Sfortuna Nishikori: domina Nadal ma la schiena si blocca a 2 games dalla vittoria. Successo n.63 in carriera per il n.1 del mondo
Usare la parola “dramma” è forse un tantino esagerato, ma quel è che accaduto nella finale di Madrid a Kei Nishikori è certamente drammatico dal punto di vista sportivo. Il nipponico veniva da una striscia eccezionale di vittorie su terra battuta (10), ed era arrivato alla prima finale in carriera in un Master 1000, pure dopo un successo rocambolesco contro Ferrer. Una finale in cui tutti lo davano quasi per spacciato contro Nadal, el Rey della terra battuta, per di più in casa. Inoltre il giapponese è da giorni in preda a dolori alla schiena, tanto da mettere in dubbio la sua stessa presenza in finale. Ma non può mancare a questo grande appuntamento, il più importante della sua carriera. Stringe i denti, tiene saldi i nervi e gioca. Gioca eccome…!
Kei produce un grandissimo tennis, tale da annichilire per oltre un’ora un Nadal dimesso, modesto, irriconoscibile per le vette di prestazione a cui ci ha abituato nelle finali, che su terra non perde praticamente mai. Un Nadal troppo brutto per esser vero. Però il lieto fine non è passato da Madrid stasera. A due games dalla vittoria la schiena lesionata di Nishikori dice “no mas”, si blocca. Inutile aver chiamato il massaggiatore al cambio di campo, Kei non c’è più.
Quella superba macchina da tennis che saltava su ogni palla anticipandola magicamente, creando traiettorie di rovescio assolute, si è bloccata. Da quel maledetto 4-3 del secondo set (anche se la schiena aveva iniziato a bloccarsi già sul 3-1 servizio Nadal), Kei vincerà una manciata di punti, decidendo amaramente di ritirarsi sotto 0-3 nel terzo. Inutile continuare così visibilmente menomato. Una disdetta incredibile per il nipponico, che avrà la magrissima consolazione di svegliarsi domattina al n.9 del ranking (suo best, primo giapponese nella top10), ma senza un titolo che sul campo si era strameritato, e che valeva ben più del puro calcolo statistico del freddo computer dell’ATP.
La mia sensazione, dopo poche palle giocate, è che Kei fosse entrato in campo molto guardingo, come a testare il suo fisico contro i fendenti arrotati e pesanti del temuto rivale. Nei primi punti Nishikori non saltava facendo esplodere le caviglie per anticipare le palle di Rafa, si è come messo in modo in modo progressivo, tanto da dover anche annullare subito una palla break. Poi si è sciolto di colpo. Ha probabilmente sentito sensazioni confortanti ed ha iniziato ad avvicinarsi alla riga di fondo con i piedi, ad entrare di forza nella palla con il suo timing maestoso, chiudendo la traiettoria col polso a disegnare angoli acuti e vincenti. Una progressione inarrestabile, che lo fa volare dopo pochi minuti in vantaggio, anche perché Nadal oggi non c’è. Il toro di Manacor non reagisce alle prime difficoltà tecniche e tattiche, non risponde con la solita forza e potenza, salendo in cattedra.
La prestazione di Rafa all’avvio è così misera da apparire sorprendente, quasi inquietante. Quello sguardo che nel riscaldamento era sereno si smarrisce dopo poche palle. Il suo volto diventa teso, una maschera di ferro che non riesce a celare emozioni e titubanze. Rafa in campo è sempre lucido, è un computer preciso, avverte che le cose si stanno mettendo male perché il suo gioco non va. La palla esce sporca e corta dalle sue corde, così che il giapponese ha buon gioco ad anticipare i colpi e trovare angoli stretti togliendogli il tempo. É tutta una questione di tempo, tempo che ruba spazio, tutto a favore del giapponese. Nishikori conduce gli scambi con i piedi molto vicini alla riga di fondo, mentre Nadal non riesce a rispondere con palle cariche, lunghe ed abbastanza veloci da buttarlo fuori dal campo. Così che Rafa rema, rema e perde, non gira gli scambi come è solito fare, con forza e magia. E quando prova spingere non trova lunghezza e precisione, sbaglia massimo al terzo colpo, e non di centimetri, segno di zero sensibilità e sicurezza. In pochi minuti la partita scorre via in un silenzio irreale, doppio break, 4-1, 5-1 e set point! Reagisce Rafa, in modo flebile, e tiene il servizio.
Ma sul 5-2 Nishikori non trema, produce addirittura un improvviso serve and volley quasi irridente di fronte al Rey nella sua casa madrilena, e chiude con un ace per 6-2. Un set assolutamente meritato sul piano tecnico ed agonistico. Kei ha tenuto sempre in mano il gioco, con un tennis non appariscente ma straordinariamente pulito, ordinato, a mettere a nudo la povertà dei colpi del fortissimo rivale, ma oggi troppo corto ed inefficace per essere competitivo. E’ una equazione facile: togli il tempo a Nadal, lo fai correre martellandone il dritto e lo mandi a rincorrere sul rovescio, il punto di relativa debolezza. Fosse facile… oggi per Nishikori lo è, perché i suoi colpi sono molto precisi e con un ritmo travolgente, mentre le risposte di Nadal sono flebili e disordinate.
