Spacca Palle – (Speciale Davis Italia): la sfida di Mar del Plata, vista anche dall’Argentina
Archiviate le forti emozioni dell’Australian Open con l’impresa di Wawrinka e le ottime prestazioni di Pennetta e Fognini, è già tempo di Coppa Davis.
Gli azzurri sfideranno l’Argentina nell’insidiosa trasferta di Mar del Plata, sulla terra battuta.
Il sorteggio è stato uno dei peggiori che ci potessero capitare, anche perché contro la maggior parte delle nazioni del World Group avremmo giocato in casa. Però dal giorno in cui l’urna ci ha spediti in America Latina gli scenari sono un tantino cambiati. Sulla carta resta un match complicato, ma grazie al rifiuto di Del Potro ed al ritiro di Nalbandian il passaggio del turno resta difficile ma tutt’altro che impossibile. Anzi, alcune testate internazionali ci danno ampiamente favoriti.
Infatti scrutando la classifica mondiale dei vari convocati siamo addirittura messi meglio, cosa impensabile guardando la storia recente del movimento maschile italiano ed argentino, capace quest’ultimo di produrre alcuni top10 di enorme talento negli ultimi quindici anni. Questa settimana il computer ATP ci racconta che in Casa Italia abbiamo Fognini al n.15, giusto il suo best ranking dopo un buonissimo Australian Open; Seppi è n.31, sceso per colpa del risultato peggiore down under rispetto al grande torneo 2013; Capitan Barazzutti ha ripescato Volandri (oggi al n.73), giocatore a dir poco esperto sul rosso ed in Davis, e che non teme la “garra” e l’accoglienza non proprio British che avranno i nostri da parte del pubblico locale… Il quarto convocato azzurro è Simone Bolelli, appena tornato dopo molti mesi off-court spesi a recuperare dall’ennesimo problema e quindi solo n.320 ATP, ma assai affiatato con Fabio in doppio.
Non se la passano molto bene gli argentini. Orfani del top10 Delpo e con la “Nalba” definitivamente passato ai rally ed alla pesca d’altura, a Mar del Plata schiereranno Juan Monaco (n.40, crollato nel 2013 dopo che aveva chiuso il 2012 al n.12 in classifica), i lottatori del rosso Carlos Berlocq (n.44 questa settimana) e Horacio Zeballos (n.66), oltre a Eduardo Schwank. Non c’è neanche Del Bonis (n.60 e miglior prodotto dell’ultima generazione) o qualche altro giovane tipo Facundo Arguello, Collarini o Velotti, segno che il match è temuto e che di voglia di rischiare il Capitan Jaite ne ha ben poca. Di sicuro affrontiamo una delle “peggiori argentine” in termini puramente qualitativi degli ultimi anni. Torneremo poi a parlare di quel che accade in Argentina; vediamo come arrivano i nostri a quest’incontro, preparato con tutto lo staff azzurro già a Melbourne Park su alcuni campi in terra.
Di sicuro la partita non è semplice per il fattore logistico, per l’esser catapultati in poche ore dai folli sbalzi del clima di Melbourne all’estate più mite ed umida argentina; e soprattutto per il dover giocare su di una terra che si annuncia piuttosto lenta, a penalizzare le accelerazioni piatte di Andreas ed i cambi di ritmo di Fabio. Vero che i nostri si esprimono al meglio sull’amato rosso, ma il passaggio dal cemento asiatico e australiano alla terra potrà sempre creare qualche grattacapo e difficoltà nel trovare il ritmo partita. Indovinare come giocherà Fognini è impresa complicata, anche se il nostro n.1 sta dando sul campo ampi segnali di maturazione. L’anno scorso in America Latina non giocò male (quarti a Buenos Aires e semifinale ad Acapulco), ed i buoni risultati che sta accumulando lo aiutano a trovare sempre più fiducia.
