Spacca Palle - Numero 20 Copertina, Generica, WTA

Spacca Palle: Roberta Vinci, come ritrovare la fiducia

20/02/2014 09:43 19 commenti
Roberta Vinci classe 1983, n.14 del mondo
Roberta Vinci classe 1983, n.14 del mondo

Auguri Roby! Anche se con un filo di ritardo, è giusto iniziare questo commento su Roberta Vinci con l’augurio e l’abbraccio più sincero, visto che martedì scorso l’azzurra ha spento 31 candeline in quel di Dubai. Un bel posto per festeggiare, cullata dall’aria vacanziera e chic della New York degli Emiri, nuova icona dello sfarzo e della modernità.

Chissà che il sorriso solare della simpaticissima pugliese sia stato per l’occasione un tantino più cupo, intristito da un velo di delusione per l’ennesima sconfitta al primo turno, patita stavolta per mano della Cirstea nel torneo dell’emirato. Un match non bello, dominato più dagli errori che dai vincenti, con la rumena tutt’altro che travolgente a raccogliere i troppi errori e titubanze della Vinci, che pare non riesca a tirarsi fuori da questo momento difficile. Nel 2014 Roberta ha inanellato una striscia terribile di sole sconfitte, alcune fin troppo nette. L’anno è iniziato male contro la Konjuh ad Auckland, e la settimana seguente ha racimolato solo 6 games contro l’amica Errani a Sydney, match per lei sempre complicatissimo sia sul piano tecnico che umano. Agli Australian Open è stata sconfitta subito dalla cinese Zheng, oltre che dal caldo assassino dei primi giorni del torneo. Salutata senza rimpianti l’Australia, il primo successo non è arrivato nemmeno a Parigi indoor, in condizioni niente male per il suo tennis brillante. Opposta alla Svitolina, Roby ha giocato un match strano, con un secondo set vinto a zero e quindi una dura lotta nel terzo, ceduto 5-7. Saltata la trasferta di Fed Cup in USA (come le altre veterane azzurre) è volata a Doha, sperando di invertire la rotta. Niente. Altro naufragio sportivo contro la Pironkova, che veniva a sua volta da un periodo non facile. 6 tornei, 6 sconfitte al primo turno per la Vinci. Uno score impensabile ad inizio stagione vista la sua classifica ed il suo 2013. Oppure no…

Qualche avvisaglia di tempesta nell’autunno scorso c’era stato leggendo tra le righe delle sue prestazioni. Infatti se riavvolgiamo all’indietro il film della sua seconda parte di 2013, non è che Roberta avesse chiuso benissimo la stagione, non solo sul piano dei risultati ma soprattutto su quello del gioco. Il suo match in singolare nella finalissima di Fed Cup fu una sofferenza: 5-7 7-5 8-6 alla Panova, partita strappata coi denti. A Mosca perse netto dalla Kuznetsova dopo aver superato la Vesnina, prestazione che ci può stare. Meglio a Pechino, dove arrivò al terzo turno. Male invece a Tokyo, subito estromessa dalla Safarova. E tornando un po’ più indietro, si arriva all’US Open, un grandissimo torneo ma che le è costato probabilmente tantissimo sul lato mentale. Roby infatti volò agile fino ai quarti (superando anche Knapp e una lanciatissima Giorgi), arrivando al match forse più importante della carriera contro l’amica di sempre Flavia Pennetta. Un match che valeva per lei non solo l’accesso alla prima semifinale di uno Slam ma anche alla top10, risultato che aveva sognato, agognato e mai raggiunto. Giocò proprio male Roberta, cedendo ad una tostissima Flavia in due set, non dando mai la sensazione di poter girarla a sua favore quella partita. Addio semifinale Slam, addio sogno di entrare nella top10, tanto che il suo best ranking resta a tutt’oggi il n.11, toccato per la prima volta il 10 giugno 2013.