Nadal quando prova a spingere non fa male col dritto, anzi lo sbaglia, ed affonda troppi rovesci con gambe scariche, senza la solita vigoria nel ricercare la palla e girare il busto per spingerla a tutta, tagliando così il campo al rivale.
Inizia il secondo set e subito 0-40, tre palle break per Nishikori, conquistate con un punto lungo, complicato e difficile, che vede Nadal uscire male da una “rissa agonistica”, quelle dove di solito Rafa è quasi imbattibile e trae forza mentale per le sue gladiatorie rimonte. Ad aggravare il suo stato deficitario ci si mette anche il servizio, con percentuali basse e troppo corto, tanto da non curvare a sinistra come nei bei giorni. Kei infatti alla risposta si esalta: entra con piedi velocissimi e mette Rafa due metri fuori dal campo, subito. Il secondo set non inverte la tendenza: break immediato per Nishikori. Sotto 2-0, Nadal finalmente si scuote, inizia a menare un paio di drittoni dei suoi che prendono in contropiede Nishikori, procurandosi tre palle break, le prime dal game di avvio match. Kei le annulla, l’ultima con una risposta orribile di Rafa che muore sulle corde e termina a mezza rete… un colpo così brutto da provocare una reazione inedita di Nadal, che tira un destro violento al suo piatto corde, come a punire quella racchetta oggi nemica. Una reazione di rabbia che infiamma il maiorchino, finalmente più pronto e vivace. Ma è un break sotto, e l’altro serve bene, tanto che la partita sembra scivolare via. Siamo 3-1, Nadal ora è in partita, almeno nei suoi turni di servizio.
Il giapponese sfrutta il cambio di campo per farsi massaggiare a terra la schiena, come in quello del 4-3. Si teme una tempesta in arrivo, che puntualmente arriva.
Kei inizia leggermente a zoppicare e si arrampica di meno sulle palle alte di Nadal, che fino a pochi minuti prima invece aggrediva saltandoci sopra con timing stupendo, sfruttando una velocità di piedi e coordinazione eccezionale. Va in mondovisione una smorfia di Kei, non è più dinamico e preciso. Dopo 77 minuti di grande tennis il suo corpo s’inceppa, a pochi punti dal successo.
Non è praticamente in grado di giocare, tira di solo braccio, senza alcun ausilio del resto del corpo. Nadal rimonta, sorpassa e vince per ritiro contro un avversario che purtroppo non è più grado di giocare. Davvero un peccato per il giapponese, che fino al “crack” della schiena aveva meritato sul campo la vittoria, producendo un tennis di gran lunga migliore. Alla fine Nadal festeggia in modo contenuto, ma l’immagine più brutta del match è quella di quel game sul 4-3, quando Kei ha dato segno evidente del suo blocco fisico e Nadal in piena trance agonistica è arrivato ad “esultare” poco velatamente sugli errori dell’avversario, palesemente provocati dall’infortunio. Non una bella immagine da parte di un campione così vincente.
Purtroppo è stato il 13esimo ritiro in carriera per Nishikori, tennista troppo normale nel fisico per reggere un tennis così duro. Vittoria di Nadal a parte, che ovviamente “salva” il torneo per gli organizzatori, l’amarezza per questa finale rende ancor più cupo il bilancio generale di quest’edizione del Master 1000 di Madrid.
Un torneo nato male, con i ritiri last second di Djokovic e Federer neo-papà, e con troppi pochi sussulti a scaldare gli animi dentro alla gelida e metallica Caja Magica, che quest’anno di magico ha avuto ben poco. Si salva la vittoria a sorpresa di Thiem contro Wawrinka, che ci ha regalato forse un nuovo campione, ed il finale-dramma della semifinale Nishikori vs Ferrer; per il resto proprio poco di “magico”. Il pubblico scarso e sonnacchioso non ha tratto nemmeno dal campo forti emozioni, tanto che guardato dal lato italico faceva impressione vedere nel weekend i vuoti di Madrid e le tribune già stipate al Foro Italico per le qualificazioni o anche per gli allenamenti dei big, come oggi è successo per una mezz’oretta di scambi tra Nole e Stansilas. Potenza di Roma ma troppa miseria spagnola…
Marco Mazzoni
La partita punto per punto
TAG: Kei Nishikori, Masters 1000 Madrid, Masters 1000 Madrid 2014, Nadal, Nishikori, Rafael Nadal
Che tristezza vedere e sentire il pubblico di Madrid esaltarsi per i punti di Nadal quando Nishikori era già in gravi difficoltà fisiche!!
io sono tifoso di nadal … nadal ha giocato malissimo pero sul 4-3 servizio nishikori,il giapponese tirava ancora abbastanza forte e nadal quindi il controbreak la preso quando nishikori non era messo ancora malissimo fisicamente poi dopo quel game e scoppiato pero nadal la poteva girare lo stesso la partita ….. senza rimproverare nulla a nishikori fino a quel momento l aveva massacrato
caro mazzoni, la tua critica mi pare ingiusta, nadal è primo nella race, è primo come tornei vinti e , a parte wawrinka, è quello ke ha ottenuto i migliori risultati..certo il nadal dello scorso anno è stato super, ma non si può essere sempre al massimo, è umano anke lui..
Ma che partita hai visto ? Mah…