Non dimentichiamoci che proprio in Davis l’anno scorso fu Fabio a portarci il punto decisivo contro la Croazia a Torino. Seppi è reduce da due incredibili maratone agli Australian Open. Le statistiche dell’ATP ci dicono come Andreas sia uno dei giocatori più tosti al quinto set, in assoluto. Fatto importante, perché in Davis per mille motivi le partite si possono allungare e complicare; e ancor più per uno come lui che tende a scattare lento dai blocchi di partenza. E’ sicuro che gli argentini la butteranno sulla lotta agonistica, sperando in un pubblico molto partecipe. Quindi la freddezza di Seppi nonostante un contesto complicato (al contrario di Fognini, che temiamo possa scattare dopo eventuali provocazioni) potrebbe essere una carta importante da giocare, soprattutto se il sorteggio lo portasse in campo per secondo nella prima giornata dopo una sconfitta di Fabio, con gli spalti a quel punto gasatissimi. Barazzutti ha scelto Volandri per via della superficie e anche per mancanza di valide alternative, dato che Lorenzi è appena rientrato alle competizioni. Sono più incerte le condizioni di Bolelli, soprattutto sul lato agonistico visto che ha giocato appena negli ultimi mesi. Simone è la miglior carta che abbiamo in doppio, visto l’enorme affiatamento dimostrato con Fognini. Il doppio statisticamente è il punto più decisivo in Davis, ed è quello in cui l’Italia invece è storicamente più carente, dato che non abbiamo più avuto una coppia forte dopo la mitica Panatta – Bertolucci. Averne trovata una così strana ma che si integra alla perfezione è un vero asso nella manica. Simone fa star calmo Fabio, serve bene e gli da sicurezza, lasciando quindi più spazio alla fantasia della racchetta del ligure, che a sua volta sprona il bolognese. I due si compensano alla perfezione. Il rischio è la tenuta di Simone, che possa soffrire in caso di una lunga battaglia, altamente probabile, ma ci dobbiamo fidare dello staff medico azzurro; e sperare che il bolognese non patisca all’avvio la mancanza di partite “vere”.
Pur nelle insidie della sfida, è una situazione piuttosto tranquilla per i nostri, che possono approcciare il match con assoluta serenità e concentrazione. Proprio il contrario di quel che accade in casa degli argentini, che convivono da mesi con dure polemiche interne scaturite dal “caso Del Potro”, visto il rifiuto del loro n.1 nonostante una lunga trattativa con la Federazione. Polemiche e sfortuna per Juan Martin: il gigante di Tandil comunque non avrebbe potuto giocare contro gli azzurri.
Infatti è notizia freschissima di ieri che il top10 sudamericano si trova attualmente negli USA, presso la notissima clinica Mayo, per un controllo approfondito al polso sinistro che pare aver sofferto l’ennesimo infortunio. Tuttavia il rifiuto alla Davis era arrivato da molte settimane, e le polemiche in un paese innamorato del tennis e molto passionale come l’Argentina erano infuocate.
Per capirci qualcosa ho contattato la collega argentina Luciana Bonomo, direttore del magazine Footfault (www.footfault.com.ar), a cui ho chiesto le sensazioni da laggiù sulla faccenda, e anche sul momento non proprio roseo del movimento argentino. Ecco alcuni passaggi:
Luciana, in Italia si è parlato molto della decisione di Del Potro di non rendersi disponibile per il primo turno di Coppa Davis. Qual è la tua opinione? Chi ha sbagliato tra le parti (Delpo – Federazione Argentina)? E cosa ne pensano gli altri tennisti che hanno risposto alla convocazione?
