Spacca Palle: Test antidoping ITF 2013 – anomalie e dubbi
Nello sport moderno la lotta al doping è uno dei temi più delicati e dibattuti. La questione nel tennis è ancor più complessa perché la macchina dell’antidoping in troppe occasioni è parsa poco cristallina, troppo “buonista” nelle condanne e veloce quanto un cingolato nell’accertare e comunicare notizie sulle positività. Una situazione incerta che finisce per alimentare sospetti, mormorii, polemiche. Lo scorso autunno ne ho parlato diffusamente quando si arrivò alla conclusione dell’affare Cilic, l’ultimo caso importante di positività accertato nel mondo della racchetta. Poi silenzio. Grazie a pressioni varie, tra cui quelle della WADA, anche il nostro sport pareva essersi mosso nella giusta direzione, annunciando di voler adottare il passaporto biologico come nel ciclismo, lo sport più colpito e che meglio ha reagito al problema. La delusione era dietro l’angolo: inizialmente annunciato come operativo entro il 2014, con il cambio ai vertici dell’ATP il tutto è divenuto incerto, almeno nei tempi della sua applicazione.
Quello del doping è un argomento scomodo, di cui è difficile parlare anche per il clima di omertà generale che suscita in quasi tutti coloro che vivono nell’ambiente. Poche le voci fuori dal coro, magari pronte a fare la sparata per poi ritrattare, oppure non portare prove a conferma delle “bombe” ad effetto, finendo per alimentare solo polveroni mediatici buoni a livello scandalistico (o promozionale), ma che non aiutano affatto ad educare sul tema, che invece è delicatissimo. Purtroppo il buon esempio non arriva nemmeno dal nuovo boss dell’ATP Kermode, come riportato poche settimane fa in una sua intervista di cui abbiamo ampiamente parlato. In quell’occasione, quasi scocciato, tagliò corto affermando che il problema del doping nel tennis è un falso problema, come le scommesse. Senza voler rivangare quelle dichiarazioni discutibili, stavolta lo spunto per parlare di nuovo di tennis professionistico & doping viene direttamente dalla ITF.
Dal 2008 con cadenza annuale l’ITF pubblica sul proprio sito il resoconto dell’attività antidoping nel tennis professionistico. Inizialmente venivano divulgati 2 documenti: un riepilogo generale sui controlli e uno che approfondiva i test effettuati nei vari tornei in stagione.
Dal 2010 in poi invece il dettaglio dei tornei è stato sostituito da un elenco dei giocatori e giocatrici disposti in ordine alfabetico, con due colonne che indicano il numero di test a cui sono stati sottoposti “in competition” (ossia i test effettuati mentre erano in gara ad un evento) e “out-of-competition”. Tutto chiaro e limpido quindi? Tutt’altro.
Intanto la ITF considera solo i test che ha effettuato direttamente; sono quindi esclusi quelli che vengono eseguiti (…o che dovrebbero essere eseguiti) dalle singole federazioni, come la USADA per gli statunitensi ad esempio. Visto che l’ITF è l’organo massimo del nostro sport ed è in diretto contatto con tutte le federazioni (per la Davis/Fed Cup, il mondo Junior, mille aspetti organizzativi e regolamentari), francamente non si capisce la difficoltà nel coordinare anche l’antidoping, attività di vitale importanza per la credibilità di uno sport ricco e diffuso come il tennis (e anche per la salute degli atleti…). Inoltre nel resoconto annuale pubblicato dall’ITF sull’attività dell’antidoping non è indicato il numero preciso di controlli effettuati sul giocatore, ma solo un range: tra 1 e 3, tra 4 e 6, o più di 7. E’ un’altra scelta poco comprensibile: perché non comunicare il numero esatto, ma solo delle categorie? Non si vedono motivi legati alla privacy, anche perché a mio avviso se accetti di far parte di un mondo Pro che elargisce lauti premi, dovresti esser più che felice di sottoporti a controlli per dimostrare la tua condotta pulita; e allo stesso tempo controllare che i tuoi avversari non “rubino” con prestazioni drogate.