Roberta è una ragazza sincera, solare, molto onesta. Non cercò scuse dopo quella sconfitta, come nei tornei successivi e in quelli precedenti in stagione. Personalmente credo che quella partita abbia avuto un effetto perverso a livello mentale. L’esser arrivata di nuovo ad un passo dal superare il muro della top10 che fino a pochi mesi prima vedeva come un sogno e che invece quel giorno arrivò quasi a sfiorare è stata una mazzata difficile da digerire. Come una sprinter che prepara i 100 metri della vita, scatta e corre più forte che può, e nonostante faccia mulinare i piedi a tutta vede con la coda dell’occhio la rivale di fianco che l’affianca, e passo dopo passo la sorpassa poco prima del filo di lana.

E che brutto scherzo del destino che sia stata proprio Flavia a negarle questo traguardo. Proprio l’amica d’infanzia, pugliese doc come lei; compagna di allenamenti, di crescita sportiva e pure di doppio da junior, quando con Flavia s’è affacciò per la prima volta al mondo degli appassionati con la vittoria nel doppio giovanile del Roland Garros. Ricordo benissimo l’intervista di Rino Tommasi alle due promesse appena vinto a Parigi, con Flavia più già spavalda e Roberta che stentava a trattenere le risate, con l’occhio vispo a celare una dolce timidezza che usciva lampante nelle sue semplici parole.

Cosa è successo a Roberta in questo 2014? E’ palese che stia soffrendo un crollo nella fiducia del suo tennis. Un processo probabilmente iniziato inconsciamente proprio con quella maledetta sconfitta di New York, e che lentamente s’è insediato in lei, facendole perdere il filo magico del suo tennis, difficile e complicato. La Vinci ha un gioco che incanta, che diverte, ma che è assai complesso da trasformare in forte e vincente in un circuito rosa ostaggio di troppa potenza. Roby è come una “piccola McEnroe in gonnella” (…passatemi la giocosa metafora), perché non vince imponendo un gioco di forza e uno schema tattico preciso, lei punzecchia le rivali con colpi vari, differenti da quel che mediamente si vede in giro. Crea tennis con intelligenza ed istinto. Sente la palla come poche, e grazie ad una completezza tecnica notevole è capace di “incasinare” il pressing monocorde delle avversarie mandandole fuori palla, e forzandole all’errore. La Vinci degli ultimi 2 anni è stata capace di produrre un gioco a suo modo unico nel panorama femminile, fatto di soluzioni eleganti e d’attacco, spesso improvvise ed estemporanee, riuscendo a battere rivali molto più attrezzate fisicamente grazie alla sensibilità di tocco e alla fantasia di traiettorie ardite, abbinate a tanta agilità, lucidità tattica e voglia di stupire.

Come se portasse in campo dei Blitzkrieg tennistici continui, a stordire con leggerezza e classe tecnica le rivali, incapaci di capire qualcosa nelle sue trame offensive, diverse da tutte le compagne di tour. Vederla contenere le mazzate della rivale mulinando con scioltezza rovesci in back ficcanti e cambiare ritmo con colpi perfetti per timing e precisione, mettendo a nudo le lacune di sensibilità e versatilità della picchiatrice di turno è stata spesso una libidine tennistica senza pari. Ancor più in un panorama rosa in cui il rovescio ad una mano è praticamente scomparso, insieme al gioco classico a tutto campo. Si urla, si tira, si pressa, si aggredisce; le parole tocco, taglio, attacco e volee sono praticamente scomparse in casa WTA, ma non per la nostra Roberta.
Il piano tattico della Vinci è però molto complicato da mettere in pratica, perché ogni singolo mattoncino di quest’architettura tennistica deve collocarsi al suo posto, pena crollare fragorosamente sotto il bombardamento delle armate avversarie. Serve un’eccellente condizione fisica, lucidità e tanta fiducia per non esser travolta dalla maggior potenza e monotonia delle avversarie. Difficile incassare le reazioni virulente senza scomporsi e diventare conservativa.