“La questione Del Potro – Davis non è tema di oggi, viene da molto lontano. Dobbiamo distinguere due aspetti. Il primo riguarda il calendario, perché lui non vuole passare dal cemento alla terra e quindi di nuovo al cemento, pertanto è una sua scelta di programmazione. Al di là di problemi interni alla squadra, Juan Martin ha giocato recentemente una sola volta il primo turno di Davis, quindi la sua decisione in fin dei conti non è stata una grande sorpresa. Personalmente credo che la sua scelta sia sbagliata, però la realtà è che la squadra e tutto il team di Davis non l’ha mai trattato come la “stella” del tennis mondiale che in realtà è. In generale è stato preferito costruire una squadra compatta, in cui tutti ricevono lo stesso trattamento, le stesse responsabilità degli altri; ma quando in una squadra c’è una star, a volte è necessario darle un trattamento un po’ diverso. Per dirla alla Guardiola, se Leo Messi è diverso in campo, allora merita un trattamento un po’ diverso anche fuori… Il rapporto è complesso forse anche con gli altri giocatori, perché tutti affermano che rivorrebbero Delpo in campo con loro, però finché c’è stato Nalbandian il vero leader dello spogliatoio è sempre stato David, non Juan Martin. E la Federazione argentina quando ha scelto il capitano di Davis si è orientata su Jaite, nettamente preferito da Nalbandian, piuttosto che Tito Vázquez, più vicino e più gradito a Del Potro”.
Juan Monaco all’inizio del 2013 era a ridosso dei top10, poi è scivolato fino alla 40esima posizione del ranking, che gli è successo?
“Juan non è mai stato un giocatore regolare. Va a strappi: vive dei picchi molto alti e poco dopo crolla con un calo notevole nella prestazione. Nel 2013 inoltre ha rotto con il suo coach (Marcaccio), con il quale aveva ottenuto i suoi migliori risultati”.
Che si dice della squadra italiana? Si pensa che sia favorita l’Argentina oppure l’Italia?
“C’è molta fiducia nel “fattore casa”, l’opportunità di giocarsela qua, con il campo scelto dal nostro team, e soprattutto con l’apporto del pubblico che sarà davvero a un passo dal campo di gioco e di sicuro si farà sentire per sostenere i nostri. Però tutti pensiamo che sarà una sfida difficile, molto incerta. Fognini è visto come il giocatore chiave, perché è un tennista forte ma assai instabile, passando dal talento puro a perdere da solo una partita. Comunque la sfida è aperta e difficile per l’Argentina, e c’è la paura che si possa perdere e si debba affrontare uno spareggio per non retrocedere molto difficile”.
Fino a qualche anno fa il movimento argentino era formidabile per come riusciva a proporre nuovi giovani che rapidamente arrivavano ai piani alti della classifica; attualmente questo accade di meno, con Del Bonis unico giovane cresciuto di recente ma senza un talento da immaginarlo nella top10. Anche in Argentina quindi, un po’ come in tutti i paesi, c’è difficoltà nel far crescere i giovani tennisti, o ci sono altri problemi interni al vostro movimento?
“Anche qua c’è da distinguere due aspetti. In tutto il mondo si assiste alla difficoltà dei giovani nell’emergere, è un problema comune e complesso, e che esiste anche da noi. Però l’Argentina ha trovato una generazione “d’oro” (che chiamiamo la Legión), con 7-8 giocatori che hanno ottenuto un grandissimo successo e tutti già da giovani (Coria, Nalbandian, Gaudio, Zabaleta, Acasuso, Puerta, Chela, Squillari). Tutti loro sono arrivati tra i grandi del tennis prima di 21 anni. Dopo abbiamo avuto un vuoto generazionale e solo Del Potro è riuscito ad imporsi al massimo livello. Adesso abbiamo una covata di buoni giocatori (qua si parla soprattutto dei vari classe ’82 con Arguello, Schwartzman, Vellotti, Olivo) che però ancora giocano i Challenger, e nessuno di loro è riuscito a decollare. Per spiegare i problemi, un fattore che ritengo importante è quello economico. La generazione “dorata” è cresciuta con un tasso di cambio tra peso argentino e dollaro in rapporto 1 a 1 (1 peso, 1 dollaro); questo li ha aiutati moltissimo quando erano junior a viaggiare verso l’Europa ed il resto del Mondo, e così acquisire esperienza dal confronto con altri giocatori nei vari tornei. Oggi paradossalmente in Argentina ci sono più tornei per fare punti: circa 25 Futures all’anno e 3 Challenger, prima erano più o meno 10 in totale. Questo fa sì che i ragazzi giocano sempre tra di loro! Avanzano nel ranking grazie ai punti, e avanzano più o meno tutti assieme, ma quando escono a giocare tornei ATP si notano le carenze e come siano cresciuti di meno rispetto ad un tempo. Ora purtroppo con la svalutazione del peso argentino viaggiare è diventato molto complicato, il rapporto è circa 1 dollaro = 9 pesos. Questo non è tuttavia l’unico problema, c’è un problema di maturazione dei giovani che è presente un po’ in tutto il mondo. Però ritengo che la crescita dei tornei locali è stata molto positiva da un lato, ma che possa aver creato problemi per il rendimento a livello internazionale”.
