potenza del ceco con un tennis veloce, cattivo, aggressivo. Ingiocabile al servizio, l’ha azzannato subito dalla risposta, gli ha tolto il tempo e l’ha sfondato, mettendo a nudo la lentezza di Tomas nell’uscire dai contropiedi. In tre set si regala la prima semifinale in uno Slam, che lo vedrà opposto a Djokovic per andare a sfidare probabilmente Nadal domenica prossima. Con il suo solito humor nero ha dichiarato a Pioline in mondovisione “Mi scuso con Tomas se ho preso sempre la riga… Ora c’è un giorno di riposo, stasera si festeggia!”. Non festeggiare “troppo” Ernests, che venerdì ti attende il tuo vecchio amico Novak, quello che in allenamento battevi sempre… Djokovic pare in grande forma, ed è ampiamente favorito. Ma possiamo dire che Gulbis finalmente è arrivato nel tennis dei grandi.
di Marco Mazzoni
TAG: Coppa Davis, Ernests Gulbis, Gulbis, Marco Mazzoni, Roland Garros, Roland Garros 2014, storia
bel pezzo e forza ernests!
Seguendo il Roland Garros su Eurosport mi è capitato spesso di sentire i commenti sempre più che competenti di Luca Bottazzi.e allora mi è venuta un’ idea o una proposta…….un libro scritto a quattro mani da Marco Mazzoni e Luca Bottazzi…..tu che dici??????????
Il caso non esiste…ci ho colto una citazione 😉
Io lo vidi a Roma qualche anno fa e fu davvero una piacevole scoperta..
siamo tutti un fremito!!! 😆
Qui non centra il tifo che io posso fare per Gulbis, ma a me vedere Murray mi sa di una noia assoluta. Per me dei top10 ecluso Raonic mi sa un intruso
@ Hoila Seppi (#1087513)
cmq sei il più simpatico del blog…!!!!
Gulbis tra 2 anni sarà un top 5
complimenti sinceri all’autore…gran bel pezzo in onore del prossimo numero 1 🙂
ora arriva l´erba non ti preoccupare.
NO noooooooo Qui sei fuori tema, ti tocca aspettare la prossima partita del panterone!!
Gran bell’ articolo , complimenti
non credevo il lettone potesse battere Berdich , mentre non mi aveva sorpreso la vittoria su Federer.
Sono curioso di vedere come giochera’ ora con la pressione mediatica che gli e’ stata catapultata adosso nelle ultime 48 ore.
Grazie Marco Mazzoni, e’ un piacere leggerti!
ecco un intervista del fenomeno, che dice tutto:
http://www.youtube.com/watch?v=p0dWb3vmYvU
Bene che hai chiamato in causa Andreas, che viene sempre visto come paragone. Bravo. E hai ragione. Il diritto a uscire di Andreas e´molto efficace, anche sulle superfici veloci ove un Gulbis con quel´apertura ha delle evidenti difficolta´. Sul rovescio Andreas e´più´regolare perché´come incontrista si appoggia benissimo . Forse solo sul servizio il lettone e´superiore. Poi come agnazione e sportività´vi e´un abisso in favore del fenomeno italiano.
QUOTONE!!!!! giochiamo in doppio!
OTTIMO ARTICOLO…FORSE IL PIù BELLO CHE ABBIA MAI LETTO SUL TENNIS… COMPLIMENTI.. ERNESTS L’HO VISTO GIOCARE PER LA PRIMA VOLTA NEL 2012 IN UN CHALLENGER CONTRO UN CERTO MARTIN(SLOVACCO) … LA COSA STRABILIANTE è CHE QUELLA PARTITA LA PERSE, MA LO SLOVACCO ERA NEL VERO SENSO DELLA PAROLA IMPOTENTE DI FRONTE AI COLPI DI GULBIS… DI LI ANCNH’IO HO INIZIATO A VEDERE LE PARTITE DI QUESTO TALENTO LETTONE E TRA ME E ME PENSAVO.. QUESTO SE ENTRA IN CAMPO CON LA CONVINZIONE CHE DEVE VINCERE , NON LO BATTE NEMMENO IL ‘SIGNORE’ DEL TENNIS … E PER QUESTO PENSO CHE VENERDì, ERNESTS DEVE ENTRARE CON QUELLA CONVINZIONE TALE DA ASFALTARE NOLE COSì DA POTER FAR VEDERE A TUTTI CHE LE SUE PAROLE DI VOLER DIVENTARE NUMERO 1 ATP SONO PURA REALTà … PER CUI ‘COME ON ERNESTS!!!’
@ Hoila Seppi (#1087484)
beh….certo seppi è tutta un’altra cosa……..
Bell’articolo, molto approfondito anche dal punto di vista tecnico.
Ebbene si,questo articolo è una pennellata che ben rappresenta l’eclettico e talentuoso Gulbis. Ben scritto.
Non mi piace il suo modo di giocare il diritto e se vogliamo anche il servizio non e´ molto armonico.
@ Marcus91 (#1087417)
Sono tifoso di Gulbils (ma Murray di talento nella mano ne ha da vendere……)
Signor Mazzoni mi piacciono tantissimo i suoi articoli e ci piacciono tantissimo gli stessi giocatori.
Ero anch’io a Montecatini per vedere Gulbis, invitata da Volandri perché sono livornese come Filippo, ma ero andata per vedermi Ernest.
