Roland Garros Day 1: fattore Potenza
Pioggia. Fine, a vento, insistente, noiosa, fastidiosa pioggia. Il primo lunedì degli Open di Francia è stato guastato fino a metà pomeriggio dai continui assalti di “giove pluvio”, che hanno reso pesanti e scivolosi i campi, e anche costretto gli organizzatori a rimandare parte degli incontri ad oggi. Nonostante tutto si è giocato, e i temi di una lunga giornata parigina sono sempre tantissimi. In casa Italia vittorie sicure di Flavia e Fabio, la “coppia d’oro” del nostro tennis. Tutto sotto controllo per la brindisina, mentre Fognini ha giocato un match tranquillo, sicuro, sfruttando la palla tesa ed i tanti errori di Beck, uno che può crearti dei problemi se tutto gli sta in campo, ma che per sua sfortuna gli accade solo a tratti. Fognini ai microfoni è stato sereno, tranquillo, con un volto più rilassato e l’occhio vivace. Poche parole, franche, senza alcuna sparata o chissà cosa. Solo tennis. Ho avvertito sensazioni positive, di un giocatore più tranquillo e focalizzato. Il prossimo match contro Bellucci sarà un’altra storia, con palle avvelenate e scambi lunghi, ma dice di aver lavorato bene dopo la parentesi nera di Roma, e di sentirsi pronto. Con la debacle clamorosa di Wawrinka (lento, totalmente fuori fase, probabilmente con la schiena ancora bloccata) si è aperto un tabellone molto importante di fronte a Fognini. A lui giocare bene adesso, dando il meglio di se stesso, per sfruttare questa grande occasione. Male la Vinci, con un problema fisico, e non bene la Knapp, anche lei fuori. Partita difficile quella di Lorenzi, sofferta, contro un Bautista Agut che ha tanto tennis. Colpisce facile, rischia tanto, e quando rischia spesso gli va pure bene… Lucido tatticamente, ha un altro punch rispetto al senese, che però c’ha provato dopo un avvio un po’ abulico. Nel secondo set ha sprecato un’occasione d’oro quando ha servito sul 5-3, ma non gli è mai entrata la prima; e anche due games dopo su un paio di dritti è stato titubante, quando si poteva provare ad entrare e mettere pressione all’iberico, che in quelle situazioni a volte esagera con la spinta e sbaglia. Peccato, la partita poteva anche girare, ma non c’è molto da rimproverargli perché il suo rivale di ieri ha un’altra cilindrata e potrebbe anche essere una piccola mina vagante in questo tabellone. Lorenzi continua a non infrangere il tabù della prima vittoria in uno Slam. Tra sorteggi sfortunati e altro, forse però una lacuna che lo blocca in queste occasioni è la fatica, nel senso che il suo tennis è molto dispendioso, la palla non gli va tantissimo e deve prodursi nel massimo dell’efficienza fisica per farla correre, e per arrivare sempre ben posizionato e reggere gli scambi. Una fatica che sulla lunga distanza si può anche pagare. Il fattore “fatica” o sforzo fisico mi è balzato agli occhi osservando (finalmente) dal vivo anche il tennis di Dominic Thiem, vittorioso in tre set contro Mathieu in quello che era il mio “match of the day”.
Entrare nella minuscola tribuna stampa del campo n.2 del Roland Garros è un’esperienza unica. Da una piccola ed anonima porticina entri letteralmente in campo, con i gomiti appoggiati sul muricciolo che delimita il rettangolo di gioco, e con il tennista alla risposta che ti si avvicina pericolosamente ogni volta che si allunga sul lato sinistro. Pochi posti, privilegiati. Siedi accanto a ex campioni, coach, (ieri ad esempio Barbara Schett e Ronnie Leitgeb, seduto giusto a fianco), giornalisti famosi e gente dell’ambiente. La luce poi è strana, soprattutto nel pomeriggio, perché filtra dalle spalle del Chatrier e si stampa sulla tribunetta opposta, quasi riflettendosi sul rosso della terra parigina, che sul 2 pare quasi più vivida. Anche il suono è diverso. Riparati dai 4 lati e con uno spazio sotto alla tribuna di fronte a far quasi da cassa armonica, si avvertono tutte le melodie del gioco: dall’impatto della palla, per boati pienissimi o spazzolate vigorose, passando per la trazione delle scarpe sul campo, la scivolata, l’ansimare del respiro ed i borbottii dei giocatori. Imprecazioni incluse. E’ un piccolo microcosmo a se stante, che se hai il privilegio di vivere almeno una volta ti entra dentro e non ti molla più, lasciandoti sensazioni irripetibili. Come oggi, quando avevo ad un passo il tennis vigoroso di Thiem contro “Paulo” Mathieu. Un buon match a tratti, con il francese ormai vecchio, segnato in volto da tante battaglie e troppe sconfitte, ma sempre buonissimo nel mulinare drittoni tanto brutti nella meccanica quanto potenti e precisi nella spinta.