In pratica Luciana ci anticipa tra le righe che “Fogna” e compagni troveranno un clima infuocato… Il pubblico in Argentina qualche volta si è reso protagonista di scene non idilliache, e pur credendo che stavolta non si arriverà assolutamente a niente del genere, i nostri dovranno essere molto bravi a tenere i nervi saldi e pensare solo al proprio tennis.
Del resto l’amore per lo sport è uno dei marchi di fabbrica dell’Argentina, paese straordinario per bellezze, folklore, colori & sapori, vitalità e passione. Non è un caso che uno dei simboli nazionali sia il Tango, un ballo bellissimo, che la leggenda vuole nato ai margini dei bordelli, il più sensuale e passionale in assoluto.
Tutti gli sport, a partire dal calcio, là sono vissuti in modo viscerale. Significativo il monologo dell’attore Guillermo Francella nello stupendo film “Il Segreto dei suoi occhi”, film argentino premio Oscar 2010 come miglior pellicola straniera, che racconta una storia di mala giustizia ai tempi della dittatura, riscoperta da un ispettore in pensione dopo molti anni di tormenti (pellicola da vedere assolutamente). Guillermo Francella, insieme al collega ispettore Ricardo Darín, cerca un sospettato malvivente, scomparso e probabilmente con nuova identità; sapendo che era un tifosissimo del Racing, Francella trova la chiave giusta: “Si può cambiare lavoro, città, taglio di capelli, gusti personali, donne, tutto… ma la passione per lo sport e la propria squadra non la puoi cambiare, è dentro al cuore e la tieni fino alla morte!”, tanto che i due si recano in curva alla partita del Racing e puntualmente individuano il sospettato, arrestandolo.
Il match di Davis andrà in scena a Mar del Plata, città sull’Oceano nella provincia di Buenos Aires. Una località turistica che vive tranquillamente in inverno e si anima d’estate, quando il suo milione circa di abitanti quasi si triplica per l’invasione di turisti da tutto il paese (e non solo). Antico centro della pesca, vi si svolge dal 1954 il “Mar del Plata Film Festival”, una delle rassegne cinematografiche più importanti del Sud America. Curiosamente è gemellata con ben 10 città italiane, per via dell’enorme numero di immigrati che laggiù si rifecero una vita ai primi del ‘900, molti da Marche ed Emilia. Da non perdere il lungo mare di ben 8 km, su cui ammirare i tanti surfisti che sfruttano le onde spesso vigorose dell’Atlantico per le loro evoluzioni. Gli abitanti di Mar del Plata si dividono in categorie ben distinte: facoltosi proprietari di strutture alberghiere e ristoratori, che ingrassano nei molti mesi di turismo; e una grande fetta di poveri pescatori che non sono riusciti a sfruttare il traino del turismo, relegati alla pura sussistenza per via dell’arretratezza delle loro barche e infrastrutture, e per la mancanza di una industria di lavorazione del pesce che possa dar uno sbocco nazionale ed internazionale al pescato. Uscendo dall’area turistica non si notano le terribili sacche di povertà delle baraccopoli di Buenos Aires, ma stride il contrasto tra le scintillanti e fastose vie del porto turistico ed i borghi di pescatori e povera gente. E’ detta “la ciudad feliz” (città felice) o semplicemente “la feliz”, proprio per lo spirito vacanziero che la contraddistingue, lontano dal caos e problemi della capitale.