E’ totalmente incomprensibile che ancora non sia stato adottato il passaporto biologico e che addirittura questo sia in discussione. Personalmente riterrei adeguato un controllo in ogni torneo disputato, tanto la filosofia di base resta la stessa: se sei pulito, cosa hai da temere da un controllo in più? Se per un tennista è normalissimo aspettare ore per i voli e coincidenze, a volte anche per scendere in campo in tornei affollati, non capisco il problema di aspettare anche per espletare il controllo antidoping in ogni evento. Ma tornando al resoconto ITF 2013, le anomalie dei risultati dichiarati sono varie, il che non contribuisce affatto a diradare i dubbi e sospetti che imperversano da anni sul mondo del tennis.
L’ITF sbandiera numeri importanti, in netta crescita. Come numero di controlli è vero che nel 2013 ne sono stati fatti di più. Nel dettaglio:
In-Competition testing – (Urine): uomini 1020 test, donne 775; totale 1795
In-Competition testing – (Sangue): uomini 218 test, donne 146; totale 364
Out-of-Competition testing – (Urine): uomini 81 test, donne 63; totale 144
Out-of-Competition testing – (Sangue): uomini 226, donne 223; totale 449
Test totali (Sangue + Urine): uomini 1545, donne 1207; totale 2752.
Nel 2012 (escluse le Olimpiadi) erano stati effettuati in totale 2185 test, quindi l’aumento dell’attività nel 2013 è stato notevole; ma i numeri restano sempre bassi rispetto al totale dei giocatori coinvolti ed al numero di competizioni che disputano ogni anno. 144 test a sorpresa sulle urine sono davvero un’inezia; meglio con quelli del sangue, ma resta un numero poco significativo, anche perché non c’è alcuna informazione sul quando i test sono effettuati. Anche il doping cambia, corre velocissimo, quasi imprendibile… A detta dei massimi esperti di lotta al doping (come in Italia il prof. Donati, per dirne uno autorevole) oggi ci sono delle tecniche che portano benefici eccezionali se cadenzate bene prima di impegni importanti, ma che quasi non lasciano traccia dopo un lasso di tempo molto breve dal trattamento; quindi il momento del test a sorpresa diventerebbe in teoria cruciale. Purtroppo non viene divulgata nessuna informazione sulla tempistica di questi controlli.
Andando a scrutare i dati nella lista dei giocatori controllati dalla ITF nel 2013, vengono fuori le anomalie più significative, e alcuni dati sorprendenti. Relativamente ai giocatori sottoposti a test (selezionati in modo casuale) durante i tornei, è ovvio che i giocatori che hanno vinto più partite e quindi ne hanno disputate di più siano stati controllati più spesso di chi, perdendo presto, gioca meno match.
Infatti tra i giocatori Top che nella lista figurano con il numero di controlli maggiori (7 o più) “in-competition” troviamo i vari Novak Djokovic, Serena Williams, Victoria Azarenka, Li Na, David Ferrer, Jo Tsonga e Stan Wawrinka, per dirne alcuni.
Ma i numeri della ITF confermano le dichiarazioni della scorsa estate di Federer sul tema dei controlli. Roger se ne uscì con un perentorio “Controlli subiti? Quest’anno meno dell’anno scorso, perché? Non avevano detto che l’attività sarebbe stata incrementata?”. Lo svizzero figura nella lista 4-6 test, in compagnia di Nadal e Murray. Perché sono stati controllati di meno rispetto al 2012? Ci sono ottimi professionisti che nei tornei sono stati controllati ben poco, come Sharapova, Kubot, Querrey o Bouchard, solo 1-3 volte.
Incredibile il caso di Odesnik, fermato qualche anno fa per esser stato trovato in Australia con ormoni della crescita nella borsa e quindi riammesso una volta scontata la pena: nel 2013 in torneo non è mai stato controllato!
Andando a vedere i test potenzialmente più significativi, ossia quelli a sorpresa fuori dai tornei, i dati sono ancor più singolari. Molti tra i top sono stati “disturbati” a casa o nelle location indicate per la regola della reperibilità più di 7 volte, come Nadal, Azarenka, Berdych, Federer, Ferrer, Wawrinka e Marion Bartoli. Solo 4-6 volte i vari Murray, Serena Williams, Dimitrov, Ivanovic, ecc. Altri da 1 a 3 volte, come Venus Williams, Pennetta, Cibulkova, Halep, Llodra, Malisse, Mayer, ecc. Troppi – nettamente la maggior parte – non sono mai stati controllati fuori dai tornei, inclusi giocatori molto vincenti come Del Potro o in ascesa come Gulbis, Bouchard, Jankovic, Pospisil, Laura Robson; o altri assidui frequentatori del tour come Hewitt, Tipsarevic, Robredo e troppi altri. Attenzione: non voglio assolutamente alludere che le ottime stagioni 2013 di tennisti non controllati a sorpresa indichino che si siano sistematicamente aiutati… ma è quantomeno strana questa disparità di trattamento, ulteriore segnale che il sistema alimenta dubbi invece che fugarli.