Qua stanno i problemi della Vinci attuale. Sembra meno vivace, meno pronta, meno agile. Quei passetti veloci a trovare il timing ideale sono un po’ più pesanti, come se mancasse quella scossa elettrica che la faceva volare. Fa tutto abbastanza bene ma niente benissimo, o solo in sprazzi non sufficienti a portare a casa il match. L’aspetto tecnico dove più sta soffrendo è certamente il dritto, che oggi è il lontano ricordo di quello dell’anno passato e che malamente termina spesso in rete, o largo e lungo. Impossibile che una mano così educata abbia perso sensibilità di colpo. Fisicamente non pare star così male, e di infortuni dichiarati non ha mai parlato. E’ la testa che non gira. Non riesce a ritrovare quella fiducia, quella serenità e sicurezza che nel recente passato l’ha sorretta, arrivando a sconfiggere gente come Cibulkova, Errani, Kvitova, Kuznetsova, Kerber, Stosur, Halep, Jankovic, Radwanska, e molte altre ancora; tutte tenniste di ottimo valore sconfitte sul piano del gioco.

I suoi acuti in singolare sono figli di una crescita continua. I numeri parlano chiaro, ed a suo favore. Dal 2008 il suo ranking di fine anno è solo migliorato: n.83 a fine 2008, poi n.64 a fine 2009; n.38 a fine 2010, n.23 a chiusura del 2011, fino ad entrare stabilmente nelle top 20, chiudendo l’anno 2012 al n.16 ed il 2013 al numero 14. A questi risultati ottimi vanno naturalmente aggiunti gli enormi successi in doppio con Sarita Errani, che le sono valsi tornei a iosa, Slam inclusi, ed il n.1 in classifica.

Proprio per questi numeri e per questi successi non è assolutamente giusto metterle la croce addosso in questo momento nero. Roberta va sostenuta, cercando di spronarla a ritrovare il suo tennis. Con calma e dandole tempo. Anche prendendosi una piccola pausa se necessario. E’ corretto semmai fare una riflessione sui motivi di questa crisi. A 31 anni e con un gioco dispendioso come il suo è normale che ci possa essere una flessione. Se continuerà a lavorare bene sul piano fisico ha tutte le possibilità di ritrovare il suo miglior tennis e risultati. Ma questo processo passa inevitabilmente da un lavoro sul piano mentale, della fiducia e della motivazione. Passa dal ritrovare quel sottile equilibrio tra la rabbia agonistica per reagire al momento no e la serenità e fiducia nei propri mezzi, chiudendo la porta in faccia ad antiche paure ed insicurezze. Proprio in queste crisi di risultati a volte riaffiorano vecchie debolezze, timori e paure. Roberta per diverso tempo è vissuta un po’ nell’ombra delle altre azzurre, più veloci di lei a salire e vincere; chissà che lei stessa, forse inconsciamente, non si sia sentita “inadeguata” per arrivare così in alto, cosa totalmente falsa per quel che ha saputo dimostrare in campo.

E chissà che una volta maturata e dopo aver raggiunto grandi risultati non abbia avvertito fin troppo il peso di dover mantenere quest’altissimo livello. Forse ha sofferto troppo la pressione di voler a tutti i costi entrare nelle top 10 come Flavia, Francesca e Sara. A volte può innescarsi un processo perverso: quel fuoco intenso che l’ha spinta a lottare con tutte le sue forze per superare quel muro senza riuscire nell’impresa può paradossalmente averla fin troppo consumata, fino a spegnersi di fronte all’ostacolo non superato. Dalle sue parole della scorsa estate si intuiva una certa fatica mentale, una difficoltà nel reggere un livello di gioco così alto e la classifica raggiunta; una fatica nel sostenere un ruolo da big in cui si era ritrovata forse anche in modo inaspettato, anche se totalmente meritato. Addentrarsi nei meandri della mente è un viaggio complesso, ancor più per un tennista che in campo deve reagire non solo ai problemi tecnici ed agonistici ma anche a tante frustrazioni, ansie e paure che la tensione della gara tende a tirare fuori. Un percorso che Roberta deve affrontare per ritrovare la fiducia nei suoi mezzi enormi.