Eppure tornando al tennis, proprio a Mar del Plata è legato uno dei ricordi meno “feliz”, l’incredibile finale Davis 2008, quando lo squadrone composto da Nalbandian e Del Potro si fece sconfiggere in casa da una Spagna orfana di Nadal. Troppa l’euforia per una vittoria “già in tasca” sulla carta, aggravata da un Delpo non al meglio e problemi interni, che resero quel weekend una delle peggiori Caporetto sportive della storia argentina. Feliciano Lopez si rese protagonista del match della vita, trionfando in 4 set su un malconcio Del Potro, e quindi risultando decisivo in doppio. Sul 2-1 Spagna, Verdasco sconfisse in 5 set Acasuso, buttato in campo per il discusso forfait di Del Potro, che mandò su tutte le furie Nalbandian e guastò l’armonia del team. Pare quasi impossibile, ma l’Argentina non è mai riuscita a vincere una Coppa Davis, nemmeno ai tempi di Vilas e Clerc o con i talenti della “Legion”. Per quanto stimiamo il bel movimento albiceleste, esempio di dedizione e cultura tennistica, auguriamo agli amici sudamericani di vincerla presto, ma non quest’anno…
Marco Mazzoni
TAG: Argentina vs Italia 2014, Berlocq, Coppa Davis, Coppa Davis 2014, Fognini, Marco Mazzoni, Monaco, Seppi, Simone Bolelli, Spacca Palle, Volandri, Zeballos
Leggo il commento del giornalista e rido. Perchè è ridicolo. Cito dal testo: Volandri non teme la “garra” (artiglio in italiano) e l’accoglienza non proprio British…
Cosa volete? Che ci spalmino il cammino di fiori? A parte il fatto che l’Argentina è una nazione rispettabile e il pubblico è fatto prevalentemente di oriundi. Ma a parte questo, non capisco questa eterna genoflessione anglosassone ogni volta si parli, a sproposito devo dire, del Sudamerica. La Davis è una competizione bellissima, proprio perchè si gioca in scenari e climi sempre diversi. Vedo le immagni in diretta da Mar del Plata. Bellissime. Vinca il migliore… o sea, lo que tiene mas pelotas.
@ stealth (#996122)
A tennis si deve vincere, indipendentemente da dove si gioca. Leggo commenti simili al tuo e, non ti offendere, li trovo stupidi. Cosa vorresti? Che fosse sempre rose e fiori? E poi, cos’è tutta questa paura del Sudamerica? Ignoranza o diffidenza? Il fattore campo non deve distrarre nessuno. Fognini non è stupido e sa bene che il pubblico, quando gioca in casa, pungola. E’ come una corrida. Una corrida senza toro (per fortuna). E’ questo il bello della Davis.
ahiahiahi… quel “gli da sicurezza” a me non dà sicurezza. 🙄
@ Marco Mazzoni (#996056)
aggiungo ora il cambio ufficiale è a 8, ma quello nero è a 13. fino a poco tempo fa era a 5 e quello nero a 8. il governo da tre anni ha inserito delle restrizioni all’acquisto di dollari, e tasse sui pagamenti all’estero con carta di credito (intorno al 30%) fatto che ha provocato la corsa al dollaro. pur di avere dollari l’argentino è capace di spendere un 30% in più rispetto al cambio ufficiale, non confidando nel peso e nella politica del governo. La svalutazione del pesos però è recente quindi non si può incolpare la mancanza di talenti a questo fattore. Inoltre a partire dal 2006 l’argentina sta soffrendo un’inflazione altissima, prima della recente svalutazione buenos aires aveva prezzi quasi occidentali. La conclusione della giornalista è affrettata considerando gli innumerevoli cambiamenti che sono accorsi in argentina a partire dal 2001.