L’ITF in passato ha provato a spiegare alcune cose relativamente al suo modus operandi in materia. Chi lavora nella struttura non è totalmente rinchiuso in un tetro laboratorio, tirando a caso un dado per scegliere chi controllare e quando. C’è il fattore random, ma una serie di test vengono decisi in base ad informazioni che vengono reperite dentro al tour Pro e che fanno sospettare che certi giocatori siano “a rischio” doping maggiore di altri.
A questo lotto sono inclusi tennisti accostati a personaggi o strutture già coinvolte in casi di doping accertato. Sulla base di queste informazioni e frequentazioni, alcuni Pro sono inseriti in una lista a cui viene data maggior attenzione. Questo potrebbe spiegare perché Gasquet dopo il suo incredibile “bacio alla cocaina” sia nella lista 2013 con il 7+ controlli; così come i giocatori che sono stati in contatto con la struttura dove lavorava il nefasto dottor Del Moral a Valencia (Sara Errani e David Ferrer per esempio, anche loro col 7+ nel numero dei test a sorpresa) ed altri loro connazionali con cui dividono allenamenti, doppi, strutture (Almagro, Feliciano Lopez, Vinci, Schiavone, Suarez Navarro, ecc). Tra i big, con 7+ test a casa figurano tra gli altri Isner, Simon, Kanepi, Paire, Nieminen, Peng e altri ancora.
Il dubbio viene sempre dallo stesso problema: cattiva comunicazione. Come vengono reperite queste informazioni che portano ai sospetti e maggiori controlli? Nessuno vuole ostacolare le indagini scoprendo segreti o informatori, ma un po’ di chiarezza in più non guasterebbe, perché tutto resta alquanto fumoso e indecifrabile. Ok la lista analitica dei giocatori controllati; ma perché allora non dare i dati esatti del numero dei test, con le date di quando sono stati fatti? Perché non ripartire i test tra controlli di sangue e controlli di urine? E quali sono stati combinati sangue più urine? Perché non studiare un’azione congiunta con le varie federazioni nazionali, in modo da incrociare dati e controlli? Ogni polizia scientifica che si rispetti (e questa di fatto, anche se nello sport, lo è) si alimenta proprio con ottime statistiche e con massima collaborazione e condivisione dei database dei dati raccolti. Non è accettabile che alcuni giocatori non siano mai stati controllati, ed altri molto spesso.
Se per caso il problema fosse economico, beh la soluzione sarebbe molto semplice: imporre ai più grandi tornei e sponsor di donare una piccola percentuale annuale dei loro enormi proventi e investimenti sulla lotta al doping. In teoria una disciplina pulita dovrebbe convenire a tutti, o no?
Si arriva al paradosso: chi ama il tennis e gli stessi addetti ai lavori sono più informati sui controlli antidoping dai tweet dei giocatori (“sveglia ore 6, era l’antidoping!?!”) che dagli organi ufficiali. L’alone di mistero sui dati, su quando vengono effettuati i test e sulle procedure, incluse la lentezza degli accertamenti, non fanno bene al movimento. Il tennis è uno sport sempre più duro e fisico, e che una stagione agonistica scorra via torneo dopo torneo praticamente senza alcun “pizzicato” è qualcosa di singolare. Tutti ci auguriamo che i nostri eroi con racchetta siano gli sportivi più leali e puliti; ma un sistema che si fonda sul passaporto biologico, in cui ci sono controlli continui e severi fondati su investimenti notevoli, con accertamenti veloci e pene esemplari sarebbe più limpido e apprezzato di quello attuale.