Noi innamorati del tennis dobbiamo solo applaudire Roberta Vinci. Il suo modo di stare in campo ed il suo gioco sono un patrimonio del nostro sport, perché con lei si assiste sempre ad uno spettacolo tecnico superiore alla media. Roby ci ha regalato emozioni da custodire con gelosia, e le auguriamo di potercene regalare molte altre. E anche se non riuscirà mai ad infrangere quel muro maledetto, nessuno potrà mai cancellare il suo tennis così speciale. Proprio quello per cui sarà sempre ricordata, non per l’esser stata n.11 invece che n.10.


Marco Mazzoni


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19 commenti. Lasciane uno!

cataflic (Guest) 21-02-2014 09:34

un coach ha detto: “gli uomini se giocano bene , stanno bene, mentre le donne per giocar bene devono stare bene”.
Non appena si rasserena ritroverà la vittoria e la forza mentale dimostrata in questi anni.

19
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andre (Guest) 20-02-2014 22:34

Bellissimo articolo Marco!Io che sono un grande tifoso di Roberto mi sono commosso..

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aguirre (Guest) 20-02-2014 18:09

Direi che la punta massima di rendimento fisico e di gioco l’ha già raggiunta. Bisogna essere cinici in questi casi, e 31 anni sono tanti, specie per chi, come Roberta, non ha mai avuto nel fisico il suo punto di forza. Magari il suo livello attuale è migliore di quello palesato nelle ultime settimane, ma direi che il fantastico biennio 2012 – 2013 non tornerà.

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boris becker n.1 20-02-2014 15:44

Scritto da groucho
Solito bell’articolo di Mazzoni, che Roberta può stampare e conservare nell’album dei ricordi, da far leggere alle future nipotine o alle sue giovanissime allieve quando sarà proprietaria di clinic tennistico, tra quarant’anni, immaginandola arzilla vecchina ancora bravissima in doppio.
A mio giudizio il tennis di Roberta sembra un tennis da anni 80. La sua sfortuna è stata nascere con 30 anni di ritardo, perché secondo me lei al cospetto di Evert, Navratilova, Mandlikova… avrebbe tenuto senza problemi il passo di queste campionesse. E sarebbe stata top 3 di sicuro.
Non so se Roberta abbia mai provato a giocare con una racchetta di legno, ma sono certo che qualora improvvisamnete l’ITF decidesse di obbligare a disputare Wimbledon 2014 con i vecchi materiali, lei vincerebbe il torneo a mani basse.
Le difetta infatto solo la potenza, rispetto alle sue contendenti odierne: non ce n’è una infatti che abbia lontanamente il suo tocco. Solo che il tennis ormai, da straordinario sport di destrezza, è diventato uno sport di forza e velocità. E se la seconda qualità non le difetta, perché nel tempo l’ha molto migliorata, purtroppo la prima è e restera una lacuna incolmabile. La forza, la potenza. Roberta non ne ha (o meglio, non ne ha al confronto delle sue concorrenti).
Quindi secondo me non deve rammaricarsi su quello che non ha ottenuto o non otterrà – numero 10 o numero 11 non fa nessuna differenza – ma solo liberare la mente e giocare “a divertirsi” tanto quello che doveva dimostrare a se stessa e agli altri l’ha già dimostrato da tempo.
Per me il 2013 è stato un anno per lei irripetibile. Se leggerà mai le mie parole, le dico solo di non complicarsi la vita nel voler per forza mantenere la classifica. Carriera ne hga fatta, soldi pure. Deve giocare solo più felice, lo stesso che deve fare Sara, perché entrambe con l’ossesione della classifica hanno lasciato scivolare via negli ultimi due anni, gradualmente, il piacere del tennis, di sentire come l’attrezzo risponde al colpo, di apprezzare la risposta del braccio e del corpo, di godere del sibilo meraviglioso del piatto corde quando infila il vento e di ascoltare il suono sulla palla.
Buona fortuna per un 2014 di felicità. Senza ossessioni di classifica. E magari con questo spirito qualche bel torneo arriverà ancora.

complimenti per il tuo commento..
Roberta farà bene a stamparsi oltre quello di Mazzoni anche il tuo!!