NON DEVONO ESSERE PROBLEMI SEPPI PORTE 3 PUNTI E TUTTI A CASA LOGICO NO…….
http://www.raulranzingertennisacademy.com
@ oscar rabago (#996264)
ciao Oscar, grazie per la tua testimonianza, e buon match 🙂
Ciao amici:
Venerdi sto in Mar del Plata guardando tutto, il cambio oficiales ce 1 U$S 9 Argentini, ma impossibile prenderlo per tantissimi motivi, io estraofficiale (blue) $ 12.50
Tantissimi casino cui.
Un abrazo, Oscar, Tandil, Buenos Aires, Argentina
Per me è un errore la convocazione di Bolelli: se si dovesse andare al quinto e la tenuta fisica non ci fosse? io avrei convocato tutta la vita lo specialista bracciali..
Quando si sorteggia?
beh… sulla generazione argentina di nandrolino coria se ne sono dette tante… fatto sta che è stata una generazione tanto prolifica quanto di breve durata: tutti quei tennisti citati, tranne forse chela, a 27-28 anni erano già abbondantemente sul viale del tramonto
Parlando puramente della partita, io ritengo che abbiamo ottime possibilità di vittoria anche se non credo che siamo i favoriti per un fattore puramente ambientale. Se vediamo le cose con oggettività dico che se Fogna è quello della prima settimana di Melbourne, i 2 punti sul singolare li portiamo a casa. Se poi si dovesse far condizionare dal pubblico e dovesse dare di testa, potremmo trovarci sotto 2-0 già dopo la prima giornata visto che Andreas, in quel clima, lo vedo come un pesce fuor d’acqua anche se spero vivamente mi possa smentire. Quindi con tutta probabilità arriveremmo in perfettà parità nella giornata in cui si gioca il doppio e qui ritengo che partiamo ampiamente favoriti anche perchè Simone e Fabio hanno dimostrato di essere un grande doppio.
In sostanza, non la vorrei mandare, ma credo che abbiamo ottime possibilità di vincere 3-1/3-2!
Tu ad esempio cosa penseresti di una modifica semplice e a portata di mano quale quella dell’eliminazione dei bye per tutti i tornei ATP; o ancora alcuni master mille su due settimane con tabelloni da 128 giocatori ma sempre 2 set/3, con gli altri 1000 e 500 obbligatoriamente con tabelloni da 64.
Forse è l’uovo di colombo, ma è quello che hanno combattuto da molti anni a questa parte. Hanno voluto, anzi, che i rischi di tabelloni e sviluppo di tornei così articolati, fossero eliminati alla radice.
E quali sarebbero oggi le proposte per migliorare? Iniziare a trasferire soldi ai circuiti minori? In quali tempi? velocemente o con tempi burocratici? Credo che un po’ di soldi in più porterebbe un ristoro, ma quello di cui hanno bisogno è respirare aria e tirare palline in partite ufficiali che contano. Questo è quello che alla generazione dei 23-28enni di oggi hanno tolto 6 anni fà.
Onestamente non so se lo restituiranno a quelli delle prossime generazioni di under 20.
In Italia questa sfida nn avrebbe storia ma in Argentina ne vedremo
di tutti i colori!!!
Gia’ mi immagino le provocazioni verso Fognini x fargli perdere
la pazienza…
Sul discorso premi minori purtroppo grava grande parte dei problemi del tennis attuale. Volontà politica di cambiare le cose pari a zero. Eppure dare nuova linfa al proprio movimento dovrebbe essere non solo un dovere istituzionale, ma stimolo generale allo sport stesso.
Che miopia da parte di chi governa il nostro sport… o forse che interessi da difendere…
@ Alessandro6.9 (#996102)
Esatto. Il cambio del dollaro non puó essere il problema, altrimenti non si spiega come mai crescono il numero di futures e challengers.
E’ un discorso generale di premi nei tornei minori che costringono i giocatori di seconda fascia a spostarsi il meno possibile e che ovviamente colpisce in modo maggiore in zone geografiche disagiate.
non far giocare potito starace su terra considerando il suo storico in davis e le ottime condizioni di forma, si capisce la logica degli interesse della federazione, chiunque ha visto poto in questi ultimi 2 mesi ha notato l’ottima forma di poto
poto in davis non ha mai deluso
comunque forza che entro aprile rientriamo nei 100
@ Marco Mazzoni (#996056)
Che bell’articolo!!! Serio e piacevolissimo, specie nella parte dell’intervista.