Marco Mazzoni
TAG: Doping, Marco Mazzoni, Spacca Palle
E intanto Nadal, Djokovic e Ferrer gongolano…….
ah ecco…
avevo letto (con sconcerto) le dichiarazioni di kermode ma non avevo capito che fosse a rischio l’entrata in vigore del passaporto biologico.
infatti pochi giorni fa è morto il wrestler che interpretava The ultimate warrior. Su Supertennis ascoltai un’intervista di Pietrangeli, e sulla differenza del mondo del tennis (e dello sport in generale) dai suoi tempi ad oggi, disse qualcosa tipo (non ricordo le parole esatte) “il nostro doping all’epoca erano i panini col salame”
@ guidoyouth (#1043021)
dovrebbe, ma se ti leggi le parole di Kermode (nuovo boss dell’ATP, c’è il link all’interno dell’articolo) tutto è stato rimesso in discussione, perché per lui “il doping nel tennis non è un problema”.
mah.
non posso che alzarmi in piedi e applaudire a scena aperta. davvero: di cosa stiamo parlando?
chi oggi assiste alle prestazioni atletiche di un qualsiasi giocatore professionista ai massimi livelli, non può non rendersi conto di quanto atleticamente si esprimano a dei livelli fuori dal mondo. tutti, nessuno escluso. ancor più impressionante- anche dal punto di vista morfologico- il discorso se trasferito al campo femminile
Rino Tommasi, che qualcosina ha visto(non solo nel tennis): “a pane e acqua non è mai andato nessuno”
solo che siccome va sempre di moda il vecchio detto “si sa ma non si può dire”, meglio continuare a far finta di nulla.
la soluzione migliore ovviamente sarebbe legalizzare-entro certi limiti-il doping per i soli atleti professionisti. ma siccome viviamo in mondo dove l’ipocrisia la fa da padrona… continuiamo a parlare di antidoping che fa tanto bello e glamour
il wrestling è la versione esagerata di un sistema in cui tutti gli attori sono concordi nel portare avanti un certo tipo di spettacolo artificiale.
lo sport ha adottato lo stesso metodo…fortunatamente potendo contare su un apparato medico molto più sofisticato e affidabile.
sul passaporto biologico non saprei, pensavo che dovesse entrare in vigore a breve.
hai presente quanti ne schiattano precocemente nel wrestling?
cmq, davvero è in discussione il passaporto biologico??
e aggiungo una cosa MOLTO IMPORTANTE E FONDAMENTALE per me.
Se due (finale AUS OPEN 2012, ma non solo) dopo 6 ore di partita tirano la pallina come fosse la prima, questo a chi fa comodo??? chi ci guadagna con 6 ore di partita( e spettacolo)????
mazzoni come sempre molto interessante da leggere.
condivido pienamente quanto scritto da groucho.
e su tommasi…quando dice “legalizziamo il doping” non sta indicando un suggerimento, piuttosto è come se ci dicesse: “facciamo sapere anche all’opinione pubblica come stanno veramente le cose, insomma usciamo dall’ipocrisia”.
lo sport moderno si fonda sul doping legalizzato e sta bene così a tutti: atleti, sponsor, pubblico e media.
avete presente il wrestling?
Dico la mia, poche parole che magari potranno dare fastidio a qualcuno: personalmente credo che il tennis, come moltissimi altri sport, sia piu falsato dalle scommesse che dal doping. Il doping non ti fa tirare la pallina all incrocio delle linee da 3 metri fuori dal campo, ma le scommesse ti fanno tirare in rete dritti con i piedi dentro alla linea del servizio. Il problema maggiore sono le scommesse !!!!
@ Marco Mazzoni (#1042985)
Grazie a te.
Anch’io credo che il doping non debba essere legalizzato, essendo un fatto illecito, anche da un punto di vista etico, non solo del diritto dello sport. Sarebbe come dire, siccome la corruzione politica è ovunque, allora legalizziamola.
Sono convinto anch’io che il doping vada stigmatizzato, ma ritengo esagerato l’interesse che il pubblico gli attribuisce, e ancora di più l’interesse che i media gli conferiscono e su cui generano le notizie. Ecco, forse la parola giusta non è tanto l’interesse, quello me lo spiego ancora, quanto lo stupore nell’apprendere casi di doping, il sospetto sempre attribuito solo ad alcuni, l’indignazione nello scoprire che un beniamino si dopa. Queste emozioni/reazioni fanno parte della sfera umana, quindi mica le critico, solo che mi pare che nella bilancia del risultato sportivo il doping sposti poco. Se Nadal si dopasse, e si dopasse anche Djiokovic (dico per dire, sono sicuro che i due non si dopano :wink:), la differenza ci sarà pure a favore dell’uno o dell’altro (perché magari un organismo risponde in un modo e uno in un altro) ma quanto sarà questa differenza? Il 2%? Vogliamo dire il 3% Parlo di differenza non di valore assoluto che il doping dà alla prestazione (per me siamo a livelli del 50%, ammesso che sia possibile farne una misura. Una differenza del 2-3% è tale da stravolgere l’esito di un confronto? Può darsi, ma insomma non mi pare un tema su cui accalorarsi troppo. Invece le scommesse… le scommesse sono la tomba dello sport.
