Oltre i propri limiti
Domani comincerà il primo Slam dell’anno, per certi versi il più bello, quello dove l’aria che si respira è la più allegra che ci possa essere, dove l’entusiasmo dei fan contagerebbe chiunque,anche chi, come noi aficionados, sta passando la notte insonne per guardare delle belle partite sul cemento australiano.
Questo primo grande torneo del 2014 è accompagnato,come sempre,da molti interrogativi,come la condizione fisica di Murray e di Federer,ma anche da alcune certezze,due in particolare:Nadal e Djokovic. Questi due incredibili campioni hanno dominato la scena per tutto il 2013,oltre al 2011 e metà 2012,ovvero fino allo stop forzato di sette mesi del maiorchino. Dunque sono circa tre anni che le sfide tra loro due sono quasi sempre le più importanti,le più attese,le più intense.
Nonostante si siano affrontati già trentanove volte,record assoluto nell’Era Open,la sensazione è che fra loro ci debbano ancora essere grandi battaglie all’ultimo sangue,almeno per quanto riguarda il prossimo biennio. Sembra infatti difficile che qualcun altro possa insidiarsi permanentemente fra loro due per la prima posizione nel ranking,con Murray ancora lontano dalla migliore forma e che,anche se dovesse tornare al top della forma in poco tempo, non sembra allo stesso livello dei suoi due colleghi, soprattutto sotto il profilo mentale e della continuità.
Proprio questi due aspetti sono fondamentali per spiegare la loro forza e i loro risultati impressionanti,senza contare la loro tenuta fisica,che è capace di raggiungere vette sconosciute per qualsiasi altro essere umano. Tuttavia sarebbe ingiusto ridurre solamente a questi fattori l’essenza della loro rivalità e del loro essere campioni. Se infatti si possono considerare dei maestri da un punto di vista mentale e fisico,con due organismi che sembrano riacquistare energia in qualsiasi momento come delle batterie al litio,sono anche due giocatori che pensano mentre giocano, e che preparano le partite come se fossero due scienziati del gioco. Ciò ha fatto sì che nelle loro sfide ci siano state delle evoluzioni sotto il profilo tattico, con entrambi che hanno cercato di affinare i propri colpi per contrastare lo strapotere dell’avversario.
Infatti per esempio le sette sconfitte consecutive subite da Rafa fra Indian Wells 2011 e l’Australian Open 2012 hanno mostrato le difficoltà del maiorchino nel rispondere e nel servire in modo incisivo,oltre all’incapacità di far male al rovescio di Djokovic,che a lungo ha reso il dritto del rivale quasi del tutto inefficace. Tuttavia,dopo aver subito numerose batoste Rafa ha ricominciato a battere Nole sulla sua amata terra, con il serbo troppo falloso ed impreciso,ma che ha anche cominciato a fare i conti con la potenza e l’aggressività dell’avversario,che ha cominciato a giocare di più sul dritto dello slavo e che ha iniziato a mettergli più pressione fin dalla risposta,variando anche di più il gioco con qualche smorzata,oltre a qualche discesa a rete di ottimo livello. Dopo queste tre ottime prestazioni da parte di Nadal a Montecarlo,Roma e Parigi, Nole è risalito in cattedra giocando due set fenomenali la scorsa primavera proprio a Montecarlo, arrivando così in fiducia per sfidare l’avversario al Roland Garros.
Proprio lì, in quella storica semifinale,c’è stata una svolta fondamentale,con Djokovic che,pur mostrandosi piuttosto falloso,è quasi riuscito a vincere la partita,salvo poi commettere l’ormai celeberrima invasione di campo e perdere al sedicesimo gioco del quinto set. Questo incontro ha dato grande fiducia all’iberico,togliendone molta al numero due del mondo,che poi perderà anche a Montreal e a Flushing Meadows,di fronte forse al miglior Nadal della storia sul cemento americano. Queste sfide sono state decise da molti fattori,oltre che da quello della fiducia stessa.