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boris becker n.1 20-02-2014 15:42

Scritto da Marco Mazzoni
@ isma (#1009744)
ciao isma,
non c’è una ricetta sicura per la parte mentale/fiducia, come se hai un problema fisico o tecnico. Serve un lavoro particolare, che va visto caso x caso e che si non può prevedere a priori. Non sono nel team di Roberta e quindi non posso rispondere Di sicuro serve sempre ripartire dalle piccole cose, dalle sensazioni. Serve la forza per fare un piccolo reset e ripartire. A volte basta vincere una bella partita, altre no. Non è un caso che la parte mentale/fiducia del gioco è una delle più delicate, perché non c’è una scienza esatta in materia ed invece in campo fa tutta la differenza del mondo.

niente di più vero…
e chi gioca a tennis lo sa bene…

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zagortenay 20-02-2014 14:29

Vabbè dai….a 31 anni insomma cosa si può pretendere????
Ancora un paio di annetti tra le 30 del ranking e qualche soddisfazione in più magari nel doppio… :mrgreen:

14
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Marco Mazzoni (Guest) 20-02-2014 14:06

@ isma (#1009744)

ciao isma,
non c’è una ricetta sicura per la parte mentale/fiducia, come se hai un problema fisico o tecnico. Serve un lavoro particolare, che va visto caso x caso e che si non può prevedere a priori. Non sono nel team di Roberta e quindi non posso rispondere 🙂 Di sicuro serve sempre ripartire dalle piccole cose, dalle sensazioni. Serve la forza per fare un piccolo reset e ripartire. A volte basta vincere una bella partita, altre no. Non è un caso che la parte mentale/fiducia del gioco è una delle più delicate, perché non c’è una scienza esatta in materia ed invece in campo fa tutta la differenza del mondo.

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dave (Guest) 20-02-2014 14:00

smettendo di giocare per un po..il tennis che ha è quello ormai..poi si deve rassegnare che non sara mai top ten(purtroppo è cosi ed è pure giusto xke ci sn davvero troppe giocatrici più forti e più giovani di lei.)e deve cercare di ritrovare la pace..qualche bel torneo puo ancora farlo.

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biglebowski (Guest) 20-02-2014 13:54

31 anni, tra le top 100 da dieci, tra le top 20 da tre, best ranking recentissimo, 9 titoli di singolare in carriera, 20 di doppio con vittorie in tutti gli slam eccetto wimbledon, seimilioniemezzo di dollari vinti, la stima di tutto l’ambiente del tennis e molto altro.

se non gioca con il sorriso sulle labbra e libera da ogni condizionamento roberta vinci, chi altro lo può fare?
il suo coach la invita a far questo, così mi è capitato di sentire durante un recente technical timeout e questa deve essere la chiave per ottenere qualche altra soddisfazione e non sarà comunque facile se non altro per motivi anagrafici.
in alternativa la vedrei benissimo e presto capitana di una squadra di fed cup con errani/pennetta/knapp/giorgi/burnett in ordine di classifica.

p.s.: una correzione per marco là dove dice “altro naufragio sportivo con la pironkova che veniva da un periodo non facile”. la bulgara veniva dalla recente conquista addirittura del premier di sidney con vittorie tra l’altro su cirstea, errani, kvitova, kerber.
p.s.2: è sempre un piacere leggere i tuoi “spaccapalle”

11
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isma 20-02-2014 13:43

scusa ma non mi sembra che sia stato consigliato nulla di nuovo su come ritrovare fiducia e buon gioco, nonostante il poema.