Ma ancor più impressionante è stato vedere da due passi l’esplosività dell’austriaco. La potenza che sprigiona nella spinta è qualcosa di notevole, con tutto il corpo che si avventa sulla sfera gialla scatenando un inferno di velocità e rotazioni. Recentemente avevo descritto il suo tennis, e visto dal vivo ho tratto conferma di quelle sensazioni estremamente positive. Tecnicamente è molto completo, non ha lacune davvero importanti. Per la facilità di spinta forse avanza troppo poco a chiudere lo spazio e prendersi il punto con un tocco di volo, mentre una seconda bordata a tutto braccio (nonostante le sue qualità) resta percentualmente più rischiosa. La prima veleggia ben sopra i 200 km/h, ma ieri non ha messe così tante, scegliendole però molto bene come momento del match, altro indizio di qualità. Nel tiebreak del secondo per esempio mi ha molto impressionato: aveva subito il contro break a metà set, e l’inerzia del gioco pareva più spostata sul francese, che menava il ritmo di gioco col dritto. Nel tiebreak invece Thiem ha iniziato con un ace, poi una rispostona di rovescio clamorosa, altri colpi potenti, ace, per una sinfonia tennistica di potenza wagneriana… Emblematico il punto che l’ha mandato 5-1: prima di servizio al centro a 215 km/h, rovescio a tutto braccio cross veloce e pesantissimo, che muore stretto poco dopo la rete, e sulla corta respinta del francese Thiem si è avventato sulla palla aggredendola con un drittone anomalo tirato con i piedi nel rettangolo del servizio di una potenza inaudita, e con un angolo così stretto da far quasi scomparire la palla alla vista. Il tutto ammirato da un metro e mezzo di distanza. Una soluzione di una difficoltà tecnica e di una brutalità sportiva micidiale. Dominic però mi ha lasciato perplesso in un paio di aspetti, che potrebbero pesare non poco nelle grandi occasioni, come sarà il suo prossimo match contro “el Rey” Nadal. Intanto si è confermato molto più forte quando controlla il gioco rispetto a quando deve difendersi, il tutto per una lentezza nello scatto sul primissimo passo. Eppure è molto reattivo, ma è più una reattività esplosiva che veloce. Deve migliorare la sua dinamicità nel brevissimo, magari restando meno aderente al campo con i piedi quando la palla è nell’altra metà del campo, in modo da esser più agile per scattare sul colpo del rivale. I suoi colpi di contenimento sono bassi e spesso lunghi, ma mediamente rimette troppo centrale, dando quindi ampie possibilità al rivale di spostarsi e prendere ancora l’iniziativa. Ad altissimo livello la forza di girare l’inerzia degli scambi senza necessariamente tirare un colpo vincente è basilare per battere i migliori, ed in questo Thiem è ancora indietro. Inoltre il suo tennis bello, potente, esplosivo, mi ha dato l’impressione di essere terribilmente dispendioso. Gioca in modo molto muscolare, il suo spingere la palla non è frutto di fluidità in accelerazione, di un corretto timing a sfruttare l’inerzia della palla in arrivo, ma deriva quasi unicamente dai suo “pestare” duro, durissimo. Un gioco micidiale, che davvero mi ricorda un po’ Big Jim Courier per come spinge; ma è un tennis che rischia di consumare velocemente le proprie energie. Per crescere ulteriormente, visto che ha un ottimo tempo sulla palla, dovrebbe cercare di migliorare la efficienza della sua spinta, dosando meglio la forza e chiudendo anche di più gli angoli, perché continuando a sparare sempre dritto per dritto necessita di più colpi per costruirsi il punto, e quindi accumula tanta fatica nello spingere. Vederlo contro Nadal sarà molto interessante, anche se Rafa si aggirava per i corridoi del Roland Garros con la faccia delle grandi occasioni, a ricordare a tutti che qua si è a casa sua.