Infatti Rafa è riuscito finalmente a rendere meno pericoloso il rovescio dell’avversario,che anticipava il dritto in topspin dello spagnolo nella sua fase ascendente,colpendolo alla perfezione e comandando lo scambio e conducendolo a proprio piacimento. Questo ribaltamento è avvenuto grazie ad un uso maggiore, oltre che decisamente migliorato, del back di rovescio,più basso e profondo e senza peso,che ha neutralizzato il serbo soprattutto nella zona sinistra del campo,ma anche in quella destra. Avendo così un maggior controllo delle diagonali,fattore decisivo nel tennis moderno, ha potuto così avere in mano le redini dello scambio con più frequenza,spingendo tantissimo con il proprio dritto,dandogli spesso meno rotazione ma ancora più potenza,e che spesso gli ha consentito di chiudere il punto a rete con stop volley davvero pregevoli. Inoltre se a ciò si aggiunge il fatto che la prima palla di servizio di Rafa e la sua stessa risposta al servizio siano entrambe migliorate in potenza,precisione ed imprevedibilità,si capisce come Djokovic,a sua volta molto più falloso del solito e incapace di fare la differenza con il suo rovescio lungo linea,sia dovuto soccombere di fronte all’attuale numero uno del mondo. Eppure dopo la finale di New York i due si sono affrontati altre due volte,rispettivamente a Pechino e al Masters di Londra,dove ha trionfato Nole,sempre in due set e sempre con il medesimo score di 6-3 6-4.
Certamente il maiorchino è arrivato agli ultimi tornei dell’anno un po’ appannato e stanco,ma quello di certo il serbo ha mandato un segnale forte a tutto il mondo del tennis e soprattutto allo spagnolo,che ha ricominciato a subire il tennis dell’avversario. Djokovic infatti è stato molto incisivo sia al servizio,servendo a percentuali altissime e in modo davvero fenomenale,che alla risposta,con la quale riesce a trovare qualsiasi angolo di fronte anche a servizi molto potenti e precisi.
Inoltre da fondo campo ha ricominciato a dettare più spesso il gioco,comandando quasi sempre con il proprio dritto,in particolare usando un cross stretto sul rovescio di Nadal che lo mette in seria difficoltà e che non gli consente di rimanere nello scambio, e ritrovando grande brillantezza con il proprio rovescio lungo linea,suo vero marchio di fabbrica. Di certo ci saranno ulteriori evoluzioni nelle loro prossime sfide,che forse non saranno bellissime esteticamente, ma che arrivano a toccare livelli di gioco davvero incredibili e senza precedenti sotto l’aspetto psicofisico, ma anche tattico, e che ci fanno vedere come due atleti sappiano spingersi oltre i propri limiti per cercare di avere la meglio sull’altro, dando tutto se stessi in partita e in allenamento, dedicando ogni fibra del proprio corpo e della propria mente per migliorare sempre di più. Di certo è qualcosa da cui tutti noi potremmo imparare molto.
Gabriele Ferrara
TAG: Break Point, Djokovic, Federer, Murray, Nadal
4 commenti
rogerina mi raccomando scrivi appena Rafa perderà…solo questo sai fare.tifosadi calcio
mi trovo assolutamente d’accordo con voi e infatti sono innamorato di federer e anche io sono un nostalgico..ma obiettivamente ho dovuto scrivere quelle cose perchè al di lá di tutto alcune cose gli vanno riconosciute 🙂
Depotenziatore?! Guarda che più si rallenta il gioco e più si premia il gioco di tenuta fisica…
Per ridurre le “maratone” l’unica soluzione è velocizzare i campi, però in quel caso si rischierebbe di vedere solo ace e servizi vincenti…
Nadal e Djokovic (specie il primo) stanno uccidendo questo sport bellissimo, che era sintesi di destrezza ed eleganza. Lo hanno trasdformato in uno sport puramente atletico. Per questi due provo la stessa antipatia che provavo per Lendl. Dopo il ceco sono arrivati Edberg, Sampras e Federer, quindi spero che dopo Nadal e Djiokovic torni un’era nuova. Per me si docrebbero regolamentare gli attrezzi, senza tornare al legno certamente si può pensare a qualche sistema depotenziatore.