10
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max64 (Guest) 20-02-2014 13:41

grande roberta l’unica che ancora fa vedere e ci regala colpi ed emozioni che nessuna sa dare!
può continuare ancora a dare tanto in doppio anche un domani, addirittura, con un’altra compagna, se dovesse avvenire.
ho letto tante cose giuste, 31 anni fisico e mente devono essere al top, mi permetto di dire da suo grande tifoso che entrare nella top ten era difficile per un momento alla portata ma anche 12 o 20 l’importante vincere ancora e farci divertire.
fisico e testa: lo slice di rovescio se non le riesce bene non mette in difficoltà tante avversarie che riescono lo stesso a tirare forte;
il dritto uno dei suoi punti di forza se lo sbaglia spesso è un grosso handicap;
sulle seconde palle delle avversarie se il fisico non le consente di spostarsi di anticpare per attaccarle rischia di restare inchiodata a fondo campo. Anche il servizio deve trovare una buona percentuale di prime palle e condurre lei il gioco. Deve ritrovare fisico e fiducia per attacare e magari se provasse ogni tanto a variare il rovescio anche a 31 anni si può fare. Comunque sempre forza roberta!!!

9
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fabious (Guest) 20-02-2014 13:10

Secondo me, Roby dovrebbe scendere un po’ di categoria e fare un po’ di tornei international x recuperare la fiducia.

8
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clipo 20-02-2014 12:07

Nel tennis femminile fatta eccezione per 2/3 giocatrici di cui è facile ricordare tutte le sconfitte stagionali, fra molte altre c’è un grande equilibrio, quindi sono convinto che dopo questo periodo nero tornerà a conseguire ottimi risultati come ci ha abituata negli ultimi anni.
Piccola nota l’incontro con Giorgi sotto citato è stato dominato da Roberta ma non solo per la sua abilità tattica, chi vide il match ricorderà che Camila era partita fortissima prima di spegnere la testa.

7
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groucho (Guest) 20-02-2014 11:50

Solito bell’articolo di Mazzoni, che Roberta può stampare e conservare nell’album dei ricordi, da far leggere alle future nipotine o alle sue giovanissime allieve quando sarà proprietaria di clinic tennistico, tra quarant’anni, immaginandola arzilla vecchina ancora bravissima in doppio.
A mio giudizio il tennis di Roberta sembra un tennis da anni 80. La sua sfortuna è stata nascere con 30 anni di ritardo, perché secondo me lei al cospetto di Evert, Navratilova, Mandlikova… avrebbe tenuto senza problemi il passo di queste campionesse. E sarebbe stata top 3 di sicuro.
Non so se Roberta abbia mai provato a giocare con una racchetta di legno, ma sono certo che qualora improvvisamnete l’ITF decidesse di obbligare a disputare Wimbledon 2014 con i vecchi materiali, lei vincerebbe il torneo a mani basse.
Le difetta infatto solo la potenza, rispetto alle sue contendenti odierne: non ce n’è una infatti che abbia lontanamente il suo tocco. Solo che il tennis ormai, da straordinario sport di destrezza, è diventato uno sport di forza e velocità. E se la seconda qualità non le difetta, perché nel tempo l’ha molto migliorata, purtroppo la prima è e restera una lacuna incolmabile. La forza, la potenza. Roberta non ne ha (o meglio, non ne ha al confronto delle sue concorrenti).
Quindi secondo me non deve rammaricarsi su quello che non ha ottenuto o non otterrà – numero 10 o numero 11 non fa nessuna differenza – ma solo liberare la mente e giocare “a divertirsi” tanto quello che doveva dimostrare a se stessa e agli altri l’ha già dimostrato da tempo.
Per me il 2013 è stato un anno per lei irripetibile. Se leggerà mai le mie parole, le dico solo di non complicarsi la vita nel voler per forza mantenere la classifica. Carriera ne hga fatta, soldi pure. Deve giocare solo più felice, lo stesso che deve fare Sara, perché entrambe con l’ossesione della classifica hanno lasciato scivolare via negli ultimi due anni, gradualmente, il piacere del tennis, di sentire come l’attrezzo risponde al colpo, di apprezzare la risposta del braccio e del corpo, di godere del sibilo meraviglioso del piatto corde quando infila il vento e di ascoltare il suono sulla palla.
Buona fortuna per un 2014 di felicità. Senza ossessioni di classifica. E magari con questo spirito qualche bel torneo arriverà ancora.