Ripeto, biasimo il doping, ma mi interessa davvero poco.
E così passo e chiudo, perché sennò qualcuno può immaginare che invece il tema mi appassioni… 😀
Ciao!
Le scommesse incidono sulla lealtà e sul passaggio di denaro che muove lo sport. Rappresentano un problema enorme ma il doping incide sulla durata media della vita degli sportivi e quindi, dal punto di vista etico e morale, appare ancora più grave.
Entrambi i problemi sono, comunque, di una gravità devastante per lo sport inteso come libera espressione delle potenzialità umane.
@ groucho (#1042965)
ti ringrazio, e vedrai che arriverà anche il tempo x parlare di scommesse. Ritengo tuttavia il tema del doping altrettanto grave. Tutto sport corre verso un eccesso di velocità e prestazioni fisiche, magari un giorno ne riparlerò più diffusamente… Le considerazioni che fai rapportando i campione di fine 80 ad oggi sono corrette, spesso ne parlo con amici ed addetti ai lavori, ma non è solo un discorso di masse muscolari, ma anche di intensità di gioco, di durata, di capacità di tirare l’ultima palla dopo quasi 6h (F AO12) come la prima…
Tuttavia la teoria-Tommasi “legalizziamo il doping” non mi troverà mai d’accordo.
Ottime osservazioni!
Apprezzo particolarmente gli articoli e lo stile di Marco Mazzoni, in particolare il cambiamento di registro che sa effettuare a seconda del pezzo e dell’argomento da trattare: la rara capacità di bilanciare il taglio giornalistico con lo stile del narratore, gli ingredienti sapientemente mescolati e variati di volta in volta, il prezioso condimento della sensibilità umana, che conferisce al “piatto” lo spessore che solo i grandi chef sanno offrire. Sono sempre colpito dalla credibilità che riesce a trasmettere, sia quando la sua penna resta agganciata ai fatti sia quando tocca corde liriche.
Sul tema del doping e dell’antidoping, che fa sempre infiammare gli animi – ci scommetto che quest’articolo sarà commentato più del solito – io in realtà resto piuttosto freddo, trattandosi per me sostanzialmente di un invariante rispetto al risultato sportivo. In estrema sintesi, basta guardare la struttura muscolare delle gambe dei giocatori, la velocità negli spostamenti, il recupero aerobico dopo uno scambio massacrante, la freschezza atletica a fine match. Si confrontino ora tutti questi elementi (il più evidente la muscolatura inferiore) dei giocatori dei nostri tempi con quelli degli anni ’80 e ’90 e si tirino le facili somme: di che stiamo parlando? Quando apparse Lendl nel circuito lo si paragonò a Ivan Drago, l’antagonista di Rocky Balboa. Andate ora a rivedere le gambe di Lendl. Fate l’esercizio analogo su Becker. Poi fatelo su Courier, su Edberg, su Sampras…. Fatelo sulle donne, mi viene da rabbrividire… Sembra che in vent’anni sia cambiata la specie umana. Vi pare possibile? E allora, ripeto, di che stiamo parlando?
E ora vi faccio la vera domanda; IN UN MONDO DOVE TUTTO E’ SEMPRE PIU’ SPORCO, SOPRATTUTTO DOVE CI SONO INTERESSI ECONOMICI, PERCHE’ CI OSTINIAMO A VOLERE UNO SPORT PIU’ PULITO? SARA’ MICA UN FALSO PROBLEMA? OPPURE, DICIAMOLO DAVANTI ALLO SPECCHIO, SARA’ MICA UN NOSTRO PROBLEMA DI COSCIENZA SPORCA?
Mi scaldo molto più sul tema delle scommesse, che ritengo essere la piaga vera dello sport moderno (e soprattutto di questo sport da noi tanto amato), e invito Marco Mazzoni a trattare questo tema, secondo me molto più interessante, perché incide profondamente e in maniera proditoria sia sull’evento sportivo in sé sia soprattutto sullo spettatore dell’evento sportivo.