Chi invece non conosce proprio la parola Potenza è il il “gattino” Mecir, figlio del grande Miroslav. Opposto a Kamke, ha deliziato i tanti presenti nonostante la pioggia con colpi piattissimi, raffinati, giocati di puro anticipo con swing quasi da gesti bianchi, e con un tocco di palla molto sapiente. Tutto bello, ma tutto meno forte del tennis delizioso ma efficace del padre. Tutto un po’ anacronistico però… Peccato per lui che senza mai ribaltare le spalle al servizio per spingere, o senza mai entrare nella palla col peso del corpo abbia proprio sbagliato decade nel nascere…
da Roland Garros, Marco Mazzoni
TAG: Bautista Agut, Dominic Thiem, Fabio Fognini, Marco Mazzoni, Mecir, Paolo Lorenzi, Roland Garros
@ groucho (#1078966)
thanks 🙂
RG merita eccome, fidati 😉 e non solo perché è più facile andarci (comprare il biglietto, ecc).
sempre piacevole da lèggere Mazzoni. Pregnante la descrizione del campo numero due. Certo, definire “vecchio” un tennista di 32 anni è un’azzardata iperbole.
@ adriano (#1079197)
l’articolo è come sempre intrigante ma alcune affermazioni sono poco chiare e fuorvianti . Non esiste una reattività veloce ed una esplosiva esistono due reattività una semplice ed una complessa e il tennista deve possedere la seconda . La reattività complessa è figlia o qualche volta solo nipote di una grande anticipazione . Chi la possiede come i più grandi si muove senza strappi e gioca colpi in sequenza chi ne è privo si muove a strappi e gioca un colpo alla volta
tutte le opinioni sono legittime..ci mancherebbe..ho solo espresso dissenso nei confronti di un giudizio tecnico tuo su cui non mi trovo d accordo..che poi ambedue concordiamo sul fatto che Thiem è un fuoriclasse,.beh,mi fa piacere
un saluto …
Letto tutto, il titolo è fuorviante, ho cercato per tutto l’articolo un riferimento al contadino lucano, e non l’ho trovato (lo so, è brutta, va così) 🙂
guarda che piace pure a me (ovviamente) è un gran bel giocatore.
ma ha tutto il tempo di limare certi dettagli che al momento lo portano a sbagliare qualche colpo di troppo.
al servizio ha un movimento troppo farfalloso per poter tenere alte le percentuali.
poi sono opinioni da tifoso eh, non ti arrabbiare.
Bel pezzo, anche se a me sto Bautista Agut mi sembra proprio un operaio del tennis e non mi pare che a livello di colpi sia così davanti a Paolino; attendiamo Dominic contro la corazzata e vediamo se ha qualche siluro in canna.
@ guidoyouth (#1078960)
Movimenti scolastici..deve rripulirsi un pò…e tu giudichi la forza e la consistenza già presente di un giocatore e segnatamente di questo Thiem da una presunta acerbità tecnica..io invece ti dico che il ragazzo,tecnicamente è già pronto..è già pronto perchè parliamo di un predestinato…il suo essere acerbo,semmai è l inesperienza e la non abitudine,fin qui a calcare questi palcoscenici..in quanto al servizio è già ampiamente competitivo..non necessita di alcun cambiamento..
Meraviglioso pezzo. Grazie Marco!
Accidenti che bello questo articolo. È stato un vero piacere leggerlo. Complimenti anche per la competenza tecnica.
Quando ho letto la descrizione di Marco sulle sensazioni avute a bordo campo n.2, a un certo punto ho sentito un brivido di emozione che mi correva lungo la schiena. Leggere quel passaggio equivale a godere di un’emozione che ti capita solo quando ti trovi al cospetto di una pagina di un grande narratore. Che poi si possa scrivere alta letteratura sullo sport, e sul tennis in particolare, per me è una magia rara e meravigliosa.
Per questo voglio dirti: Marco, grazie infinite!
P.S. Da malato di tennis, ho sempre sognato di poter assistere a un Wimbledon, ma in virtù della tua descrizione ho per la prima volta pensato di aggiungere a questo sogno anche quello di poter essere al Roland Garros almeno una volta… Chissà.
meno male che dominic c’è 🙂
anche se deve lavorare parecchio, i suoi colpi mi sembrano ancora troppo scolastici, la preparazione eccessivamente arrotondata perde un sacco di tempo. anche nel servizio capitano cose strane, sembra di rivedere il movimento del primo djokovic.
se si ripulisce un po’ ne vedremo delle belle.