6
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roger rose (Guest) 20-02-2014 11:42

@ GianlucaPozzi (#1009600)

Condivido…grande Pozzi ma Roberta ha fatto una carriera steepitosa!!!

5
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frafra (Guest) 20-02-2014 11:37

@ GianlucaPozzi (#1009600)

Si ma non era denigratorio secondo me Pozzi e’ stato un ottimo
tennista

4
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Andre_A 20-02-2014 11:09

Roberta Vinci è una delle poche tenniste attuali a cui può essere tranquillamente accostata la parola “talento”, termine che troppo spesso, se non quasi sempre, viene usato a sproposito.
Il match con la Giorgi citato nell’articolo è la rappresentazione visiva e materiale di questo concetto, dove Roberta dopo aver subito all’inzio l’impeto della sharapovina di Macerata, ha imposto il suo magnifico gioco e la sua visione tattica, dando alla giovane Camila una lezione di tennis coi fiocchi e i controfiocchi, che naturalmente è rimasta lettera morta per la giocatrice e tutto il clan italo-argentino.
Non è un caso che la Vinci ha saputo vincere su tutte le superfici, sarebbe interessante fare un statistica per capire quali e quante delle tenniste dell’epoca Vinci hanno saputo fare altrettanto.
cosa non va oggi nella Vinci? nell’articolo è stato detti tutto, sicuramente l’aspetto psicologico incide, come in tutte le attività umane, e forse anche in parte l’aspetto fisico, non dimentichiamo che ha già 31 anni, e non avendo un fisico da marine come Serena è normale che alla lunga patisca la freschezza atletica e l’esuberanza fisica delle sue più giovani colleghe pallettare o bombardiere.
Spero davvero che si riprenda al più presto e ritorni a vincere e deliziarci col suo tennis, un paio d’anni di buon livello potrebbe ancora averli. Piccola provocazione, magari centellinando le apparizioni in singolare ai soli tornei a lei più congeniali, dedicandosi quasi esclusivamente al doppio, con o senza la Errani, specialità in cui potrebbe giocare ad alto livello ancora per diversi anni…la butto li, magari ricomponendo la coppi Pennetta-Vinci, che potenzialmente potrebbe essere una coppia devstante, viste le numerose soluzioni di gioco che potrebbe offrire.
Ultima cosa, mi piace il paragone con Gianluca Pozzi, di analogie con la Vinci ce ne sono diverse, la cosa più stridente è il palmares, Gianluca avrebbe meritato di vincere, un torneo vinto è davvero poco, ma d’altra parte gli avversari erano veramente impossibili o quasi.

3
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GianlucaPozzi (Guest) 20-02-2014 10:53

In effetti anche dalle interviste traspare che il trovarsi ad un passo dalla top10 e non riuscire ad entrarci le è pesato parecchio

@ frafra (#1009593)

Il paragone col simpatico tennista da cui ho preso il nome non mi sembra appropriato visto che Roberta ha vinto enormemente di più in carriera ed ha ancora molto da ottenere

2
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frafra (Guest) 20-02-2014 10:06

La Vinci ha classe ma non e’ la piccola McEnroe in gonnella
piuttosto la piccola Gianluca Pozzi in gonnella

1
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