Orfana del grande Safin, ho ritrovato interesse e divertimento vedendo giocare Gulbis.
Nel femminile, non avendo più Amelie Mauresmo, ho ritrovato interesse in Camila Giorgi. Comunque leggo con grande piacere i suoi articoli.
non male l’ idea di groucho……prenoto la copia n 2……………..
@ groucho (#1087427)
addirittura…. beh grazie, sei troppo gentile 🙂
è cmq una cosa tecnicamente fattibile 😀
Marco, hai mai pensato di raccogliere i tuoi pezzi apparsi su questo sito in un libro? Perché è un vero peccato vederli finire così presto nell’oblio. Invece andrebbero conservati e riletti. Io mi prenoto per la copia n.1… 🙂
Bellissimo articolo, scritto benissimo. Complimenti.
Quanto ad Ernesto Sparalesto, un grande davvero e spero ponga fine a questa ormai noiosa egemonia Nadal – Djoko.
E’ vero il dritto è inguardabile, ma è molto migliorato e può fare del male a molti. Forza Ernest:-)
Bhe che dire, Gulbis talento purissimo che sta arrivando alle posizioni per lui più consone, dove ora ci sono degli intrusi (Raonic e Murray).
Ma davvero compliemntissimi a Mazzoni, per la sua scrittura che ti fa venire la pelle d’oca in ogni pezzo che scrive, davvero appassionante, interessante e coinvolgente, chapeau! 😛
Io non riesco proprio a farmelo garbare.
Il servizio e il rovescio sono da primo della classe ma il dritto è inguardabile (sicuramente efficace eh, intendiamoci parlo dello stile) e l’atteggiamento in campo è da botte.
Da sempre con te ernests ero presente quella sera a Bergamo, solo per vederti giocare, ora si gioca uno dei tornei più importanti al mondo con djokovic sarà dura ma non impossibile. Aggiungo solo occhio Wimbledon che potrebbe far saltare il banco ancora più che a parigi
Finale RG 2014: Murray-Gulbis ?? 😳
Si refuso nel nome nel titolo!?!?!!! Che poi ho lasciato qua e là, grazie x farmelo notare 🙂
Vi ringrazio x l’apprezzamento
Spacchiamo il serbo
grande!
però si chiama ernests 🙂
Complimenti per l’articolo, fantastico!
Aaaaaahhhh! Era ora!!!! Un grande articolo su Gulbis. Ti aspettavo e lo aspettavo da un po’, sapevo che l’occasione sarebbe arrivata.
Articolo meraviglioso dove hai mischiato quello che tennisti come Gulbis suscitano: emozioni, bellezza, imprevedibilità nel bene e nel male.
Ernests fa impazzire anche me per quel rovescio che gioca con una naturalezza e con geometrie che per un destrimane sono quasi impossibili e con quegli angoli che soltanto un artista è in grado di pensare.
Ernests a Parigi è esattamente quello che hai detto: consistenza mentale e continuità di percentuali nei suoi colpi migliori.
Con Federer mi ha stupito, con Berdych è incredibile a dirsi ma ha dominato sul colpo che per Berdych è fondamentale: il diagonale di dritto, dove lo ha neutralizzato, impedendogli di aprirsi il campo e costringendolo a trovare soluzioni che non erano tra quelle automatiche.
La risposta di rovescio ha fatto il resto. Fantastico Ernests.
Credo non sia così peregrino pensare che possa fare a pallate con Djokovic, senza essere troppo sfavorito.
Complimenti Marco. Splendido pezzo
Vorrei chiedere a Mazzoni anche di raonic, grazie!
Grazie Mazzoni,e’ troppo bello leggerti!
Bellissimo articolo, anche se sono di parte. Forza Ernestino, non mollare!
dici..io credo che il serbo fara una figuraccia uscendo in 3 set
Fantastico Gulbis, fantastico Mazzoni. 😉
Ora lo posso dire e lo dico da oggi.. Uno dei miei atleti preferiti è esploso definitivamente!
Venerdì Ernesto vera’ subito ridimensionato!!!
Complimenti! Avevo apprezzato le tue doti narratorie nell’ articolo su Camila Giorgi qualche giorno fa! Evidentemente chi gioca al limite della follia ispira alla grande la tua penna! Bellissimo articolo su un grande grandissimo tennista! Forza Ernest, sarebbe fantastico battere anche Nole!!!
Bellissimo articolo! Anche io ho sempre tifato per Gulbis da quando l’ho visto giocare…spero di poter leggere altri articoli come questo!
Senza l’ausilio di pennelli, oli e tela….un ritratto esemplare e commovente dell’immenso Ernestino, uno dei pochi che mi ha fatto innamorare follemente di questo sport straordinario.. e che mi fa veramente veramente gasare quando lo vedo giocare.
Grande Mazzoni e grande Gulbis (genio e sregolatezza) 😆
@ mm (#1087372)
Raonic non ha vinto neanche uno scambio superiore ai 5-6 colpi
bellissimo articolo, complimenti! 😀
Che articolone!
fantastico articolo, fantastico Ernest
Forte! Gran bel giocatore Ernesto 😉
Io però vorrei dire che secondo me Raonic oggi non ha fatto una brutta partita, anzi la partita è stata nei primi due set molto equilibrata fino al nono game all’incirca.. Nole non ha assolutamente dominato oggi.