Che ormai il futuro del tennis argentino sia relegato al circuito challenger del sudamerica e del centro america (quando la superficie è in terra, si intende) rende molto difficile l’esplosione di talenti.
Cosa comune peraltro a tutte le nazioni, i cui tennisti si muovono per aree geografiche molto delimitate (continenti di origine, salvo poche eccezioni) con poche occasioni di scambi tra i migliori di ciascun continente. Succede soltanto quando si entra nei top 100.
Il tasso di cambio è una delle concause di un sistema che non consente ai giovani di misurarsi già dai 20anni con tennisti tra la 50ma e 100ma posizione del ranking. Ma l’aspetto economico non è solo il discorso sul cambio: è anche scarsi montepremi e punti che non permettono un’alternanza nelle posizioni che consentono di programmare una carriera (tra il n. 30 e il n. 70).
C’è da riflettere quando Luciana Bonomo dice che nonostante tutto ci sono più futures e challenger di 10 anni fà, ma la situazione è peggiore
Il lato economico tout court è’ purtroppo la palla al piede che costringe il sistema ad un triste cammino; la realtà è che non si è voluto gestire il ricambio per la paura della novità (anzi si è modificato il sistema punti per evitarlo), non capendo che nel lungo termine i danni sarebbero stati molto più ampi dei vantaggi che pochi supercampioni avrebbero garantito per, forse, 10 anni.
O.T. Federer giocherà in davis
Il punto è che il crollo del cambio col dollaro è di giovedí scorso, da 6 a 8 in 48 ore. E al massimo di fine 2013, quando è passato da 4 a 6 in qualche mese. Quindi mentre per gli attuali junior potrebbe essere giustificata la difficoltà, lo stesso non si puó dire per gli altri giocatori che girano nel circuito da anni e che guadagnano in dollari. Mi sembra piú un problema generale di premi nei tornei minori nel circuito.
Secondo me l’Italia ha delle buone possibilità, il doppio che dovrebbe essere il punto decisivo, potrebbe essere dalla nostra parte, Fognini e Bolelli sulla terra sono un bel doppio
@ Cla (#996052)
ciao Cla, ti ringrazio per il commento. Sulla parte intervista e considerazioni economiche, ho semplicemente riportato il pensiero della intervistata.
Su una cosa però ti posso aggiornare: seguendo anche il tennis junior, ti assicuro che negli ultimi anni le difficoltà per i giovani argentini di viaggiare quanto negli anni precedenti sono reali. In molto per la grave crisi che hanno sofferto; in quanta parte sia imputabile al discorso cambio, non ho dati per opinare.
Ho invece un’esperienza diretta da un altro paese latino (Messico) che anni addietro soffrì di un crollo nel cambio col dollaro, e ti assicuro che fu una mazzata totale, che impedì a moltissimi studenti di continuare gli studi al di fuori del paese e viaggiare perché diventati ingestibili economicamente.
buon tennis 🙂
Scusate il commento che sconfina nella politica, ma c’é un’affermazione che è totalmente falsa. Luciana Bonomo dice che uno dei fattori che penalizza i giocatori argentini è il cambio del dollaro che sarebbe a 9. Per prima cosa il cambio è a 8 pesos, mai arrivato a 9, ma è arivato a 8 dalla settimana scorsa, fino a pochi mesi fa era a 4, quindi al massimo è un problema per il futuro dei giocatori. Seconda cosa in sè la svalutazione del dollaro non significa necessariamente perdita di potere d’acquisto della moneta nazionale. Terza cosa i giocatori guadagnano in dollari. In ogni caso il peso vale piú ora (mi riferisco al potere d’acquisto), rispetto ai primi anni del 2000, quando dopo il cambio 1 a 1, l’Argentina passó una delle peggiori catastrofi economiche della sua storia, arrivando fino al default del 2001.
Bell’articolo Marco